Cerca in questo Blogciel errantJ'aime alors contempler le ciel Avoir l'impression de m'envoler vers les nuages qui passent puis s'effacent Dans le bleu d'une mer sans fin m'ispira - il cielo e i suoi fenomeni - nordens skalder - zacekfoto - lumières d'altitude - toshimi taki - il nostro nord del mondo - akira fujii - olgeir andresson - ladislav kamarad - nils jorgensen - vincent munier - kai rösler - ursula i abresch - cortina stelle - lights in the dark - nuovo orione - le montagne - foto dolomiti - montagna veneta - passeggiando - fortunatophotography - avso - yosedolo - cristaldegivre - astrosurf - twanight - all the sky - vinterriket - weatherscapes - astro-pics Citazioni nei Blog Amici: 2 Area personale- Login
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La pace delle cose selvatiche Quando la disperazione del mondo mi cresce dentro
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Post n°30 pubblicato il 31 Maggio 2011 da Nordavind1709
Pochi giorni fa ho colmato una lacuna che mi portavo dietro, infatti non avevo ancora visto un film girato qui dove abito, sull'Altipiano dei Sette Comuni. Di film in questo territorio a dir la verità ne sono stati girati diversi, non film banali, di storie inventate, film d'azione tout court o simili, ma tutti legati a importanti vicende storiche che hanno segnato queste montagne e la storia d'Italia. Il film tratta proprio il mestiere del recuperante, come si evince dal titolo, e devo dire, mi ha toccato molto, sia perchè girato in zone che conosco alla perfezione, sia perchè è interpretato interamente da gente del posto e tratta vicende molto tristi, accadute solo pochi anni fa. Il film segue quindi le vicende di questi due protagonisti, che iniziano a lavorare assieme. Vivono in montagna, in una malga di legno, sotto la neve anche nella tarda primavera, isolati dal resto del mondo. Cercano materiale bellico, ma il vecchio Vu è alla ricerca di un tesoro che un ufficiale austroungarico avrebbe nascosto tra le montagne. Con l'aiuto di un cercamine proveranno a trovarlo, ad un certo punto pensano di esserci riusciti, in realtà troveranno sepolti sotto le rocce i resti di decine di soldati morti a causa dello scoppio di una granata. Scossi, continueranno nel loro lavoro, alla ricerca di materiale da vendere. La vita dei recuperanti va avanti così, sotto le nuvole che corrono veloci nel cielo, con la paura delle bombe da disinnescare, con le greggi solitarie che lontane risalgono le montagne, con i pensieri alle proprie famiglie. Alla fine però, Gianni, spaventato dalla possibilità di perdere la vita facendo questo pericoloso mestiere, decide di abbandonare il vecchio Du e di seguire il consiglio della sua ragazza, ossia quello di intraprendere un lavoro meno pericoloso, come quello del manovale, ora che ce n'è la possibilità. Il film si conclude con il vecchio Du che rimprovera Gianni di averlo abbandonato, e di aver lasciato la vita libera della montagna. È un film che mi ha fatto pensare davvero molto, alle difficoltà della vita di un tempo, sicuramente maggiori di adesso, alle difficoltà della vita nella mia montagna, ma anche i loro risvolti positivi, il loro fascino per certi versi, la vita all'aria aperta, la semplicità delle cose ...per questo ho voluto intitolare questo topic così, prendendo spunto da un libro di Enzo Rela e Mario Rigoni Stern: L'Altipiano: un posto per gli uomini. Parte della prefazione di Giovanni Kezich ben si adatta alle sensazioni che il film mi ha impresso, alle sensazioni che ho dentro: ''Luoghi, persone, atmosfere che sono gli stessi dei racconti di Rigoni Stern [...] per uno sguardo su un mondo di montagna che appare assorto in una propria quotidianità senza tempo, ineffabile in una sua umiltà dignitosa e semplice, la stessa che si coglie sui visi di tanti dei piccoli patriarchi al tramonto. Un mondo di grandi spazi aperti e luminosi, di neve che cade e che poi se ne va, di vecchi che invecchiano e di bimbi che nascono, anni luce lontano da qualsiasi oleografia alpestre, da tanta retorica alpinologica o dal prepotente localismo oggi in gran voga: l'Altipiano, un posto per gli uomini.''
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