Creato da: Nordavind1709 il 14/02/2007
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La pace delle cose selvatiche


Quando la disperazione del mondo mi cresce dentro
mi vado a sdraiare dove l'anitra si posa sull'acqua in tutta la sua bellezza e lo splendido airone si specchia.
E lì trovo la pace delle cose selvatiche
che non hanno tensioni nella vita pensando al dolore che verrà.
Mi fermo davanti alle acque tranquille e sento sopra di me le stelle che attendono l'oscurità per poter risplendere.
E in quei momenti io riposo nella pace amo il mondo e sono libero.


Wendell Berry

 


 

 

who am I?

Nordavind è il moniker che uso e il nome di questo blog. In lingua norvegese significa ''vento del nord''.


Mi chiamo Vittorio, sono nato nel 1980 e da sempre vivo sull'Altopiano di Asiago - Sette Comuni. Sono laureato con lode in Scienze Forestali ed Ambientali, mi interesso di tutto un po', dalla filatelia alla pirografia, dalla storia locale al disegno. Le mie più grandi passioni restano però l'astronomia e la fotografia naturalistica, a queste mi piace associare la musica (il genere neofolk in particolare) e la letteratura (soprattutto nord ed est europea). Qualche appunto di tutto ciò, di tanto in tanto, lo potrete leggere in questo blog.

 

 

 

 

 
 
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Cima Vezzena

Post n°19 pubblicato il 23 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

Giovedì scorso, mentre osservavo la cartina topografica dell'Altipiano, come al solito non potevo che fantasticare su una delle mille escursioni possibili, in particolare sulla parte dell'Altipiano che reputo più affascinante, ossia la zona alta (come la chiamiamo qui), vale a dire il gradone sommitale dell'acrocoro dei Sette Comuni, che si cela a nord della conca centrale -laddove si trovano i paesi- e che si eleva su una quota media di 1500m per un'estensione di oltre 300kmq di superficie. Come mi capita di sovente, decido d'istinto di partire per una meta, non meditata ...e questa volta lo faccio sul tardo pomeriggio.

Decido di salire fino a Cima Vezzena, una montagna che si erge per 1.908m sul livello del mare e la cui cima è famosa per il grandioso panorama che offre su gran parte dell'Altipiano e sull'intera Valsugana, valle racchuisa tra il bastione dell'Altipiano stesso e la Catena dei Lagorai, 1.800m più in basso. La cima prende il nome dall'omonima Piana, che si trova poco più sotto, il suo antico nome cimbro corrisponde invece a Spitz Verle.

Parto da casa verso le 16, il tempo non è dei migliori, tanto che nel percorrere in auto gli oltre 30km che mi separano dal punto di partenza mi becco pure un acquazzone. 

Neppure la partenza è delle più incoraggianti, il tempo pare volgere al brutto ...e ho pure un problema con uno scarpone (si sta staccando la suola!) ma decido di salire egualmente, magari confidando in un bel tramonto quando sarò lassù. Questa volta -al contrario delle mie precedenti ascese- scelgo la via meno diretta, percorro cioè una vecchia strada militare (costruita dall'esercito autroungarico durante la Grande Guerra) anzichè il sentiero CAI (comunque assai impegnativo). Salgo la lunga mulattiera in religioso silenzio, con me salgono i miei pensieri, mi fa compagnia un gheppio. Il bosco inizialmente è assai brutto, si tratta di una pecceta secondaria (ossia di impianto artificiale, messa a dimora per riparare i danni bellici) assai densa. Mano a mano che salgo il bosco si fa però sempre più bello, incontro anche un paio di caprioli, più su mi trovo in un abieteto puro (bellissimo): enormi e colonnari abeti bianchi si innalzano verso il cielo, brillando d'argento, nel sottobosco l'erica è ancora fiorita e ...con un tuffo al cuore, vengo sorpreso dall'incontro fugace con una femmina di gallo cedrone. L'osservo per un po', prima che scompaia nel fitto della vegetazione, proseguo poi il mio cammino. Dopo quasi due ore sono in cima.

Una visione dalla cima (il video non è mio)

Sulla vetta, direttamente scavata nella roccia, si trova una fortezza risalente al Primo Conflitto Mondiale (o meglio, quel che ne rimane). Il forte infatti è quasi totalmente crollato a causa dei bombardamenti e del ''saccheggio'' perpetruato negli anni '30 dello scorso secolo. Opera arditissima, quasi mi vengono le vertigini ad osservare il panorama dalle finestre ormai ''sospese'' nei muri rimasti. Capisco il perchè il forte venisse soprannominato ''l'occhio degli altipiani''. Come sempre quando mi trovo in questi luoghi (ce ne sono molti sull'Altipiano) non posso che meditare sulla vita che dovettero condurre i soldati a quel tempo, fatta di sacrifici e paura, tra lo scoppio delle granate nemiche e dei fulmini che numerosi si abbattono a queste altezze. Tra gli altri questo forte ospitò tra le sue mura anche lo scrittore Fritz Weber (autore del famoso Tappe della disfatta) ed il regista Luis Trenker.
Neanche il tempo di fare qualche scatto che decido di scendere, verso Cima d'Asta infatti imperversa un temporale, e in breve potrebbe raggiungermi. Prima di scendere uno sguardo veloce verso il Portule -la più bella montagna dell'Altipiano- col versante ovest ancora parzialmente innevato. Scendo per il sentiero e dopo circa un'ora e mezza sono alla macchina. Nel frattempo -con mia sorpresa- il cielo è ora sgombro da nubi, ne approfitto per una piccola sosta presso un'altra fortezza dell'Imperatore, Forte Verle, anch'esso ormai quasi completamente decaduto. Dopo la pausa l'incontro con un capriolo e un lepre, e poi il ritorno a sera verso casa.

 
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