Creato da: Nordavind1709 il 14/02/2007
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ciel errant

J'aime alors contempler le ciel

Avoir l'impression de m'envoler

vers les nuages qui passent puis s'effacent

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corpo macchina: Sony Alpha 200

obiettivi: Sigma 17-70 + Sigma 70-300 Apo

treppiede: Benro A1681

filtri: GND Kood e Cokin + ND3 Visico

polarizzatore Hoya pro1

scatto remoto

 

telescopio riflettore Meade 2120 LX6 10'' f/10

telescopio rifrattore Konus Venus 60mm f/15

oculari Plössl, ortoscopici Meade, zoom Swarovski

binocolo Minolta Activa 7x50

 

 

 

 

 

« ... chi ha visto il vento? Né tu né io; ma quando gli alberi piegano la testa è il vento che passa » - Ch. Rossetti

 

 

 

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La pace delle cose selvatiche


Quando la disperazione del mondo mi cresce dentro
mi vado a sdraiare dove l'anitra si posa sull'acqua in tutta la sua bellezza e lo splendido airone si specchia.
E lì trovo la pace delle cose selvatiche
che non hanno tensioni nella vita pensando al dolore che verrà.
Mi fermo davanti alle acque tranquille e sento sopra di me le stelle che attendono l'oscurità per poter risplendere.
E in quei momenti io riposo nella pace amo il mondo e sono libero.


Wendell Berry

 


 

 

who am I?

Nordavind è il moniker che uso e il nome di questo blog. In lingua norvegese significa ''vento del nord''.


Mi chiamo Vittorio, sono nato nel 1980 e da sempre vivo sull'Altopiano di Asiago - Sette Comuni. Sono laureato con lode in Scienze Forestali ed Ambientali, mi interesso di tutto un po', dalla filatelia alla pirografia, dalla storia locale al disegno. Le mie più grandi passioni restano però l'astronomia e la fotografia naturalistica, a queste mi piace associare la musica (il genere neofolk in particolare) e la letteratura (soprattutto nord ed est europea). Qualche appunto di tutto ciò, di tanto in tanto, lo potrete leggere in questo blog.

 

 

 

 

 
 
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Nel silenzio

Post n°37 pubblicato il 12 Giugno 2011 da Nordavind1709
 

Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia.

Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio.

 

Il Piccolo Principe

 
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Qualcosa è nascosto

Post n°36 pubblicato il 11 Giugno 2011 da Nordavind1709
 

Qualcosa è nascosto. Vai a cercarlo.

Vai e guarda dietro ai monti

Qualcosa è perso dietro ai monti.

È perso e aspetta te. Vai! 

 

 

Rudyard Kipling (combattè sull'Altopiano di Asiago durante la Grande Guerra)

 
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lacrime

Post n°35 pubblicato il 10 Giugno 2011 da Nordavind1709
 

Dev'esserci qualcosa di insolitamente sacro nel sale, se è contenuto nelle nostre lacrime e nel mare 


K. Gibran

 
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Sogni Fragili

Post n°34 pubblicato il 09 Giugno 2011 da Nordavind1709
 

 

 

Sogni Fragili

 

Innumerevoli volte mi sono fidato di te
Lasciandoti tornare
Sapendo… desiderando... tu sai
Avrei dovuto correre... ma sono rimasto

Forse ho sempre saputo
Che i miei fragili sogni si sarebbero spezzati per te

Oggi ho presentato me stesso
Ai miei sentimenti
In una agonia silenziosa, dopo tutti questi anni
Che mi hanno parlato... dopo tutti questi anni

Forse ho sempre saputo
Che i miei fragili sogni si sarebbero spezzati per te

 

 
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Neofolk

Post n°33 pubblicato il 08 Giugno 2011 da Nordavind1709
 

 

«It's a question I can't answer, why I like such music, atmospheric and melancholic... I don't know, it just attracts me... maybe because you must have a very sane mind, if you understand... [...] I think it's good to allow yourself to have those "negative" emotions. Melancholy is a very inspiring mood...» Markus Stock - Empyrium

 
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piangere

Post n°32 pubblicato il 07 Giugno 2011 da Nordavind1709
 

È raccomandabile piangere... 

È raccomandabile piangere... 

È raccomandabile piangere... fa bene al cuore

 

 

Nedžad Maksumić

 
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Irata

Post n°31 pubblicato il 07 Giugno 2011 da Nordavind1709
 

 

[...]

L'incombere umorale delle idee delle istanze

L'incombere umorale degli affetti del sangue

Potessi dirti quello che nemmeno posso scriverti

Esiterei nel farlo...

[...]

 
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L'Altipiano: un posto per gli uomini

Post n°30 pubblicato il 31 Maggio 2011 da Nordavind1709

Pochi giorni fa ho colmato una lacuna che mi portavo dietro, infatti non avevo ancora visto un film girato qui dove abito, sull'Altipiano dei Sette Comuni. Di film in questo territorio a dir la verità ne sono stati girati diversi, non film banali, di storie inventate, film d'azione tout court o simili, ma tutti legati a importanti vicende storiche che hanno segnato queste montagne e la storia d'Italia.
Il film in questione si intitola I Recuperanti ed è stato girato nel lontano 1969. Esso racconta -la trama è di Rigoni Stern, Kezich ed Olmi- di come, dopo essere tornati dal profugato ai propri paesi completamente distrutti dai bombardamenti della Prima Guerra Mondiale, i miei avi si procurassero da mangiare: lavoro a quel tempo -un po' come adesso- infatti non ce n'era, molte persone erano già emigrate in Sud America od in Oceania (dove ho almeno una cinquantina di parenti), quelli che decisero di rimanere si trovarono quindi di fronte all'impossibilità di lavorare, ma bisognava pur mangiare... fu così che, costretti dalle necessità, molti uomini intrapresero il mestiere del recuperante di residuati bellici. Un lavoro pericolosissimo (le disgrazie che sono avvenute, anche relativamente di recente, non si contano) ma pur sempre un lavoro. Si trattava di cercare, percorrendo la montagna, residuati bellici, ma non solo: anche mazzuoli, stampi da mina, carriaggi, filo spinato, elementi componibili di baracche canadesi, paletti di ogni genere e così via, per poi rivenderli per lo più alle fonderie della pianura che li utilizzavano per produrre altro materiale.

Il film tratta proprio il mestiere del recuperante, come si evince dal titolo, e devo dire, mi ha toccato molto, sia perchè girato in zone che conosco alla perfezione, sia perchè è interpretato interamente da gente del posto e tratta vicende molto tristi, accadute solo pochi anni fa.
Uno dei protagonisti del film è un soldato tornato dalla Campagna di Russia che decide di intraprendere questo lavoro per guadagnare il tanto che gli permetterà di potersi sposare con la propria ragazza. Altri lavori difatti non ce n'erano, ed in un momento di sconforto Gianni (il nome del soldato), pensando di emigrare, ricorda come i propri genitori fossero stati costretti ad emigrare a loro volta, proprio per l'impossibilità di trovare lavoro. ''Si vede che è il destino di queste montagne'' dice ad un tratto. Questa frase mi ha colpito particolarmente, perchè anche mio padre è stato costretto negli anni '70 ad emigrare (in Germania) mio nonno prima (in diversi Paesi) ed ora mio fratello (in Australia) proprio come il fratello di Gianni ...così, mi sono un po' rivisto nella sua figura.
Un altro dei protagonisti del film è il vecchio Du. Qui, Ermanno Olmi, il regista (che dopo aver girato questo film si è trasferito proprio ad Asiago), si è ispirato ad una figura storica delle mie montagne: il vecchio Vu. Il vecchio Vu era originario di Valstagna, un paese alle pendici dell'Altipiano. Nessuno conosceva il suo nome, lo chiamavano tutti così, per la sua mania di dare del Vu (voi) a tutti. Fuggì sull'Altipiano ancora ragazzo, quando morì sua madre, per andare a vivere solitario in mezzo ai boschi, nelle malghe, in qualche galleria della guerra. Non parlava quasi mai, sembrava geloso della sua solitudine. Viveva come un orso, frequentava le montagne ancora innevate, faceva il recuperante. Era povero, e buono. Morì nel 1963. Non aveva lasciato né debiti né crediti, né amici né nemici. Solo il ricordo di un uomo povero ma libero di vivere sulla montagna e mostrare solo a lei le sue lacrime.

Il film segue quindi le vicende di questi due protagonisti, che iniziano a lavorare assieme. Vivono in montagna, in una malga di legno, sotto la neve anche nella tarda primavera, isolati dal resto del mondo. Cercano materiale bellico, ma il vecchio Vu è alla ricerca di un tesoro che un ufficiale austroungarico avrebbe nascosto tra le montagne. Con l'aiuto di un cercamine proveranno a trovarlo, ad un certo punto pensano di esserci riusciti, in realtà troveranno sepolti sotto le rocce i resti di decine di soldati morti a causa dello scoppio di una granata. Scossi, continueranno nel loro lavoro, alla ricerca di materiale da vendere. La vita dei recuperanti va avanti così, sotto le nuvole che corrono veloci nel cielo, con la paura delle bombe da disinnescare, con le greggi solitarie che lontane risalgono le montagne, con i pensieri alle proprie famiglie. Alla fine però, Gianni, spaventato dalla possibilità di perdere la vita facendo questo pericoloso mestiere, decide di abbandonare il vecchio Du e di seguire il consiglio della sua ragazza, ossia quello di intraprendere un lavoro meno pericoloso, come quello del manovale, ora che ce n'è la possibilità. Il film si conclude con il vecchio Du che rimprovera Gianni di averlo abbandonato, e di aver lasciato la vita libera della montagna.

È un film che mi ha fatto pensare davvero molto, alle difficoltà della vita di un tempo, sicuramente maggiori di adesso, alle difficoltà della vita nella mia montagna, ma anche i loro risvolti positivi, il loro fascino per certi versi, la vita all'aria aperta, la semplicità delle cose ...per questo ho voluto intitolare questo topic così, prendendo spunto da un libro di Enzo Rela e Mario Rigoni Stern: L'Altipiano: un posto per gli uomini. Parte della prefazione di Giovanni Kezich ben si adatta alle sensazioni che il film mi ha impresso, alle sensazioni che ho dentro: ''Luoghi, persone, atmosfere che sono gli stessi dei racconti di Rigoni Stern [...] per uno sguardo su un mondo di montagna che appare assorto in una propria quotidianità senza tempo, ineffabile in una sua umiltà dignitosa e semplice, la stessa che si coglie sui visi di tanti dei piccoli patriarchi al tramonto. Un mondo di grandi spazi aperti e luminosi, di neve che cade e che poi se ne va, di vecchi che invecchiano e di bimbi che nascono, anni luce lontano da qualsiasi oleografia alpestre, da tanta retorica alpinologica o dal prepotente localismo oggi in gran voga: l'Altipiano, un posto per gli uomini.''

 
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The Thin Blue Line

Post n°29 pubblicato il 27 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

 

Una poetica foto della Terra ripresa dall'astronauta Doug Wheelock

 

 

Non ci sarebbe lo splendore del tramonto, né la promessa radiosa del mattino ... 
Non avremmo mai potuto vedere i loro cangianti colori, se non ci fossero stati i cristalli nel cielo ... 
Non cadrebbe una pioggia gentile, con dolce ticchettio sulla Terra ... 
Non potremmo ascoltare il dolce canto degli uccelli, il rumore di un tuono, o il flusso dell'acqua ...
O il mormorio basso e leggero del vento notturno 

Rhoda Helen Hoopes -

 
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The Ensemble Of Silence

Post n°28 pubblicato il 27 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

 

And again the moon is on the wave, gliding gently into me,
on silent wings the night comes from there,
as my heart longs to thee...

...for in my hand I still hold the rose that froze long times ago,
its leafs have withered, it ceased to grow - left in me is woe.

The wine of love, is o so sweet, but bitter is regret,
I knew at sunset I would meet the ascending veils of dread.

Before my eyes nocturnal curtains fall,
The dark and gentle haze of the night, greedily devours all.

[The Night:]
"Woe to him whose heart is filled with bitter rue and who drowns in grief"

In the silence of the night I loose myself,
it makes me drunken with its sweet blue sound.

In the drunk'ness of solitude
I fear no more the solemn realms of death
No single sigh from my lips as I drink the wine of bitterness
My heart is aching nevermore
for I know that all may end
Just I and the poetry of the night
Now forever one...

Just I and the poetry of the night, now forever one,
The ensemble of silence plays so beautiful for me...

 
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ZERO - viaggiare con la mente

Post n°27 pubblicato il 26 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

Immaginatevi di trovarvi in mezzo ad un prato, di notte, distesi a pancia in su ad osservare le stelle. Guardando il cielo notturno, ogni tanto si ha la sensazione di partire col corpo. È la stessa sensazione che a volte provo ascoltando musica, disteso sul mio letto, o magari in viaggio, in treno, socchiudendo gli occhi. Non sono molti i generi musicali che mi danno queste sensazioni, ma tra questi vi è sicuramente il neofolk.

Due tra i miei gruppi preferiti, classificabili sotto questo filone musicale, i francesi Les Discrets ed Alcest, che collaborano spesso assieme -ricordo lo split pubblicato nel 2009- hanno appena rese pubbliche nel loro myspace alcune canzoni contenute nell'album ''ZERO'' (canzoni composte ancora 4 anni fa, ma mai apparse in alcun album ufficiale).

Come dichiara l'artista (in tutti i sensi, a me personalmente ha regalato un suo bellissimo disegno autografato), fondatore dei Les DiscretsFursy Teyssier, queste canzoni sono ''for those who like 90's bands such as Type O, Alice In Chains etc''.

Lo stile delle due bands è comunque inconfondibile, l'album non si discosta molto da altri capolavori (come Souvenirs d'un autre monde, tanto per fare un esempio) pertanto a mio avviso sono da consigliarsi a tutti gli amanti del genere. Le sonorità sono bellissime e profonde, sonorità che fanno viaggiare con la mente (e in questo periodo io ne ho proprio bisogno...), non a caso una canzone -forse la più bella- si intitola ''State of mind''. E del resto, nella stessa nota biografiaca di uno dei due gruppi si legge tutto l'intento ispirativo e contemplativo che la loro musica vuole trasmettere: ''la nostra musica riesce ad evocare un clima primaverile pieno di bellezza, di intensa gioia e di luce, ma anche pieno di desideri e di nostalgia. Mi vengono in mente i ricordi innocenti e beati della mia infanzia, così come le impressioni di un paese immaginario, fatto di una perfetta armonia''.

Le canzoni di ZERO potete ascoltarle cliccando qua


 
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Che sta facendo adesso

Post n°26 pubblicato il 25 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

 

Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
È a casa? Per la strada?
Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
Forse sta alzando il braccio?

Amor mio
come appare in quel movimento
il polso bianco e rotondo!
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
Un gattino sulle ginocchia
lei lo accarezza.
O forse sta camminando
ecco il piede che avanza.
Oh i tuoi piedi che mi son cari
che mi camminano sull'anima
che illuminano i miei giorni bui!

A che pensa?
A me? o forse... chi sa
ai fagioli che non si cuociono.
O forse si domanda
perchè tanti sono infelici
sulla Terra.
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?

 

 

Nazim Hikmet

 
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Un cuore

Post n°25 pubblicato il 25 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

MAGO: ed ora veniamo a te, mio luccicante amico. Tu desideri un cuore, non immagini quanto tu sia fortunato a non averlo: il cuore non sarà mai una cosa pratica finché non ne inventeranno di infrangibili.

UOMO di LATTA: sì, ma io lo vorrei lo stesso.

MAGO: nel paese dal quale provengo ci sono uomini che passano la vita facendo opere buone, sono chiamati benefattori. I loro cuori non sono più grandi del tuo, ma hanno una cosa che tu non hai: un riconoscimento. E dunque, in considerazione della tua grande bontà, è con gioa che ti offro questo piccolo pegno come simbolo della nostra stima e del nostro affetto. 
E ricordati, mio sentimentale amico, un cuore non si giudica solo da quanto ami, ma da quanto tu riesci a farti amare dagli altri!

 

Mago di Oz – Lyman Frank Baum

 
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But tonight I can't sleep

Post n°24 pubblicato il 24 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

 

è così, stanotte non riesco a dormire, sono quasi le 3 del mattino ...pensieri e sogni (quelli veri, fatti ad occhi aperti) che si rincorrono ...mi fa compagnia questa canzone

 

Your name I spoke many times,
Alone in the darkness in the night,
And prayed a thousand prayers,
And my many dreams were of you.
I walked the endless lonely miles.
I stumbled path upon path.
I watched time slip away.
I watched and didn't care.

But tonight I can't sleep,
'Cause I belong to you.
Tonight I can't sleep,
'Cause at last I belong to you.

I wrote our names in runes,
Most magick and secret.
In the forest's wintry mantle,
I carved them in a tree.
And your name I spoke many times,
Alone in the darkness in the night,
And prayed a thousand prayers,
And my many dreams were of you.

But tonight I can't sleep,
'Cause you belong to me.
Tonight I can't sleep,
'Cause at last you belong to me.

 

 
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I vagabondi del Dharma

Post n°23 pubblicato il 24 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

Prova a meditare sul sentiero, devi solo camminare fissando la strada sotto i piedi senza guardarti intorno ...e così cadi in trance, mentre la Terra scorre sotto di te.

Jack Kerouac

 
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Dem Wind Geboren / Nascita del vento

Post n°22 pubblicato il 23 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

 

Erde und Wasser kleiden mich_________________Terra e acqua mi vestono
Trage Feuer hier inmitten______________________Io porto il fuoco in mezzo a loro
Doch dem Wind bin ich geboren________________Ma per il vento sono nato
Nie und nirgends bin verloren__________________Mai e in nessun posto sono perduto


 
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Sol Invictus: The Collected Works

Post n°21 pubblicato il 23 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

La Prophecy Production (label tedesca) ha appena annunciato sul proprio sito che è disponibile -esclusivamente per l'acquisto on-line- una succosa raccolta del gruppo inglese neofolk Sol Invictus. La raccolta consta in un box contenente ben 27cd e 3dvd e contiene molte canzoni inedite o rare. Coloro i quali effettueranno una pre-ordinazione (entro il 30 c.m.) vedranno il loro nominativo stampato in un'apposita lista inclusa nel cofanetto stesso! Inoltre ogni box avrà inclusa una breve nota di ringraziamento scritta a mano e firmata da Tony Wakeford (il fondatore della band). La data della release è prevista per il 16 giugno 2011. Il lato ''dolente'' sta nel prezzo, il box infatti viene venduto alla ''modica'' cifra di 199,99€...

 
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1x.com

Post n°20 pubblicato il 23 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

 

una mia fotografia selezionata sul sito 1x.com!  http://1x.com/#!/photo/40976/portfolio/93137

 
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Cima Vezzena

Post n°19 pubblicato il 23 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

Giovedì scorso, mentre osservavo la cartina topografica dell'Altipiano, come al solito non potevo che fantasticare su una delle mille escursioni possibili, in particolare sulla parte dell'Altipiano che reputo più affascinante, ossia la zona alta (come la chiamiamo qui), vale a dire il gradone sommitale dell'acrocoro dei Sette Comuni, che si cela a nord della conca centrale -laddove si trovano i paesi- e che si eleva su una quota media di 1500m per un'estensione di oltre 300kmq di superficie. Come mi capita di sovente, decido d'istinto di partire per una meta, non meditata ...e questa volta lo faccio sul tardo pomeriggio.

Decido di salire fino a Cima Vezzena, una montagna che si erge per 1.908m sul livello del mare e la cui cima è famosa per il grandioso panorama che offre su gran parte dell'Altipiano e sull'intera Valsugana, valle racchuisa tra il bastione dell'Altipiano stesso e la Catena dei Lagorai, 1.800m più in basso. La cima prende il nome dall'omonima Piana, che si trova poco più sotto, il suo antico nome cimbro corrisponde invece a Spitz Verle.

Parto da casa verso le 16, il tempo non è dei migliori, tanto che nel percorrere in auto gli oltre 30km che mi separano dal punto di partenza mi becco pure un acquazzone. 

Neppure la partenza è delle più incoraggianti, il tempo pare volgere al brutto ...e ho pure un problema con uno scarpone (si sta staccando la suola!) ma decido di salire egualmente, magari confidando in un bel tramonto quando sarò lassù. Questa volta -al contrario delle mie precedenti ascese- scelgo la via meno diretta, percorro cioè una vecchia strada militare (costruita dall'esercito autroungarico durante la Grande Guerra) anzichè il sentiero CAI (comunque assai impegnativo). Salgo la lunga mulattiera in religioso silenzio, con me salgono i miei pensieri, mi fa compagnia un gheppio. Il bosco inizialmente è assai brutto, si tratta di una pecceta secondaria (ossia di impianto artificiale, messa a dimora per riparare i danni bellici) assai densa. Mano a mano che salgo il bosco si fa però sempre più bello, incontro anche un paio di caprioli, più su mi trovo in un abieteto puro (bellissimo): enormi e colonnari abeti bianchi si innalzano verso il cielo, brillando d'argento, nel sottobosco l'erica è ancora fiorita e ...con un tuffo al cuore, vengo sorpreso dall'incontro fugace con una femmina di gallo cedrone. L'osservo per un po', prima che scompaia nel fitto della vegetazione, proseguo poi il mio cammino. Dopo quasi due ore sono in cima.

Una visione dalla cima (il video non è mio)

Sulla vetta, direttamente scavata nella roccia, si trova una fortezza risalente al Primo Conflitto Mondiale (o meglio, quel che ne rimane). Il forte infatti è quasi totalmente crollato a causa dei bombardamenti e del ''saccheggio'' perpetruato negli anni '30 dello scorso secolo. Opera arditissima, quasi mi vengono le vertigini ad osservare il panorama dalle finestre ormai ''sospese'' nei muri rimasti. Capisco il perchè il forte venisse soprannominato ''l'occhio degli altipiani''. Come sempre quando mi trovo in questi luoghi (ce ne sono molti sull'Altipiano) non posso che meditare sulla vita che dovettero condurre i soldati a quel tempo, fatta di sacrifici e paura, tra lo scoppio delle granate nemiche e dei fulmini che numerosi si abbattono a queste altezze. Tra gli altri questo forte ospitò tra le sue mura anche lo scrittore Fritz Weber (autore del famoso Tappe della disfatta) ed il regista Luis Trenker.
Neanche il tempo di fare qualche scatto che decido di scendere, verso Cima d'Asta infatti imperversa un temporale, e in breve potrebbe raggiungermi. Prima di scendere uno sguardo veloce verso il Portule -la più bella montagna dell'Altipiano- col versante ovest ancora parzialmente innevato. Scendo per il sentiero e dopo circa un'ora e mezza sono alla macchina. Nel frattempo -con mia sorpresa- il cielo è ora sgombro da nubi, ne approfitto per una piccola sosta presso un'altra fortezza dell'Imperatore, Forte Verle, anch'esso ormai quasi completamente decaduto. Dopo la pausa l'incontro con un capriolo e un lepre, e poi il ritorno a sera verso casa.

 
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Sogna

Post n°18 pubblicato il 23 Maggio 2011 da Nordavind1709
 

Getta un seme e la terra ti porgerà un fiore. Sogna il tuo sogno rivolto verso il cielo, ed esso recherà a te la tua amata.

Kahlil Gibran

 
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