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« prima della colazione de...la sveglia »

Via Paolo Fabbri °43

Post n°309 pubblicato il 25 Febbraio 2007 da noteinblu
Foto di noteinblu

Sabato mi sveglio troppo presto con la certezza che il troppo presto si riferisce alla possibilità di andare a dare il buongiorno a Giulia, coprendoci, nel nuovo mattino, con le stesse coperte.
Dopo la parentesi “divano”, dove attenuare sapientemente quell’indolenzimento al collo, alternando la destra alla sinistra, potevo solo dedicarmi alla colazione da preparare.
Il programma della mattinata prevedeva un’escursione, nell’intenzione di consegnare più curriculum possibili nei vari supermercati della zona, nella prima ricerca di una stabilità alternativa.
Passano le 8.00 e la posso ritrovare con una tavola imbandita nella tasca delle sorprese. Colazioniamo e alterniamo l’uso del bagno e i preparativi per l’uscita con l’assemblaggio del curriculum a mezzo di graffette.
Finalmente posso mettere in pratica quel pensiero a proposito del cambiare lavoro, con una destinazione più favorevole alla musica.
Salutiamo i miei genitori, fortunati destinati a San Vigilio di Marebbe (BZ) a mezzo camper, per evitare il blocco del traffico della domenica che verrà e il maltempo previsto nelle previsioni.

La macchina e le strade da percorrere sono anche l’occasione per passare da qualche locale a cui fare presente la disponibilità a suonare dal vivo, col gruppo o col progetto “Jazz d’Autore”.
Arriviamo fino al comune di Massalombarda (RA) anche se mi rendo conto della distanza rilevante che non offre molto senso alla mia proposta di lavoro, fondata su certe premesse da tempo libero.
Passiamo dall’Experia cafè a lasciare il cd promesso per il giorno prima e ne approfitto per un saluto, sperando nella fortuna, da portare nell’ufficio dell’assessorato alla cultura, occupato da Davide.
Sono fortunato e possiamo scambiare due parole in merito alla possibilità di essere ospite di una rassegna che avrà come cornice la piazza del paese.
Ritorniamo alla macchina e visto l’orario, prossimo al mezzogiorno, decidiamo di fermarci nuovamente al locale ad aspettare il cambio turno, ad opera di una dei due titolari.
Ne approfitto per l’uso del bagno ma mi accorgo, troppo tardi, della completa mancanza di carta igienica e pure, nell’arte dell’arrangiarsi, delle salviette per asciugarsi le mani.
La situazione è brutta e riesco a porvi rimedio solo in seconda battuta, uscendo e rientrando, munito di fazzoletto da naso multifunzionale.
Arriva finalmente la responsabile così da poter arrivare puntuali all’appuntamento con il pranzo, preparato all’insegna della quantità (senza difettare in qualità), della nonna.
La notizia che Giulia tornerà a casa la domenica pomeriggio, prima del solito, in vista dei due esami del lunedì, mi fa smaltire un bel po’ di quel buon umore che mi aveva conquistato ma, tra il primo a base di lasagne al forno, il secondo col coniglio e il dolce, diviso tra la torta e la crema (bianca e al cioccolato), aiutano a stemperare.
Il pomeriggio regala la prima vittoria dell’Italia del rugby ai danni della Scozia, in quel mitico 6 nazioni che seguo dal primo momento in cui ci ho posato gli occhi sopra.

Arriviamo alla sera e cerco uno spunto per passare qualche bel momento da vivere insieme.
Decido per la ricca offerta bolognese e dopo due spaghetti alla carbonara, da conciliare con un sottofondo alla “Lo chiamavano trinità”, mettiamo in moto verso il capoluogo.
Ci attende il “Balmoral”, con la sua programmazione invernale.
Giulia irradia felicità insieme ad una splendida voglia di sorridere e sono orgoglioso della scelta. Qualche anno fa avrei ceduto alla tentazione di riposarmi tra le mura domestiche ma di qualche sbaglio ho già avuto occasione di pentirmi e ripeterli non avrebbe molto senso.
Parcheggiamo appena fuori Porta San Vitale e in una decina di minuti siamo già sotto le due torri. Arriviamo in Piazza Maggiore e qualche ragazzo che suona cattura la nostra attenzione. Entriamo al ristorante di fianco a San Petronio e riusciamo a trovare posto a pochi metri dalla zona “musica suonata”.
Ritrovo Valerio, a cui avevo lasciato il mio cd e colgo l’occasione per approfondire il discorso per un’eventuale collaborazione artistica.
Lo trovo motivato nelle intenzioni ma non riusciamo a convergere sulla parte economica allora rimandiamo ogni discorso all’estate e alle note da suonare sotto le stelle.
Ordino una pepsi piccola anche se il pensiero di doppiare il delizioso tiramisù della volta prima mi sfiora. Giulia, al solito, una birra piccola.
Intanto il concerto riprende e mi accorgo che questi ragazzi ci sanno veramente fare. Bologna è un serbatoio di musicisti giovani incredibilmente interessanti e misurarsi sul loro stesso terreno una sfida a cui dedicarsi con rispetto il prima possibile.
Allo strumentale di apertura, suonato dalla formazione di tastiera, basso e batteria, si aggiunge una voce femminile con una scaletta di standard molto accattivanti.

Riprendiamo la via per i portici vicino a mezzanotte in direzione de “il cortile cafè” dove prendere i primi contatti e lasciare un po’ di materiale da ascoltare.
Sulla porta ritrovo Manuele, percussionista che entrò a far parte della mia capatina in studio targata 2003 e di qualche concerto nella zona, da chitarra acustica & voce, bisognosa di supporto ritmico.
Mi fa piacere ritrovarlo e scambiarci quattro chiacchiere prima di entrare a fare la conoscenza di chi di dovere. L’aria dentro è un po’ soffocante ma fortunatamente trovo subito il gestore/direttore artistico del locale.
Mi accoglie col sorriso illuminandomi sulla sua intenzione di fare un ciclo di concerti dedicati al cantautorato.
Lo saluto, anche se il sospetto che tanto buonismo fosse più che altro una facciata.

Torniamo alla macchina, allungando un po’ la strada, per godere di una Bologna appena avvolta dalla nebbia ma non è subito casa.
L’ispirazione di Giulia dell’andata mi aveva contagiato e così tornavo ad imboccare via Pelagio Pelagi per incrociare di nuovo la più accattivante via Massarenti, con la sua traversa più famosa, quella via Paolo Fabbri cantata dal grande Guccini.
La imbocchiamo e iniziamo a scorrere i numeri dispari, fino a quel °43 destinato a rimanere vittima dell’immaginazione se confinato ad una canzone.
Faccio la rotondina e parcheggio dall’altro lato della piccola strada, a doppio senso di marcia. Ci dedichiamo alla caccia al tesoro (biro e foglio di carta) dentro l’abitacolo, da abbinare al cd e abbiamo fortuna.
Poche parole, “Per Francesco. Grazie, Andrea”.
Dopo tante canzoni che ci ha lasciato mi sembrava giusto restituirgliene qualcuna, seppur di non così pregevole fattura.
Attraverso e infilo nella buchetta senza nome, come il campanello anonimo, il mio “l’Amore… nelle varie forme d’Espressione.”.
Il rumore che descrive l’atterraggio non preannuncia niente di buono ma ormai è fatta.
Torniamo su via Massarenti e l’ultima tappa è il “Wolf” a cui lasciare altra musica da ascoltare e il bagno di cui approfittare.

Ritroviamo la via Emilia con il brano “Wherever you will go” dei The calling che, a Giulia, scatena emozioni importanti, seguita a ruota dall’altrettanto toccante “Ci vorrebbe un amico” di Antonello Venditti, sulla quale alzo il volume e spalanco i finestrini mentre lasciamo Bologna alle spalle.
Tutto questo va in onda su Radio Budrio, all’1.00 di un sabato notte appena finito, insieme a quel jingle veramente inaffrontabile.

Ci Vorrebbe Un Amico

Stare insieme a te è stata una partita,
va bene hai vinto tu, tutto il resto è vita.
Ma se penso che l'amore è darsi tutto dal profondo
in questa nostra storia sono io che vado a fondo.

Ci vorrebbe un amico
per poterti dimenticare,
ci vorrebbe un amico
per dimenticare il male,
ci vorrebbe un amico
qui per sempre al mio fianco,
ci vorrebbe un amico
nel dolore e nel rimpianto.

Amore, amore illogico, amore disperato,
lo vedi sto piangendo, ma io ti ho perdonato.
E se amor che a nulla ho amato, amore, amore mio perdona
in questa notte fredda mi basta una parola.

Ci vorrebbe un amico
per poterti dimenticare,
ci vorrebbe un amico
per dimenticare il male,
ci vorrebbe un amico
qui per sempre al mio fianco,
ci vorrebbe un amico
nel dolore e nel rimpianto.

Ma vivere con te è stata una partita
il gioco è stato duro comunque sia finita
ma sarà la notte magica o forse l'emozione
io mi ritrovo solo davanti al tuo portone.

Ci vorrebbe un amico
per poterti dimenticar,
ci vorrebbe un amico
per dimenticare il male,
ci vorrebbe un amico
qui per sempre al mio fianco,
ci vorrebbe un amico
nel dolore e nel rimpianto.

Antonello Venditti

 
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