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« in precario equilibrioda ieri... alle spalle. »

tra la Moto e la Dottoressa

Post n°341 pubblicato il 28 Marzo 2007 da noteinblu
Foto di noteinblu

Prima parte

Si parte da questa mattina, con la solita pioggia che cade senza pace sulle nostre teste da tre giorni. Il ritorno del freddo, del pile blu scuro da lavoro, della giacca a vento e del fazzoletto al collo, per evitare una gola da curare e una voce che non può più cantare.
Questa mattina però mi aspettava un giorno di ferie di cui approfittare.
La sveglia mi riservava la solita accoglienza, puntata sull’orario abitudinario, dovuto a quell’appuntamento delle 8 preso con Giuseppe, il padre di Samanta e col suo Ducato Fiat.
Finalmente portavo fuori dal garage quella moto comprata 3 anni fa, direttamente nel parco interno della Ducati di Borgo Panigale, e consumata per appena 2000Km.
Anche in occasione di quel viaggio mi venne in soccorso Giuseppe col suo mezzo abbastanza capiente da ospitare la nuova arrivata. Era stata una decisione brusca, fatta d’impulso, derivata dalla rottura con Anna, a quella sensazione improvvisamente tangibile di come tutto sia così labile e assolutamente non scontato.
Avere un Monster rosso ad attendermi, da accendere e far brontolare, nel garage era sempre stato un mio sogno e finalmente avevo trovato lo stimolo giusto, per quanto dolore potesse accompagnarlo, per decidermi a soddisfare quella voglia.
Cambiare le marce col piede poi, era una cosa che continuava ad affascinarmi e lo so che è poca cosa ma tant’è.
Le prime uscite nell’estate, quei piccoli tragitti dove sentivo l’adrenalina invadere il corpo e che già mi erano bastati ad avere soddisfazione, a levarmi il desiderio di quell’esperienza che dovevo fare. Poi l’anno scorso, cercando di venderlo in vista dell’estate ma senza risultati utili da portare a casa.
Questa mattina, finalmente, lo potevamo caricare per l’ultima volta, sotto la pioggia, sfruttando quelle tre assi di legno prese in prestito dal lavoro per superare il gradino imponente.
La leghiamo con cura e partiamo alla volta di Sant’Agata sul Santerno (RA), verso Moto Europa, la concessionaria Ducati più vicina. Sul Lungofiume ci accorgiamo che una piccola sconnessione dell’asfalto può fare la differenza e, il rumore aggiuntivo che ci sorprende alle spalle, mi fa girare lo sguardo, con la coscienza di quello che mi stava aspettando.
La preziosa trasportata non stava più in piedi grazie al cavalletto.
Ci fermiamo per valutare i danni e cogliamo il particolare della maniglia divelta, a cui era legata una delle corde utilizzate per sperare nell’impresa.
Non ci sono danni visibili e nemmeno fuoriuscita di benzina così, in virtù di quella grande verità che ci racconta che quello che cade una volta non può cadere una seconda, decidiamo di lasciare le cose come stanno e continuare a lavorare per raggiungere la meta.
Moto Europa mi accoglie e Igor è la persona con cui devo parlare.
Mi presento ricordandogli Valentino, il padre di Annalisa, che aveva chiesto a mio nome la possibilità di mettere in conto-vendita quel 620 praticamente nuovo, causa inutilizzo.
Non ci sono problemi e mi fa scaricare.
Posso ringraziare Giuseppe e salutarlo in vista del nostro incontro, per altri motivi, del pomeriggio.
La valutazione è di 3300 Euro, oscillabile in entrambe le direzioni.
Avere il 695 fuori da un anno e mezzo che di listino fa 7000Euro, mi aiuta a superare lo scarto dalla mia aspettativa.
Non ci sono alternative e la lascio parcheggiata sotto il cartello “Usato”, senza quel solito attacco di nostalgia che si diverte a prendermi nei momenti di abbandono.

La palestra e un pranzo decisamente precoce da consumare per via di quel treno da prendere in compagnia di Samanta e una sua amica, diretto a Bologna.
Lascio la macchina sempre dal solito garage e al mio essere sul filo della puntualità posso unire, a questo giro, la possibilità di liberare una corsa vigorosa che mi lascia il margine per fare il biglietto con relativa calma.
Aspettiamo sul binario.
Aspettiamo il 10 sulla banchina.
Arriviamo all’università, in Via Barberia, Saliamo le scale rincorrendo i cartelli che indicano “Aula Colonne” e troviamo la porta inesorabilmente chiusa.

continua...

 
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