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Rispolverata

Post n°385 pubblicato il 10 Maggio 2007 da noteinblu
Foto di noteinblu

Allo specchio del bagno, dopo la doccia del dopo lavoro, indispensabile per il reinserimento in società. Noto occhi di un marrone comune, stessa sorte toccata ai capelli, è la banalità della mia apparenza quello di cui mi accorgo asciugandomi.
Il pensiero di poter alterare qualcosa a mio piacimento mi porta ad immaginare un colore diverso, una tonalità più scura, verso un ritratto più mediterraneo, nessuna modifica più consistente. In fondo sono sempre un maledetto nostalgico e a questa mia faccia ci sono troppo abituato.
Alzo il mento, mentre il fon continua a coprire tutto il resto, e ritrovare quella cicatrice mi fa piacere. Sono le imperfezioni a renderci interessanti, sicuramente unici.
Non ricordo da dove ho potuto parafrasare questa riflessione, di certo c’è che il merito dell’originalità non mi spetta anche se la trovo molto apprezzabile.
È piacevole lasciarsi sorprendere e contaminare dal pensiero di qualcuno che vede il mondo passare come noi, attraverso i propri occhi e il proprio sentire.
Annalisa mi aveva telefonato sabato.
Toglieva di prepotenza quella maschera che avevamo indossato entrambi per mesi, io aspettando una sua visita, lei facendo lo stesso.
Un chiarimento che non avevo preteso e in cui ero rimasto a galleggiare, nella convinzione che il suo stare male, non era poi così grave se le permetteva di mantenere una vita così attiva.
Il suo pensiero la portava ad indicare nella mia storia con Giulia quell’allontanamento altrimenti inspiegabile che faceva delle telefonate l’unico baluardo alla nostra amicizia.
Non poteva sapere che quell’allontanamento, i miei dubbi circa la sua amicizia, pretendevano, per essere spazzati via, l’onere della visita di cui lei si sarebbe dovuta far carico, questa volta.
La fine della storia con Giulia però non aveva significato un improvviso riavvicinamento da parte mia e questa era l’evidente dimostrazione che la risposta doveva essere cercata da qualche altra parte.
Finalmente davamo fiato ai nostri sospetti e, se non si fosse decisa lei a farlo, non so per quanto saremmo riusciti a rimanere ancora in questa spiacevole impasse.
I suoi problemi alla schiena non avevano mollato la presa e le trasferte e le fiere a cui si obbligava avevano come unica ragione del sacrificio la necessità di lavorare.
Vederla con questi occhi, nella sincerità che le riconosco mi faceva capire quello stupido errore di orgoglio che avevo commesso. Le chiedo scusa.
L’appuntamento ci portava all’incontro di mercoledì sera, il primo, dopo tanto tempo.

La strada per Campotto (FE) non era sicuramente un problema con i suoi 30Km in aperta campagna che conservavano intatto il loro particolare fascino.
Un viaggio dove lasciare spaziare gli occhi e la mente, facendo affondare i pensieri insieme al paesaggio ispiratore di nuove riflessioni.
La trovo in camera a farsi una lampada, in vista della fiera del giorno dopo a cui dedicare tutte le sue doti di interprete insieme ad un discreto raffreddore sulla via della guarigione.
Troppe cose da raccontarci, successe in questi mesi di distacco.
Le notizie erano arrivate, su entrambe le sponde, a mò di civetta esposta dall’edicolante, ringraziando per questo l’indissolubile amicizia vitalizia delle nostre madri. Si erano persi però inevitabilmente tutti i dettagli e il piacere di leggere quell’immenso articolo, di cui il titolo ci aveva così incuriositi, non poteva certo risentirne.
Parte lei, con quel lavoro in Germania che la porterà via dall’Italia all’inizio di Giugno, con un tempismo squisito da osservare sul mio ritorno alla libertà.
Mi parla della città in cui si trasferirà definitivamente a lavorare e in cui ho promesso di andarle a fare visita, mi fa vedere la sua posizione nella cartina del mondo, qualche foto, la mappa della città… tutti quei dettagli che significano tanto perché esprimono la necessità di condividere ogni cosa di quel qualcosa di così importante per entrambi. Poi è il mio turno, poi di nuovo il suo e così per tutta la serata.
Il limite delle 23.30, dovuto alla sveglia di entrambi del mattino seguente, viene abbattuto senza difficoltà e il tempo dei baci e della “Buonanotte” finale continuamente rimandato.
All’1 passata ritrovo la porta di casa e un’amicizia che aveva solo bisogno di una spolverata.

 
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