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(A)forismi & (A)Puttane

Post n°397 pubblicato il 22 Maggio 2007 da noteinblu
Foto di noteinblu

I 2 aforismi...

"È strano, alla mia età dovrei iniziare ad interessarmi alle madri e invece continuano a piacermi le figlie."

"Forse è proprio vero che sono un ragazzo complicato.
Mi sono accorto che mi ci sono voluti anni per capirci qualcosa e ancora non sono sicuro di esserci riuscito del tutto."

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le parole che inizio adesso a scrivere...

Prima Parte

Domenica non è successo niente.
Sono stato in casa a recitare la parte del recluso volontario con la finestra virtuale di Msn aperta sul mondo a farmi viaggiare con lo spirito su e giù per lo stivale della bella Italia.
A parte la chat intrapresa con Andrea,
(non mi sono scritto da solo, è solo omonimia, ma la storia da raccontare sarebbe talmente lunga che mi arrendo al solo pensiero)
carica del piacere di averlo di nuovo vicino, misto alla voglia di tenerlo sempre lontano, (sensazioni inesplorate in un inedito contrasto)
niente da gettare nell’inchiostro.

E sabato sia allora!
Devo correre subito alla sera visto che il sopravvivere continua a sbattere irrequieto sul pomo d’Adamo della gola del mio sentire per tutto il resto del giorno. Denise mi aveva spedito foto, scritto mail, addirittura spedito il DVD della rappresentazione di “Cenerentola”, portato in scena con la compagnia teatrale con la quale collabora e che non mi
ero ancora adoperato a mettere nel lettore, con un senso di colpa sconfinato ad assistermi.
“Sogno di una notte di mezz’estate” era in programma per quella sera, al teatro, l’unico, di San Vittore (FC), cittadina spersa al largo di Cesena, a quasi un’ora di macchina da casa mia, sulla via Emilia.
Non era per educazione, comunque, la ragione per cui avrei fatto il biglietto alla cassa e preso posto tra le poltrone dai sedili sbilanciati per restare chiusi (che grande invenzione, vorrei sapere chi ha il brevetto!), in galleria.
A fianco due posti lasciati liberi per Filo e Dalila e oltre, quelli occupati da Debora, la sorella di Denise, in compagnia della famiglia che la circonda.
La platea è quasi deserta ma continua a riempirsi ad un ritmo lento e costante, dandomi occasione di fare caso a qualche ragazza degna di nota che prende posto.
Si creano così tanti punti d’osservazione con cui distrarsi nell’attesa, insieme a qualche chiacchiera con Filo che nel frattempo era arrivato a sedersi accanto a me.

Praticamente uno che conosco da quando mi hanno messo al mondo, amico di mio padre dai tempi dei militari.
Le vite delle nostre famiglie si sono da sempre intrecciate per questo motivo e rivederlo mi fa sempre piacere.
Quando l’occasione poi si presenta inaspettata c’è anche la sorpresa ad aggiungere una bella guarnizione di panna montata a tutta la torta che aspetta. Lo spettacolo è in ritardo e il teatro si è riempito.

Si abbassano le luci.
“Sogno di una notte di mezz’estate” di William Shakespeare non è una cosa facile da portare in scena, soprattutto a livelli di teatro amatoriale.
La prima cosa che inizia a stonare al mio gusto sono quelle “s” sibilanti che tracciano un confine preciso circa i natali degli attori e delle attrici.
Una cadenza territoriale netta e definita che fa della terra di Romagna la sola ragione eclatante.
Però arriva la passione e quello è già tutto e basta a farmi seguire con entusiasmo ogni passaggio e rivisitazione della commedia.
Inseriscono anche la musica e il ballo con una delle fate che si esibisce dal vivo nell’interpretazione di un brano di Carboni.
La voce è perfetta per l’atmosfera che vuole arrivare a toccare.
Le sbavature non mancano ma in quelle condizioni (tecniche) in pochi sarebbero riuscite ad evitarle.
Entra in scena Denise per la sua parte di ballo e mi accorgo che Filo si è addormentato.
Mi sento in diritto di mollare una delicata gomitata, per dargli modo di resuscitare dal torpore in cui era precipitato in occasione del momento più significativo della figlia sul palcoscenico.
Tutto bene.
Gli applausi arrivano a coprire la fine della commedia portata in scena dagli attori con quel fondo di passione a lavorare da carburante per una più che degna ultima chiusura di sipario.

Resto ad attendere in sala, praticamente subito invasa dagli attori ancora con i costumi di scena indosso, fuoriusciti dalle quinte per andare a ritrovare amici e parenti.
Denise è entusiasta di vedermi e di chiedermi com’è andata.
Me stesso: -“ Mi è piaciuta ma perché avete tolto l’ultimo monologo di Puck?”
Mi fa capire che è stato meglio così.

continua...

 
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