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Un blog creato da nottelunas il 12/09/2006

amareilcinema

Parole di cinema scritte ( e trascritte ) di notte e tant'altro per chi ha cuore e occhi per vedere.Per chi ama il cinema.Per chi ha ancora un sogno

 
 

Chi cammina si intorbida,

l'acqua corrente non vede le stelle,

chi cammina dimentica,

e chi si ferma sogna.

             F. Garcia Lorca

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AREA PERSONALE

 


Il sogno

Se il sonno fosse (c'è chi dice) una
tregua, un puro riposo della mente,
perché, se ti si desta bruscamente,
senti che t'han rubato una fortuna?
Perché è triste levarsi presto? L'ora
ci deruba d'un dono inconcepibile,
intimo al punto da esser traducibile
solo in sopore, che la veglia dora
di sogni, forse pallidi riflessi
interrotti dei tesori dell'ombra,
d'un mondo intemporale, senza nome,
che il giorno deforma nei suoi specchi.
Chi sarai questa notte nell'oscuro
sonno, dall'altra parte del tuo muro?


JORGE LUIS BORGES


 

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AMORE DOPO AMORE

Tempo verrà
in cui, con esultanza,

saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,

e dirà: Siedi qui, Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io:
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,

le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti: E' festa: la tua vita è in tavola.


Di  Derek Walcott                                                                                                                          Citato nel Film "La Febbre"

 

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Domani lo guarderò sicuramente...^__^ Buonanotte,...
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Devo vederlo presto.
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Occorrerebbe registrare i dialoghi.... potrebbero...
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Hai ragione! E' una perla, una bellissima...
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LA RIVALSA DELLA SIRENETTA

Post n°81 pubblicato il 13 Giugno 2009 da nottelunas
 

" Il mare: non mi ci perdevo, mi ci ritrovavo" Albert Camus

Il mare va, il mare viene: l’uomo non può farci niente, solo accettarlo. C’è una ciclicità negli eventi a cui non ci si può opporre: così è per me la vita.

HAYAO MIYAZAKI

        

INTERVISTA A  HAYAO MIYAZAKI                             

 di Federico pontiggia

 

Fiore all’occhiello del concorso veneziano 2008, approda in sala “Ponyo sulla scogliera”, ultimo gioiello dello Studio Ghibli.

 Capelli e barba bianchi, sorriso sornione e sigaretta perennemente accesa (“ho diminuito, ora ne fumo una trentina al giorno”…), Hayao Miyazaki, 68 anni, Leone d’Oro alla carriera nel 2005, è tornato alla Mostra di Venezia – e finalmente approda in sala, sempre grazie alla Lucky Red – con Ponyo sulla scogliera. Decimo lungometraggio per il cinema (in carnet anche corti, serie televisive e spot pubblicitari) di uno dei maestri dell’animazione mondiale, ha per protagonista Ponyo, pesciolina-bambina scappata dagli abissi per incontrare il piccolo Sosuke, che vive in una casa sulla scogliera con la madre Lisa: tra i due sboccerà l’amore.

Da dove nasce Ponyo?

Durante una gita aziendale abbiamo visitato una casa su una scogliera, dove ho deciso di fermarmi per un po’ a godermi il mare: una vita semplice e tramonti stupefacenti. Un giorno, ho visualizzato l’immagine di qualcuno che guarda il tramonto da una scogliera: volevo che il mio nuovo film la contenesse, che fosse la prima tessera del puzzle. All’inizio esisteva questa casa sulla scogliera e un bambino, ancora senza nome: Ponyo è arrivata dopo…

Qual è il pubblico di riferimento?

Dopo aver realizzato Il castello errante di Howl rimasi tremendamente dispiaciuto che tanta gente l’avesse trovato incomprensibile. E pensare che la mia intenzione da sempre è quella di fare film per bambini. Ho fatto Ponyo sulla scogliera perché potessero capirlo i bambini di cinque anni, e magari non i cinquantenni. Osservando i bambini alla nursery dello Studio Ghibli ti rendi conto di  quanto siano intelligenti e abili già a cinque anni, anche se faticano a esprimerlo a parole.
Non solo, molti del mio staff hanno avuto dei figli di recente, e questo mi ha dato ulteriori motivazioni: sono i bambini a darmi la forza per andare avanti.

Se i bambini sono la spinta propulsiva, la sua ispirazione accoglie anche suggestioni e tradizioni occidentali, da La valchiria di Wagner a La Sirenetta di Andersen.

In Giappone crediamo che gli opposti si attraggano, creando metamorfosi e sodalizi: ho fatto in modo che il film potesse interessare tutti. Quando Ponyo cavalca le onde, lo fa esattamente come le valchirie: Brunilde mi sembrava il nome per lei più adatto… Viceversa, a nove anni ho letto la favola di Andersen ma non ho mai digerito che le sirene non potessero avere un’anima come gli umani: Ponyo è la mia rivalsa.

Il mare ha un ruolo centrale: come l’ha disegnato?

Circa l’80% del film è mare e le onde sono protagoniste: ho voluto disegnarle personalmente, cercando il modo migliore per rappresentarle, con estremo piacere.

Qual è il segreto?

Per fare animazione devi basarti sulle tue esperienze reali, i tuoi movimenti fisici. Per questo sono preoccupato per il futuro degli anime: bambini e giovani vivono in un mondo virtuale. Se non hai mai acceso un fiammifero, un fornello o un fuoco, come puoi disegnare delle fiamme? Sosuke ama essere innaffiato da Ponyo, mentre un altro bambino prova fastidio: se il pubblico non provasse lo stesso piacere di Sosuke e non potesse entrare in empatia, il personaggio (e il film) non funzionerebbe. Grazie ai bambini della nursery, mi sono sincerato della probabilità del comportamento di Sosuke: il segreto è l’esperienza.

Pessimista sul futuro dell’animazione?

Faccio parte dell’industria dell’animazione da 45 anni e lo reputo una gran fortuna. Non so se lo sia anche per i giovani che ci lavorano oggi: nessuno può dire se durerà, personalmente ne dubito, ma è lo stesso timore che avevo agli inizi. Comunque, mi spiace aver consumato così tanta carta e matite in tutto questo tempo: l’animazione richiede molte risorse, e non è un bene.

Meglio la grafica computerizzata?

Personalmente credo che indebolisca l’immagine: la tecnologia può aiutare un film, ma l’animazione ha bisogno della mano dell’uomo.

Un messaggio alla Pixar?

Quando è finita la Seconda Guerra Mondiale avevo 4 anni e molti film arrivavano dall’America, ma nessuno mi ha influenzato. L’animazione è un mondo vasto, non siamo in competizione ma in amicizia: alla Pixar ci sono tante persone care.

Ritorniamo al mare: che cosa simboleggia?

Il mare va, il mare viene: l’uomo non può farci niente, solo accettarlo. C’è una ciclicità negli eventi a cui non ci si può opporre: così è per me la vita.

Piena di maremoti?

È Ponyo a causare la tempesta, perché vuole rincontrare Sosuke: non ha cattive intenzioni e non possiamo biasimarla, anzi per me è un’eroina. D’altronde, tutto è in movimento: rocce, continenti, stelle, pianeti… Secondo la teoria di Gaia, la Terra è una creatura, vive: in questa prospettiva, i disastri non sono unicamente degli eventi tragici.

 

Ponyo sulla scogliera

Oltre a confermarne il genio indiscusso, Ponyo sulla scogliera consente ad Hayao Miyazaki e al suo Studio Ghibli di confezionare un’opera finalmente adatta anche ai più piccoli (con tanto di canzoncina tormentone sui titoli di coda), che potranno accompagnare i genitori cinefili senza spaventarsi per gli uomini-ragno, i personaggi che si liquefanno né per le vecchine-streghe o le ragazze che rattrappiscono in seguito a un sortilegio. Qui assistiamo anzi al processo inverso, ad un gruppo di anziane che ritrova l’uso delle gambe e una leggerezza esuberante.                   Ponyo sulla scogliera, che ha registrato l’applauso più intenso della stampa a Venezia 2008 (e se la giuria lo ha ignorato, aggiungiamo, è solo perché due anni prima avevano dato a Miyazaki il Leone alla carriera), è una favola lineare, con riferimenti a modelli occidentali sia letterari (La sirenetta) che cinematografici (Nemo o La profezia delle ranocchie), ma incardinata nella cinematografia del genio nipponico dell’animazione, l’unico in grado di tener testa alla Pixar a livello planetario: qua e là affiorano nella trama riferimenti al dna e all’attrazione gravitazionale; la traccia ambientalista è fluidamente inserita in un contesto incantevole, a partire dal personaggio principale, pesciolina rossa dalle sembianze umane come le innumerevoli sorelline nate da una divinità marina femminile, caritatevole e affettuosa, e da un “ex” umano, stregone che preferisce gli abissi agli scempi dei propri simili. Ponyo riesce a risalire sulla superficie di un villaggio costiero, dove viene catturata da Sosuke, un bimbo di 5 anni il cui papà è capitano di un peschereccio e che vive con la madre, infermiera in un ospizio. Tra il bimbo e la pesciolina è subito idillio, e sfidando l’opposizione del padre Ponyo farà di tutto per diventare umana, tra onde anomale che allagano il paese, pesci preistorici e la Luna che arriva a minacciare la Terra. Dopo una prova di amicizia di Sosuko, che comporta l’attraversamento di un tunnel molto simile a quello che apre La città incantata (l’unico cartone ad aver vinto Orso d’oro e Oscar), tornerà la concordia tra Terra e Mare e il sogno di Ponyo potrà essere esaudito. Realizzata “all’antica”, l’animazione dispiega nel tratto, nei colori, nello svolgimento una fluidità e mille trovate che rendono il film un vero e proprio gioiello con diversi momenti memorabili, a cominciare dalla trasformazione di Ponyo in bambina, con tanto di sonnellini improvvisi e facili entusiasmi che ne faranno la beniamina del pubblico più giovane, mentre gli adulti non potranno che ammirare la perfezione dell’insieme. In patria, è stato uno dei maggiori successi di tutti i tempi.

Mario Mazzetti

 

 

 
 
 
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Non dire che hai abbandonato il sogno.

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Non dire che hai abbandonato il sogno.

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 Asakusa Kid, Takeshi Kitano

 

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