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« Dato che sono in lista nera...Mah...ballarò....sbaglierò? »

Povero Sir Bertrand

Post n°2 pubblicato il 03 Aprile 2010 da ouisted

 

Ho fatto un altro tentativo di dialogo con i nostri simpatici amici, approfittando di un tema su cui le distanze potevano anche non risultare abissali. E quasi sembrava possibile, poi è arrivato come un falco il "guardiano della rivoluzione" e il tutto si è rapidamente concluso con la mia reiscrizione in lista nera. Ma non è questo il punto. Nei vari passaggi sulla pagina della gentile felsinea una volta per errore ho aperto il profilo invece del blog e ho trovato una citazione dell'amatissimo Bertrand Russell:

"Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi."

Da un lato ne ho tratto consolazione, confrontando le granitiche certezze della cortese amica e dei suoi accoliti con quanto scrissi a suo tempo nel mio profilo proprio a proposito dei dubbi. Ma al tempo stesso non ho potuto reprimere un fremito di orrore nel vedere il povero Sir Bertrand accomunato suo malgrado a persone così diametralmente opposte nel modo di pensare. Certo, fatico ad immaginare la signora dedita ad un'intensa frequentazione delle ponderate pagine dell'aristocratico pensatore, occupata come sarà stata nella compulsazione dell'opera omnia di Travaglio; molto più probabilmente avrà casualmente trovato quella citazione in una di quelle raccolte di aforismi che vanno oggi per la maggiore su internet, seminascosta tra le amene banalità di Coelho e i proclami del mediconzolo di Rosario. E senza rendersi conto dell'involontaria autoironia, l'avrà copiata. Ma io Russell l'ho letto. Non i "Principia Mathematica", troppo al di sopra della mia portata, ma alcuni scritti minori, la sua splendida Autobiografia (che, in assenza di un analogo premio per la filosofia e la matematica, giustifica pienamente il Nobel per la letteratura assegnatogli nel 1950) e la divulgativa Storia della filosofia occidentale. E da quest'ultima riporto un brano che a suo tempo mi colpì molto, per la sua indicazione di "metodo", di atteggiamento intellettuale. Russell parlava del come porsi di fronte al giudizio degli antichi filosofi greci:

"Nello studiare un filosofo l'atteggiamento giusto non è di reverenza né di disprezzo, bensì prima una specie di ipotetica adesione perché sia possibile capire ciò che egli sente, e credere nelle sue teorie, e dopo un risveglio dell'atteggiamento critico il più possibile simile allo stato d'animo d'una persona che sta abbandonando le opinioni che fino allora ha sostenuto. Il disprezzo ostacola la prima parte di questo processo e la reverenza la seconda. Due cose bisogna ricordare: che un uomo, le cui opinioni e teorie son degne di essere studiate, si può presumere abbia posseduto una certa intelligenza; e che d'altra parte è probabile che nessuno sia mai arrivato alla verità completa e definitiva su un soggetto qualsiasi. Quando un uomo intelligente esprime un punto di vista che ci sembra evidentemente assurdo, non dobbiamo tentare di dimostrare che in qualche modo la cosa è vera, ma dovremo provare a capire come mai sia successo che a lui sia sembrata vera. Questo esercizio della fantasia storica e psicologica allarga subito il campo del nostro pensiero, e ci aiuta a comprendere quanto sciocchi sembreranno molti dei pregiudizi che ci sono cari ad un'età di diversa forma mentis."

E' un pensiero estremamente semplice ed immediato, alieno da quell'eccessivo relativismo che oggi ci perseguita, ma potente strumento offertoci per non cadere nei più ottusi dogmatismi. E se è valido per lo studio dei grandi pensatori, a maggior ragione possiamo pensare di utilizzarlo nel nostro confrontarci quotidiano con gli altri.....

Allora, gentile signora, si lasci permeare dal sottile dolore del dubbio, abbandoni la confortante sicurezza delle certezze apodittiche. O almeno, rimuova la citazione russelliana. Per rispetto verso un grande uomo che Le è così distante nel modo di pensare, ma anche per evitare quella che è per Lei la più spietata delle autoaccuse.

 

 
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