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...non sono sicuro

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Ancora sul nucleare

Post n°8 pubblicato il 04 Maggio 2010 da ouisted

 

Volevo completare il discorso sulla sicurezza, e sugli altri aspetti che è necessario conoscere per formarsi un'opinione sensata sul nucleare. Il modo migliore è affrontare uno per uno i punti elencati dal sito di Italia dei Valori che promuove il referendum. Vediamo cosa dicono i dipietraioli (: http://www.3referendum.it/) e, se e come, è possibile rispondere:

Dicono che il nucleare è sicuro.
Ma in Francia ci sono più di 100 incidenti l’anno. E dove metteremo le scorie? Il problema dello stoccaggio non è stato ancora risolto. L’Italia diventerà inoltre un obiettivo terroristico.

Questo è molto improbabile. In Francia ci sono una ventina di centrali, con una sessantina di reattori in funzione. Gli incidenti sono sicuramente molti, molti di più. Basta capirsi su cosa è un incidente. L'industria del nucleare è (giustamente) la più controllata e regolamentata. Ogni incidente deve essere esaminato, registrato e richiede la compilazione di un rapporto. Lo strumento è la scala INES, logaritmica su otto livelli, che vanno dallo 0 (anomalia) al 7 (incidente molto grave). Senza entrare troppo nel dettaglio, gli incidenti di livello superiore al 5 possono comportare effetti anche all'esterno della centrale, quelli di livello superiore al 3 implicano esposizione dei lavoratori della centrale a livelli di radiazione potenzialmente pericolosi. Allora, quando zampettando qua e là su internet si trovano notizie del tenore di “incidente alla centrale di Vattelapesca, fuoriuscita di materiale radioattivo, contaminata l'acqua...”, cercate la frasettina magica: “l'incidente è stato classificato a livello 2 della scala INES”. Se non c'è un'indicazione di questo tipo sono solo chiacchiere da bar. E con una breve ricerca su internet, scoprirete quanto pochi siano stati gli incidenti significativi. Escludendo tutto ciò che è successo nell'ex Unione Sovietica, causa più vittime la circolazione stradale in Italia in un anno di quante ne abbia fatte l'industria nucleare civile in tutta la sua storia.

Le scorie. Scordatevi immagini rievocanti scenari come quelli dell'immondizia per le strade di Napoli. Le scorie sono “piccole”. La segregazione in piena sicurezza del combustibile esaurito (dopo almeno quarant'anni di esercizio!) di una centrale come quelle ipotizzate per l'Italia richiede un volume dell'ordine di grandezza di un condominio di otto piani. Per ora si è sempre scelta la via della segregazione delle scorie, non è detto che col tempo non si trovino metodi di trattamento economicamente sostenibili per renderle del tutto inerti. Il problema reale non sta nei residui fortemente radioattivi, ma in tutti quei rifiuti debolemente radioattivi ma che occupano molto, molto più spazio, come indumenti protettivi, dosimetri, materiali di consumo, componenti sostituiti e così via. E a questi bisogna aggiungere tutti quei rifiuti provenienti da altri settori, come ad esempio i rifiuti derivanti da diagnostica medica ed industriale. Tutto materiale potenzialmente pericoloso ed oggi un po' troppo sparpagliato qua e là senza eccessiva attenzione. D'altronde nel 2003 si tentò la strada del deposito unico nazionale, ma tironfò la sindrome Nimby....

Terrorismo. E' l'obiezione più sciocca. Dobbiamo rinunciare a qualcosa perché potrebbe essere un obiettivo terroristico? Allora non saliamo più su un aereo o su un treno! Poi, i sistemi di contenimento del nocciolo di un reattore sono progettati per resistere senza pericoli ad eventi interni della portata di quelli di Chernobyl, ben più devastanti di qualunque immaginabile attacco dall'esterno. Il problema è combattere il terrorismo, non adeguare i propri comportamenti. Questa anzi è complicità!

 

Dicono che il nucleare abbasserà le tariffe dell’energia.
Ma nessun privato al mondo costruisce centrali nucleari senza finanziamenti pubblici enormi a scapito delle tariffe.

E' un'affermazione alquanto generica. Se però l'obiezione è sul finanziamento pubblico, allora per coerenza ci si aspetterebbe anche un referendum contro i pannelli fotovoltaici, il sistema più costoso oggi disponibile per produrre energia elettrica. Se l'Enel ci fa pagare circa 14 cent. per kWh, come mai ci acquista a circa 40 cent. il kWh prodotto dai pannelli? Da dove viene la differenza, se non dall'incentivo statale? Quando passate davanti a una casetta col suo bell'impianto fotovoltaico sul tetto e ammirate la coscienza ecologica del proprietario, sappiate che la sua coscienza la state pagando con le vostre tasse.

 

….continua......

 

 

 

 

 

 
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