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    Articolo 67

    Post n°1027 pubblicato il 11 Marzo 2013 da paf00

    Chi ha scritto la costituzione non l'ha fatto a caso e prima di criticarla bisognerebbe pensarci due volte.
    Qualcuno ha da dire sull'articolo 67... però bisognerebbe anche capire da dove è nato.
    Lo copio da Wikipedia per chi non lo sapesse magari ci può riflettere ;-)

    La norma contenuta dell'art. 67 non è una esclusiva della costituzione italiana, ma è comune alla quasi totalità delle democrazie rappresentative. Essa deriva dal principio del libero mandato (ovvero del divieto di mandato imperativo), formulato da Edmund Burke già prima della Rivoluzione Francese, nel suo famoso Discorso agli elettori di Bristol, tenuto il 3 novembre 1774, dopo la sua vittoria elettorale in quella contea. In quel discorso, Burke propugnò la difesa dei principi della democrazia rappresentativa contro l'idea, da lui considerata distorta, secondo cui gli eletti dovessero agire esclusivamente a difesa degli interessi dei propri elettori:
    « Il parlamento non è un congresso di ambasciatori di opposti e ostili interessi, interessi che ciascuno deve tutelare come agente o avvocato; il parlamento è assemblea deliberante di una nazione, con un solo interesse, quello dell'intero, dove non dovrebbero essere di guida interessi e pregiudizi locali, ma il bene generale »
    (Edmund Burke, Discorso agli elettori di Bristol, 3 novembre 1774)

    Il principio fu poi ulteriormente elaborato da Emmanuel Joseph Sieyès, e fu inserito nella Costituzione francese del 1791:
    « I rappresentanti eletti nei dipartimenti non saranno rappresentanti di un dipartimento particolare, ma della nazione intera, e non potrà essere conferito loro alcun mandato »
    (Costituzione francese del 1791[1])

    Il divieto di mandato imperativo sancito dai rivoluzionari francesi si pone agli antipodi della situazione presente nelle assemblee rappresentative nell'Ancien Régime: ad esempio, negli Stati generali francesi vigeva un vincolo di mandato che instaurava, tra eletto ed elettori, un rapporto di rappresentanza analogo a quello privatistico.

    Un divieto simile a della carta rivoluzionaria francese è incorporato anche nello Statuto Albertino:
    « I Deputati rappresentano la Nazione in generale, e non le sole provincie in cui furono eletti. Nessun mandato imperativo può loro darsi dagli Elettori »
    (Statuto Albertino[2])

     
     
     
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