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Post N° 18
Post n°18 pubblicato il 24 Luglio 2012 da pasquale.zolla
Il governo del Solleone Quando la canicola la fa da padrone Parlare di Solleone per indicare un periodo ben definito (24 luglio/26 agosto) di temperature alte, afa o canicola che dir si voglia, è senz’altro fuori di moda, visto quanto ci è capitato, con i diversi anticicloni africani coloriti con nomi mitologici o tratti dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, che ci hanno fatto vedere i sorci rossi, sia di giorno che di notte. Naturalmente il Solleone, come il governo Monti, arriverà in punta di piedi e farà la sua parte facendoci soffrire con la sua canicola. E proprio come l’attuale governo tecnico che ha prosciugato completamente le tasche degli italiani promettendo a parole un’inversione di marcia che mai arriverà, visto che ogni giorno che passa si va sempre più verso il baratro di un fallimento totale, così si siederà tra noi e detterà la sua legge. Una legge naturale e non di certo quella tedesca che vuole imporre un’Europa che non esiste perché i diversi Stati dell’Unione continuano ad andare avanti per fatti loro. Stanno bene (fino a quando non si sa!) solo quei pochi che sono stati più previdenti di Grecia, Spagna, Portogallo, Italia e quant’altri. Il Solleone, periodo statisticamente più caldo dell’anno, deriva dal fatto che il sole fa il suo ingresso nel segno zodiacale del leone. Sebbene nell’emisfero nord il riscaldamento solare più alto avviene alla fine di giugno, le temperature maggiori si raggiungono in media tra fine luglio ed inizio agosto. Questo sfasamento è il tempo impiegato dalla temperatura dell’atmosfera di raggiungere l’equilibrio con la radiazione solare in arrivo. La canicola rappresenta questo periodo di caldo afoso e opprimente delle ore centrali della giornata, caratterizzato da alti valori di temperatura e umidità e assenza di vento. Il nome canicola deriva dal latino cunicula “piccolo cane”, ovvero la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore “Sirio”, che sorge e tramonta con il sole dal 24 luglio al 26 agosto. Il nome della costellazione deriva dagli antichi egizi, in quanto avvertiva, come un cane vigile, l’arrivo del periodo delle inondazioni del Nilo. Nel Medioevo iniziava il 25 luglio e terminava il 24 agosto ed era caratterizzato, dalla cultura popolare, da una forte attrazione simbolica come ad esempio la festa di San Guinefort, il santo cane. Il simbolismo era derivato da credenze, come ad esempio la presenza di Sirio considerato la causa della calura, in quanto sommava il suo calore a quello del sole. Aveva, anche, risvolti malefici per il surriscaldamento del sangue che facilitava le malattie che, in realtà, erano causate dalle zanzare della malaria. Il caldo cunicolare influenzava anche la riuscita di alcune ricette tecniche, per cui, in detto periodo, ci si procuravano degli ingredienti che, adeguatamente lavorati, davano particolari sostanze. Quest’anno, però, il Solleone, nel giorno del suo inizio del potere di governo (24 luglio) ha dovuto chinare la testa di fronte ad una donna, Circe, grande divoratrice di uomini tanto che li trasformava in bestie, che, con gentilezza insospettata, ci ha offerto refrigerio e pioggia. Naturalmente un altro uomo mitologico, Ulisse, è già in agguato per riportare su temperature e imporre supplizi ai nostri miserandi corpi. C’è da sperare, comunque, che anche a capo del nostro governo arrivi una donna, magari una del bunga bunga, che anziché divorare i quattrini del cavaliere, divori lo spread e le tasse onde dare una boccata d’ossigeno alla decadente economia italiana.
U Sulljòne K’u skude tuje russce granate sóp’a tèrre i raje mbukate jìtte ke tale marvaggetà da parè n’annemale feróce k’a kacce vace de préde faciarranne da maggnà. È kki vèrze de tè, pure si pe kakkè sekònne lucchj’aveze, u ngekalissce. Ne ndire nu sciussce de vinde è ‘na leggére nègghje assemègghje ka se nzakke tra u cile è ‘a tèrre, krjanne ‘n’arje afós’è kkunnekulare ka pare òggnèkkóse vulè azzuffunnà: ummene, annemale è chjande. I krestjane ‘a muréje cèrkene d’areve è mmure ò nd’i kase k’i pórte nzerrate stanne ssckitte k’i mutanne. P’i strat’u sulènzje stace, rutte da kakkè karruzze ka linde véne terate da nu strakkue pullidre. De nòtte ce s’addòrme ke fenèstre è ppórte arrapèrte ò allungate pe ndèrre, pure si u kavete trégue ne ndace. È ttanda krestjane, sòpattutte i guagghjunastre, sóp’è sedine d’u Salvatóre i òre peccenènne fanne, u cile uardanne a ndò, a vvóte, kakkè bbrellòkke d’u cile vèrz’a tèrre pare k’asscènne d’ò vulìje akkumbaggnate éje d’avè nu sciussce d’arja frèsscke.
Il Solleone Con il tuo scudo rosso melograno sulla terra i raggi infuocati dardeggi con tale ferocia da sembrare un felino che a caccia va di prede che faranno da cibo. E chi verso di te, anche se per qualche secondo gli occhi alza, lo accechi. Non spira un alito di vento e una leggera nebbiolina sembra mettersi tra il cielo e la terra, creando un’aria afosa e canicolare che sembra tutto voler soffocare: uomini, animali e piante. La gente cerca l’ombra di alberi e mura o nelle case con le porte chiuse sta in mutande. Per le strade il silenzio regna, rotto da qualche carretto che lentamente viene trainato da uno stanco puledro. Di notte si dorme con finestre e porte aperte o sdraiati per terra, anche se il caldo non dà tregua. E molta gente, soprattutto i giovani, sulle panchine della villa comunale le ore piccole fanno, guardando il cielo dove, a volte, qualche stella cadente che pare scendere verso terra dal desiderio viene accompagnata di avere un po’ d’aria fresca.
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