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Privilegi, rimborsi elettorali e tasse: argomenti tabù in campagna elettorale

Post n°42 pubblicato il 16 Febbraio 2013 da pasquale.zolla
Foto di pasquale.zolla

Tra privilegi e rimborsi:

Fatta la legge, trovato l’inganno

“Fatta la legge, trovato l’inganno!”, sembra questa essere la regaola che si sono dati i nostri politici. Basti pensare al decreto anti-Fiorito di Monti che esprimeva il concetto d’impossibilità a ricevere vitalizi se il consigliere regionale non avesse compuito 66 anni di età e fatti almeno dieci anni di mandato.

I nostri politici si sono messi subito al lavoro per la conversione in legge in cui, però, hanno pensato bene di inserire un piccolo codicillo in cui si dice che il decreto non si applica alle Regioni che hanno abolito i vitalizi. Il che significa che le stesse avranno via libera  per poter istituire forme pensionistiche contributive al posto dei vitalizi, senza limiti di età.

Insomma tutto resta come prima, se non peggio di prima.

Inoltre al Commissione Affari Costituzionali della Camera, in data 10 dicembre 2011, ha bocciato il decreto del governo Monti che prevedeva il taglio ai vitalizi dei parlamentari portandoli dagli attuali 11.039 euro netti mensili, pari a 132.078 euro annui, a 5.040 euro mensili, pari a 60.080 euro annui.

La bocciatura è avvenuta perché, secondo loro, era anti-costituzionale.

Eppure Monti aveva precisato che “era necessario portare gli stipendi alla cifra non superiore ai 5.339 euro al mese perché tale cifra rappresenta la media degli stipendi parlamentari delle nazioni dell’euro zona e quindi bisogna entrare dentro i parametri europei!”

La risposta della Commissione (48 deputati di tutti i partiti rappresentati in Parlamento) : “Tale provvedimento lede l’autonomia del parlamento e la nostra integrità!

Alla faccia della verità spifferata nella presente campagna elettorale dove si promette di tutto, ma non si parla di questi avvenimenti che continuano a correre liberamente.

È più che mai evidente che i sacrifici continueranno a farli sempre i soliti cittadini che devono tirare avanti la carretta. E loro? Loro gongolano! Sono sempre lì con i loro privilegi, i loro super stipendi, le loro pensioni dorate, i loro beni di lusso.

E le loro promesse in campagna elettorale sono come canne al vento che servono ad attirare i creduloni cittadini italiani che andranno a votare, come sempre, in base a promesse e non a fatti concreti, come quelli citati.

Un altro esempio è dato dalla legge dei rimborsi elettorali ai partiti.

Il referendum del 1993 abrogò il finanziamento pubblico ai partiti, ma nello stesso dicembre di quell’anno il Parlamento aggiorna (legge n. 515 del 10 dicembre) la legge sui rimborsi in “contributi per le spese elettorali”, subito applicata in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994. Durante l’intera legislatura verranno erogati, in soluzione unica, ben 47 milioni di euro.

La stessa norma viene applicata in occasione delle successive elezioni politiche del 1996. Il parlamento modifica la norma, con l’art. 5 della legge n. 96 del 6 luglio 2012, e obbliga un partito o un movimento ad avere uno statuto per aver diritto di ricevere i rimbirsi elettorali.

La somma si aggira oltre 1 miliardo di euro di elargizione perché viene calcolata moltiplicando il numero degli elettori potenziali alla Camera (circa 50 milioni) per un euro e viene elargita per ciascuna delle elezioni alla Camera, al Senato, alle europee e alle regionali. Quindi la cifra di 50 milioni di euro va moltiplicata per quattro, portando l’esborso oltre i 200 milioni di euro l’anno che, moltiplicati per cinque anni, diventa un miliardo.

È significativo che il numero di elettori non sia stato stabilito in base a quanti votino di fatto alle elezioni, ma anche a chi sceglie di non andare a votare.

Nel 2006 c’è stata una piccola ma significativa modifica: il fondo sarebbe stato versato ai partiti per cinque anni, indipendentemente dalla durata della legislatura. Questo ha fatto sì che i rimborsi dovuti per le elezioni politiche del 2006 si sommassero a quelli delle elezioni del 2008, aumentando il totale dei contributi annui di circa 100 milioni di euro all’anno per tre anni, dal 2008 al 2010.

Pur avendo diminuito del 10% le autorizzazioni di spese nel 2010 e nel 2011, il conto rimane salatissimo: circa 140 milioni l’anno! E non dimentichiamo la batosta in arrivo della Tares!

E poi vengono a dirci che per salvare l’Italia bisogna fare sacrifici! Ma da che parte stanno questi sacrifici? A voi che leggerete questo mio pensiero la risposta!


L’Italje a ddóje facce

L’Italje d’òggi’ a ddóje facce éje:

kuèlle de kuille ka sèmbbe pèrdene

è kkuèlle d’i ‘vasure è dd’i puliteke

mbrugghjune k’a ‘nnanze vanne penzanne

ssckitt’è fatte lóre, u sanghe zukanne

è krestjane unèste. Pe i prime

ssckitte da pagà ce stà è pp’i sekònne

prevelègg’è mmòmmabbìje a mbernèssce.

Parlene kundenuàmènde de lègge

mbupulare, ma nze verguggnèjene

d’i vetalizzje è dd’i penzzjòne lóre

dòppe ssckitte cinganne assettate

mbarlamènde a sse grattà ‘a panze.

I predekòzze lóre sèrvene ssckitte

a pegghjà mòmmabbìje d’è pòuere

kriste ka ne nzanne cchjù akkume fà

p’u lunarje svarkà. Ragge me face

ka òggnè decesjòne ka pigghjene

pe llóre tutte aùnute i  véde

è pp’i cettaden’u prò è u kòndre stà

ma pò u kòndre da tutte vutate véne.

Fà u puliteke ‘n’Italj’éje ssckitte

nu grusse affare, nu mesterucce

assaje bbune pagate ka nenn’have

dabbesuggne de ninde addemustrà.

Mò si u ‘nèste cettadine sgarre,

nu delenguènde éje; mméce pe llóre

k’arròbbene a cchjù ne mbòzze stace

‘a mmunetà parlamendare. Éje

óre d’akkapì ka perzune sònne

kume a tuttekuande i krestjane

è kka u mumènd’éje arrevate

ka u stepènnj’è i penzzjune lóre,

mangande d’òggnè prevelègge, sìjene

l’uneke sustèggne pe kkambbà kume

a tutte l’ati krestjane ke deggnetà.

L’Italia a due facce

L’Italia oggi è a due facce:

quella dei soccombenti a vita

e quella degli evasori e dei politici

imbroglioni che avanti vanno pensando

solo agli affari loro, succhiando il sangue

agli onesti cittadini. Per i primi

ci sono solo tasse e per i secondi

privilegi e quattrini a non finire.

Parlano sempre di provvedimenti

impopolari, ma non si vergognano

dei vitalizi e delle pensioni loro

dopo solo cinque anni seduti

in parlamento a grattarsi la pancia.

Le predicche loro servono solo

a prendere quattrini dai poveri

cristi che non sanno più come fare

per sbarcare il lunario. Mi fa rabbia

che ogni decisione che prendono

a loro favore tutti uniti li vede

e per i cittadini ci sono i distinguo

ma poi i distinguo da tutti vengono votati.

Fare il politico in Italia è solo

un grosso affare, un mestiere

super retribuito che non ha

bisogno di dimostrare nulla.

Ora se l’onesto cittadino sgarra,

è un delinquente; invece per loro

che rubano in continuazione c’è

l’immunità parlamentare. È

ora che capiscano che persone sono

come tutti i cittadini

e che è giunto il momento

che lo stipendio e le pensioni loro,

privi di ogni privilegio, siano

l’unico sostegno per vivere come

a tutti gli altri cittadini con dignità.


 


 

 
 
 
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