Creato da: rosadelvento il 12/02/2005
Si dice che ognuno di noi emana un profumo e viene percepito solo da un’altra persona ... una soltanto. Cosa sei? Forse sei vento o solo un pensiero. Qualunque cosa tu sia, sei la parte migliore di me ...

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Messaggi di Ottobre 2019

 

Lo scherzetto della strega Greta

Post n°785 pubblicato il 31 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

lo_sch10.jpg



Lo scherzetto della strega Greta

(https://www.fabulinis.com/favole/lo-scherzetto-della-strega-greta/)
- immagine creata da me -



Nella notte di Halloween, una strega pazzerella volava sulla sua scopa sopra i tetti del paese.
Greta, questo era il suo nome, stava andando dalle sue amiche e siccome era in gran ritardo, volava via talmente veloce che perfino i gatti neri avevano paura di lei.
Lei e le altre sue compari avrebbero fatto grande festa, perché quella era la notte di Halloween, la notte delle streghe!
Vola sopra un tetto, vola attorno ad un campanile, vola dentro un vicolo, ecco che per la strada vide una compagnia di bambini tutti mascherati.
Erano tutti bimbi che andavano di casa in casa a chiedere “dolcetto o scherzetto” per riempirsi le tasche di caramelle.
Incuriosita, Greta si fermò dietro ad un albero a guardare la scena. Dovete sapere che anche lei aveva una nipotina grande come loro. Si chiamava Adele ed era tanto simpatica.
I bimbi stavano bussando ad una grande porta di legno e dopo poco uscì un uomo grande e grosso, con la barba lunga così.
Quando l’uomo si sentì chiedere “dolcetto o scherzetto”, fece una grossa risata. I bambini porsero comunque i loro sacchettini per raccogliere le caramelle, ma quel cattivone grande e grosso ci mise dentro solo dei piccoli pezzi di pane raffermo. Dopodiché chiuse loro la porta in faccia, ridendo sonoramente.
I bambini ci rimasero molto male, i più piccoli di loro avevano le lacrimone agli occhi. Non si aspettavano una cattiveria simile.
La strega Greta, dopo aver visto tutta quella brutta scena, decise che quell’omone si meritava una bella lezione.
Con due parole magiche si trasformò in una bambina travestita da piccola strega e si avvicinò alla compagnia di bimbi.
"Ciao bambini, io mi chiamo Greta!"
I bimbi, ancora un po’ tristi per l’accaduto, la guardarono chiedendosi da dove saltasse fuori.
"Ho visto tutta la scena" continuò Greta "e penso che quel cattivone grande e grosso si meriti una bella lezione!"
Gli occhi dei bimbi più grandi si ravvivarono subito "Quella bimba ha ragione!" disse uno di loro e corsero tutti incontro a Greta.
"Guardate qui" disse Greta.
Dalla sua borsa tirò fuori una boccetta color giallo fosforescente, versò un paio di gocce su una zucca intagliata che stava lì vicino, e .... magia! La zucca iniziò a fare delle facce bruttissime!
Alcuni bimbi furono molto impressionati da quella magia e stavano per mettersi a piangere dalla paura.
"Non temete, questa zucca adesso andrà a far morire di paura quel cattivone!"
"Siiiii!" gridarono insieme tutti i bambini.
Mentre la zucca piano piano si avviava verso la porta della casa, Greta versò un altro paio di gocce su un grande lenzuolo, su un secchio di latte ed infine su un rastrello.
Ed ecco che una piccola squadra di oggetti fluttuanti nell’aria stava per bussare alla porta della casa.
Greta e tutti i bambini, intanto, si erano nascosti dietro ad un muretto, per gustarsi la scena.
Quando finalmente il rastrello bussò alla porta, da dentro la casa si sentì una grossa risata e poco dopo l’omone grande e grosso aprì la porta.
Immaginate che spavento quando di fronte a sé trovò una zucca intagliata che fluttuava a mezz’aria, un lenzuolo che sembrava un fantasma, un rastrello ed un secchio che sbattevano tra di loro, facendo un gran fracasso!
L’uomo, per quanto fosse grande e grosso, non riuscì nemmeno a gridare per la paura e corse via dentro casa.
Ma la zucca, il lenzuolo, il rastrello e il secchio lo inseguirono ululando per tutte le stanze.
Il pover’uomo correva da una stanza all’altra terrorizzato, gridando:
"Scusate! Scusate! Ho capito, sono stato cattivo! Scusate!"
Finché non andò in cucina, aprì la dispensa, prese tutti i dolci che aveva e li portò fuori ai bambini.
"Scusatemi bambini, scusatemi! Sono stato cattivo! Eccovi tutti i miei dolci!"
I bambini, vedendo l’omone portare fuori tutti quei dolci, scattarono da dietro il muretto e corsero a prenderli. Ma non li presero tutti, ne lasciarono un poco anche all’uomo grande e grosso, perché così anche lui poteva festeggiare la notte delle streghe!
L’omone promise che l’anno successivo li avrebbe aspettati con ancora più dolci e caramelle e i bambini tutti contenti poterono finalmente andare a bussare alla porta della casa vicina.
“Dolcetto o scherzetto?”
Nella confusione e felicità generale, i bambini non si erano accorti che Greta era sparita in groppa alla sua scopa, riprendendo il suo normale aspetto.
Meglio così. Per la strega Greta quello che davvero era importante era il sorriso di quei bambini in festa.

 
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la storia del Fantasma Formaggino

Post n°784 pubblicato il 31 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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la storia del Fantasma Formaggino

(https://www.pianetamamma.it/il-bambino/giocare-e-crescere/storie-halloween-bambini.html)
- immagine creata da me -



"C’erano una volta tre bambini che si chiamavano Luigi, Marco e Luca. Un giorno Luigi, il più spavaldo dei tre propose agli amici di andare a passare la notte nella casa diroccata in fondo alla strada, nella quale si raccontava abitassero dei fantasmi. Era una grande casa scura, con vetri rotti, porte cigolanti, edera a coprire quasi tutti i muri esterni; la casa si trovava in fondo ad uno scuro viale dietro un cancello arrugginito ed i bambini della zona che erano costretti a passare lì davanti per andare a scuola, per la paura, cambiavano marciapiede.
Marco e Luca avevano paura ma non volevano farlo vedere e così accettarono la proposta dell’amico e la sera di Halloween si ritrovarono davanti al vecchio cancello arrugginito.
Entrarono nel giardino abbandonato passando per un buco della recinzione e cominciarono a camminare lungo il vialetto di ghiaia. Ad ogni passo avevano la sensazione di essere seguiti, era come se sentissero dei passi, ma appena provavano a sbirciare con la coda dell’occhio non vedevano proprio nessuno. Senza dirsi nulla i tre si fecero sempre più vicini.
Il primo a mettere piede oltre la porta d’ingresso fu Luigi, subito il vecchio pavimento di legno scricchiolò. I tre rabbrividirono, e alla luce di una torcia salirono su per le scale e si infilarono nella prima stanza che trovarono aperta. La porta si chiuse dietro le loro spalle sbattendo forte ed i tre sussultarono atterriti. Nessuno però voleva cedere per primo, così estrassero i loro sacchi a pelo dagli zaini, ci si infilarono e si sistemarono a terra per dormire.
Ogni rumore, ogni scricchiolio, ogni alito di vento li spaventava a morte. Poi, inoltrandosi nella notte, il sonno prese piano il sopravvento e si addormentarono.
Furono svegliati di soprassalto a mezzanotte in punto dalla pendola che suonava le ore. Un battito, poi un altro, un altro ancora, ma lo scricchiolio che sentirono questa volta era diverso, più ritmato, non sembrava prodotto dal vento che soffiava tra le imposte, era proprio un rumore di passi. Seguito da cigolio di catene e ferri che sbattevano e un ululato che fece venire i brividi. Si strinsero tutti e tre l’uno con l’altro mentre i rumori si facevano sempre più forti. Chiunque stesse facendo quel baccano si stava avvicinando.
La porta si spalancò. Un vento gelido li avvolse. Una luce bianca e un ululato.
“Chi sei?!” Chiese Luigi atterrito.
“UHUHUHUH! Soooonoooo il faaaaantaaaaasmaaaa foooormaggiiiinoooo!”
A quel punto Luca si alzò in piedi ed urlò: “Ueh! Fantasma Formaggino! Se non te ne vai subito ti spalmo sul panino!”

 
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Dedicata a......

Post n°783 pubblicato il 31 Ottobre 2019 da rosadelvento
 
Tag: poesie

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cuore-piccolo


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Dedicata a......

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Se potessi fermare il tempo
lo farei per Te Amico mio
perché i Tuoi momenti più belli
regalassero ai Tuoi giorni
una gioia sempre viva.
Se potessi prendere un arcobaleno
Lo farei proprio per Te.
E condividerei con Te la sua bellezza,
nei giorni in cui Tu fossi malinconico.
Se potessi costruire una montagna,
potresti considerarla
di Tua piena proprietà;
un posto dove trovare serenità,
un posto dove stare da soli
e condividere i sorrisi
e le lacrime della vita.
Se potessi prendere i Tuoi problemi,
li lancerei nel mare
e farei in modo che si sciogliessero
come il sale.
Ma sto trovando che tutte queste cose
sono impossibili per me.
Non posso fermare il tempo,
costruire una montagna,
o prendere un arcobaleno luminoso.
Ma lasciami essere ciò che so essere di più:
semplicemente un Amica con tanto amore.

-

(anonimo)

 
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citazione 44

 

Il fantasma della sposa

Post n°781 pubblicato il 26 Ottobre 2019 da rosadelvento
 





Il fantasma della sposa

(https://www.pianetamamma.it/il-bambino/giocare-e-crescere/storie-halloween-bambini.html)
- immagine creata da me - 



Sulla Suscon Road, in Pennsylvania, sotto quello che è chiamato il Susquehanna Railroad Bridge, è nata una leggenda che riguarda una sposa fantasma.
La leggenda narra che una donna, dopo essere stata abbandonata sull’altare, si impiccò su quel ponte, lanciando un urlo straziante. È, ancora oggi, possibile vedere il suo fantasma ma bisogna seguire un certo rituale: attraversare il ponte, spegnere la macchina, appoggiare le chiavi sul tetto di essa, e aspettare. A quel punto, una donna con i piedi palmati, lunghi artigli e un’enorme testa apparirà riflessa nello specchietto retrovisore, urlando all'infinito.

 
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Nella profondità dei tuoi occhi ....

Post n°780 pubblicato il 26 Ottobre 2019 da rosadelvento
 
Tag: poesie

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cuore-piccolo

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Nella profondità dei tuoi occhi
è celato un tesoro
racchiuso, con una chiave speciale,
da uno scrigno di dimensioni infinite
perchè infiniti sono gli elementi nodali
che compongono preziosamente
il tuo modo di essere.
Mitezza, dolcezza, indulgenza
connubio di soavi parole
per esprimere l'immensità della tua anima.
Quindi amica mia non essere triste
cerca di capire quanto vali
e chi teneramente in silenzio vuol dirti "ti voglio bene"!!!!

 (Anonimo)

 
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Il pinguino freddoloso

Post n°778 pubblicato il 25 Ottobre 2019 da rosadelvento
 



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Il pinguino freddoloso

(https://www.filastrocche.it/contenuti/il-pinguino-freddoloso/)
- immagine creata da me -


C’era una volta al Polo Sud, una famiglia di pinguini freddolosi.
Decisero di andare a svernare in un posto un pò più caldo e piano piano si incamminarono.
Durante il tragitto li colse una bufera di neve e il più piccolo rimase isolato sopra una lastra di pack staccatosi dalla terra ferma le correnti marine lo trasportarono lontano lontano al Polo Nord.
Il piccolo pinguino era rimasto solo.
L’inverno era oramai alle porte e lui doveva adattarsi a quella situazione.
Pescava lungo il pack per sopravvivere, ma era molto duro difendersi dal freddo e dal ghiaccio che lo circondavano. Quando arrivava l’indesiderato momento di buttarsi in acqua veniva pervaso dai pensieri; “era così freddoloso che non sopportava nemmeno l’idea” ma quella era la sua vita.
Cosa poteva escogitare per difendersi dal freddo? Un bel gilet di lana certo lo vedete voi un pinguino del Polo Nord con un maglione e un paio di scarpe di lana? No!
Non esiste proprio!
Era rimasto solo, sconsolato affamato e pure infreddolito.
Passò di lì un orso bianco che vedendolo tutto rannicchiato gli disse:
“Avvicinati a me, guarda quanta pelliccia che ho, posso scaldare anche te!”
Il pinguino era diventato tutto viola, un pò dal freddo, forse, più dalla paura.
Non aveva mai visto un orso bianco da vicino e ricordava sempre le parole della sua mamma: “Quando vedi un orso scappa”.
Ma lui era rimasto impietrito e dovette arrendersi al grande gigante tutto bianco.
Tremava come una foglia e batteva il becco e all’improvviso etciù…etciù. Aveva preso un bel raffreddore.
L’orso lo tranquillizzò e lo portò nella sua tana. Si raccolsero e dormirono profondamente. Erano diventati amici per la pelle anche se era l’orso a provvedere al loro cibo Era diventato proprio un buon pescatore! Finché un giorno rimase ferito da una trappola messa dai cacciatori di pelli. Tornò alla tana.
Il pinguino lo curò come solo un vero amico può fare.
Andava a pesca anche per il suo amico orso e non si curava più del freddo. L’estate tornò e con essa la bella stagione, arrivò anche la famiglia del pinguino freddoloso, arrivarono per ripartire insieme.

 

 
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Il pipistrello Brighello

Post n°777 pubblicato il 24 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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Il pipistrello Brighello

(https://www.fabulinis.com/favole/il-pipistrello-brighello/)
- immagine creata da me -


C’era una volta un pipistrello che si chiamava Brighello.
Lui Abitava tutto solo in una torre alta alta di un castello vicino ad un bosco, questa torre però era tutta piena di buchi, di spifferi e ci entrava tanto freddo e quando faceva il temporale il povero pipistrello si ritrovava sempre zuppo e fradicio.
Brighello, poverino, non ce la faceva più, così sentì che ne aveva abbastanza e una notte decise di andare via dalla sua torre umida e sgangherata.
Quella notte era proprio quella di Halloween ed era tanto buia, c’era anche qualche lampo in lontananza, ma Brighello prese coraggio e volò via lo stesso, deciso a trovare una nuova casetta.
Cominciò a cercarla dal bosco vicino al castello e, vola vola, nel bosco incontrò un gufo.
"Buona sera signor gufo!"
"Buona sera a te pipistrellino mio, dimmi, cosa ci fai in giro con questo buio nella notte di Halloween, non vedi che là ci sono dei lampi? Forse arriverà il temporale"
Il pipistrello decise quindi di raccontare tutta la sua storia.
"Io mi chiamo Brighello e abito nella torre del castello, che ha un sacco di buchi, è brutta, rotta, e piena di spifferi. Ci abito tutto solo e sto cercando una nuova casetta. Mi puoi aiutare signor gufo?"
Il gufo gli rispose:
"Io abito in quest’albero, dentro quel buco, però per te caro pipistrello mio non c’è posto"
Brighello ci rimase un po’ male.
"Vabbè andrò in cerca di un’altra casetta, grazie lo stesso signor gufo!"
Salutò il gufo e continuò a volare nel bosco finché non incontrò una volpe.
"Buonasera signora volpe!"
"Buonasera pipistrello, cosa ci fai in giro con questcon questo buio nella notte di Halloween?"
Brighello allora raccontò la sua storia anche alla volpe:
"Io mi chiamo Brighello e abito nella torre del castello, che ha un sacco di buchi, è brutta, rotta, e piena di spifferi. Ci abito tutto solo e sto cercando una nuova casetta. Mi puoi aiutare signora volpe?"
La volpe allora gli rispose:
"Io ti darei anche un lettino nella mia piccola tana, però sta sotto terra e i pipistrelli come te non riescono a volare li dentro. Sarebbe una trappola per te!"
Brighello ci rimase un po’ male.
"Vabbè andrò in cerca di un’altra casetta, grazie lo stesso signora volpe!"
Salutò la volpe e continuò a cercare. Questa volta uscì dal bosco e si ritrovò sopra un grande prato, dove la luna ogni tanto riusciva a farsi vedere in mezzo alle nuvole scure e minacciose.
Vola vola e vola a Brighello venne in mente un’idea:
"Chiederò aiuto alla luna!"
Così Brighello volò sempre più in alto finché non riuscì a vedere in viso la luna che stava sonnecchiando.
"Buona sera signora luna!"
"Buona sera a te pipistrellino mio" disse la luna sbadigliando "cosa ci fai in giro con questo buio nella notte di Halloween?"
Il pipistrello prese coraggio e raccontò tutta la sua storia.
"Io mi chiamo Brighello e abito nella torre del castello, che ha un sacco di buchi, è brutta, rotta, e piena di spifferi. Ci abito tutto solo e sto cercando una nuova casetta. Mi puoi aiutare signora luna?"
La luna gli rispose:
"Buon pipistrello mio, vola verso la montagna, li dovresti trovare una grotta dove abitano tanti pipistrelli come te, sono sicura che accetteranno ben volentieri la tua compagnia e ti lasceranno stare con loro!"
"Grazie! Grazie infinite signora luna, non so come ringraziarla!"
E, salutata la luna, Brighello iniziò a volare verso la montagna. Arrivato lì, vide la grotta e vide che dentro c’era della luce.
Fu subito fermato però da un pipistrello che faceva la guardia all’ingresso!
"Chi sei tu?! Cosa ci fai qui?"
"Io mi chiamo Brighello e abito nella torre del castello, che ha un sacco di buchi, è brutta, rotta, e piena di spifferi. Ci abito tutto solo e sto cercando una nuova casetta"
Sentito il racconto di Brighello, la guardia gli disse:
"Allora penso proprio che tu abbia trovato la tua nuova casetta! Entra dentro alla nostra grotta, sono sicuro che tutti i miei amici pipistrelli ti accoglieranno ben volentieri, tra pipistrelli ci si deve sempre aiutare!
"Davvero posso stare con voi?" rispose tutto emozionato Brighello.
"Ma certo! Anzi, proprio stasera stiamo facendo una festa per Halloween e la festa diventerà ancora più bella se si aggiunge un nuovo amico! Vieni con me!"
Il pipistrello di guardia prese Brighello e lo portò al centro della grotta, dove si stava cantando, ballando e festeggiando.
"Fermi tutti!" – disse la guardia 
"Voglio presentarvi Brighello, un pipistrello solo soletto in cerca di una nuova casa."
Dal gruppo di pipistrelli parlò uno di loro, che doveva essere l’anziano saggio, capo della tribù.
"Se vuoi, caro pipistrello mio, questa sarà la tua nuova casa e questa la tua nuova famiglia."
Brighello non stava più in sé dalla gioia, tanto che riuscì solo a dire un fortissimo:
"Siiiiiii!"
Allora tutti i pipistrelli corsero ad abbracciarlo e salutarlo e subito dopo ripresero le danze in suo onore!
Da quel giorno Brighello non fu più solo, aveva finalmente trovato una bella casetta, e, cosa più importante, aveva trovato tantissimi amici!

 
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L' importanza di un secondo

Post n°776 pubblicato il 24 Ottobre 2019 da rosadelvento
 
Tag: poesie

pattyf56-baby-052



 cuore-piccolo

 

L' importanza di un secondo

 

"Se mi sfuggisse un secondo della mia vita
sarebbe un secondo perso nel niente.
l' attimo per completare un sorriso,
il momento per far sgorgare una lacrima,
quel tempo del dolore profondo che non sentii
o la gioia immensa che non arrivò.....
che fa brillare gli occhi di luce nuova.

-

Se mi sfuggisse quel secondo
non ricorderei l' attimo di un amico
e rimpiangerei..........

-

oppure.....
eviterei il trafiggere l' anima
dalla freccia scagliata dal nemico
e ne sarei felice......

-

Ma se quel secondo sfuggito,
servisse per vedere il mio nome
dentro i tuoi occhi,
lo rincorrerei ovunque,.........

(by Cuore)

 
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buongiorno

Post n°775 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da rosadelvento




Esistono molte cose nella vita che catturano lo sguardo,
ma solo poche catturano il tuo cuore .... segui quelle." 

(dal web)

 
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I due funghetti

Post n°774 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da rosadelvento
 
Tag: autunno





I due funghetti
(di G. Fabiani - https://www.poesie.reportonline.it/racconti-d-autunno/i-due-funghetti-g-fabiani.html)
- immagine creata da me -



Era una giornata di ottobre. Nel bosco, il sole penetrava attraverso i rami degli alberi e faceva luccicare le ultime gocce di pioggia.
Ai piedi di un grandissimo albero erano nati due funghi.
Il primo fungo era molto bello: aveva il gambo sottile, bianco e viola; in alto un bel cappello rosso a puntini bianchi.
L'altro fungo era più modesto: aveva un grosso gambo, bianco, con un cappello marrone scuro che si confondeva con le foglie appassite.
Com'era buffo!
Il primo fungo diceva pavoneggiandosi:
Come sono bello! Queste mie tinte vivaci attireranno l'attenzione di tutti ed ognuno vorrà avere l'onore di cogliermi.
Che ne dici di questi puntini bianchi sparsi sul mio cappello?
Sono belli, vero?
Amico mio, vuoi che ti dica la verità? Tu sei molto bello, ma quei puntini mi dicono che sei un fungo velenoso.
Brutto villano! Che cosa dici? Ah, capisco!
Tu muori d'invidia e parli così perché sai quanto sei brutto.
Ma non poté finire la frase, perché scorse non lontano un ragazzo in cerca di funghi. Camminava adagio sull'erba molle e guardava attentamente il terreno.
Ecco, ora si avvicina, si china, coglie il fungo porcino e butta lontano quello velenoso, che finisce spezzettato e calpestato.

 
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Sara alla ricerca di Babbo Natale

Post n°773 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da rosadelvento
 





Sara alla ricerca di Babbo Natale
(https://www.fabulinis.com/favole/sara-alla-ricerca-di-babbo-natale/)
- immagine creata da me -



C’era una volta una bimba che non era per niente convinta dell’esistenza di Babbo Natale.
Sara, questo era il suo nome, aveva sempre chiesto di essere portata a vedere la casa di Babbo Natale, ma nessuno era mai riuscito ad accontentarla.
La sera della Vigilia di Natale, mamma e papà le avevano messo il pigiamino e portata in cameretta per darle il bacio della buona notte.
Quando fu tutta sola, Sara iniziò a parlare al suo caro orsacchiotto.
"Io non capisco perché nessuno mi riesce a dire dove abita Babbo Natale .... io vorrei tanto incontrarlo di persona!"
L’orsacchiotto la fissava con i suoi grandi occhioni neri, ma non poteva darle una risposta.
"Nessuno sa dove sia Babbo Natale e nessuno l’ha mai visto, secondo me non esiste."
In quel momento nella stanza si sentì come il suono di un campanellino.
"Ne sei proprio sicura?" disse una vocina leggera che non si sapeva da dove arrivasse.
Sarà si guardò intorno per capire chi avesse parlato, poi guardò il suo orsacchiotto, che la guardava col solito sorriso.
"Sei sicura che Babbo Natale non esista?" continuò la vocina.
"Bè no, non ne sono sicura, è che vorrei tanto vederlo, ma nessuno mi sa dire dove sia"
"E cosa ti dice il tuo cuore?"
Sara esitò un attimo.
"Che esiste"
"Allora infilati le pantofole, forse questa sera il tuo desiderio verrà esaudito"
Sara balzò giù dal letto e infilò le pantofole, che però non erano proprio le sue, erano pantofole magiche! Ma Sara non ci fece nemmeno caso.
Una volta infilate le pantofole, la finestra della cameretta si aprì e come per magia i suoi piedini si staccarono dal pavimento e Sara uscì dalla stanza volando leggera come un soffio di vento.
Sara era tutta circondata da piccole scintille e continuò a salire sempre più in alto finché le luci delle case del paese diventarono piccole piccole.
Sara iniziò a sorvolare prati innevati, foreste e pianure, finché ad un certo punto arrivò ad una vallata tutta piena di abeti addobbati con luci e festoni. In mezzo c’era una piccola casetta, tutta illuminata.
Piano piano Sara cominciò a scendere verso la casetta, fino a posarsi proprio di fronte alla porta.
Sara era ancora tutta emozionata per il volo appena fatto e per i meravigliosi paesaggi visti ed era rimasta davanti alla porta con la bocca aperta.
Dalla casetta tutta illuminata si sentivano provenire dei bellissimi canti di Natale.
Sara alzò la manina per bussare, ma la porta si aprì ancor prima di averla toccata. Davanti a lei c’era un elfo vestito di verde, tutto sorridente.
"Ciao!" esclamò l’elfo "benvenuta nella casa di Babbo Natale!"
Sara, sempre più meravigliata e piena di gioia, entrò.
Si ritrovò in un enorme e fiabesco salone, dove c’era l’albero di Natale più grande che avesse mai visto.
Nella sala cantavano e saltellavano un sacco di elfi, tutti indaffarati per i preparativi della Vigilia di Natale e tutt’intorno all’albero era un tripudio di regali, dolci, festoni e colori.
Sara era talmente sbalordita da tutta quella meraviglia che continuava a guardarsi intorno ancora a bocca aperta.
Finché, da una porta laterale, entrò un grande omone, tutto vestito di rosso e bianco. Era Babbo Natale!
Sara non credeva ai propri occhi, era lui, era veramente lui! Finalmente ogni dubbio era svanito.
Babbo Natale le andò incontro per salutarla.
" Ciao piccolina, come ti chiami?" le chiese con la sua vociona bella e calda.
"Io mi chiamo Sara .... Ma tu .... ma tu .... sei Babbo Natale!?" chiese esitante Sara.
"Certo, mia piccola Sara!" e ridendo per la domanda, Babbo Natale fece un “Oh oh oh” che rimbombò per tutto il salone.
La bocca di Sara si spalancò dalla gioia come mai si era spalancata prima.
"Ma allora esisti!"
Babbo Natale annuì con un gran sorriso, e accarezzandole i capelli, le rispose:
"Mi spiace solo di non poterti dedicare molto tempo mia piccola Sara. Purtroppo stasera è la Vigilia di Natale e io e i miei amici Elfi siamo molto indaffarati a preparare tutti i regali da consegnare ai bambini, vedi?" e indicò con la mano il grande salone e tutti i doni posti intorno all’albero.
Sara si voltò a guardare gli elfi che correvano come matti in ogni dove a prendere e spostare i pacchi regalo.
"Con tutto quello che ha da fare, Babbo Natale è riuscito a trovare un momento tutto per me e salutarmi."
Sara era commossa da tanta gentilezza.
"Scusami piccola Sara, ma ora devo proprio andare – disse Babbo Natale sorridendole."
Sara lo guardò ed in un impeto di coraggio gli chiese:
"Posso venire con te sulla tua slitta? Sono piccolina, mi metto in un angolino e prometto di non disturbare!"
Babbo Natale guardò il suo aiutante elfo, che sorrise.
"Va bene, vieni con me!" la prese per mano e la portò fuori sul retro della casa, dove c’era la grande slitta di Babbo Natale.
Era la più grande slitta che avesse mai visto, strapiena di regali, con le renne scalpitanti pronte a partire.
Babbo Natale prese Sara e la fece sedere accanto a lui.
"Tieniti forte al mio braccio!" le disse facendole l’occhiolino. Partirono veloci veloci sulla neve finché, come per magia, la slitta cominciò a volare sopra gli alberi della vallata e poi sempre più su!
A Sara sembrava di vivere in un sogno. Sotto di lei il mondo era piccolo piccolo e la slitta andava così veloce che in un attimo furono sopra una città.
Babbo Natale si fermava sopra i tetti, spariva giù per i camini a consegnare i regali e, in un batter di ciglia, era di nuovo accanto a lei.
E continuarono così di città in città, fino ad arrivare al paesello dove viveva Sara.
Babbo Natale accostò la slitta alla finestra ancora aperta della cameretta di Sara, la accompagnò dentro e le rimboccò le coperte.
Sara sentì gli occhietti chiudersi dalla stanchezza: quante emozioni aveva vissuto in così poco tempo…
"Buon Natale mia piccola Sara, e sogni d’oro."
Mentre Sara chiudeva gli occhi, Babbo Natale le fece un’altra carezza e prima di ripartire con la sua grande slitta a consegnare tutti i regali, andò dove c’era l’albero di Natale di Sara
Così arrivò il mattino di Natale. Non appena sveglia, Sara infilò le pantofole, prese il suo orsacchiotto e corse in salone, dove c’era l’albero di Natale.
E il suo regalo era proprio lì sotto, una bellissima scatola rossa con un fiocco d’oro sopra.
Papà e mamma la presero in braccio e le augurarono buon Natale.
Lei li abbracciò entrambi tutta felice e raccontò loro la meravigliosa avventura della notte appena trascorsa. I suoi genitori erano un po’ confusi, non si erano accorti di niente e stentavano ad immaginare la loro bambina in compagnia di Babbo Natale a consegnare i regali ma non importava.
Per Sara quello era stato il Natale più bello della sua vita, già non vedeva l’ora che arrivasse quello successivo!
Perché ora sapeva che Babbo Natale esiste veramente, le era bastato ascoltare il suo cuore.

 
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Yoel il pastorello

Post n°772 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da rosadelvento
 




Yoel il pastorello
(dal web)
- immagine creata da me -



Era una notte luminosa e serena, le pecore dormivano tranquille e il fido cagnolino di Yoel se ne stava seduto accanto al suo padroncino, dormicchiando di tanto in tanto. Il bambino osservava pensieroso il piccolo villaggio di Betlemme dall’alto della sua collina, gli piaceva seguire con lo sguardo i vagabondi delle locande per vedere che cosa combinavano per strada. La luna e le stelle, quella notte, erano particolarmente luminose, e la luce illuminava tutto quasi come se fosse giorno.
Gli altri pastori erano più lontani da lui perché si occupavano di altre greggi e ognuno aveva trovato un riparo improvvisato per il freddo di quella notte. Yoel era un acuto osservatore e, qualche ora prima, aveva notato una coppia con un asinello avvicinarsi alla stalla mal messa. Evidentemente non c’era posto per loro e hanno preferito quella sistemazione così scomoda e modesta. Si ritrovò a pensare alla sua famiglia, che abitava in un villaggio molto più lontano e probabilmente non se la passavano altrettanto bene: con il suo lavoro di pastore avrebbe aiutato come poteva e avrebbe assicurato un po’ di cibo alla sua sorellina malata. Ecco che, all’improvviso, le orecchie del suo cagnolino si drizzarono di colpo e l’animale si mise in allerta. Yoel non fece neppure in tempo a rendersi conto di cosa stava accadendo che una luce accecante lo assalì. Si coprì il volto e urlò il nome dell’animale, cercando di capire se fosse ancora lì con lui o se era scappato via. Ma, in tutta risposta, udì una voce soave, serena, che gli disse: “Rallegrati, è nato” e la luce scomparve con la stessa velocità con cui era arrivata. Yoel ricominciò a vedere e notò che il cagnolino non era fuggito ma era rimasto accanto alle sue gambe, tranquillo, come se sapesse. Al di là della collina sentì dei rumori e vide gli altri pastori in movimento, con i loro greggi e gli animali tutti svegli.
Non aveva capito nulla ma seguì i suoi compagni e si incamminò verso Betlemme. Mentre correva insieme alle pecore, un altro pastore più adulto gli disse: “L’hai vista?” e indicò il cielo col dito. Yoel si fermò e guardò in alto: una stella enorme, luminosissima, capeggiava nel cielo e sembrava ferma proprio sopra alla stalla dove aveva visto rifugiarsi la coppia con l’asinello. Quando finalmente arrivò nei pressi di quel luogo, vide che tutti non capivano cosa era accaduto e di chi fosse la voce che tutti avevano udito. Nessuno osava entrare nella stalla e, mentre stavano decidendo il da farsi, si sentì un pianto di neonato. Yoel si fece coraggio ed entrò e vide una donna dal sorriso dolcissimo che teneva in braccio un neonato, l’uomo che le era accanto cercava di coprirli alla meglio con la paglia e l’asinello teneva loro caldo con il calore del suo corpo.
“Come si chiama?” chiese timidamente, indicando il bimbo. “Gesù… vuoi dargli un bacio?” rispose la donna, guardandolo con due occhi splendenti come le stelle del mattino. Yoel si avvicinò e osservò il neonato: ebbe l’impressione di guardare una cosa straordinaria, mai vista prima. Lo baciò timidamente sulla fronte e, per un istante, vide la sorellina dormire tranquilla nel lettino di casa sua. Era serena. La signora disse a Yoel: “Torna dalla tua famiglia e annuncia loro che questa notte è nata la Speranza”. Il cagnolino del pastorello spuntò tra le sue gambe e abbaiò di gioia. Yoel corse via, mentre tutti gli altri pastori iniziavano a entrare, corse fino a quando il respiro gli venne meno. Si fermò ansimando e si voltò verso la stella cometa che brillava sopra di loro: aveva capito che quella era la notte che tutti aspettavano da tempo e che la sua sorellina, da quel momento, sarebbe stata finalmente bene.

 
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LA LEGGENDA DELLA ROSA DI NATALE

Post n°771 pubblicato il 22 Ottobre 2019 da rosadelvento
 





LA LEGGENDA DELLA ROSA DI NATALE
(dal web)
- immagine creata da me -



La figlia piccola di un pastore era intenta ad accudire il gregge del padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri pastori che camminavano speditamente verso la città. Si avvicinò e chiese loro dove andavano. I pastori risposero che quella notte era nato il bambino Gesù e che stavano andando a rendergli omaggio portandogli dei doni. La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo. I pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo. Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione. Quando abbassò gli occhi si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore rosa pallido. Felice, si alzò, le raccolse e partì subito verso la città. Regalò il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato. Da allora, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce questo tipo di rosa per ricordare al mondo intero del semplice regalo fatto con amore dalla giovane figlia del pastore.

 
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frasi di buonanotte

Post n°770 pubblicato il 21 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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Buonanotte e dolci sogni


      


 
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Il fantasma golosone

Post n°769 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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Il fantasma golosone

(https://www.fabulinis.com/favole/il-fantasma-golosone/)
- immagine creata da me -


C’erano quattro piccoli amici che il pomeriggio del 31 ottobre, prima della notte di Halloween, si erano ritrovati al parchetto del paese.
Erano già vestiti pronti per andare a fare “dolcetto o scherzetto” in tutte le case, ma prima volevano decidere che giro fare, e dove era meglio bussare.
"Io so che i genitori di Giorgino hanno la dispensa piena zeppa di dolci!" disse Lino.
"Ma anche Anita ha le tasche sempre piene di caramelle e va in giro a vantarsene!" disse Adele.
"Bene" disse Dino, il fratello di Lino "inizieremo a bussare proprio da loro."
"E non dimentichiamoci dei vecchietti in fondo alla strada, ogni volta che li incontro mi allungano sempre un cioccolatino!" disse infine Tamara e tutti annuirono.
Ma da nord arrivò una folata di vento gelido che li fece rabbrividire e in pochi minuti tante nuvolone grigie iniziarono a formarsi sopra le loro teste.
"Mi sa che sta per piovere" disse preoccupata Adele.
"Speriamo di no!" dissero in coro gli altri tre 
"sennò stasera niente “dolcetto o scherzetto”!"
"Conviene tornare a casa prima che piova" disse Tamara.
Il parchetto dove si erano ritrovati non era proprio in centro al paese, anzi, era più vicino al bosco che alle case. E se si fosse messo a piovere avrebbero dovuto correre a gambe levate!
Ma proprio in quel momento si sentì il rombo di un tuono. I quattro bimbi non ebbero nemmeno il tempo di alzare lo sguardo al cielo che già pioveva a dirotto.
"Scappiamo!" gridò Dino.
"Ma arriveremo a casa bagnati fradici!" rispose Tamara.
"Dobbiamo trovare un riparo. Guardate la!" disse Adele indicando una casetta malconcia e dalle finestre sempre chiuse, appena fuori dal boschetto.
"Ma quella è una casa infestata dai fantasmi!" disse Lino.
Ma gli altri tre stavano già correndo verso la casetta, così anche Lino si mise a correre prima di ritrovarsi zuppo d’acqua.
I quattro si erano riparati sotto la veranda di quella casetta, che avevano sempre visto disabitata.
Le finestre erano sempre state chiuse e non avevano mai visto nessuno uscire o entrare da quella porta.
Proprio per questo tutti i bambini del paese la chiamavano “la casa dei fantasmi”.
Adele, che era abituata a frequentare case dove succedevano un sacco di cose strane (sua zia Greta era una strega, ma lei ancora non lo sapeva), non aveva mai dato peso a tutte quelle storie. L’importante era trovare un riparo per non bagnarsi e sgualcire il bellissimo costume da streghetta che indossava per Halloween.
"Speriamo che smetta di piovere presto" disse Tamara, stringendosi nel suo costume da zucca per il freddo.
"Guardate qui!" disse Dino "la porta è aperta!" e aprì per bene la porta d’ingresso per darci uno sguardo dentro.
"Ma lì dentro ci sono i fantasmi! Stai attento Dino!" gli gridò suo fratello Lino.
"Io non credo ai fantasmi" disse Adele e fece due passi per sbirciare dentro anche lei.
La casetta era buia, ma un po’ di luce filtrava dalle persiane mezze rotte. Dentro c’erano un tavolo e alcune sedie, una cucina e un divano. In fondo alla stanza si intravedevano le scale per andare al piano di sopra.
"C’è nessuno?" disse timidamente Tamara, ma nessuno rispose.
Al piano di sopra, però, stava dormendo un fantasmino, che sentito tutto quel baccano decise di sbirciare al piano di sotto. Per lui era facile: siccome era un fantasma, gli bastava attraversare con la faccia il soffitto.
"Quei monelli sono venuti a disturbarmi, devo mandarli via subito di qui!" disse sottovoce il piccolo fantasma.
Poi guardando meglio, vide che i quattro bimbi erano tutti vestiti per la notte di Halloween.
"Se sono vestiti per Halloween, vuol dire che sono pieni di dolcetti e caramelle! Mmm… che voglia di dolci che ho, devo prenderglieli tutti!"
Così il fantasma, senza farsi vedere, scivolò dietro di loro e con un colpo chiuse la porta alle loro spalle.
I quattro bimbi gridarono tutti per lo spavento! Si precipitarono alla porta per uscire, ma la trovarono chiusa e non riuscivano ad aprirla.
Lino iniziò a piagnucolare: "Lo sapevo che questa casa è infestata dai fantasmi"
Proprio in quel momento si sentì un “Buuuuuuuuuu” provenire dal piano di sopra.
Tamara, Lino e Dino si strinsero forte forte tra loro, sussultando.
"Bimbi monelli, siete venuti a disturbarmi! Se volete che vi lasci in pace dovete darmi tutte le vostre caramelle!"
"Ma noi non abbiamo caramelle!" rispose Adele.
"Non dite bugie, siete vestiti per Halloween e ad Halloween ci si riempie le tasche di dolcetti!" rispose il fantasma.
"Ma noi non siamo ancora andati in giro per le case! E’ ancora presto e siamo entrati qui solo perché fuori è cominciato il temporale" continuò Adele.
"Ma davvero?" – rispose il fantasmino, che non sapeva esattamente che ore erano.
I quattro annuirono e risposero in coro "Siii"
Il fantasma decise allora di farsi vedere. Era bianco, pallido e semitrasparente e Lino per la paura si nascose dietro a suo fratello Dino.
Tutti e quattro i bimbi rimasero comunque impressionati.
"Ma allora i fantasmi esistono veramente" esclamò Tamara.
"Certo che esistono!"rispose il fantasma.
Adele ci rimase un po’ male, lei era convinta che i fantasmi non esistessero.
"Ma tu sei un fantasma cattivo?" chiese Tamara leggermente impaurita.
"Io cattivo? Ma no! Io sono un fantasma buono. Vi ho fatto paura solo perché avevo una gran voglia di dolci, è un sacco che non ne mangio, sapete sono tanto goloso"
"Come ti chiami?" chiese Dino.
"Mi chiamo Bruno."
"Io sono Dino, questo bimbo pauroso è mio fratello Lino e queste sono le mie amiche Adele e Tamara."
Si presentarono tutti.
"Scusaci se siamo entrati in casa tua senza il permesso" disse Adele "ma forse possiamo aiutarci a vicenda"
Gli altri bimbi e il fantasmino Bruno la guardarono con curiosità.
"Questa sera potresti farci compagnia mentre andiamo per le case a chiedere “dolcetto o scherzetto” e sono sicura che tu sarai bravissimo a spaventare la gente! Sai quanti dolci riusciremo a racimolare?!" propose Adele.
Si guardarono tutti in faccia, era un’ottima idea! Anche Lino, che ormai non aveva più paura di Bruno, ne fu entusiasta.
Bruno aprì la porta e tutti guardarono fuori. Il temporale era passato e il cielo era diventato tutto arancione per il tramonto.
Così poterono tornare a casa di corsa a prepararsi per la serata. Tutti assieme andarono a bussare alle porte delle case del paese, e quando aprivano Bruno faceva dei “buuuuu” spaventosissimi.
Così le loro tasche si riempirono di caramelle e dolci, e passarono tutti una bellissima serata.

 
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La storia di Rudolph la renna

Post n°768 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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La storia di Rudolph la renna

(https://www.fabulinis.com/favole/storia-di-rudolph-la-renna/)
- immagine creata da me -


Le renne abitano lassù a nord, dove le notti d’inverno sono lunghissime e la neve è bianchissima. Babbo Natale va sempre lì a cercare quelle più forti e più veloci: gli servono per far volare la sua slitta.
Lì a nord viveva una famiglia di renne che aveva cinque piccoli. Il più giovane si chiamava Rudolph ed era un cucciolo particolarmente vivace e curioso.
Lui infilava il suo naso dappertutto. Ed era un naso veramente particolare. Infatti, quando Rudolph era felice, arrabbiato o si emozionava, il naso si illuminava e diventava rosso come un pomodoro.
I suoi genitori ed i suoi fratelli lo trovavano adorabile e lo amavano per questa sua particolarità, ma fin dall’asilo era diventato lo zimbello dei compagni.
“Rudolph ha il naso rosso! Rudolph ha il naso rosso!” lo prendevano in giro.
E alla scuola elementare andò anche peggio! Rudolph cercava con tutti i mezzi di nascondere il suo naso ma non ci riusciva.
Aveva provato a rimanere sempre serio, a metterci un cappuccio di gomma e addirittura a dipingerlo di nero, ma non c’era niente da fare. In qualche modo quel naso rosso e luminoso saltava sempre fuori e i suoi compagni ridevano a crepapelle. Rudolph ci restava molto male: piangeva amareggiato, e i suoi genitori e i suoi fratelli non riuscivano mai davvero a consolarlo.
Passarono gli anni e Rudolph divenne un giovane forte e agile. Finché fu abbastanza grande da poter partecipare alla selezione delle renne che avrebbero trainato la slitta di Babbo Natale.
Anche quell’anno, infatti, l’inverno era ormai alle porte e la visita di Babbo Natale visita si avvicinava. In vista di quell’appuntamento, le renne giovani e forti si facevano belle. Le loro pellicce venivano strigliate e spazzolate fino a brillare come il rame, le corna venivano lucidate fino a risplendere più della neve. Ed ecco che arrivò il gran giorno.
Tutte le renne si riunirono nel piazzale dove di solito atterrava Babbo Natale in quell’occasione e, nell’attesa, cercavano di intimorire e impressionare gli altri concorrenti. Ciascuno avrebbe infatti voluto essere scelto: trainare la slitta di Babbo Natale è un onore immenso!
Tra di loro c’era anche Rudolph, e bisogna ammettere che spiccava tra gli altri per bellezza e vigore.
Babbo Natale atterrò puntuale. Era partito da casa sua con la slitta leggera trainata solo da Donner, il suo fedele caporenna.
Babbo Natale si mise subito al lavoro ed esaminò ogni concorrente. Siccome le renne erano molte e Babbo Natale ne avrebbe scelte solo otto, ci volle molto tempo per guardarle tutte con attenzione e il tempo sembrava non passare mai. Anzi, a Rudolph sembrava un’eternità.
Quando finalmente toccò a lui, però, il suo naso diventò incandescente per l’agitazione, era quasi luminoso come il sole.
Babbo Natale lo guardò e sorrise amichevole, ma scosse la testa. – Sei grande e robusto. E sei un bellissimo giovanotto – disse – ma purtroppo non posso sceglierti. Il tuo naso rosso potrebbe spaventare i bambini.
Non potete immaginare la tristezza ed il dolore che queste parole diedero a Rudolph.
Corse nel bosco più veloce che poteva, scalpitando e ruggendo per la rabbia. A tutti gli scoiattoli che venivano a chiedergli cosa succedesse, rispondeva: 
"Guarda come brilla il mio naso. Nessuno ha bisogno di una renna con il naso rosso!" e piangeva per la tristezza.
Piano piano si calmò e tornò a casa, dove i suoi genitori e i suoi fratelli lo abbracciarono forte. Lui riprese le sue normali attività, cercando di non badare a quanto si vantavano i suoi compagni che erano stati scelti da Babbo Natale. Spesso tornava nel bosco a salutare gli scoiattoli che l’avevano aiutato quel giorno che era stato tanto triste.
Intanto il Natale si avvicinava e tutti erano così occupati con i preparativi per le feste, che nessuno si accorse che il tempo peggiorava ogni giorno di più.
Al punto che Babbo Natale, quando lesse le previsioni per la notte della Vigilia, disse preoccupato: – Come potrò trovare la strada per arrivare alle case dei bambini? Nevicherà così tanto che rischio di non vedere nemmeno le mie renne!
Quella notte non riuscì a dormire. Doveva trovare una soluzione. Perciò decise di tornare al paese delle renne, forse loro avrebbero potuto aiutarlo.
Ma nevicava così tanto che Babbo Natale non riusciva a vedere niente tranne una luce rossa. Tutto ciò che era intorno a lei era illuminato a giorno.
Babbo Natale si avvicinò e si accorse che quella luce proveniva dal naso della renna che lui aveva scartato. La ricordava benissimo.
"Ciao" le disse "mi ricordo di te. Ti dissi che il tuo naso avrebbe spaventato i bambini, ma mi rendo conto che è eccezionale. Illumina a giorno la strada anche nella bufera. Ti va di essere la prima delle renne attaccate alla mia slitta e di mostrarmi così la strada per raggiungere i bambini?"
Rudolph non credeva alle sue orecchie: per l’emozione inciampò nella neve e il suo naso divenne ancora più rosso.
Finalmente rispose: "Naturalmente, lo farò volentieri. Mi fa un enorme piacere."
"Allora ti aspetto domani sera con tutti gli altri. Dobbiamo partire puntuali per essere sicuri che i bambini ricevano i loro doni a mezzanotte."
Figuratevi la faccia dei compagni di Rudoplh quando lo videro a capo della squadra di renne. Loro l’avevano sempre preso in giro per il suo naso bizzarro, ma proprio quel naso si era rivelato indispensabile per permettere a Babbo Natale di portare a termine la sua missione.
Nonostante la bufera di neve, la slitta partì puntuale e fece tutto il suo giro senza intoppi. La luce del naso di Rudolph aveva guidato le renne sane e salve.
Il giorno dopo Rudolph venne festeggiato come un eroe. Le renne ballarono e cantarono felici perché una di loro era entrata nella storia.
Da allora Rudolph è sempre a capo della slitta di Babbo Natale, per illuminargli la strada e far sì che tutti i bambini ricevano il loro regalo di Natale.

 
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citazione 43

Post n°767 pubblicato il 15 Ottobre 2019 da rosadelvento
 

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Lungo i bivi della tua strada, incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere, dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo, anche se non lo sai, tra proseguire diritto o deviare, spesso si gioca la tua esistenza e quella di chi ti sta vicino...............

Susanna Tamaro



 
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Buona domenica

Post n°766 pubblicato il 13 Ottobre 2019 da rosadelvento




Ricordati ......

Non dimenticare mai di sorridere

Buona Domenica



 
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citazione 42

Post n°765 pubblicato il 13 Ottobre 2019 da rosadelvento
 



cuore-piccolo



La vita umana non vale niente.....

ma niente vale quanto una vita umana....


eppure ci sono persone che non considerano affatto la vita degli altri .... che ci giocano ....

non c'è proprio niente da aggiungere....

 
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