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“Le colline sono sempre più belle delle case di pietra.

In una grande città la vita si riduce ad un 'esistenza artificiale.

Molti uomini sentono ancora a stento la vera terra sotto i piedi,

vedono ancora appena crescere le piante, eccetto che in vasi da fiori,

e solo di rado lasciano dietro di sè le luci delle strade,

per lasciar agire su di loro la magia di un cielo notturno cosparso di stelle.

Quando gli uomini vivono così lontano da tutto quello che il Grande Spirito ha creato,

allora dimenticano facilmente le sue leggi.”

(Tatanga Mani)

 

Partigiani: ci chiamavano ribelli

 

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« Si va verso il V Congres...Messaggio #26 »

Post n°25 pubblicato il 11 Giugno 2008 da mfirenze0
 

il manifesto del 07 Giugno 2008

COMUNISTI ITALIANI

Nel fortino comunista si litiga per le email Diliberto prepara un appello a Rifondazione, dieci anni dopo la scissione: torniamo insieme. Palermi assicura: non cerchiamo l'unità dei duri e puri. Per Rizzo non basta: serve l'autocritica sui governi Prodi e D'Alema. La terza posizione di Katia Bellillo: non vogliamo morire extraparlamentari, ma la segreteria ci boicotta Il segretario aggiusta la linea, lo sfidante perde le truppe Per il congresso Pdci anche una mozione di filo veltroniani

Daniela Preziosi

 

Barricati nel fortino di piazza Augusto Imperatore, inutilmente vicino a Montecitorio, ricevono bollettini di guerra dalle province: «Bagno a Ripoli, l'assessore Tizio passa al Pd»; «Bologna, l'assessora Caia si ammutina e resta con Cofferati». Assediati da se stessi, dai rimpianti e dalla convinzione delle proprie ragioni (rimuginano: nell'arcobaleno ci stavano, ma non ci hanno mai creduto, quindi quasi hanno vinto), i comunisti italiani detengono il primato dell'unico segretario della sinistra spappolata che non si presenta dimissionario al congresso. Sarà a Salsomaggiore, dal 18 al 20 luglio. Non a caso poco prima di quello di Rifondazione, alla quale invieranno una formale proposta di ri-matrimonio, dopo dieci anni di divorzio. Lo annuncia Manuela Palermi, ex capogruppo al senato. «Ci rivolgiamo al Prc, a tutto il Prc: apriamo un processo di riunificazione, ormai sono venute meno le condizioni che ci hanno portato alla scissione». Ma non si tratta, giura, di una chiamata trinariciuta da parte degli ultimi fan della mummia di Lenin. Palermi scandisce bene: «Non c'è, ripeto non c'è, nessuna costituente comunista all'orizzonte...». Messaggio ad uso interno, calcio negli stinchi a Marco Rizzo, l'uomo d'ordine del partito, ex cossuttiano (come quasi tutti però, nel Pdci, non Palermi in effetti), fautore dell'unità dei comunisti, «...mica pensiamo di essere autosufficienti, mica siamo pazzi», conclude Palermi. Il brivido del congresso sta in questa polemica, che rischia di oscurare il vero problema: cioè se Rifondazione risponde no, e se il parlamento vara lo sbarramento alle europee. Il congresso cercherà di definire un piano B.
Nell'immediato c'è da risolvere il problema Rizzo. Che in questi mesi ha consumato i suoi capienti polmoni per dare addosso al governo Prodi, all'arcobaleno e a Diliberto. Ma non ha raccolto grandi truppe. Sostiene la costituente dei comunisti con le minoranze del Prc, ma le minoranze sono ogni giorno meno interessate. Ora che il segretario presenterà una mozione che fa appello ai comunisti (titolo: «Ricostruiamo la sinistra, comuniste e comunisti cominciamo da noi»), Rizzo è tentato di evitare la conta e cantare vittoria, sostenendo di aver portato la maggioranza sulle sue posizioni. La partita si gioca oggi al comitato centrale, dove si vedono le mozioni in campo. Rizzo le idee sulla futura linea le ha chiare. «I proletari non ci votano più, dopo le fregature che gli abbiamo tirato con il governo Prodi». Che fare. «Primo: ripartire dalle periferie e dalle lotte. Secondo: ripartire dalla totale alternatività al Pd. Terzo: ripartire dall'antimperialismo, ma mica solo quello tradizionale americano, anche quello nascente europeo. Via subito dall'Afghanistan, ma anche dal Libano. E facciamo autocritica sul nostro voto favorevole al Kosovo». Attenzione: quello fu l'atto di nascita del Pdci: ottobre '98, scissione da Bertinotti per sostenere Prodi, poi Prodi cadde lo stesso, ci fu il governo D'Alema, l'Italia partecipò alla guerra in Kosovo, e il Pdci aveva persino un sottosegretario alla Difesa. Rizzo pentito di aver mollato Bertinotti? «Ma no, lui ha fatto come quello del circo che si butta sul tendone per fare il salto più alto. Ha fatto cadere Prodi, ma alla fine è diventato il suo presidente della camera». Quanto a Diliberto, Rizzo lo sfida: «Se accetta questi punti, sto con lui, se no...». I dilibertiani lo sfidano a loro volta: «Se si conta, nei nuovi organismi dirigenti avrà uno spazio in proporzione. Se no...». Se no, fra l'altro, rischia di perdere i suoi. Come Giovanni Bacciardi, anziano leader operaista, del gruppo di Interstampa (rivista dei filosovietici anni 80, poi confluiti fra i cossuttiani). «Come faccio a stare con Rizzo se le posizioni di Rizzo non ci sono? Voterò contro il segretario, e se Rizzo sta con il segretario voto contro Rizzo. Diliberto si comporta come una frazione di maggioranza e vuole vivere di rendita. Ma la rendita del vecchio Pci è finita».
Fra i due litiganti, spunta una terza mozione: «Unire la sinistra», primi firmatari l'ex ministra Katia Bellillo e il capogruppo in Piemonte Luca Robotti. Sono i delusi di Diliberto, lo accusano di inseguire Rizzo, sostengono «un nuovo centrosinistra» in rapporto con il Pd e «non vogliono morire extraparlamentari», dice Bellillo, «non è nella cultura dei partiti comunisti». L'hanno firmata in 25 su un comitato centrale di 300, ma denunciano un boicottaggio della segreteria. «Non ci danno neanche le email dei compagni», denuncia Robotti. E' la privacy. O il centralismo democratico? «Va bene quando c'è una sola linea. Ma al momento siamo noi a pensarla come prima, e il segretario ad averla cambiata. E senza congresso, quella del segretario non è ancora la linea del partito». 3,2% fuori dal parlamento
Dopo il tracollo elettorale esistono ancora i partiti (af)fondatori della Sinistra arcobaleno? Ieri i Verdi, oggi il Pdci e martedì prossimo Rifondazione



 
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