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La discussione del calzino bucato
Post n°32 pubblicato il 13 Ottobre 2013 da dirty_player
Metti una sera in pizzeria con amici. Sono quasi tutte coppie. Giovani, molto giovani. L'età media si aggira intorno ai 30 anni e le esperienze di vita sono ancora acerbe. Io ascolto divertita ed assente le accuse sulle ore di attesa per stendere un velo di ombretto o sistemarsi i capelli. I pochi che convivono si lanciano rimbrotti sulle faccende di casa, sulla gestione della spesa, sulla programmazione di pasti e cene. Molto bonariamente partono i classici luoghi comuni sul disordine maschile e sul fatto che le donne siano costrette ad indovinare le improbabili traiettorie del lancio della biancheria sporca (che nella migliore delle ipotesi finisce nel cesto del bucato ma inverosimilmente arriverà in maniera autonoma alla lavatrice). Il mio viso deve tradire qualcosa, mi si sarà arricciato il labbro o avrò alzato il sopracciglio destro, come sempre quando dissento, ma ritengo la conversazione troppo sterile per perderci fiato. Per quanto io sappia BENISSIMO che anche queste sono discussioni sterili e che tutti gli equilibri di una coppia, anche quelli sulle tasche svuotate, siano più intimi della divulgazione delle preferenze sessuali, dalla mia bocca iniziano ad uscire frasi di senso più o meno connesso. No. Non sta scritto da nessuna parte che la donna abbia vinto la palma della ricercatrice di oggetti abbandonati, stiratrice di camice, lavascale o rammendatrice di calzini bucati. Arriva tutto dalla cultura retrograda che molte madri di figli maschi perpetuano rinunciando a far vedere loro come si tengono in ordine le stanze, come si pulisce una casa, come funzionano lavastoviglie e lavatrice, come cavolo succede che se lasci una tazza con dello zucchero e caffè (ad esempio) sul fondo, sul tavolo per due giorni col cucchiaino piantato dentro, ottieni una scultura neorealistica di scarsissimo valore artistico. Vorrei capire perchè io cerco di insegnare a mia figlia che il cacciavite lo può usare anche la mamma, perchè le spiego che per mettere su due quadri o cercare un tubo che perde non sia necessario dover aspettare che ci sia papà o qualunque altro essere maschile, anche se lei mi guarda perplessa ed inizia a dire "ma la nonna/maestra dice.." e il mio stomaco viene colpito da rovesci di bile, e allo stesso modo non sia possibile far vedere ad un ometto in crescita come si toglie la macchia di sugo dal maglione, intervenendo con un "lascia stare, che son lavori da donne". Io non stiro e non rammendo, non svuoto tasche e mi concedo il lusso di trasformarmi in un rinoceronte inferocito quando noto quanto sia ancora radicata la credenza che basti un distratto azionamento dello sciacquone per pulire il cesso. Ahimè, dall'espressione attonita delle interlocutrici mi sono resa conto che il discorso era anche più che sterile e che stavo assumendo le sembianze di una virago dei nostri giorni.. senza le connotazioni positive della mitologia greca. |
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