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« CONTINUAZIONE...FENOMENO INCREDIBILE! »

IL CONFLITTO DEL PROFUGO

Post n°46 pubblicato il 02 Febbraio 2011 da lapiccolastellina2

Tutte le cose vicine e lontane segretamente sono legate le une alle altre e non si può toccare un fiore senza disturbare una stella” (Francis Thompson).

L’intuizione di questo poeta dell’ottocento è stata confermata dalla fisica quantistica: tutto è in comunicazione telepatica e sincronica. Pertanto tutte le credenze, soprattutto quelle alle quali vengono attribuiti valori certi perché considerate scientifiche, e quindi esatte, diventano globalizzanti. Enorme quindi la responsabilità di coloro che operano in ambito scientifico in generale ed in ambito medico in particolare allorché si propagano verità quasi fossero assolute. 

 

Diventa difficile gestire le paure legate ad alcune diagnostiche e tali paure vengono amplificate anche da quelle dei familiari e amici oltre che dall’inconscio collettivo. Per questo sarebbe molto importante studiare queste leggi biologiche non solo in caso di malattia perché in questi casi paura e dubbi laceranti ne  offuscano la  comprensione. Eppure sono semplici,  al punto che questa semplicità può essere scambiata per superficialità.

 





Abbiamo già evidenziato che se  i conflitti psico-biologici perdurano troppo a lungo portano a cambiamenti tissutali troppo importanti da rendere difficile, in alcuni casi,  la loro risoluzione.

Hamer ha evidenziato, durante un suo seminario, che in genere l’infarto coronarico è grave se è la conseguenza di un conflitto che dura in modo intenso da più di nove mesi. Ha anche ricordato che il panico, che normalmente accompagna questi sintomi, aggrava la situazione perché la paura, agendo sui tubuli collettori renali, crea un ristagno dei liquidi che  aumenta la gravità dei sintomi generando una sorta di circolo vizioso. Dichiara Hamer che, per questa ragione, i medici svedesi hanno ottenuto dal  loro ministero della salute l’autorizzazione  di poter scegliere, in caso d’infarto, il ricovero ospedaliero o meno dei loro assistiti perché consapevoli che per alcuni  è più d’aiuto l’ambiente di casa e che  per altri è preferibile l’ambiente ospedaliero perché li fa sentire più sicuri e meglio accuditi.  Il ministero ha concesso questa libertà di scelta che premia il senso di responsabilità di quei medici che hanno compreso quanto sia importante l’aspetto psicologico nell’evoluzione della malattia. Hamer ha definito la sindrome derivante dal conflitto dei tubuli collettori renali, una delle situazioni conflittuali più delicate per la sopravvivenza dell’individuo,  con il termine “conflitto del profugo”. Sovente in queste condizioni la persona ha timore di sentirsi sola e abbandonata, di perdere tutti i punti di riferimento, di non sentirsi “a casa”. In breve un pesce fuor d’acqua. “Per sopperire a questi eventi drammatici, nel sistema originario e arcaico del cervello antico, l’endoderma, preposto all’unica finalità della sopravvivenza, si è originato un programma di supporto: la ritenzione d’acqua. In sostanza il nostro corpo, dopo aver rilevato la pericolosità delle situazioni citate, si preoccupa istantaneamente di non farci perdere, accumulandolo, l’elemento vitale per la sopravvivenza: l’acqua.  In alcuni casi di guarigione si ha una crescita del tessuto accompagnata da un processo di tumefazione o infiammazione. Se a questo processo si sovrappone la situazione conflittuale del “profugo” si verificherà sull’organo in riparazione un ulteriore ed eccessivo rigonfiamento provocando un aumento dei sintomi sia del dolore  che dell’infiammazione stessa. Ad esempio un osso che sta riparando una precedente osteolisi avrà oltre che il suo normale processo fisiologico un maggior rigonfiamento, con aumento del dolore, causato dal conflitto del profugo. ... La causa dei maggiori dolori è sempre la concomitanza della sindrome dei tubuli collettori e quindi della ritenzione dei liquidi che aumenta oltremodo la sintomatologia del dolore. ... In definitiva il programma del corpo della ritenzione idrica potrebbe manifestarsi e limitarsi al suo  meraviglioso senso biologico ma, purtroppo, non essendo conosciuto dalla maggior parte della classe medica, è tuttora causa di molte complicanze e decessi

 
 
 
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