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Post n°65 pubblicato il 02 Agosto 2011 da lapiccolastellina2
Non bisogna sottovalutare le battaglie, che dobbiamo affrontare nel corso della nostra esistenza. Il ricordo persistente di queste lotte mina nel tempo le energie risanatrici del corpo e apre pericolosamente la strada alla malattia. Il risentimento inespresso per ingiustizie nei rapporti familiari o in ambiente di lavoro, il comportamento prevaricatore del partner o di un figlio adolescente, le continue e pressanti richieste di aiuto di genitori anziani, hanno la strisciante capacità di imporsi nel nostro orizzonte emotivo. Sono voci intrusive e persistenti, che turbinano senza sosta nella nostra mente affaticata. La negativa percezione di non intravedere una fine a questi conflitti fiacca progressivamente le nostre risorse interiori. Con il passare del tempo diventa sempre più difficile arginare gli effetti di croniche aggressioni e opporre una sana, valida resistenza. In questo ciclopico tentativo di contrasto, la fisiologica tendenza all’irrigidimento del nostro atteggiamento mentale condiziona negativamente la risposta corporea. L’immagine della corda, che si spezza per l’eccessiva tensione, riproduce degnamente gli effetti prodotti nel paesaggio somatico ed emotivo. Molto spesso la medicina occidentale, così meccanicistica e rigorosamente schematica, si trova in serie difficoltà nell’affrontare in modo equilibrato e pertinente i mali, che affliggono i pazienti. Se i sintomi lamentati non possono essere ricondotti nel rassicurante recinto delle patologie descritte nei manuali, non trovano una corretta interpretazione e vengono cacciati nell’oscuro labirinto dei disturbi a matrice psicosomatica. Frequentemente i malesseri e i disagi sofferti, spingono i poveri pazienti a umilianti e frustranti pellegrinaggi da una struttura clinica all’altra, da un luminare della medicina all’altro. Come denuncia il chirurgo americano Atul Gawande “…noi medici siamo consapevoli del fatto che, se vogliamo curare qualcuno, dobbiamo fare i conti più con quello che non sappiamo che con quello che sappiamo... |
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