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mario chiesa, tangenti pure alla lega

Post n°215 pubblicato il 03 Luglio 2012 da annainfuriata

JACK'S BLOGIl blog di Giacomo Salerno

MARIO CHIESA FOREVER

Pubblicato il 3 luglio 2012

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MARIO CHIESA FOREVER
Mazzette anche per la Lega. Con il Mariuolo a mediare. Ecco la nuova inchiesta choc sulla sanità lombarda.
di Paolo Biondani e Gianluca Di Feo

Non c'è simbolo migliore per rendersi conto di cosa si nasconda dietro gli slogan sui miracoli della sanità lombarda, di quanta corruzione sia stata alimentata dalla lottizzazione di ogni appalto nell'era Formigoni. A Milano oggi a mediare gli incontri tra chi vuole fare affari e chi è pronto a chiedere bustarelle c'è sempre lui, l'uomo da cui tutto è cominciato, il "Mariuolo" che vent'anni fa ha scatenato la valanga giudiziaria che ha travolto la Prima Repubblica: sì, c'è ancora Mario Chiesa. Solo che ora si accredita come leghista. Ma il ritorno sulla scena del primate di Tangentopoli non è l'unica sorpresa nella nuova inchiesta sul malaffare lombardo: gli investigatori hanno cominciato a fare luce su un vero sistema di spartizione, con la divisione tra partiti di tutti gli appalti più ricchi arbitrati dalla Regione. Così, pochi giorni dopo le notizie sull'iscrizione del Celeste governatore nel registro degli indagati per corruzione e illecito finanziamento, la procura di Milano apre un altro fronte. Con quel nome pronunciato in un interrogatorio che spiazza persino i pubblici ministeri:«Mario Chiesa? Non ci possiamo credere!». Invece sembra di assistere a un replay raccapricciante.

Quando nel 1992 l'ingegner Chiesa decise di confessare davanti ad Antonio Di Pietro
la sua carriera criminale esordì con queste parole: «La prima volta in cui ricevetti denaro risale al 1974, quando Dante Carobbi personalmente mi diede il 10 per cento della somma per la manutenzione del Sacco dove io ero capo ufficio tecnico». Oggi lo stesso ospedale milanese è l'epicentro di una nuova istruttoria. Chiesa questa volta non maneggia quattrini personalmente, per cui non risulta indagato, ma riveste un ruolo molto sospetto di procacciatore di incontri riservati tra presunti corruttori e corrotti. Scomparso il Psi, è diventato un intermediario di fiducia del partito di Bossi. Per l'esattezza, di un colorito trio di leghisti inquisiti: un primario sponsorizzato dal Caroccio, un sospetto truffatore di origine na-poletana e un politico emergente di Milano. Tutti legatissimi a Davide Boni, uomo forte della Lega in Regione fino all'autunno 2011, quando è finito sotto inchiesta per lo scandalo delle mazzette urbanistiche.

IL BLITZ. Adesso invece nel mirino c'è la sanità, con decine di appalti milionari sospetti. Da mesi gli accertamenti condotti dai pm Alfredo Robledo e Paolo Filippini vanno avanti nel massimo segreto. Poi martedì 26 giugno la Guardia di Finanza è intervenuta d'urgenza, eseguendo una raffica di perquisizioni che hanno fatto emergere il primo troncone specifico: mazzette sulle forniture alla cardiologia del Sacco. Perché tanta fretta? Nel decreto si spiega che il blitz è giustificato dalla scoperta che gli indagati si preparavano a nascondere documenti compromettenti. Dove? In ufficio protetto dall'immunità diplomatica: la sede di Monza del consolato albanese, l'ultimo posto dove andare a cercare carte sugli intrallazzi leghisti. L'accusa di corruzione infatti riguarda episodi recentissimi: le ultime bustarelle contestate sono del «maggio 2012». Mentre un anno fa gli stessi corruttori avrebbero consegnato una tangente di 10 mila euro, come una sorta di acconto, a un consigliere comunale eletto a Milano proprio in quei giorni, Massimiliano Bastoni detto Max, già collaboratore in Regione di Boni, che l'aveva candidato anche alla segreteria cittadina contro la corrente vincente dei maroniani.

IL SISTEMA. Verrebbe da dire che la nuova inchiesta è parallela e convergente rispetto all'indagine sui tesorieri ciellini della sanità legati a Roberto Formigoni. E sembra chiudere il cerchio, disegnando un quadro spartitorio che dopo vent'anni torna a ricordare il sistema di Tangentopoli. Ci sono le cifre astronomiche - almeno 78 milioni - incassate dai supermediatori Piero Daccò e Antonio Simone, amici fraterni del governatore: somme versate all'estero da colossi privati, come il fallito ospedale San Raffaele e la Fondazione Maugeri, per fare lobby e ottenere dalla Regione finanziamenti pubblici «discrezionali». Il tutto mentre Daccò spendeva svariati milioni per donare al numero uno della Lombardia vacanze caraibiche, estati in barca e soggiorni in ville da sogno. E c'è l'altro filone, arrivato a colpire la maggioranza che amministra la Lombardia: Pdl e Lega si dividevano tangenti fino a 10 milioni di euro, secondo l'accusa, per autorizzare speculazioni edilizie e ipermercati da Pavia alla Brianza. Dai comuni lombardi anche questa istruttoria è risalita ai piani alti della Regione, coinvolgendo il leghista Boni. Ma se è vero che i grandi affari urbanistici sono regolati da patti corruttivi, è mai possibile che la Lega, l'alleato fondamentale di Formigoni, abbia rinunciato alla grande torta della sanità? Una risposta adesso potrebbe arrivare dalle nuove accuse nate da un procedimento aperto a Roma dal pm Paolo Ielo, un veterano dello storico pool Mani Pulite ora in servizio nella procura della capitale. In attesa che i giudici stabiliscano se davvero siano stati commessi reati, questa indagine offre sicuramente una fotografia aggiornata del partito trasversale degli affari. Con imprenditori d'assalto che chiedono favori, indifferentemente, a esponenti bianchi, rossi, azzurri, verdi o neri. Il primato dei soldi sulla politica.

TANGENTI ROSSE. Un anno fa l'imprenditore Viscardo Paganelli, titolare della Rot-kopf Aviation, viene arrestato e condannato per aver corrotto con 40 mila euro due personaggi vicini all'ex premier Massimo D'Alema: Franco Pronzato, ex manager pubblico dell'Enac, e Vincenzo Morichini, ex assicuratore e procacciatore di sovvenzioni per la fondazione ItalianiEuropei, che a loro volta patteggiano. Negli interrogatori in carcere Paganelli, difeso dagli avvocati Pasquale Bartolo e Paola Severino (attuale ministro della Giustizia), parla al pm Ielo anche di presunte tangenti versate da un'altra sua società, l'azienda sanitaria Foretec. I verbali che riguardano gli appalti lombardi vengono trasmessi a Milano, dove innescano la nuova inchiesta che ora coinvolge la Lega.

MAZZETTE PADANE. Già nei mesi scorsi Paganelli ammette di aver consegnato una busta con 10 mila euro, nel maggio 2011, a un singolare emissario della Lega Lombarda, un certo Ferdinando Azzarello, nato a Napoli 62 anni fa ma cresciuto a Milano. Quei soldi rappresentano solo un anticipo: il grosso arriverà quando l'imprenditore avrà verificato le effettive entrature del faccendiere lumbard, che al fisco non dichiara alcun reddito e ha alle spalle un fallimento. A tempo di record, Azzarello riesce realmente a procurare a Paganelli una serie di incontri riservati con numerosi dirigenti di ospedali e Asl della Lombardia, tutti in quota Lega. E per l'ospedale Sacco, a sorpresa, spuntaMario Chiesa, che si presenta come il braccio destro del primario di cardiologia, Maurizio Viecca, un medico che vanta profonde amicizie nelpartito di Bossi. Da quel momento Chiesa si fa da parte. E a quel punto inizia una trattativa a tre sui soldi: l'industriale, il primario Viecca e il faccendiere Azzarello si incontrano più volte tra Roma e Milano, dove secondo l'accusa concordano un giro di tangenti a uomini della Lega in cambio di appalti truccati a favore della società di Paganelli. Nel maggio 2012, quando ormai all'ospedale Sacco sta per partire l'appalto, i tre si danno appuntamento sempre più spesso, secondo gli inquirenti per organizzare il nuovo giro di tangenti. Nel frattempo il politico Max Bastoni, che avrebbe intascato la prima stecca, è diventato il numero due della Lega in Comune a Milano. Da notare che nel 2011, dopo aver consegnato al faccendiere Azzarello la busta con i soldi, l'imprenditore Paganelli ha incontrato due volte Bastoni, che lo ha ringraziato e lo ha ricevuto nella sede della Regione insieme al suo capo Davide Boni.

TRUFFE PADANO-ALBANESI.Il resto dell'inchiesta è ancora top secret, con l'eccezione di una seconda accusa svelata con le perquisizioni. Il leghista Azzarello è sospettato di essere il vero titolare della società Iesta (Istituto Europeo Studi Tecnologie Avanzate), che ha ottenuto fondi pubblici dalla Regione Lombardia per organizzare, dal 2008 ad oggi, corsi di formazione professionale in campo sanitario. Il problema è che quei corsi, secondo l'accusa, erano finti. Di qui l'ipotesi di truffa aggravata ai danni dei contribuenti. I corsi-fantasma, sempre secondo i decreti di perquisizione, venivano organizzati dal primario e dal faccendiere anche in Albania, d'accordo con un amico schipetaro che risulta indagato per traffico di droga.

ASSE SANTANCHÈ-LA RUSSA. Dai pochi atti dell'istruttoria emersi con il blitz, si scopre come Paganelli avesse bussato a tutte le porte nel tentativo di infilarsi nelle commesse dorate della sanità formigoniana. L'imprenditore in particolare ricorda un colloquio a Milano con Daniela Santanché, che l'avrebbe prontamente indirizzato verso «il fratello di La Russa, che è assessore regionale». Romano La Russa è il leader degli ex An nella giunta. Ed è uno dei dodici consiglieri del Pirellone già indagati, ma solo per altre questioni (presunti finanziamenti illeciti per le case popolari). Infatti Paganelli, nel caso dei due big del Pdl, non parla assolutamente di tangenti: il fratello dell'ex ministro lo avrebbe ricevuto senza nulla chiedere, solo perché segnalato dall'onorevole berlusconiana con una frase da film. «Mi manda Daniela Santanchè».


 

 

 
 
 
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