opinioni e poesie

parla un somaro qualunque

Creato da re1233 il 12/10/2008

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 8
 

Ultime visite al Blog

zanellatopormaliberamassimocoppacassetta2re1233Cherryslbagninosalinarootticanetbetaeta7vololowtobias_shuffleGiuseppeLivioL2cielostellepianetiElemento.Scostantefrancesca632
 

Ultimi commenti

 
 

 

« ricordi di guerrauna mia foto »

storie per sentito dire

Post n°91 pubblicato il 29 Settembre 2009 da re1233
 

Segue post precedente

 

Dopo essersi rimesso dal congelamento ai piedi mio padre riprese il servizio militare e fu inviato in Albania a combattere quella guerra assurda alla conquista di un paese povero ma fiero che contrastò in tutti i modi l’avanzata dei soldati.  Come già sul fronte Francese i giorni passavano in trincea a subire e rendere attacchi più volte.

Il suo ricordo era di marce forzate per arrivare al fronte, bersagliati da cecchini che apparivano e scomparivano come fantasmi, dietro i massi sulle montagne o dietro le case diroccate nei villaggi.

Naturalmente non amava quel popolo come nessuno di noi  amerebbe chi ci spara addosso, anche se la sua è solo una difesa contro l’invasore.

Anni dopo, quando io avevo dieci anni, mentre si passeggiava in Via Vecchia del Borgo in quel di Cuneo, un tizio si avvicina a mio padre e lo chiama per nome. Si riconoscono e viene fuori che mio padre in quelle  trincee che prima ho descritto l’ha salvato da sicura morte.

Avevano fatto una sortita con un ripiegamento per le troppe perdite di vite umane e mio padre riuscì a ritornare in trincea, alzando la testa al di sopra della postazione vide ad una  ventina di metri davanti a lui un tizio ferito che annaspava per portarsi al sicuro.

Capì che non ce l’avrebbe fatta e coraggiosamente corse verso di lui, lo prese e lo trascinò in trincea.

Si erano persi di vista e si sono ritrovati per caso  davanti ai miei occhi di fanciullo dodici anni dopo..

Immaginarsi le feste ed i ringraziamenti e la gioia di tutti.

Ritornando al racconto ricordo che mi disse di aver lì contratto la malaria. Febbre altissima, tremore  inarrestabile, perdita dei peli ( rimase senza peli sul corpo da allora fino alla morte).

Fu caricato su di un camion militare e riportato alla sua caserma in Piemonte, fu curato e ritornò a casa.

Allora già conosceva mia madre e si scrivevano, decisero di sposarsi e “tre giorni” dopo il matrimonio lui dovette ritornare al fronte albanese,ma successe qualcosa per strada.

Doveva, secondo gli ordini impartiti, recarsi ad Otranto ed imbarcarsi per raggiungere il suo reparto in Albania. Essendo lui sergente maggiore gli aggregarono un gruppuscolo di soldati provenienti dagli ospedali militari e non ancora del tutto guariti. Ricordava un caporale con una fasciatura alla testa ed altri con piccole ferite non ancora rimarginate.

Sulla strada ( ma non ho potuto mai precisare dove per la sua prematura morte) si trovò vicino al mare in concomitanza dello sbarco alleato.

Così descriveva l’episodio “ Il mare era  pieno di navi che ci bombardavano  ed io dissi agli altri di rifugiarsi in una buca nel  terreno appena fatta da una bomba che era esplosa proprio lì”  e prosegue “ era con me un soldato napoletano che gridava spaventato “mamma mia , mamma mia, aggio a morì”  ma anche noi non eravamo meno intimoriti. Quando hanno smesso di bombardare si sono riversate le truppe a terra e noi abbiamo fatto sventolare un fazzoletto bianco sopra il buco. Alzando la  testa ci è apparso “n’ moru” ( un nero in dialetto) che masticava “cicles”

(cewing gum) col fucile spianato diceva “cam on, cam on”  ci hanno presi e portati al loro campo”.

In quel periodo l’Italia fu spaccata in due, a Cassino si erano fermate le truppe alleate e si rimase in questa situazione  dove nulla poteva passare tra i due pezzi di penisola.

Nemmeno le lettere che intanto i miei genitori si scrivevano.

Mio padre fu preso prigioniero e portato a Crotone dove fu utilizzato come magazziniere e quindi stette bene per tutto il periodo di prigionia che durò fino al 45 a metà anno.  

La conseguenza di questa prigionia fu che io non ebbi padre se non dopo l’anno e mezzo..

Quando finalmente ritornò con mezzi di fortuna apparve in casa di mia nonna senza sapere nulla della mia esistenza (le lettere arrivarono solo dopo il suo arrivo) e naturalmente, come ad ogni comune mortale il dubbio fu presente per molto tempo.

Questo è tutto anche se non ben definito nelle date e nei luoghi, ostacolato dalla poca confidenza che si usava allora coi genitori che rifiutavano il dialogo ed esigevano ubbidienza. Oggi riconosco a mio padre coraggio e altruismo ma poca sensibilità verso i suoi figli. Ma siamo tutti esseri imperfetti e tali saremo sempre.

Penso oggi ai nostri soldati in giro per il mondo ed anche se i mezzi sono diversi il rischio della vita è presente ogni giorno ed il dolore di chi li perde infinito.

Vorrei che le guerre finiscano ma è un’utopia e come dicono i francesi “l’argent fait la  guerre” “ è il denaro che fa la guerra”, e quello non lo si può eliminare così come l’egoismo.

Serenità!     

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963