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Creato da re1233 il 12/10/2008

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Storia di una casa che è crollata

Post n°162 pubblicato il 19 Settembre 2011 da re1233
 

 

E pensava che se non fosse stato lui ad approfittare della situazione ci avrebbe pensato il suo vicino. Era per questo che ogni qualvolta la situazione volgeva a suo favore se ne giovava e coglieva a piene mani il frutto del suo opportunismo. Aveva individuato in quel piccolo impresario edile la persona corretta, ingenua, idealista, che avrebbe potuto fare il lavoro, che lui aveva ottenuto dal signor Tale, in subappalto. Lo chiamò per un preventivo, gli chiese uno sconto. Sapeva della sua situazione finanziaria molto precaria, della sua necessità di lavorare e stabilì con lui un prezzo da fame, al limite dei costi necessari. L'altro accettò. Pur di lavorare ed ottenere quella miseria, che significava poche settimane di sussistenza ma necessarie alla sopravvivenza della famiglia si era adeguato alla situazione. Ma il lavoro non poteva essere svolto da uno solo e questi aveva bisogno di un aiuto per il lavoro faticoso e necessario da svolgere. Chiamò un pover'uomo, padre di tre figli che faceva lavori saltuari per sbarcare il lunario. Naturalmente il tutto era in nero e per adeguarsi al livello di compenso ricevuto offrì un'ennesima miseria al povero indigente. Costretto dalla impellente necessità di sopravvivere anche questo accettò. Quando fu ora di acquistare il materiale per la costruzione si rivelò necessario abbassarne il costo per poter avere un margine leggermente più alto di guadagno. Si scelse meno cemento e più sabbia, ferro scadente e mattoni di bassa resistenza. Colui che aveva ottenuto il lavoro dal signor Tale aveva supposto, visto il pezzo fatto,  che il materiale utilizzato non sarebbe stato della migliore qualità e si premunì andando dal geometra del comune con un regalino per la moglie, con alcuni  cespugli di azalea per il suo giardino e con la richiesta di indicargli un ingegnere di facili costumi che avrebbe approvato il lavoro da svolgere. Naturalmente non aveva richiesto " un ingegnere di facili costumi" ma un ingegnere di sua conoscenza " che faccia un prezzo di favore e consideri noi che dobbiamo lavorare per mantenere la famiglia", ma i facili costumi erano sottintesi. L'ingegnere in questione considerava tutti i lavori accettabili, sapeva che una troppa eccessiva severità sul lavoro lo avrebbe categorizzato tra quelli da non coinvolgere in questi casi. Pur di continuare ad operare in futuro "chiudeva un occhio" su certe imprecisioni: "tanto non sarebbe mai successo nulla di tragico!" ripeteva  mentalmente. In questo andazzo il lavoro iniziò e si concluse con un nuovo edificio malfermo e precario. In quella casa andarono ad abitare quattro individui. Il primo era un impiegato del comune che aveva fatto un mutuo per comprare l'alloggio, il secondo un idraulico che aveva collaborato alla posa in opera dell'impianto di riscaldamento, il terzo era un operaio di un'azienda metalmeccanica con lavoro a tempo indeterminato, il quarto un avvocato agli inizi della carriera con ottime prospettive di crescita in campo lavorativo. L'impiegato del comune aveva sentore che il geometra dell'Ufficio Tecnico non fosse uno stinco di santo, ma pensò che la cosa fosse normale purché non eccedesse nell'accettare regali. Il secondo aveva collaborato alla costruzione degli impianti idraulici e  non aveva indagato sulla consistenza della malta utilizzata nella costruzione, "tanto", diceva tra sé "non avranno certo fatto meno di quello che fanno gli altri?!! Tutti speculano sui materiali, l'ho fatto anch'io!". L'operaio metalmeccanico era a digiuno di ogni problema edilizio ed aveva la certezza che ognuno attorno a lui facesse il proprio dovere, aveva accettato senza porsi nessun problema la consistenza di ogni struttura fatta, diceva alla moglie" la facciata è bellissima! Anche le piastrelle sono da far invidia a chi ci visiterà!" e di ciò si beava. L'avvocato tra i suoi primi clienti aveva difeso un costruttore in lite con un condomino che lamentava delle crepe nella casa da quegli appena costruita. Ma la causa era stata vinta con successo perché arzigogolando tra i vari comma delle leggi aveva trovato una scappatoia e l'impresario era stato assolto per non aver commesso il fatto. Ancora si crogiolava guardando la fattura fatta recapitare al costruttore dopo la sua vittoria.  La casa fu abitata. Passarono anni ed il momento dell'acquisto fu quasi dimenticato.


Cinque anni dopo piovve e poi piovve e ripiovve. La terra si inzuppò d'acqua e cedette quel tanto che bastò a far cedere le fondamenta. Si salvarono ma la casa crollò.

L'impiegato comunale se la prese col terreno sul quale era stata costruita la casa, parimenti all'idraulico. L'operaio pensò che era vero quello che dicevano i primi due e si lamentò del perché "Il Comune" avesse dato il permesso a costruire in questa zona. L'avvocato scavò più a fondo e diede la colpa all'ultimo che aveva costruito l'immobile e lo denunciò.


Se....l'acquirente del terreno avesse dato il lavoro senza strappare un prezzo da fame all'impresario, se questi avesse poi comprato materiale adeguato, e se il geometra del comune avesse vigilato, come suo dovere, sui lavori, la casa sarebbe oggi ancora in piedi.

Ma se moltiplichiamo per un milione questa situazione (come succede oggi in Italia) ognuno di noi potrebbe abitare in una casa non adeguata o precaria.

Se ognuno di noi, qualsiasi lavoro faccia, pensasse ad agevolare l'altro senza speculare, senza approfittare, senza ricattare, senza mentire, tutti saremmo più sicuri e sereni.

Il bene di ognuno è uguale al bene di tutti.

Serenità!


 

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