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Creato da re1233 il 12/10/2008

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fanciullezza freddolosa

Post n°102 pubblicato il 15 Ottobre 2009 da re1233
 

                   

 

Fino ai miei undici anni vivevo in periferia a Cuneo, in una villetta a due piani affittataci da due signorine attempate.

La periferia, a quei tempi, parlo degli anni dal 50 al 55, era  campagna aperta con qualche rara villetta disseminata sul territorio .

L’appartamento era composto da due camere da letto, una cucina, un salotto ed un gabinetto al fondo del corridoio che divideva le due ali dell’appartamento.

Ci si riscaldava solo in cucina, dove una stufa a legna (putagè) veniva accesa puntualmente alle sei e mezza della mattina dai miei genitori. Riscaldava dunque solo quel locale e poiché l’inverno di allora, che durava da ottobre ad aprile, era piuttosto rigido, si andava nel proprio letto facendo a gara chi arrivava primo. Una volta giunti il problema era riscaldarsi sotto quelle lenzuola gelate ed una risorsa era il nostro fiato che emettevamo sotto la coltre tirata fin sopra alla testa. Talvolta, ma non sempre, la mamma ci riempiva una bottiglia di acqua calda e dopo averla chiusa con turaccioli precari, quelli nuovi costavano troppo,  la metteva al fondo del letto sotto le coperte. Su questa appoggiavamo i piedi gelati tentando di riscaldarli.

Ma quante volte succedeva che il tappo sollecitato dai nostri piedi, che subito cercavano il caldo della bottiglia, saltava provocando un allagamento tragico nelle lenzuola!

Quante volte tornavamo  in cucina, ormai col calore  in picchiata per lo spegnimento graduale del fuoco, in attesa che venisse rifatto il letto con del telo impermeabile sul materasso, con lenzuola e coperte nuove, e poi ritornare al gelo e senza bottiglia a riprendere le consuete manovre per riscaldarci.

La mattina guardavo fuori della finestra e vedevo sul frassino antistante neve e neve e neve e non volevo alzarmi perché il calore accumulato nella notte non volevo abbandonarlo.

La stufa era discosta dalla parete e lasciava lo spazio per l’inserimento di una sedia, la mattina a turno salivamo sulla stessa per vestirci al calore che cominciava ad emanare dal tubo fumario.

Una mattina mio fratello nella foga di vestirsi, tremando dal freddo, fece un movimento brusco ed il suo deretano toccò il tubo bollente e si scottò in un modo abbastanza grave.

Noi ridemmo al suo pianto disperato, ma capimmo poco dopo che avremmo fatto meglio a correre ai ripari subito.

Per due settimane non poté più sedersi e dovette dormire coi glutei all’aria e scoperti perché ogni peso gli faceva male.

Quando scendevo per andare a scuola la neve, per tutto l’inverno, non scompariva mai. L’altezza media era sempre sui cinquanta centimetri e lo spartineve , perlopiù un trattore con un cuneo di legno montato davanti, passava sulle strade lasciando sul selciato un residuo di circa cinque centimetri di neve.

Le macchine erano poche e le biciclette erano ormai abituate a queste gimkane.

Ed io, pieno di energie e di voglia di avventura, andavo a scuola senza seguire la strada ma attraversavo i campi colmi di neve. Arrancare su di essa, alzare il ginocchio all’altezza dell’addome scavalcando passo passo quella coltre immacolata era per me una gioia che purtroppo non ho più provato negli anni successivi.

Era la  scoperta del proprio potenziale muscolare, la sfida alla natura, il sogno di un’avventura tra le nevi, con cani e slitta, una casetta di tronchi d’albero in un bosco di pini, tra lupi e selvaggina da cacciare.. ed io l’eroe!

Ahimé quanti sogni, quanti voli pindarici, quanto impossibili,  in quel periodo dell’infanzia.

 Eppur oggi mi manca la neve! A fiocchi come farfalle, da osservare col naso appiccicato ai vetri in una cucina riscaldata, con un piatto fumante di polenta sul tavolo apparecchiato. Oppure le orme dei piedi sulla prima  nevicata od i fiocchi che ricadono sulle ciglia rivolte al cielo, ad osservare quel insieme di  piccole creature bianche che riempiono l’aria volteggiando come piume al vento. Mi manca il freddo pungente quando la nevicata finisce ed arriva la sera, la passeggiata fino alla chiesa la notte di natale, col naso intirizzito e l’aria che screpola la pelle.

Mi manca il soffice e delicato incedere sul manto nevoso e quel caratteristico rumore che si sente nel deporre la propria orma, come la compressione su qualcosa di morbido, un suono onomatopeico come il “croc” .

Quest’anno di neve ce ne è stata parecchia, tant’è che non ricordavo una nevicata così dalla mia infanzia, ma il ricordo, il legame affettivo verso di essa che avevo allora non è più tornato…e me ne rammarico!

Pazienza.. ad ogni età le sue gioie!

Serenità!

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Commenti al Post:
trampolinotonante
trampolinotonante il 15/10/09 alle 14:09 via WEB
Sei stato bravissimo e commovente. Potrei anche raccontare le mie avventure invernali e i miei scontri con il freddo anzi non solo i miei ma di tutti e 9 i miei fratelli più i nostri genitori. La cosa che ci univa erano i geloni che iniziaìvano a novembte e guarivano alla fine di febbraio. Sei stato commovente. Pure io le ho vissute così, ma senza la neve. Mi sembra che oggi non ci siano più da nessuna parte sti problemi! ciao!!tt
 
 
re1233
re1233 il 15/10/09 alle 14:22 via WEB
E' vero! i geloni...i geloni...che tormento, me li ero quasi dimenticati! Colpa dell'età che non vuole unire alla gioia quel dolore che è presente in tutto ciò che è stato il nostro vissuto. Serenità!
 
Tesi89
Tesi89 il 15/10/09 alle 15:25 via WEB
Mentre ti leggevo mi tornava in mente quel mio post della scorsa primavera sulla stufa della mia infanzia e i ricordi che mi aveva rievocato...tu lo avevi commentato con dei versi tuoi belli e toccanti.Questa sensazione del freddo intenso, soprattutto la notte e la mattina al risveglio, è qualcosa che ha accomunato in passato molte generazioni di ogni parte d'Italia...ora non è più così,fortunatamente per le ultime generazioni: i termosifoni e altre moderne forme di riscaldamento hanno tolto il problema, ma anche certi ricordi...ma voglio credere per loro che se ne siano creati altri ugualmente da conservare con affetto...:))) Serenità a te!
 
 
re1233
re1233 il 16/10/09 alle 15:09 via WEB
Sicuramente ad ogni generazione i suoi rimpianti. Questa nuova generazione rimpiangerà forse la notte e le sue uscite, il profumo dell'aria nel buio, la rincorsa all'alba ed ai suoi colori....spero invece che non vi sia il rimpianto ad altre cose ben più brutte che conosciamo ormai tutti. Serenità!
 
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 19/10/09 alle 16:18 via WEB
La bottiglia di acqua calda nel letto la ricordo benissimo, da bambina finché ho vissuto in Portogallo. Mi piace questi tuoi racconti. Mi piacciono proprio tanto.
 
 
re1233
re1233 il 20/10/09 alle 14:14 via WEB
Nel mio immaginario pensavo al Portogallo come un paese molto caldo e non immaginavo che fosse così in uso la bottiglia dell'acqua calda. Serenità!
 
   
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 30/10/09 alle 16:08 via WEB
Il nord del Portogallo, quello che confina con la Spagna, viene chiamato "Terra fria" (terra fredda). Sono nata vicino a Porto e l'inverno non è mai molto rigoroso lì, ma le notti sono fredde (un po' come a Roma). Quello che mi stupisce e che c'è un consumo meno sfrenato di termosifoni in inverno, nel senso che le case sono meno riscaldate, e forse non è un male. Non credo, però, che siano ancora in uso le bottiglie dell'acqua calda.
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 19/10/09 alle 20:31 via WEB
Certo che adesso con i cellulari, i computer, i motorini per andare a scuola, il riscaldamento e l'aria condizionata, ai nostri ragazzi questo deve sembrare appartenente alla più remota preistoria ed invece è roba recente...Tanto che io, te e qualche altro "giovane" coetaneo ce ne ricordiamo...;-))))
 
 
re1233
re1233 il 20/10/09 alle 14:17 via WEB
Certo che sono giovane! Se la gioventù è avere vent'anni io sono doppiamente anzi triplicamente giovane in quanto io non ho un solo vent'anni ma ben tre e tutti di seguito!!! Serenità!
 
ormalibera
ormalibera il 02/11/09 alle 20:52 via WEB
Non c'era la neve nella mia infanzia se non per un paio di volte, ma quel che raccanti, seppure in aspetti diversi, l'ho vissuto anch'io. Ed era un paradiso, un vero paradiso che non sapevo di avere. Perché tutto era vero, dai sentimenti, paure, atmosfere, bisogni, speranze. Tutto vero, come stride con il tutto falso di oggi! Un abbraccio,
 
 
re1233
re1233 il 03/11/09 alle 13:59 via WEB
Le cose più belle sono quelle che ci regala la natura e che ce le dona gratuitamente, ma è vero che vengono apprezzate solo quando non si hanno più! Serenità!
 
   
ormalibera
ormalibera il 03/11/09 alle 16:29 via WEB
Ma che gioia immensa è quando riusciamo ad apprezzarle e goderle mentre le viviamo. Ma questo non ci viene dato dobbiamo guadagnarcelo. Un caro saluto
 
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