Creato da lapresenzpolitica il 20/04/2010
di Roberto Sinico

Sinico

 

3 novembre 2003

La fedele ancella dell'economia

    Oggi, nel mondo, si sta affermando il principio regolativo e purtroppo assoluto, secondo il quale la politica è la fedele ancella dell'economia. Non parliamo qui dell'economia del buon padre di famiglia, ma di quella "ricca" di una traboccante, avida opulenza, che non pensa ai poveri. Sembra esservi in atto e ormai assodata, nell'opinione pubblica, una convinzione, radicata in un terreno argomentativo perverso, secondo il quale attraverso la ricchezza si possono aiutare i deboli e i poveri. Detta così sembra una logica granitica.

 

 

Noi siamo con i ragazzi

Lettera aperta agli studenti in lotta

    Dopo la straordinaria giornata del 14, di nuovo in piazza insieme a Roma il 24 novembre per battere Profumo e il governo, per impedire la distruzione della scuola pubblica.

     Il 14 novembre, mentre in 27 paesi europei milioni di persone manifestavano contro le politiche di austerità e i massacri sociali del liberismo, in Italia centinaia di migliaia di studenti, docenti ed Ata segnavano con la loro forte presenza lo sciopero generale e i cortei che abbiamo organizzato insieme a voi in 30 città. Enorme in particolare la vostra partecipazione a Roma dove i due cortei, poi congiuntisi, di circa 80 mila studenti e lavoratori/trici della scuola hanno bloccato la città, arrivando pure di fronte al Parlamento e purtroppo dovendo subire un’ignobile aggressione poliziesca che ha provocato tra di voi il ferimento di tanti giovani e giovanissimi e l’arresto di otto di essi, ora scarcerati. Le cariche poliziesche, seppur con dimensioni più ridotte e con conseguenze non così drammatiche, hanno ricordato quelle di undici anni fa a Genova contro i manifestanti anti-G8: come allora, una nuova generazione scendeva in campo per difendere il proprio presente e il proprio futuro; e come allora i poliziotti bastonatori intendevano terrorizzare i giovani manifestanti per dissuaderli una volta per tutte dal ribellarsi all’ingiusto ordine sociale e politico esistente. Ma l’intento è fallito miseramente: perché, anzi, le occupazioni di scuole e le proteste si sono estese, coinvolgendo sempre più studenti, in alleanza con tanti docenti, nella lotta contro la politica scolastica del governo, il continuo impoverimento dell’istruzione pubblica, il folle aumento dell’orario degli insegnanti a parità di salario, la conseguente espulsione dei precari, la deportazione degli insegnanti “inidonei”, il blocco di contratti e scatti e la legge Aprea-Ghizzoni, che imporrebbe definitivamente la scuola diretta dalle aziende, cancellando gli organi di democrazia della scuola e imponendo i quiz Invalsi per valutare i docenti e gli studenti.

 

 

La giornata del 14 e le precedenti mobilitazioni del popolo della scuola pubblica hanno disvelato i veri intenti della politica scolastica governativa, che è in perfetta continuità con quella dei precedenti ministri dell’Istruzione: imporre una scuola-miseria fatta di tagli permanenti e finanziamenti ridicoli, e una scuola-quiz, basata sui grotteschi indovinelli dell’Invalsi come metro di valutazione e di premio-punizione, che dovrebbero sfornare una massa di giovani precari, indifesi, malleabili e disponibili verso le imposizioni del padronato, dei gruppi industriali e finanziari, delle caste politiche e manageriali che hanno provocato la gravissima crisi che affligge dal 2008 l’Italia e l’Europa; crisi che sono i settori sociali più deboli e indifesi a pagare e non i responsabili di essa, che anzi aumentano i loro profitti, la corruzione dilagante, l’evasione fiscale, le ruberie e le malversazioni. Dunque, il movimento che vuole sconfiggere l’intera politica di immiserimento della scuola pubblica non può fermarsi qui, ed in tal senso ci sembra decisiva la massima riuscita dello sciopero della scuola del 24 novembre e di una grande manifestazione unitaria del popolo della scuola pubblica a Roma, che vi proponiamo di gestire insieme. Tenuto conto dello sciagurato comportamento della polizia il 14 novembre, come COBAS abbiamo chiesto e ottenuto un corteo per il 24 mattina (ore 10) da P. della Repubblica a P. Venezia: ma abbiamo anche fatto presente che pure altri eventuali cortei che voi intendiate organizzare, con la speranza che siate d’accordo per incontrarci o a Piazza della Repubblica o in altri punti di passaggio del nostro corteo, andranno considerati dalla questura e dal governo legittimi alla pari del nostro autorizzato, e che considereremo un’aggressione intollerabile qualsiasi tentativo di impedire l’espressione della vostra libera e sacrosanta protesta. In ogni caso, vi proponiamo di incontrarci per coordinare al meglio le mobilitazioni del 24 novembre e vi ribadiamo il totale sostegno alla vostra lotta e alle vostre rivendicazioni che sono anche le nostre.

 

COBAS  - Comitati di Base della Scuola

 

Lo Stato non siamo più noi

Lo Stato nel XXI secolo

 

Il messaggio martellante propugnato dai liberali è quello per cui lo Stato sarebbe un'entità assistenziale e, in quanto tale, mero esattore delle tasse. In un altro senso esso è progressivamente divenuto azienda produttiva, capace di dare vita e lavoro allefamiglie, neanche alla persdona. La scuola, la sanità sono viste, in questa chiave come parassiti da risanare con l'estirpazione.

 

Sandro Pertini: "Io amo i giovani"

Sandro Pertini

 

Berlusconi : le correnti metastasi dei partiti

      Le correnti sono metastasi dei partiti, i partiti sono metastasi della società malata, la società malata è metastasi del capitalismo mondiale, il capitalismo mondiale è metastasi dell'egoismo individuale, l'egoismo individuale è metastasi dei politici, i politici sono metastasi della natura.

 

Congresso CGIL

Don Pierluigi Di Piazza al Congresso della CGILEtica del rispetto, Responsabilità, memoria dei morti, solidarietà e accoglienza sono gli ideali e la pratica quotidiana di Don Pierluigi Di Piazza. E queste devono essere la sostanza del massimo sindacato italiano il quale non può accettare concetti come la rotazione degli extracomunitari, concetto vuoto e deludente uscito dalla bocca troppo piena di potere fine a se stesso del predidente del Friuli Renzo Tondo.
 

 

Casa grande, casa media,... »

L'Italia rimpiange i moralisti comunisti

Post n°1 pubblicato il 29 Aprile 2010 da lapresenzpolitica

La tragica fine del Comunismo

Nel panorama politico italiano nessuno si è accorto della tragica scomparsa dei comunisti

 
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 Fame nel mondo

 




 

Editoriale

Uno Zivago ondivago ma col cuore

 

 

 

   Di Roberto Sinico

     Antonio Di Pietro è al centro di una bufera mediatica che ha lo scopo di demolirlo perché, nell’anno domini montiano, ha osato combattere banche ed interessi forti, stando dalla parte degli studenti, dei malati, dei lavoratori, dei poveri. Avrebbe potuto appollaiarsi comodamente nel nido schizofrenico del PD. Invece, come l’eroe di Pasternak, al calcolo politico opportunistico e strategico, ha preferito agire con il cuore puro, immolandosi alle vendette esterne ed interne all’Italia dei Valori. L’accusa di ondivaghismo rivoltagli dal gruppo dirigente, dalla base e dall’elettorato che nei sondaggi lo ha punito severamente, ha una spiegazione molto semplice: la paura dell’instabilità e dell’insicurezza. Tale paura è stata indotta da sapienti manipolatori sociali per rendere passive le menti degli elettori e dirottare la loro attenzione lontana dai problemi reali, per contemplare stuzzicanti sfide tra i leaders. Un popolo impaurito è corso in massa a pagare l’obolo per decretare il successo delle primarie del PD. Di fronte ad una crisi che lo stesso Monti è incapace di governare, gli italiani si schierano dunque con chi da una visione di stabilità, di esperienza, di competenza e di moderazione.

 

 

         Ma, l’oggetto della paura non è la possibile perdita dello Stato Sociale, l’impoverimento della Scuola o la messa in rischio della Sanità, ma l’angosciante possibile fine del consumismo, delle agiatezze e delle scomode comodità. Un’ampia fetta di italiani si astiene dal solidarizzare con le ferite di chi perde il lavoro e dunque vota il PD che promette il mantenimento dello status quo, utile solo per chi già ha il set completo di privilegi. Di Pietro, cioè l’Italia dei Valori, fa paura perché la moralizzazione della società prevede l’impegno di tutti, non il sollazzo dei più. Prima il problema erano i comunisti, ora il problema è Di Pietro, messo alla gogna come demone mitologico.

 

PD or nor PD: this is the problem

Parafrasando il dubbio amletico shakespeariano, che si interroga sull’essere, si vuole insinuare l’ideaa che la sopravvivenza dell’Italia dei Valori sia determinata dall’alleanza o meno con il Partito Democratico. L’avvocato Donadi, ex capogruppo alla camera, ha comunicato che la sua dipartita non è dovuta alle nequizie suggerite da Report od al venir meno della stima in Di Pietro, peraltro riconosciuto come l’unico leader italiano che ha contrastato con tenacia il berlusconismo. La ragione vera sta nella linea politica indicata dalla segreteria che, posta davanti ad un bivio drammatico, ha scelto una strada che non incontrerà più quella del PD. Ma, se è vero che tutte le strade portano a Roma, non è per nulla incontrovertibile il fatto che la scelta bruci 12 anni di impegno politico.

 

 Come può l’IdV, partito fondato sui Valori, condividere per esempio le attuali posizioni del PD, che vota de facto le leggi che massacrano la Scuola, Sanità e Lavoro? Come può l’IdV accettare i pesanti tagli alla difesa dei bambini? Come si può votare la demolizione del sistema sanitario pubblico ed universale? Come può l’IdV dialogare con chi predica una cosa e fa il contrario? Come si può votare per togliere l’assistenza ai malati di Sla? L’Italia dei Valori avrebbe dovuto votare il freddo, tronfio e per nulla sobrio Monti ? Ciò non è stato possibile non perché non l’ha voluto Di Pietro ma perché un partito fondato sui Valori non può votare leggi contro le Persone e la loro dignità. Certo, il dubbio amletico è un pesante fardello nell’agone politico, una fiore al piede che  riguarda solo chi rappresenta un’idea ed una forza morale, mentre il PD non ha dubbi: va bene tutto, secondo le logiche del marketing, basta vincere.

 

 

  Come spesso succede, chi si pone problemi morali, deve faticare anche per gli altri e deve avere una resistenza più alta per non arrendersi. Dispiace vedere che Donadi non ce l’ha fatta a resistere, impaurito da una forte virata del partito nel radicalismo di sinistra e nella protesta di Grillo. Ad abbandonare la nave ci sono anche tanti elettori, che hanno ammainato le vele ed ora si viaggia sul 4% dei consensi. Questo valore numerico è quello reale in Italia, è sempre stato così perché gli italiani non sono affatto propensi a farsi carico delle responsabilità morali. Vien da chiedersi: quei ragazzini picchiati per difendere la loro Scuola sono stati difesi dai loro genitori o questi ritengono che l’istruzione sia solo un parcheggio per consentire di sbrigare le incombenze quotidiane?

 

La Coscienza Morale dell'Italia dei Valori

    Il montaggio televisivo che riprende Antonio Di Pietro magistrato che interroga Antonio Di Pietro politico esprime l’apriori categorico che guida l’azione dell’Italia dei Valori.   Chi voleva significare un’incoerenza,  ha finito per dare forza all’immagine d’autentica responsabilità morale, umana coscienza civile ed illuminata autocritica. Un partito che si fonda sui Valori non può non interrogarsi sulla propria condotta e se l’azione consegue al pensiero, l’IdV non poteva mediare e scegliere di rimanere con i contorsionismi del  PD. E’ logico chiedersi se non conveniva utilitaristicamente restare nel recinto del centrosinistra ma il cuore non consente aggiustamenti ipocriti per mantenersi in sella. Ora, potati i rami secchi, occorre rinforzare con pazienza le radici del partito, che spingeranno a far sbocciare i fiori in difesa dell’Umanità

 
 

Fame nel mondo

 

Verso l'impossibilità di scelta

La fine della Politica

Dalla Filosofia alla Scienza

Dalla Politica alla Tecnica

Persino gli psicologi, i medici dell'anima, si sono messi al servizio di chi l'ammala e la controlla per perseguire interessi economici. La tecnica, il braccio armato dell'economia speculativa mondiale, è divenuta fine a se stessa. Gli scienziati lavorano con ossequio totemico per elevarla all'infinito, trascurando l'uomo ed il suo significato nel mondo. Umberto Galimberti ha dato enfasi a questa distruttiva realtà attuale, che ha blindato le scelte dell'Umanità, ha estinto la Politica come la intendevano i classici, per divenire scienza politica e dunque trasformarsi a tecnica. Già Platone si era opposto alle retorica persuasiva di Gorgia, intuendo teleologicamente i tragici esiti delle sorti sociali, ma anche Roberto Sinico aveva definito la Politica di oggi ancella dell'economia. La fine della politica apre scenari inquietanti e Galimberti ammette di aver perduta la speranza che gli uomini si rimettano in carreggiata. Per Roberto Sinico serve una nuova forma di politica che si astragga dal reale per fondare le basi di un'alternativa pronta per sferrare l'attacco decisivo all'attuale impero, regime e dittatura finanziaria mondiale che non ha nemmeno bisogno di togliere le libertà individuali, tanto le persone vivono ingabbiate e schiave della ipnosi della libertà di espressione. Bisogna creare uno spazio virtuale in cui non agire, non faer niente ma soltanto iscriversi ed aspettare che gli iscritti virtuali raggiungano la maggioranza ed alla fine, calare gli assi, occupare democraticamente tutti assieme le stanze del potere. Una rivoluzione non silente, ma addirittura virtuale, che parte dall'alterità dall'antimateria. E' finita la politica con la fine della Sinistra dei Valori


Save the Children


 
 

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