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SAN SUU KYI E' LIBERA!

Post n°828 pubblicato il 13 Novembre 2010 da ponte.mammolo

Dopo quindici anni di reclusione Aung San Suu Kyi torna libera. Non si conoscono ancora i tempi del rilascio, "quel che possiamo dire è che le carte sono state firmate" ha detto Win Tin, leader storico della Lega nazionale per la democrazia, incontrato nella sede di Rangoon. A centinaia si sono riuniti fin dalle prime ore di questa mattina con le magliette "We stand with Aung San Suu Kyi". "Non sappiamo dire con certezza quando sarà rilasciata e quando sarà libera di muoversi ma speriamo ci raggiunga nella sede come ha già fatto anche in passato", ha aggiunto Win Tin. Poi "riprenderà a fare politica e a viaggiare nel Paese".

Secondo quanto si apprende tramite i giornalisti internazionali presenti sul posto, la liberazione potrebbe avvenire o nella notte birmana oppure domani.
Intanto su University Avenue Road, davanti all'abitazione del Premio Nobel, aumenta il numero di poliziotti e camionette antisommossa pronti a contenere possibili manifestazioni di massa.

La leader dell’opposizione democratica birmana fu arrestata nel 1988 dopo aver organizzato la Lega nazionale per la democrazia (Lnd), a seguito della sommossa popolare repressa nel sangue nell’agosto di quell'anno. La Lega ottenne una vittoria schiacciante alle legislative del 1990, ma la giunta al potere non riconobbe i risultati.  Nel 1991 Aung San Suu Kyi ricevette il Nobel per la Pace, ma tornò in liberta solo nel luglio 1995. Nel 1998 lanciò un ultimatum inascoltato al governo, chiedendo di convocare l’assemblea eletta nel '90. Nel settembre 2000, sottoposta nuovamente ai domiciliari, riaprì i negoziati segreti con la giunta grazie alla mediazione di Razali Ismail, inviato speciale dell’Onu in Birmania. Nel maggio 2002 fu rilasciata. Ma a distanza di sette anni la giunta militare la accusò di avere violato le condizioni della pena, ospitando un cittadino americano, e la trasferì in prigione. La donna fu condannata a tre anni di prigione e di lavori forzati, quindi la sua pena fu commutata in 18 mesi supplementari di arresti domiciliari. Le leggi elettorali del marzo 2010 costringono la Lega nazionale per la democrazia a scegliere tra l’esclusione della loro leader e la rinuncia allo scrutinio. Il partito viene ufficialmente sciolto.

 
 
 
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