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Angela Fabbri

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Numero Zero

Post n°69 pubblicato il 25 Agosto 2015 da angi137
 

ATTENZIONE: questa recensione contiene spoiler!

NUMERO ZERO

Umberto Eco
Numero Zero
Romanzo Bompiani

Se Baudolino mi aveva vagamente annoiato e degli ultimi libri di Eco non mi fidavo più, ecco che questo Numero Zero, agile libretto di 150 pagine, mi ha tenuto incollata e divertita fino alla fine. Perché Eco, anche se dice che "Se vuoi vincere devi sapere una cosa sola e non perdere tempo a saperle tutte, il piacere dell'erudizione è riservato ai perdenti", si delizia da morire a mostrarci la sua, di erudizione, ma stavolta con leggerezza, con savoir-faire, inanellando i lunghi elenchi che adora o lasciando cadere goccia a goccia una colta citazione qui e una là. Nel far questo, tuttavia, sotto il guanto di velluto fa intravedere ogni tanto la manopola d'acciaio.

La vicenda pare grottesca, ma è invece realistica in modo inquietante: un grande industriale raccatta una manciata di giornalisti falliti per fare un giornale che non dovrà mai uscire, destinato a scopi ricattatori, ma gli unici che lo sanno sono il direttore Simei e il collaboratore Colonna, il nostro narratore.

Via via che la strampalata redazione cerca di mettere insieme il giornalastro, Eco elargisce, per bocca di Simei e dei suoi redattori, tutti i consigli su come fare un giornale di successo. Ecco una lista di citazioni succose:

"Non sono le notizie che fanno il giornale, ma il giornale che fa le notizie".

"Insinuare non significa dire qualcosa di preciso, serve solo a gettare un'ombra di sospetto".

"D'altra parte chi legge mai i libri che i giornalisti recensiscono, di solito neppure il recensore, cara grazia se il libro l'ha letto l'autore, e a vedere certi libri a volte si direbbe proprio di no".

 "Ma i giornali seguono le tendenze della gente o le creano?" "Tutte e due le cose signorina Fresia. La gente all'inizio non sa che tendenze ha, poi noi glielo diciamo e loro si accorgono che le avevano".

"Accade il fatto X, non puoi non parlarne ma imbarazza troppa gente, e allora in quello stesso numero metti titoloni da far rizzare i capelli, madre sgozza i quattro figli, forse i nostri risparmi finiranno in cenere, scoperta una lettera d'insulti di Garibaldi a Nino Bixio e via, la tua notizia annega nel gran mare dell'informazione".

E così via. Nel frattempo uno dei redattori, il complottista Braggadocio, cerca le prove per dimostrare che Mussolini non è morto fucilato a Dongo, quello era un sosia, in realtà è emigrato in Argentina e stava per tornare con l'aiuto di Gladio. Braggadocio mette insieme i fatti più bui degli anni di piombo, ma alla soglia delle sue sorprendenti rivelazioni finisce ammazzato. Ci aspetteremmo una caccia all'uomo per il sopravvissuto Colonna e la signorina Fresia, che nel frattempo hanno fatto un po' più che conoscenza, ma questo non è un thriller all'americana. Dopo qualche giorno passato a nascondersi sul lago d'Orta i due assistono basiti alla trasmissione della BBC che svela i retroscena del golpe Borghese, di Gladio e dell'operazione stay behind (con tutti i collegamenti con la strategia della tensione, la P2, il rapimento Moro e metteteci pure quello che volete) e a quel punto del complotto di Braggadocio e delle sue rivelazioni non importa più a nessuno, il che può essere confortante da una parte, ma molto sconfortante dall'altra, perché:

"Niente può più turbarci, in questo paese. In fondo abbiamo visto  le invasioni dei barbari, il sacco di Roma, la strage di Senigallia, i seicentomila morti della Grande Guerra, e l'inferno della seconda, figurati qualche centinaio di persone che ci sono voluti quarant'anni per farle saltare in aria tutte. Servizi deviati? Cose da ridere rispetto ai Borgia. Siamo sempre stati un popolo di pugnali e veleni".

"L'unico problema serio per il buon cittadino è non pagare le tasse, e poi quelli che comandano facciano quel che vogliono, tanto è sempre la solita mangiatoia".

E allora? Si fa appello a quegli onesti che pure ci sono da qualche parte, anche se ben nascosti? Si fa la rivoluzione? No. Proprio no.

"Basta solo aspettare: una volta diventato definitivamente terzo mondo, il nostro paese sarà pienamente vivibile".

Come vorrei che si sbagliasse lo stimato Professor Eco. Lo vorrei proprio tanto.

 

 

 
 
 
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