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CURATO AGITATO (4 RISATE)

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Il nuovo curato della parrocchia era molto nervoso per la sua prima messa e quasi non riusciva a parlare. Domandò quindi all'arcivescovo come poteva fare per rilassarsi e questi gli suggerì di mettere alcune gocce di vodka nell'acqua della messa. Così fece. Si sentì così bene che avrebbe potuto fare la predica in mezzo ad una tempesta.Però quando tornò trovò la seguente lettera dell'arcivescovo:                                                                                                                                                        

"Caro Don Angelo, qualche appunto spicciolo: 1) Per la prossima volta, metta gocce di vodka nell'acqua e non gocce d'acqua nella vodka e non metta limone e zucchero sul bordo del calice. 2) La prossima volta sorseggi, invece di scolare. 3) La manica della tonaca non deve essere usata come tovagliolo. 4) L'altare non e' un mobile-bar e il messale non e' un sottobicchiere. 5) Ci sono 10 comandamenti e non 12.6. Ci sono 12 discepoli e non 10.7 e i vizi capitali non sono i peccati degli abitanti di Roma. 8) Non ci si riferisce alla croce come "quella grande T di legno". 9) Non ci si riferisce a Gesù Cristo e i suoi discepoli come "GC e la sua band". 10) Non ci si riferisce a Giuda come "quel figlio di puttana", e sua madre e suo padre non erano rispettivamente una zoccola e un ricchione. 11) Davide ha sconfitto Golia, non ha cercato di inchiappettarlo. 12) Non si riferisca a Giuda come al "fetentone". 13) Il Papa è sacro, non castrato, e non si usa chiamarlo “Il Padrino”. 14) Giuda ha venduto Gesù nel Sinedrio, non in un "localaccio malfamato" o nel bazar persiano. 15) E il prezzo erano 30 monete d'oro, non "30 sacchi".

 

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16) Il  Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono il Vecchio, Junior e il Fantasmino. 17) Quella "casetta" era il confessionale e non la toilette. La toilette dove ha orinato a metà messa in realtà era il confessionale... e non è bello bestemmiare perché non hanno messo lo sciacquone .18) L'iniziativa di chiamare il pubblico a battere le mani è stata lodevole, però ballare la macarena dopo aver fatto la selezione delle devote ed aver scelto la più giovane e poppona e poi, come se non bastasse, fare il trenino, mi sembra esagerato. 19) L'acqua santa serve per benedire e non per rinfrescarsi la nuca sudata. 20) Le Ostie vanno distribuite ai fedeli che si comunicano, non devono essere offerte come una specie di patatine e come antipastini e accompagnate dal vin santo. 21) Quello sulla croce, anche se con la barba assomiglia a Che Guevara, non era lui ma Nostro Signore Gesù Cristo. 22) Berlusconi è proprietario di Mediaset e del Governo italiano, ma non ancora il Boss della Chiesa Cattolica. 23) Cerchi di indossare le mutande e quando ha caldo eviti di rinfrescarsi tirando su la tonaca. 24) I peccatori quando muoiono vanno all'inferno, non “a farsi fottere”. 25) Ricordo ancora che la messa deve durare un'ora circa e non due tempi da 45 minuti e che quello che girava vestito di nero e' il sagrestano, non "quel cornuto dell'arbitro". 26) Quello che le stava seduto di fianco a lei ero io, il suo Arcivescovo, non "...una vecchia checca in gonna rossa" 27) La formula finale corretta e' "La Messa e' finita, andate in pace" e non "Va beh,basta che adesso ho mal di testa, andatevene tutti fuori dai coglioni".

Per il resto, mi pare andasse tutto bene.

L'Arcivescovo.

 

 

RIEPILOGANDO

Post n°63 pubblicato il 03 Luglio 2013 da carmarry

E' incredibile come la gelosia, che passa il suo

tempo a fare piccole supposizioni nel falso,

abbia così poca logica

ed immaginazione nello scoprire il vero.


 
 
 

PENSIERI IN LIBERTA’ TRA IL SERIO ED IL FACETO

Post n°62 pubblicato il 02 Luglio 2013 da carmarry

Breve premessa. Volevo fare un Post divertente come si evince dalle immagini ma poi, ricordandomi che l'idea mi è venuta a seguito di una racconto riportatomi da una persona VERA ed affidabile e che si riferisce ad una situazione VERA e REALE...ho avuto meno voglia di ridere e mi sono soffermato a riflettere.Magari questo può servire a far riflettere più persone...sia chi sta dalla parte del carnefice (magari malvolentieri...è possibile!) sia chi deve accettare il ruolo di vittima perchè non ha alternative e se un tantino si ribella e scalpita ha tutte le ragioni per farlo e andrebbe anche capita. Se si frequentasse di più la parola "rispetto" (della dignità, dell'intelligenza, delle persone in generale)credo che il mondo sarebbe migliore e chi ha da lamentarsi molto probabilmente avrebbe tutte le sacrosante ragioni per farlo. Oggi io invece mi chiedo: quante delle persone che si lamentano di eventi o atteggiamenti non graditi, sono veramente autorizzate a farlo?

Credo che il più grande sbaglio nella vita è quello di avere sempre paura di sbagliare.

E' il modo migliore per rimanere immobili e vivere senza lasciare un segno che viviamo, che ci siamo. Non si vive ma si vivacchia, solo concentrati sul tentativo di non sbagliare e dunque cos'abbiamo da chiedere? "Please don't disturb". Che si tratti di un uomo o di una donna,il concetto una volta tanto, non conosce sesso: è tra i più paritari che esistano. Non a caso chi è così inerme, immobile,(debole?) cosa fa? Sceglie come compagno/a quella persona che "sente" come moooolto migliore di sé, una persona "superiore" e perde spesso di vista -per accorgersene solo quando è troppo tardi ed è prigioniero di una gabbia che in gran parte continua a rinsaldare da sé- ciò che agli altri invece appare chiaro e scontato:

                                      

quella persona che trasmette questo bluff, questa "inventata" superiorità, visibile solo a chi gli è succube, in realtà è, nella vita sociale, una "personcina", pronta a vendere fumo, difficilmente capace di espletare a livelli accettabili di competenze i compiti che dovrebbe saper svolgere per il ruolo con cui si "presenta" e così...fa commercio. Qualcosa da dire contro il commercio? Assolutamente no! E' il motore nobile di tutto...Dal salame al castello, passando attraverso la mia poltrona preferita, al cellulare che mi piace, al computer che utilizzo e agli apparecchi salvavita di un Ospedale, tutto quello che ci circonda è il frutto dell'inventiva che il commercio -e solo il commercio- rende fruibile per chiunque. Un fatto però credo che dovrebbe essere chiaro per tutti: chi fa commercio si dichiari "commerciante" e non Prof.Dott.Ing.Avv.ecc. perché dal Prof.Dott.Ing.Avv.ecc, io mi aspetto di avere i servizi di un Prof.Dott.Ing.Avv.ecc, non di un commerciante per quanto ESIMIO e BRAVO che mi viene a vendere le competenze della professionalità che altri professionisti...quelli veri nel settore, capaci, quelli che risolvono i problemi e di solito lavorano sodo "dietro le quinte",svolgeranno per lui che espone un titolo accademico senz'altro ottenuto con impegno e magari anche con fatica, ma ormai svuotato di qualsiasi significato. Il concetto non è semplice e sarebbe lungo da spiegare ma giusto per fare un esempio: l'autore di un libro avrà successo solo se è circondato da ottimi esperti nel commercio di quel settore:dall'editore al suo Agente...i quali quando parleranno di quel libro (per venderlo) lo faranno non certo presentandosi come gli autori, co-autori, ispiratori e quant'altro...ma con il ruolo specifico che hanno in quella circostanza e il perno intorno al quale faranno ruotare i loro discorsi sarà il nome dell'Autore che alla fine rimarrà sempre il vero, miglior testimonial della sua opera. Sarà l'unico autorizzato ad usare l'espressione: il MIO libro. Ora,siamo franchi,a ben vedere(e ce lo insegnano le ormai inflazionate teorie sulla "comunicazione") ognuno di noi "vende" agli altri, -almeno dal punto di vista lavorativo, ma non solo-, se stesso: dal candidato in un colloquio di lavoro all'alto Manager affermato...tutti quelli che svolgono un'attività che abbia bisogno di "clienti" o alleati(e quale attività non ne ha bisogno?),sanno di dare in pasto agli altri, la parte più "sensibile" e più fragile di sé: la propria immagine. E qui casca l'asino(qualcuno penserà: "Ma come...anche qui?...Ebbene,sì!): se la persona in questione è intelligente, cerca di rendere questa immagine la più vicina possibile al proprio "essere": una vita vissuta nei panni di chi "non si è" (e noi lavoriamo per quasi l'intero arco della nostra vita) è improponibile se non per

  • pochi arroganti (che in pubblico sono figure quasi vicine alla santificazione ed in privato i despoti sgraziati ed insensibili di cui accennavo all'inizio...normalmente scelti come compagni dagli "immobili" a vita),
  • per i megalomani (in Italia ne abbiamo avuti molti esempi...recenti, a vari livelli) o
  • per chi ha aspirazioni suicidarie, perché prima o poi, non potrà più sostenere quel ruolo e difficilmente accetterà la disfatta.

Ovvio per queste categorie ci vuole una grande abilità: quella di vendere e di dimostrarsi disposti a vendersi al miglior offerente...Non è detto che lo trovino ma almeno intanto sgomitano e qualche briciola prima o poi cade tra le loro mani. Così si "rifanno" (che tristezza!) di tante inquietudini, nel privato. Sono persone represse, dall'atteggiamento spesso a-storico e sempre prevaricatore con chi deve subire. Sono capaci solo di essere forti con i deboli per rivalersi su un vivere che li vede deboli tra i forti. Nel quotidiano sono quelle persone frustrate, ansiose di correre senza vergogna dietro la scia del politichino alla Cetto La Qualunque (e che cercano di farsi amico anche il suo autista...in giarrettiera se donna, con fare fantozziano se uomo), o che sperano che qualcuno si accorga di loro anche solo per una piccola cosa, perché sia ben chiaro: se una persona, nel suo orticello, ha una grande idea di se stessa, si può esser certi che e' l'unica grande idea che ha avuto ed avrà in vita sua.

                              


 
 
 

AMORE E ODIO SPESSO COINCIDONO

Post n°61 pubblicato il 16 Giugno 2013 da carmarry

AMORE E ODIO SPESSO COINCIDONO...

...infatti io il marito della mia amante (leggi:colui/colei "che amo/a")...lo odio!

Le cinque domande più temute dagli uomini:

1) A cosa stai pensando?
2) Mi ami?
3) Ti sembro grassa?
4) Pensi che lei sia più bella di me?
5) Che cosa faresti se io morissi?


Che cosa rende queste domande così difficili? Il fatto che la risposta ad ognuna di esse può potenzialmente esplodere in una discussione se l'uomo risponde in maniera errata (cioè, dice la verità).
Comunque cercherò di rendere pubblico servizio, fornendo qui di seguito un'analisi delle domande e delle loro possibili risposte. Nel fumetto sono riportate le risposte corrette per evitare discussioni e poi segue un commento sulle risposte che si vorrebbero realmente dare


Domanda n. 1: A cosa stai pensando? 



 Questa risposta ovviamente non ha alcuna somiglianza con quella vera che, molto probabilmente, sarebbe una delle seguenti:
a) Calcio
b) Formula Uno
c) A quanto sei grassa
d) A quanto lei è più bona di te
e) A come spenderei i soldi dell'assicurazione se tu morissi.


 Forse la migliore risposta a questa domanda fu: "Se volessi farti sapere a cosa sto pensando, probabilmente ti parlerei."


Domanda n. 2: Mi ami?

Le risposte vere ma inappropriate includono:
a) Come no... un casino!!!
b) Ti farebbe sentire meglio se ti dicessi di si?
c) Dipende da cosa intendi per amore.
d) Chi? Io?


Domanda n. 3: Ti sembro grassa?

Tra le risposte sbagliate ci sono:
a) In confronto a cosa?
b) Non direi che sei grassa, ma non sei nemmeno magra...
c) Un po' di sovrappeso ti sta bene.
d) Ne ho viste di più grasse!
e) Scusa, che cosa hai detto? Stavo pensando a come spenderei i soldi dell'assicurazione se tu morissi.


Domanda n. 4: Pensi che lei sia più bella di me?


 Tra le risposte sbagliate ci sono:
a) Si, ma tu hai più personalità.
b) Non più bella, direi solo più magra.
c) Non più bella di te all'età sua.
d) Definisci "bella"!
e) Scusa, che cosa hai detto? Stavo pensando a come spenderei i soldi dell'assicurazione se tu morissi.


Domanda n. 5: Che cosa faresti se io morissi?


Questa è una domanda che va trattata a parte perché di solito non ha vincitori. La risposta spontanea sarebbe ovviamente: "Comprerei una Ferrari ed una barca!"
Ma non fatevi illusioni: non importa quale risposta diate, preparatevi ad almeno un'ora di altre domande, tipicamente di questo genere:

Finito qui? Neanche per sogno...!!!


 

Ecco...accendiamo la luce e ragioniamo un attimo...cerchiamo di capire il motivo di questi strani rumori di ferraglia ...ough.... ehmmmmm

Concludendo: La sera andando a letto...è meglio mettersi tranquilli a dormire!!!

Durante il giorno,invece,prima di fare passi affrettati, è meglio riflettere, capire,   ragionare e poi ri-riflettere, ri-capire, ri-ragionare e ancora...magari per qualche annetto!

Anche io sono stato sposato. Ammetto la colpa! Ho scoperto che la mia ex moglie mi aveva sposato solo per fare dispetto ad un uomo.

Solo il giorno dopo il matrimonio però ho scoperto che quell'uomo ero io!!!

 Come ci sono rimasto maaaaaleeeee!

Poi, però, a ben pensarci,oggi va bene e allora:  ragazzi MOSECA!!!!!!

 

 

 

 

 
 
 

ESPERIENZA E AMORE

Post n°60 pubblicato il 09 Giugno 2013 da carmarry

     

L'esperienza purtroppo, è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l'esame, poi ti spiega la lezione. Lo vedi nel tuo quotidiano,nella tua vita che, alla fine, è un insieme di avvenimenti, di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme. E allora: non piangere per la persona si è fermata lungo la strada che tu avevi rifatto sotto i suoi piedi affinché camminasse senza inciampi...perché sarà lei a piangere quando scoprirà di averti perso per sempre e che camminare su una strada tutta da rifare è un vivere solo qualche occasionale momento di euforia per la "novità" e ritrovarsi poi, invece, persi nel fango...Non amare ci ti dice:"Ti amo", ama chi con le lacrime agli occhi ti dice:"Amami"... Non amare chi ama vivere l'amore ma solo chi ti dice:"Dammi il tuo amore!". Non amare chi ti dice: "Non voglio farti soffrire!"...Ama chi ti dice: "Non posso farti del male senza farne a me stesso". Ama solo questa persona e nessun'altra e piangi se dovessi perderla. Piangi...se riesci a sopravvivere all'averla persa...perché solo la morte potrà togliertela. Tutte le altre, anche se ti hanno fatto soffrire, considarele per quello che sono state: "Incidenti di percorso!".

A "quella" persona io canto:

Dove tu vivi

 

a specchio del tuo sguardo

 

affretto il cuore

 

a nodi d'inquietudine

 

costringo a soluzioni d'ordine

 

di cielo

 

e le mie fughe d'ombra

 

in comunione.

Mi brucia soave e leggero

 

questo pensiero.

 

Sì, mi brucia...

 

un pensiero di neve

 

una sete lunghissima

 

d'aria

 

gonfia di gioia

 

un'altezza di splendida pace

                                                                        

 
un amore d'aperte bandiere...

 

...di lenti gabbiani

 

sul mare.

                  

Dilemma chiuso

 

sconvolgente certezza

limpida e inattesa:

 

tu per me resti eternamente

 

il pane

 

l'altro da me senza di cui

 

il non poter vivere:

 

oggi perché ti soffro non veduta

 

domani

 

perché poco...

 

...sempre troppo poco

 

e penosa è l'assenza!

 

La mia fame di te

 

non è finita...

 

e solo ora inizio a godere

 

del bere alla tua fonte che è vita.

 

Solo con te

 

essere in due

 

vuol dire

 

essere interi !!

 

 

 
 
 

ALL’AMORE: ARRIVEDERCI PAOLA…ROSa ETERNA BENE-DICO

Post n°59 pubblicato il 16 Maggio 2013 da carmarry
Foto di carmarry

 

E' per questo che chi ti ha conosciuto

 

anche una sola volta nella vita

 

è felice per sempre e non ambisce altro che a te,

 

lontano dal tuo cuore, Amore!

 

Perché mentre nel mondo le creature

 

ogni giorno che passa, ad una ad una

 

ci lasciano più soli e -se vicine-

 

fanno sfiorire senza pentimento

 

le speranze più belle nell'oblio

 

tu solo ci vieni incontro a braccia tese

 

insistendo a provarci ancora,

 

in un gesto che non avrà mai fine

 

se ancora un uomo,l'ultimo dei vivi,

 

ha bisogno di te per non morire.

 

Tu soltanto Amore non ci deludi!

 

Ci fai soffrire ma sei così munifico e divino

 

da dare più di quello che prometti

 

sempre aldilà di quanto ti chiediamo.

 

Ti è il tempo fedele alleato

 

e così non indietreggi innanzi a un disperato

 

né resti ad aspettarlo da lontano

 

ma lo rincorri sempre,follemente

 

finché non puoi prenderlo di nuovo per mano.

 

Ci vuoi bene così vi sei costretto

 

dal peso eterno della tua immensità, Amore.

 

Felice chi si arrende alla tua insistenza

 

chi della tua forza si fa schiavo.

 

Chiudi le braccia solo quando

 

siamo tutti nel tuo cuore

 

per vivere estasiati contemplando

 

il tuo ammirabile volto, Amore.

 

 

Ci fai straziati e vinti per una vita che si spegne

 

ci fai redenti e vivi a un nuovo incontro.

 

Con te solo accade questo - e solo

 

questo è sentirsi vivi- : riposare nella certezza

 

immobile e abbagliante, semplice e immensa,

 

d'una verità:

 

"Noi con te siamo eterni. Non morremo mai!

 

Le tracce che grazie a te lasciammo,

 

segnano l'immensità del nostro infinito!"

 

 

Siamo -con te- come il sole che al tramonto

 

sembra spegnersi immemore nei gorghi

 

d'una notte da cui non si torna

 

e invece sorge intatto a modulare

 

nella rosea freschezza dell'aurora

 

l'azzurra sinfonia d'un giorno nuovo. 

 

E a te Paola, che non sei più ma ci sei,ovunque ora tu sia,

 

in qualunque universo o tempo a noi non noti

 

 

rammento che ALTRI -non Amore- consumarono

 

la tenera manna del tuo viso,

 

casco divenuto disabitato più del nulla

 

senza poter vincere però...mai, il tuo amore del vivere

 

e la tua forza perenne

 

che ha serbato il colore tortora dell'ombra

 

quando il cielo è viola.

 

 

Amore per il vivere,ha dato a te, canoa di lilliput,

 

l'ardore di galleggiare su creste d'acqua

 

come in trono

 

senza mai temere

 

il freddo e le follie del vento.

 

Vivi altrove. Più in alto. Ma vivi in me...

 

...e in chiunque -ilare o triste- abbia incrociato

 

la tua tortuosa via.

 

Ora la tua anima è sangue nella treccia

 

delle mie calde vene,

 

è intramontato oriente nei miei sguardi

 

per sempre e ancora...

 

 

Diversamente da te non avverso alla fortuna,

 

incrociai un'inatteso dolce artiglio

 

di fuoco adamantino

 

che in consensuale agguato mi ha ghermito a preda

 

del suo Amore

 

che col mio...non è più...


...uno per ciascuno

 

- enigma infinito in sospesa attesa-

 

ma senza interludi tragici o agonie.

 

Era, "è"  e sarà non importa come o dove,

 

non importa quando...ma solo perché.

 

 

Come fragile e nuda sagoma, sotto il sole,

 

godo forse non il bene che ho dato

 

ma il desiderio immenso di volerne dare...

 

...meno l'ombra.

 

Nell'eco della Regola Celeste

 

dolce

 

Lao-Tse m'accompagna:

 

"tutte le cose han sulle spalle l'ombra

 

e tra le braccia portano la luce

 

ma l'infinito spirito le placa" (*)

 

Magica testimonianza d'una saggezza cristallina...

 

 Ma io sono e rimango un uomo che di sé sente e sa,

 

vive la sua luce e le sue tenebre e perciò tace...

 

Ma come strazia il cuore della mente immaginare

te, gigante nella vita, muta e immobile...

 

Dilania riposare il tuo riposo!

 (*) Lao Tse: "La regola celeste"

 

 
 
 

AMORE E DINTORNI

Post n°58 pubblicato il 28 Aprile 2013 da carmarry

AMORE, AMORE,AMORE UN CORNO: Così recita una canzone di Mia Martini.Ma quando dico "ti amo", che cosa sto dicendo di preciso? E soprattutto chi parla? Il mio desiderio, la mia idealizzazione, la mia dipendenza, il mio eccesso, la mia follia? E come si trasforma questa parola quando il desiderio si satura, l'idealizzazione delude, la dipendenza si emancipa, l'eccesso si riduce, la follia si estingue? Non c'è parola più equivoca di "amore" e più intrecciata a tutte quelle altre parole che, per la logica, sono la sua negazione. Tutti, chi più chi meno, abbiamo fatto esperienza che l'amore si nutre di novità, mistero e pericolo e ha come suoi nemici il tempo, la quotidianità e la familiarità. Nasce dall'idealizzazione della persona amata di cui ci innamoriamo per un incantesimo della fantasia, ma poi il tempo, che gioca a favore della realtà, produce il disincanto e tramuta l'amore in un affetto privo di passione o nell'amarezza della disillusione. Qui Freud ci pone una domanda: 'Quanta felicità barattiamo in cambio della sicurezza?'."

AMORE E SOLITUDINE NELLA COPPIA:  Circoscritte da luoghi comuni e stereotipie culturali, teorizzate da leader d'opinione interessati allo spettacolo, gestite dai media allo scopo di garantire audience,le ricerche intorno ad amore, solitudine, relazione e coppia attraversano un momento di grande travaglio e confusione. Intanto i ricercatori "più accreditati" sembrano essere completamente dominati da paradigmi della conoscenza estranei alle scienze umane e molto lontani dalla possibilità di esprimere visioni d'insieme, prigionieri come sono di deformazioni percettive tipiche delle loro attività professionali quotidiane.
Possono -uno psichiatra o un criminologo o un sessuologo abituati a considerare la materia di loro competenza in termini specialistici-, inventare una teoria sull'amore, solitudine,relazione, coppia che non sia una ridefinizione di convinzioni personali o stereotipie culturali? Difficile ma non impossibile. Però, solo a patto che questi specialisti abbiano sviluppato una visione d'insieme, più aperta ad altri contributi del sapere umano e si saranno posti problemi che travalicano i confini angusti e specialistici delle loro conoscenze.
In altri termini, penso sia possibile affrontare temi di maggior rilievo,quelli cioè destinati ad influenzare la vita della coppia quali la durata, la comunicazione intima, il rinnovamento costante legato al trascorrere del tempo, l'estensione e la condivisione delle motivazioni esistenziali, la ricerca dell'amore come una disposizione dell'anima. Oltre la possessività infatti, e dietro la parola amore si nasconde una più ampia visione della funzione che esso svolge nelle relazioni umane e più in generale nell'esistenza individuale. Né le rigidità della psicologia clinica che vede il mondo del disagio psichico con la lente della medicina dell'800, né alcune ricerche sociologiche astoriche e superficiali riescono a spiegare in maniera convincente il disagio stesso. Lo psichiatra che, invece, investiga il disagio del paziente(oltre che empaticamente) scientificamente (cioè con tutto il corredo di conoscenze e competenze mediche indispensabili ad una ricerca "compiuta ed esaustiva") se interagisce con altri specialisti e s'impegna nella ricerca stessa,può andare oltre una teorizzazione ridefinita ed avvicinarsi ad una che abbia maggiore esaustività e soprattutto originalità. Deve essere innanzitutto in grado di non limitarsi ad essere un comodo distribuire di comode pillole ed applicatore pedissequo di rigide teorie, ma -ovvio, all'interno del tempo riservato a quella seduta di quel paziente- deve imparare a soffrire della stessa sofferenza dell'investigato, godere del suo godere per guarire con lui dopo essersi con lui,in più sedute, "momentaneamente e solo empaticamente" ammalato. Il momentaneo e l'empatico sono indispensabili per conservare il ruolo disemotivo di analista che ritrasmette al paziente il vissuto che egli riporta, in maniera analizzata,appunto. Del resto questo tipo di medico (che,se ben impostato e calato nel suo effettivo compito, rappresenta la "trasgressione" senza danno, allo stato puro, senza riserve né limiti), è l'unico che, in definitiva, ha questa opportunità nel momento in cui ha anche l'umiltà di interagire con gli altri specialisti di cui ho detto prima. Ho avuto modo di constatare che chi sperimenta l'infelicità dello stare in coppia senza amore o della perdita della persona amata o del rimorso legato al tentativo di consentire a se stesso la possibilità di cercare una nuova occasione, deve accontentarsi di relazioni di aiuto precarie, talvolta anche amichevoli ma che risentono inevitabilmente di quel mancato distacco che le situazioni dolorose suscitano, in un gioco inestricabile di proiezioni.
Le prospettive che si aprono non sono numerose e vanno dalla rinuncia alla propria identità che induce all'autodistruzione, alla rassegnazione che consiste spesso nel rimandare ad un mondo immateriale l'intera questione, sotto l'effetto di ispirate prediche di officianti religiosi che hanno scelto la rinuncia come via di attraversamento del mondo, o nel cercare comprensione, speranza, ed il significato degli eventi, presso "esperti" distanti anni luce in termini di elaborazione dell'esperienza vissuta in prima persona. Ciò, è evidente, vale anche per quegli psichiatri che fanno della propria professione un mero business, all'interno del quale ogni paziente si trasforma da essere umano in una parcella che, di solito, più è alta, più si ingigantiscono le distanze con il paziente. In realtà si tratta di professionisti che sono solo ansiosi di predisporre le tipologie nelle quali incasellare i pazienti, allo scopo di sostenere la loro scuola di appartenenza e, in fondo, un po' tradiscono la richiesta d'amore del paziente in nome della "verità scientifica". Il riferimento alla psicologia contemporanea è evidente, ma l'entusiasmo presente nelle motivazioni che sottendono la scelta degli studi psicologici non induce all'ottimismo. In "L'arte di amare", Fromm afferma, da psichiatra esperto e laico, che "...mentre la grande popolarità della psicologia indica un interesse nella conoscenza dell'uomo,tradisce anche la fondamentale assenza di amore nelle relazioni umane odierne. Ciò perché la conoscenza psicologica, fondamentalmente scarsa di competenze di anatomia, chimica, fisiologia e patologia umana, si dovrebbe necessariamente fermare all'osservazione dove risulta di grande utilità, forse insostituibilità per la psichiatria, nella produzione di modelli importanti, talvolta indispensabili ed ispirati. Il problema è che qualcuno ha stabilito che, purché non somministri farmaci, essa può spingersi anche verso l'interpretazione,dunque,la terapia. Così, come in tutte le cose umane che ha voluto affrontare, anche nell'atto d'amore la competenza psicologica diventa un surrogato della conoscenza completa, anziché essere un passo verso di essa..."
MA MAI DISPERARE: Esiste ancora un'altra possibilità alla quale ho fatto riferimento all'inizio, che è anche quella più economica. Ricorrere agli spettacoli televisivi che tra melensi e patetici ammiccamenti offrono un modello culturale di comportamento che tiene insieme il buon senso superficiale del borgataro romano con quello "sinistro e rassicurante" dell'università scientistica che vanta la scoperta continua di ormoni o geni alla base dei sentimenti. Un modo per screditarli e ricondurre gli esseri umani all'uniformità, una sorta di clonazione psicologica che è stata sempre una delle più potenti aspirazioni necrofile umane.
Le crisi di coppia intanto aumentano esponenzialmente e quelle nascoste o trascurate sembrano destinate a produrre effetti ancora più drammatici, e... attenzione, attenzione... ritardare e rendere più difficile il cammino evolutivo dei figli. Non incanta neppure quella nuova figura sociale che prende il nome di single. Un ostinato rifiuto della dipendenza scambiato per autonomia, consente una definitiva permanenza nel mondo dell'adolescenza contrassegnato da rituali rassicuranti quali, amori provvisori o mercenari, cene goliardiche, frequenza occasionale di palestre,ricorsi periodici a diete,danze latino-americane e serate canoniche dedicate ai figli. Un vuoto improduttivo destinato a ritardare la morte, fondato sull'incapacità di amare è il fondamento di questa nuova alienazione. Dobbiamo allora arrenderci davanti al dilagare delle crisi di coppia? Accontentarci della nostra esperienza individuale parzialmente elaborata quando siamo chiamati ad accogliere le confidenze di pazienti insoddisfatti o profondamente infelici che talvolta imboccano la via dell'autodistruzione? Evitare di guardare natura e funzione della nostra relazione di coppia? Le modalità di comunicazione e la soddisfazione delle esigenze affettive più umane e necessarie quali la condivisione del progetto esistenziale? E se invece ne sapessimo un po' di più? Se aggiungessimo alla conoscenza intellettuale anche una coscienza della valenza affettiva che un tema del genere suscita? Potremmo cercare di sviluppare la nostra consapevolezza da una parte e quella delle persone che si sono rivolte a noi dall'altra, senza instaurare una relazione codificata, allo scopo di promuovere un cammino introspettivo ancorato all'espansione della coscienza? Certo, è difficile, impegnativo! Ma è almeno REALISTICO...utile...a volte indispensabile. Allora: partiamo da un presupposto apparentemente scontato ma nella maggior parte dei casi, violato o inesistente: sicuramente deve esistere un rapporto armonioso all'interno della coppia e questa armonia deve essere considerata preziosa dalla coppia stessa. Chi potrebbe mai pensarla diversamente? Eppure rivolto la domanda: chi, alla fine, lo fa per davvero? Secondo Sternberg, vi sono in qualunque coppia, tre elementi determinanti: l'attrazione fisica (che non è eterna), il sentimento d'amore ed i fattori cognitivi. I fattori cognitivi sono importantissimi: "ti conosco e mi stai bene per quello che sei". E' questo il presupposto più importante per essere certi che quella con cui stiamo è effettivamente la persona con la quale si vuole condividere un destino. A seguire c'è senz'altro il concetto di compensazione e complementarietà. Spesso si afferma, pensando al proprio partner: è la mia mezza mela, la metà coincidente con me, mi è complementare, mi completa, insieme siamo una unità. Sembrerà strano ma affermazioni di questo genere, rappresentano le premesse dello sfascio più totale e rapido di un rapporto. Il partner non deve mai essere colui o colei che ci compensa o ci completa per la semplice ragione che  ogni individuo deve essere innanzitutto intero per poter amare; non si deve fare una scelta per compensare le proprie mancanze. Il grosso problema qui è rappresentato dalla maturità individuale, unico elemento che consente una scelta consapevole. Non sono molto favorevole né ai sondaggi né alle statistiche ma in questo caso faccio un'eccezione se non altro perché si tratta di fatti concreti e non di opinioni: da una analisi statistica recente, emerge che il 67% negli USA ed il 30% in Italia, delle coppie, sono separate e la circostanza riferita, nella maggior parte dei casi per gli Stati Uniti d'America ed in una buona parte dei casi in Italia, risulta essere la scelta poco consapevole di un partner per la vita. In alcune aree geografiche sia degli USA così come in alcune regioni dell'Italia, assume pure un ruolo importante, l'esigenza (sia sociale che economica) di tener fede ad una promessa data pur avendo raggiunto la consapevolezza di aver compiuto la scelta sbagliata. E' un fatto singolare. Quale paracadutista si lancerebbe dal proprio aereo senza avere la certezza che il paracadute sia funzionante al 100%(e nonostante questo qualcuno comunque ci rimette la vita)? O al contrario(che è più aderente a moltissime realtà)quale paracadutista si lancerebbe nel vuoto sapendo già che il suo paracadute avrà "forse" un 1% di possibilità di aprirsi? Perché ragionare diversamente quando,seppure in condizioni diverse, il risultato rimane sempre quello di mettere in ballo la propria vita con un matrimonio?...Mistero! O forse no!. Il fatto è che (giustamente) non è noto ai più che, molto più frequentemente di quanto si possa immaginare, è il nostro inconscio e non la nostra coscienza a governare le scelte importanti della nostra vita. L'inconscio, per effetto di bisogni e relazioni insoddisfatte del nostro passato (rapporto padre/figlio-a, madre/figlia-o, ingranaggi di famiglia ecc.) domina le nostre scelte e ci porta a ripetere sistematicamente i medesimi errori. La chiave è nel vissuto dei genitori...cioè come i genitori di un individuo si sono relazionati tra loro. I bambini osservano tutto. Non dimentichiamolo: sono piccoli non stupidi! Valutando, con le dovute competenze, i disegni che fanno della loro famiglia, si ottiene un quadro generale di come il bambino la sta vivendo. Un bambino che non si è potuto fidare dei genitori nel primo periodo della sua vita, sarà incline alla diffidenza esagerata, nella vita adulta. E' il caso di quelle mogli e di quei mariti sempre dubbiosi, che fanno vivere al proprio partner una condizione di continuo "stato di prova". Molti diranno:"Fidarsi è bene...non fidarsi è meglio!"...Bene...allora andrebbe loro chiesto perché hanno deciso di mettere su famiglia, giacché partono da un presupposto così antitetico ad un equilibrato rapporto di coppia. Sono loro degli immaturi anche se cercano trasmettere l'idea dell'eroe che si immola in nome di un principio, un impegno(e spesso ci riescono pure a farlo credere. Del resto non sono poche le persone disposte ad esaltare chi commette le loro stesse stronzate. A tutti loro conviene trasformare quell'azione idiota ed immatura,in un atto di eroismo). Del resto cosa vuoi dire di negativo ad un eroe? Peccato che questo suo "sacrificio" poi lo pagherà prevalentemente il partner "in prova" per una vita intera. Qualcun altro paventerà che questo suo dubitare è giustificato. Mah, a questi non credo sia nemmeno il caso di rispondere perché un dubbio del genere è incompatibile con qualunque relazione umana...figuriamoci con un rapporto di coppia. Ma ritorniamo a cose più intelligenti: la tanto sottovalutata età infantile e pre-adolescenziale. Se non ci siamo sentiti riconosciuti, da bambini, mediante l'indifferenza, la svalutazione o altre dinamiche similari(sono tantissime!), la tendenza a trattare con sufficienza, a dubitare, a prevaricare ed a svalutare il nostro partner sarà presente. Non è piacevole vivere a fianco ad una persona che ci svaluta. Se,per esempio, nella famiglia d'origine, siamo stati giudicati continuamente, mai una lode, sempre e solo un giudizio (rigorosamente negativo) su quello che facevamo, saremo adulti verosimilmente inclini allo scontro, alla reazione eccessiva: ecco, non mi dici questo perché... Sei sempre la/lo stesso e non cambi mai...e chi più ne ha...più ne metta. Sono tantissimi i casi disgraziati di convivenza in una famiglia opprimente, dove,per convenzione, caratterialità o convinzione, vi sono stati legami simili alla prigionia, con genitori che si sono oppressi a vicenda, hanno oppresso ecc...circostanza che favorisce la nascita di nuove famiglie ancora più disgraziate. E sì, perché quel vissuto coattivo genera il desiderio di fare il famoso "patto col diavolo" pur di uscire velocemente da quella famiglia, come dalla prigionia e quindi, senza alcuna consapevolezza e coscienza matura, spesso senza amore,ci si crea una nuova famiglia che rappresenta solo una porta d'uscita dalla precedente prigione. Le conseguenze(tranne i rarissimi casi che confermano la regola),sono su molti giornali, qualcuna persino in Tele e comunque sotto gli occhi di tutti. E non dimentichiamo quegli individui che da bambini non hanno conosciuto l'intimità, nel senso che hanno vissuto rapporti poco intimi con i loro genitori, figure fredde, che prendono poco in braccio i figli, che non li coccolano, non li accarezzano, non li baciano a sufficienza o giocano con loro solo per stare lontani dall'altro membro della coppia...come se il bambino fosse un giocattolo. Beh sappiano questi genitori che il bambino si diverte e ride solo per accontentarli perché(limitatamente alla proprio capacità logico-razionale) ha capito tutto e vive come tale la sua strumentalizzazione. Un passato più o meno traumatico lascia sempre tracce nei tratti del carattere di un individuo e senza un "contatto" con il proprio rimosso, senza la curiosità di conoscere se stessi, risulta difficile poter dedicare amore sincero ed attenzione vera ad un'altra persona. Molte persone vivono con il timore di perdere la propria identità e la propria indipendenza. Un'identità che può diventare oggetto di repressione accanita all'interno della famiglia: "non devi fare questo, non devi uscire, ecc.". Senza conoscere l'ego non è possibile superarlo. Questo fenomeno, riferito al dominio dell'inconscio, è stato definito da Sigmund Freud, "la terza ferita all'orgoglio umano". E' tanto operante quanto lo sono le difese di un individuo. Si tratta di meccanismi di resistenza così forti e strutturati da non consentirgli di ammettere il problema stesso e quindi di iniziare un percorso per fare qualcosa per quel se stesso,che mitighi e renda sopportabile e gestibile quello che altri hanno fatto di lui (A. Sartre).
Lo stesso vale per il concetto di maturità (una visione infantile prevaricatrice ed illusoria del rapporto di coppia non può funzionare nel tempo), di egocentrismo (io, io, io...tu mi devi dare..) ed il narcisismo. Seguono il principio del piacere e sappiamo che il troppo fa male quanto il troppo poco, in un rapporto. Una fissità adolescenziale per immaturità nella coppia,si nutre della ribellione dell'altro perché in questo modo,diventa più spiccata(e giustificata) l'affermazione di sè. Ha bisogno di autonomia, ribadisce pedantemente i concetti e gli aspetti egoistici della personalità (si pensa solo ai viaggi, alla palestra, ai gruppi dei pari,allo sport ecc.).La visione illusoria, tipica di una visione immatura della vita, avvia comportamenti apparentemente autolesionistici: "Lo/La sposo anche se ha tanti difetti e tante colpe...è destino; io però lo/la farò cambiare". Un senso di onnipotenza, capace di trasformare tutto a proprio piacimento, anche le persone. La visione matura di un rapporto deve essere equilibrata, in particolare se si prevede di renderlo una famiglia(istituzionale o "di fatto")con relativa prole. Le aspirazioni e le attese(aspettative)devono essere congrue con la realtà. Quando sono esagerate, eccessive e non realistiche ("mi aspetto che mio marito all'occorrenza mi faccia anche da papà; da mia moglie mi aspetto che sia(o diventi)una persona straordinaria, non deve essere come le altre.. ecc."), distruggono senz'altro il rapporto.
Diceva il saggio Confucio:"Il rapporto d'amore in una coppia sana è un rapporto che non ha bisogno di conferme eccessive, straordinarie e continue, è un'aurea via di mezzo, in armonia: non troppo e non troppo poco. La libertà ed autonomia di ogni appartenente alla coppia è presente e non eccessiva. E' difficile stare nel mezzo, tra terra e cielo, dove ci appartengono sia le qualità del cielo che quelle della terra" (non male come sintesi!). Un altro concetto che riveste un ruolo fondamentale va ricercato nei principi di dipendenza ed indipendenza. Non possiamo amare una persona della quale siamo dipendenti(non è un discorso economico ma proprio generale,attinente anche alla quota di privacy che si ha e si dà all'interno del menage). I figli odiano i genitori dai quali dipendono troppo. Chi usa questo atteggiamento fa effettivamente una cosa indegna in quanto un vissuto subito di dipendenza, anche in termini di eccessive spiegazioni da dare, di limitazioni,imposizioni ecc, in nome di...provoca l'abbruttimento di un qualsiasi rapporto. Svilisce, svaluta, umilia l'individuo dipendente e stufa, annoia, offende ed irrita la parte oggetto della dipendenza stessa. Quante vite ho visto perdersi per la mancanza di una momento di coraggio...perché poi,alla fine, veramente si tratta di un momento di un recupero di ragionevolezza e di autostima, di dignità e rispetto per se stessi, in cui ci si sappia dire:"Ma cosa sto facendo alla mia vita?" e soprattutto:"Cosa sto permettendo che si faccia della mia vita?". Da questa domanda in poi tutto diventa possibile. Persino tornare a vivere!                                                  LA GRANDE NILDE: Lasciare che il passato influenzi e non determini il presente e il futuro, divenga coscienza delle radici e progetto esistenziale significa promuovere le proprie potenzialità trasformando una coppia in un tentativo umanamente riuscito di trascendere i modelli genitoriali, talvolta regressivi ed ansiogeni che allontanano dal dolore, ma fissano per sempre la sofferenza improduttiva. Grande interprete di questo vissuto entusiastico, intelligente, sicuramente appagante e ricco di soddisfazioni e gioie talvolta tanto antitetiche da sembrare insuperabili, ma in realtà più che mai disponibili ad una soluzione, è stata la grande Nilde Iotti, prima donna che in un'epoca impensabile (primi anni settanta), ha ricoperto il ruolo di Presidente della Camera e successivamente del Consiglio, pur appartenendo all'allora convintissimo Partito Comunista Italiano che sopravviveva a fatica in un'Italia in cui imperava la Democrazia Cristiana. E' evidente che qui però parliamo di persone di spiccata maturità e che abbiano totale e cosciente convinzione dei propri principi, altrimenti si fanno solo pasticci ancora peggiori. La grande Nilde, convivente di Palmiro Togliatti, allora segretario del PCI ed assidua frequentatrice di Pietro Longo, succeduto poi a Togliatti, di fronte alle scandalizzate domande dei cronisti di allora, ha sempre, con forza serena, affermato: "Io sono una persona forte, perché sono una persona felicemente appagata. Palmiro è un integro intellettuale di sinistra ed ama come solo un socialista cerebrale e di raffinata cultura, può amare. Pietro è un attivista ricco di ardore ed ama come solo un estremista arrabbiato ed appassionato può fare. Io ho la fortuna di averli conosciuti e, con i dovuti distinguo,amati contemporaneamente senza mai tradire né l'uno né l'altro e senza mai confondere l'uno con l'altro. Questa è sempre stata e continua ad essere la nostra forza che si traduce in atti politici lucidi ed incisivi di persone motivate dall'essere appagate nel quotidiano e nel privato". "Storicamente il PCI non è mai stato (come in quel periodo n.d.r. ) un partito così stimato e temuto in Italia" (Art. "Il Messaggero" del 5/4/78). Qui, intendiamoci, (a scanso di equivoci antistorici che sarebbero falsi) la Iotti non si riferisce ad "amore" in quanto "sentimento" o "azione" verso quella persona. Lei è stata la compagna solo di Togliatti. Qui si parla di amore verso l'ideale che quegli uomini rappresentavano: il socialista colto e raffinato,Togliatti (suo compagno fino alla morte) e l'estremista arrabbiato Longo suo compagno "di partito" e mai nient'altro anche dopo la morte prematura del suo grande amico Palmiro. Ecco quindi come la "coppia" può diventare forte, in quanto "aperta" a qualcosa che va oltre l'illusione dell'essere felici nell'essere in due o soffrire nell'essere in tre (che non è mai una buona idea...almeno secondo la nostra impostazione culturale). Si tratta di un'apertura molto più colta e ricca di gioiosa creatività. Insomma è un'apertura non ad un soggetto né ad un oggetto, ma ad un fenomeno:l'amore.

 
 
 

CATENE...LIBERTA'

Post n°56 pubblicato il 21 Aprile 2013 da carmarry

 

“Ne so poco! Il minimo! Fammi vedere il resto…fammi vedere come…voglio darti tutto!” mormorasti. Così fu! Una commistione di tante cose dove tu danzavi seguendo il ritmo! Era pieno della leggerezza del vento, e di desiderio, come il desiderio di pioggia della terra riarsa. Vi fu piacere rapido e acuto,un movimento come di cavalli in corsa,                                                              

 rumori bassi come voci nella notte,ma lieti come un augurio, gioia rampante su ali di aquila, alta nel cielo, il trionfale zampillare ed esplodere dell’acqua libera su una spiaggia di scogli e poi l’immobilità ed il primo calore,il rannicchiarsi come di cuccioli assonnati

  ma senza che arrivasse il sonno perché tutto proseguì in nuove ricerche e scoperte, altre unioni e limpidi misteri dipanati nel profondo del tuo corpo. Poi sei svanita. Io ti ho cercata sotto i tutti i cieli del mondo…

Ho rubato

un verso ad una poesia

Ho rubato

le ali ad un cigno

Ho rubato

un graffio ad un’anima

Ho rubato

un sorriso ad un bambino

Ho rubato

una goccia alla pioggia

Ho rubato

una lacrima ad una donna

Ho rubato

un petalo ad una rosa

Ho rubato

un’onda al mare

Ho rubato

una ruga ad un saggio

Ho rubato

una storia ad un menestrello

Ho rubato

un abbraccio agli amanti

Ho rubato

una ciocca ai tuoi capelli

Ho rubato

una nota alla malinconia

Ho rubato

un pensiero…

Ho rubato

un sogno ad un sognatore…

Ti ho cercata

per chiedere a te sola:


sotto il tuo cuore

sono marea

di stille singhiozzanti

cui solo desiderio

è il palpito assetato

d’accendermi di te

specchiarti a volo

in fugace sfavillio

a fior d’onda

e poi confuso

frantumarmi a scaglie

vanamente vissuto

vanamente ucciso

sul petto aguzzo

d’un acuto scoglio?


O ghirlanda

di tenero diamante

a immagine di te

siglato a morte

sul sigillo immortale

del tuo amore

sono chiamato

a rarefarmi in luce,

-mille scintille lussureggianti

di vita-,

a salpare l’azzurro

inalberando

ali di cigno a vela

e per bandiera

l’ancora del tuo nome

sulle mie labbra

in trepida attesa…

…la tua rosa…

rosseggiante

d’ambrato miele

di dolcezza?

Dubbio,

incertezza,

malinconia e riso

mi son state sorelle.

Io –ladro-

a tutto ciò

che ho rubato

e a tutti coloro

a cui rubai…

cigno…

fiore…

bambino…

saggio…

e ai sentimenti,dico:

Venite con me adesso!

Lei c’è in qualche luogo!

Non mi odierete perché:

riposerete e vedrete.


Vedrete e amerete.

Amerete e godrete.

Questo sarà fino alla fine.


E sarà senza fine!


 

 
 
 

LE MIE RONDINI

Post n°55 pubblicato il 19 Aprile 2013 da carmarry

 

“Ancora illudi la tua attesa,

attento al volo della rondine migrante” *

Già…la rondine!

E’ l’uccello che preferisco!

Perché?

Per tutto:

la grazia elicoidale

del suo volo

in picchiata bruciante

a fior d’onda…

…la bianco-nera bellezza

elegante

del suo garrire

in abito da sera…

…l’appassionata fedeltà

ad un nido

che di ricordi vive

e di ritorni…

…l’odio alla solitudine…

...l'amore

agli esodi corali

alle silenti

migrazioni oceaniche

in cordata…

…perché da sempre viene

da lontano

di festa a popolare

e di speranza

i miei tramonti rosso-fuoco

e viola…


…perché è l’uccello

che ho più conosciuto

nei miei cieli dell’infanzia.

 

*(G. Barberi Squarotti: “La declamazione onesta”)

 

 
 
 

COSI' FAN TANTI...

Post n°54 pubblicato il 17 Aprile 2013 da carmarry

Cominciammo a parlare per caso e finimmo per affrontare un discorso molto serio. Io e il mio amico Roberto iniziammo così: “Perché hai chiuso con lei?(mia convivente). Avevate qualcosa che vi univa se non ricordo male”. “Insieme facevamo solo 2 cose bene,una delle quali era litigare. Se chiudo gli occhi mi sembra di rivedere il modo in cui mi spiava sapendo che c’erano altre persone ed altri interessi nella mia vita. Ma non ha mai provato a riconquistare qualcosa di me…anzi mi ha allontanato con un modo sporco e malvagio di affrontare il suo risentimento. Qualcuno mi disse –sapendo tutto- che forse avevo scelto la persona sbagliata. Ho conosciuto diverse donne nella mia vita ma,ad esclusione di quella che ho sposato per costrizione,lei era l’unica con cui avevo accettato di convivere. Solo che quando ti accorgi che l’unico interesse comune è il sesso,tendi a recuperare la tua routine al di fuori della convivenza. In fondo è quello che “dopo” ha fatto anche lei…Momento!…per “dopo” intendo…”mentre ancora convivevamo”…diciamo…dopo di me! Roberto mi disse:”Ma guardati in giro…ci sono milioni di persone felicemente sposate!”. Io pensai a lungo e poi gli chiesi:”A me non viene in mente nessuno. Dimmi di una sola coppia, che tu conosca bene, te compreso, che sia “felicemente” sposata”.Non mi arrivò risposta. Credo –gli dissi- che c’è un’unica buona ragione per sposarsi,convivere: i figli! Però proprio loro diventano la bocca dell’inferno. Non ne hanno colpa,poverini, perché è sempre quel tipo di donne,fatte per rovinare la tua vita allo scopo di vendicarsi della loro,che li usano come “merce di scambio”. Ora,a qualunque donna lo racconterai, ti sentirai rispondere:”No,io non sono così! Forse le altre…e le condanno! Non permettere ad un padre di vedere il proprio figlio e viceversa? E’ un’azione malvagia che io aborro!”.Quante volte ci ho creduto e quante volte proprio da quelle persone, per le quali avrei messo la mano sul fuoco, sono rimasto deluso! Loro erano proprio tra quelle che usavano il figlio per ottenere la macchina,la vacanza,il nuovo abito, altri soldi…”altrimenti non te lo faccio più vedere”! E quanti padri al mondo soffrono per questi soprusi perpetrati ai loro danni mentre le donne “abbandonate da questi mascalzoni di uomini” sono pure vittime e persino un po’ sante. “C’è però un altro buon motivo –mi ribadiva l’amico(allora non ancora sposato né convivente)…la compagnia!”. “Sì –pensai- ha ragione…ma la compagnia di una donna che ti ama profondamente” altrimenti è come parlare di profumo all’aglio! Non è per nulla incapace di essere una buona compagnia,la donna…anzi può essere molto più gradevole di un uomo brillante e di buon gusto. Però…anche qui…i casi di amicizie spontanee…”a pelle” sono rari. Immagino che sia per l’educazione che ricevono in particolare dalle madri, che dopotutto sono donne anche loro, ma questa l’amicizia è cosa rara ed in quanto tale preziosissima e la compagnia all’interno di un rapporto,una cosa delicata e difficile da conquistare(e di solito è una conquista dell’uomo). E’ difficile essere amici di qualcuno che è sospettoso di ogni mossa che si fa,che prende ogni atto che si compie e lo pesa sulla bilancia del:”è-sincero-non-è-sincero”. In fondo è lo stesso catechismo del matrimonio(o convivenza): quanto può durare un rapporto se ad ogni ora ha bisogno di una dichiarazione d’amore per sopravvivere?:”Mi ami tesoro?”, “Sì,tesoro,certo che ti amo…mia dolce”. E ogni volta deve essere convincente altrimenti sono guai e buonanotte alla famigerata…buona compagnia! Per non parlare di quando, in previsione di un possibile rapporto, giocano a nascondino e non sai fino a che punto è un gioco o un tentativo per sondarti ulteriormente.Così accade che,spesso, arrivi come uno shock la prima volta che tenti di cavare dalle loro labbra una risposta definitiva e coerente con tutto l’insieme del gioco! Il più delle volte –soprattutto quando il gioco è lungo e sembra non approdare a nulla- se la stringi alle corde, accade che ti rendi conto che hai sprecato una marea del tuo tempo(che avresti potuto spendere ben diversamente). Lo vedi nel loro sguardo dove leggi che la loro vera attenzione è altrove. Diversamente, scegli e vieni scelto da una donna, infilale un anello al 4° dito e diventa una moglie. Ti può andar bene e rientri in quel ristrettissimo gruppo di coppie felici o almeno…tranquille in eterno bilico tra il mollo-non-mollo che poi però si traduce sempre in un triste:”va bene così!”. Ma se ti va come nella maggior parte dei casi,prima ti prende nel suo corpo caldo e morbido,cosa che è piacevole, e poi tenta di prenderti nella sua mente calda e morbida,che non è altrettanto piacevole come cosa.Non condivide…possiede.Il rapporto di un uomo con una donna in genere è poco interessante in quanto si configura come una struttura alla quale non si può sfuggire…la natura lo ha fatto tale per l’ottima ragione che ha bisogno di noi per la riproduzione; ma al fine di conseguire questo risultato, qualsiasi amore, non esclusi quelli di Romeo e Giulietta,Napoleone e Giuseppina,deve portare con sé la pratica di una semplice funzione biologica,in considerazione della quale l’uomo non è adatto alla monogamia. Lo sperma di un solo uomo sano,potrebbe,nell’arco di poco più di 1 anno, ingravidare tutte le donne d’Europa. Ci sarà un motivo in tutto questo. Allora perché tanti uomini? Evitare di essere tutti figli dello stesso padre significa garantire una maggiore sanità della specie…semplice! Ma poi sarebbe(e spesso lo è)una cosa meschina…un’esperienza talmente breve e volgare,che renderebbe l’uomo stesso non dissimile da animali inferiori. E dunque egli è portato per mera natura, ad accoppiarsi con più donne ma qui interviene la morale,spesso alcune religioni,con l’intento di disciplinare questa predisposizione naturale…e la cultura. Ecco…forse più di tutte quest’ultima è capace di permettere all’uomo di innamorarsi ed essere fedele(solo per non usare ancora l’espressione negativa “monogamo”). Fedele a quella mente che vive all’unisono con la sua e lo riempie della sua intelligenza e arguzia…non di un corpo che invecchia e decade molto prima di quello dell’uomo.Ma anche qui la natura ha una sua scelta logica:l’uomo deve svolgere una funzione biologica incentrata sulla riproduzione per cui DEVE essere più longevo sessualmente e morire prima perché serve di meno: non è compito suo (secondo la natura)badare ai figli. Ecco quindi l’uomo in tutta la sua limitatezza. L’uomo e la donna pensano diversamente,hanno sentimenti,emozioni ed interessi diversi…oltre ad esperienze che appartengono solo ad uno dei 2: la gravidanza ed il parto,valgano per tutte…perché in realtà sono molte di più. La natura,con la sua preoccupazione esasperata per la funzione riproduttiva,ha eretto nella mente dell’uomo una sorta di sbarramento: lo ha reso inaccessibile ai consigli e all’esperienza dei suoi stessi compagni,lo ha vaccinato nei loro confronti e così,quando desidera quella donna, dimentica l’altra che però il più delle volte lo perdona:perché? Ci siamo mai chiesti perché la donna è generalmente più incline al perdono rispetto al fedifrago? Perché sempre la natura,nella sua esasperata preoccupazione per l’atto riproduttivo,l’ha dotata di questa marcia in più che si chiama:maggiore capacità di perdono! Ovviamente,come sempre,in natura nulla è assoluto e tutto è relativo. Non a caso le relazioni “interessanti” e durature, sono quelle in cui il sesso c’entra solo come gioco e divertimento appagante ma non vincolante,quindi non orientato al concepimento e pertanto senza connotazioni riproduttive, tra amici(sempre uomo-donna,non mi soffermo sull’atto omosessuale)che non fanno sesso per il sesso(più adatto alla prostituzione e al disequilibrio tra le parti –uno comanda e l’altro subisce,per cui chi va via se ne frega,chi rimane soffre- )ma sesso per divertirsi e per il reciproco appagamento. Sesso rilassato senza che dopo cambi nulla all’interno del rapporto. Altrettanto “interessanti” e durature sono le relazioni nelle quali il sesso non c’entra(se non come aberrazione,ma questo è un altro discorso): fratelli, amici, genitori-figli. La natura…già…la natura!”. Roberto era incredulo e mi guardava con sospetto perché in fondo era convinto della spontaneità del mio ragionamento ma aveva il suo bravo sbarramento naturale che non gli permetteva di poterlo accettare come dato che appartenesse anche a lui,perché con lui condivido una consolidata amicizia uomo-uomo e quando un uomo si prende un amico non lo fa certo per una pulsione incontrollabile,ma per libera scelta. Ogni amicizia è diversa, finisce diversamente o dura per sempre. Non è vincolata da catene, da riti o contratti scritti. Non c’è problema di abbandonare tutti gli altri, nessun obbligo di parlarne, di convincere qualcuno della propria stessa convinzione…Devo dire che è la scarsa varietà di tutto ciò che rientra nel quadro matrimonio/convivenza considerato tutto ciò che è stato detto finora,che mi deprime…la sua dannata monotonia: Roberto,come me,come tanti, si è sposato.Senza nulla togliere all’atto in sé,ma per coerenza col mio ragionamento,dirò che è andato, convintamente, al suo patibolo,con una canzone sulle labbra. Oggi,a distanza di molti anni,è ancora felicemente sposato e da più di 18-19 anni altrettanto felicemente “separato in casa”(a volte gli interessi economici fanno anche scherzi del genere)…non ha una famiglia appagante ma si è costruito una vita appagante per lui. Del resto ha sposato una donna…in gamba! Io sono stato più fortunato! Ho conosciuto l’amore sul quale tanto la natura gioca le sue carte migliori, solo molto avanti negli anni rispetto alla media. Ora anch’io sono vaccinato ai consigli dei compagni ma mi sento fortunato per il semplice fatto di non avere,alla fine,lo stesso tempo dei giovani innamorati,per far godere la dea “sofferenza” quando va male,perché, nonostante l’assenza di patologie e la ottima forma fisica,sono molto più vicino di tanti…alla dea morte. E così sia. Non ho nessuna intenzione né voglia di seguire la “grande falciatrice",ma non è solo un “mio” destino.Ah una cosa importante: questo è un ragionamento generale. Esistono molte altre coppie in cui c’è l’uomo “padrone” e la donna succube, come so che molte coppie diranno:”Ma questo è scemo…Guarda noi come siamo felici(un consiglio: non giurate mai sulla felicità presunta di vostre coppie di amici…correreste il grosso rischio di cannare clamorosamente!)”. E’ chiaro che io ho parlato di estremi(non tanto distanti,intendiamoci!)ma come per tutti gli estremi,tra un punto e l’altro esistono molte altre variabili che sarebbe impensabile poter prendere in considerazione. E’ una “teoria” generale…non universale. Non è un caso infatti che io abbia intitolato questo Post:”COSI’ FAN TANTI” non “tutti”.

 *La foto N° 3 è stata pubblicata previa autorizzazione

 
 
 

PERCORSO DI LUCE

Post n°53 pubblicato il 08 Aprile 2013 da carmarry

Ha voluto il caso che abbia incontrato solo donne che erano delle drogate di menzogne.

In loro scattava l'illusione del gioco e per questo si lasciavano usare per poter usare. E' così che in molte è accaduto di rimanere scottate,perché mentre io usavo e basta loro creavano fantasie di onnipotenza sull'usare e più provavano a giocare più rimanevano vittime del gioco.

Io ho seguito una filosofia che mi ha insegnato a smettere di giocare quando il gioco si fa noioso o troppo interessante. Loro seguivano la stessa linea di pensiero ma hanno osato oltre i propri limiti. Quando perdi alla roulette vuoi recuperare, e ti rovini. Ogni tanto vinci, ma è un momento effimero...finché non ho incontrato te ed ho capito che anch'io -tra gli altri mille- avevo un ulteriore limite di cui non sapevo: non volere né sapere amare. Finchè sei arrivata tu,inattesa come foglia viva nel deserto!

Con te l'ho superato senza rimanere deluso né scottato,perché anche se gli angeli non esistono,tu hai incarnato per me tutte le caratteristiche che l'uomo ha voluto attribuire a queste figure fantastiche, immaginarie, ma con un elemento in più: eri vera, reale come uno splendido "pensiero" nel quale ho fatto,con gioia, viaggiare per la prima volta, la mia anima, perché sempre di più si impregnasse di te.

Ecco perché ora che te ne sei andata per sempre, hai conservato un posto nel mio cuore: non per ciò che mi hai dato che è troppo poco...ma per ciò che mi hai fatto scoprire di poter dare, che è tanto...ed è mio!

E' un tanto che non disperderò in mille rivoli ma che compendierò in una sola ROSa...o forse nulla!:

Vorrei darti il mio tutto

-non importa come o quando-

invaso -dolce non sapere- dal silenzio

delle mille tue incertezze

e l'anima

che specchia solo nel tuo sguardo

celeste la sua più pura

acqua di luce.

Esplode in me vita nuova

ma brucia e non muore la malinconia.

In amore non esiste chi vice e chi perde,ma solo chi soffre e chi NO!

 
 
 
 
 

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Un blog di: carmarry
Data di creazione: 21/07/2012
 

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