Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
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umorismo e satira

 

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Messaggi del 11/02/2010

 

LA FOTO DEL GIORNO

Post n°3722 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da psicologiaforense

 

Quando mancano poche ore all'inizio delle Olimpiadi Invernali di Vancouver, a caratterizzare la prima giornata di allenamenti dello sci è stata anche la presenza di una grossa lince che è entrata sulla pista per alcuni istanti, dopo essere passata attraverso le barriere di sicurezza.
L'atleta canadese Manuel Osborne-Paradis, originario proprio di Whistler, è riuscito a vedere l'animale: «che bello... non avevo mai avuto l'occasione di osservare così da vicino una bestia del genere», è stato il suo commento.
 
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LUTTO NEL MONDO DELLA MODA , E' MORTO SUICIDA IL "RAGAZZACCIO"

Post n°3721 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da psicologiaforense

Morto lo stilista Alexander McQueen

Lo stilista britannico Alexander McQueen, 40 anni, è morto. L’azienda - sentita dalla BBC - ha confermato che il corpo senza vita di McQueen è stato trovato questa mattina presso la sua abitazione londinese.  Il `ragazzaccio´ della moda britannica, potrebbe essersi impiccato. Lo stilista, che avrebbe dovuto presentare la sua ultima collezione nella settimana della moda di Parigi, il prossimo 9 marzo, sarebbe a quanto pare caduto in profonda depressione in seguito alla morte della madre Joyce, avvenuta poco più di una settimana fa. A riportare l’indiscrezione è il tabloid britannico The Sun. «L’ambulanza è arrivata alle 10 presso la sua abitazione», ha detto una fonte al tabloid. «Lo hanno trovato impiccato». La famiglia ha subito chiesto ai media di rispettare la loro «privacy». «In questo frangente - recita una nota diffusa dall’azienda - è inappropriato esprimere commenti su questa tragica notizia. Siamo distrutti e condividiamo con la famiglia di Lee - il suo vero nome, ndr - una sensazione di shock». «Siamo stati chiamati dal servizio ambulanza londinese verso le 10.20 del mattino», ha confermato un portavoce della polizia. «Una persona è stata trovata morto presso un’abitazione di Green Street. Si ritiene sia un maschio di 40 anni originario di Londra. I parenti sono stati avvisati ma stiamo aspettando l’identificazione formale prima di rilasciare la sua identità». «L’autopsia - ha proseguito il portavoce - avrà luogo a tempo debito. La morte è comunque trattata come non sospetta». Alexander McQueen aveva iniziato la sua carriera come apprendista in un atelier di Saville Row, la storica via dei sarti della capitale britannica. Nel 1996, dopo essersi guadagnato il soprannome di `Hooligan della moda inglese´, McQueen venne assunto come stilista in capo presso la parigina Givenchy. Quindi l’ascesa. Ha vinto per quattro volte il premio British Designer of the Year ed è stato nominato Cavaliere per i suoi meriti nel campo della moda.

 
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MALA SORTE: IL GIOCO DELLO STUPRO, PIU' STUPRI, PIU' VINCI!

Post n°3720 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da psicologiaforense

La Meloni su Rapelay: “Fermiamo il videogioco sullo stupro”

Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni ha chiesto alla polizia postale di bloccare gli accessi al sito web che permette di scaricare gratuitamente il videogioco “Rapelay“.
Si tratta di un videogioco giapponese che permette di vestire i panni di uno stupratore seriale. In una moderna metropoli, ogni giocatore deve conquistare il maggior numero di punti possibili abusando sessualmente di donne incontrate per strada.

 
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MALAGIUSTIZIA, SENTENZA SCRITTA PRIMA DEL PROCESSO, CASO ECLATANTE E SBALORDITIVO, MILANO

Post n°3719 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da psicologiaforense

GIUDICE SCRIVE LA SENTENZA DI CONDANNA.... PRIMA DI CELEBRARE IL  PROCESSO!

Cobreve, il processo, che tanto vale non farlo. Fuori un imputato e sotto un altro. Quasi fosse una catena di montaggio, l’ultimo espediente per ridurre i tempi della giustizia è non praticarla affatto. O per lo meno, aggirarne la forma. Che, nel caso della legge, è pure sostanza. Così, prima della prima udienza, prima che il processo d’appello cominci, ben prima che i giudici (tre) entrino in camera di consiglio, la sentenza c’è già. Mollata come scartoffia nel fascicolo processuale. Lo stesso che l’avvocato chiede di poter consultare all’inizio dell’udienza. Apriti cielo. Un foglio. Battuto al computer. Con firma del giudice relatore. Che conferma la decisione dei magistrati di primo grado e condanna Francesco Basile, 36 anni accusato di furto, a 8 mesi di reclusione. Avanti il prossimo.

A un passo dalla morte della giustizia, però, il rantolo che la salva. È il legale di Basile, l’avvocato Paolo Cerruti di Napoli, a evitare che si compia il destino già segnato del suo assistito. Trova la carta, la mostra in aula, solleva un polverone. Chiede il sequestro del documento e «ho fatto mettere a verbale che ho trovato la sentenza già fatta e firmata», dice visibilmente alterato. Cerruti la racconta così. «Per scrupolo prima dell’inizio del processo chiedo al cancelliere di indicarmi il fascicolo in modo da capire quali fossero i punti più controversi da discutere. Noto che sulla scrivania del presidente c’è un documento con scritto: “Tribunale di Monza, Basile Francesco”. Lo apro per vedere cosa ci sia annotato dei miei motivi di appello e leggo: “L’appello è infondato e va rigettato”. Accanto il giudice Giovanni Scaglione ha scritto punto per punto tutte le motivazioni di rigetto dei miei motivi di appello». «Se questo è quanto - rincara la dose -, la funzione dell’avvocato è assolutamente nulla, e siccome io ho un rispetto enorme per la magistratura, ho voluto tutelare la giustizia. Quindi ho fatto mettere a verbale che ho trovato la sentenza già firmata. Poi ho chiesto che venisse sequestrata in modo che il Consiglio superiore della magistratura verifichi se l’avvocatura sia stata offesa. Infine ho avvertito per telefono l’Ordine degli avvocati di Napoli e sono andato di persona dai responsabili di quello di Milano. Qui i giudici non hanno rispetto». Insomma, un gran casino. Che rischia di travolgere il giudice relatore, peraltro da pochi mesi a Milano.

Giovanni Scaglione, il presidente della prima corte d’appello finito nella bufera, si difende: «L’avvocato ha messo abusivamente le mani nelle mie carte. Io avevo preparato una bozza di decisione, ma la sentenza del collegio poteva essere completamente diversa». E poi «del processo dev’essere tenuto conto solo della decisione finale, non di quello che uno ha intenzione di fare». Ad ogni modo, il giudice alla fine si è astenuto, e al suo posto è subentrata un’altra toga. «Macché bozza - ribatte ancora l’avvocato Cerruti - quel foglio era scritto al computer e portava la firma del giudice». Quell’appunto, in effetti, somiglia parecchio a un documento ufficiale. Con tanto di formule ufficiali, concluse col «Pqm» di rito. «Per questo motivo». Così finisce la lettura di un dispositivo. E subito dopo, l’imputato viene condannato o assolto.  Basile Francesco, per poco, non passa alla storia come il primo giudicato sulla fiducia. Stavolta sì, un vero pre-giudicato. L’udienza, però, è proseguita. Altro giudice, altra sentenza. Cinque mesi di reclusione per un furto all’autodromo di Monza, poco prima dell’inizio dell’ultimo gran premio. Pure uno sconto di pena. Nonostante qualche piccolo precedente per truffa. Insomma, Francesco Basile non è uno stinco di santo. Ma per carità, nemmeno Binnu u tratturi Provenzano. E in ogni caso, anche alla peggio canaglia spetta un processo. Breve finché si vuole. Ma almeno, che inizi.

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VEDI TUTTO QUI:

il Giornale - ‎4 ore fa‎
Così, prima della prima udienza, prima che il processo d'appello cominci, ben prima che i giudici (tre) entrino in camera di consiglio, la sentenza c'è già. ...

 
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LA VIGNETTA

Post n°3718 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da psicologiaforense

 

La vignetta di Giannelli - Dal Corriere della Sera di giovedì 11 febbraio

 
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LA RIFLESSIONE: PENSIERI, IDEE, OPINIONI, COMMENTI

Post n°3717 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da psicologiaforense

LA RIFLESSIONE DEL MATTINO

 

 



Il «difficilese» è la lingua dei mediocri venditori di fumo

 

 

Schopenhauer osservava che «non vi è nulla di più facile che scrivere in modo che nessuno possa capire; come, invece, nulla è più difficile che esprimere pensieri significativi in modo che ognuno debba comprenderli». Parole sante. Ma in realtà viviamo in un mondo popolato da persone eccellenti (pochine) e da tanti mediocri venditori di gergo, che talvolta cercano di dare prestigio scientifico ai loro “niente”, a luoghi comuni dissimulati con terroristici gerghi iniziatici. È una fumosità linguistica che consente ai detentori dell'autorità priva di qualsiasi autorevolezza, vale a dire di superiorità naturale e di talento, di difendere le posizioni acquisite: può capitare che si parli o si scriva «difficile» per dissimulare la propria ignoranza, facendo sfoggio di una verità che in realtà non si possiede chiaramente, perchè appiccicata come un imparaticcio vuoto. Una terminologia senza alle spalle un apparato robusto e sistematico di concetti ha potuto fondare addirittura delle pseudoscienze, la scienza che non c'è (oggi non faccio nomi, ma ciascuno può esercitarsi a riempire questa casella vuota). I tecnicismi in questi casi mascherano soltanto una confusione mentale. Pensate ai critici d'arte improvvisati. Quante volte ci è capitato di leggere quel pomposo improvvido bluff contenuto nel pieghevole che presenta una qualche mostra di second'ordine, quelle introduzioni fumose, con infilzate di paroloni astratti! Allora al povero visitatore sprovveduto che voleva farsi un bagno di  cultura prende improvvisa la malinconia della sua inferiorità culturale di fronte a tanta esibizione verbale. Ma al nostro introduttore importa in fondo ribadire l'appartenenza alla confraternita; questo conta, gli altri ammirino stupiti il suo linguaggio da apprendista stregone, che afferma l'appartenenza alla corporazione. Il suo linguaggio difficile è il piacere del privilegio, l'assaporamento del potere, un modo fraudolento per porre un vuoto incolmabile, una distanza tra l'imbecillità dell'uomo comune e l'autorità di lui che sa il «latino», esibisce la propria pseudocultura con sequele di parole magiche, da officiante, come la messa in latino alla quale solo i chierici hanno l'accesso. È il modo solito, vecchio come il mondo, per imporre il proprio rango. Come il latino di padre Cristoforo rivolto al semplice Fazio, quando di Renzo e Lucia che hanno pernottato in convento, contravvenendo alla regola, viene detto «Omnia munda mundis». E Manzoni: «Al sentir quelle parole gravide d'un senso di mistero e proferite così risolutamente... parve che in quelle dovesse contenersi la soluzione di tutti i suoi dubbi. S'acquietò e disse 'Basta! lei ne sa più di me’».

 
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