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umorismo e satira

 

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Messaggi del 23/02/2010

 

QUESTO BLOG NON PARLA DI SAN REMO: IL PICCOLO PRINCIPE? IO LO ADORO!

Post n°3769 pubblicato il 23 Febbraio 2010 da psicologiaforense

IL PICCOLO PRINCIPE
è un vero e proprio
animale da palcoscenico.


Un autentico attore, che catalizza l’attenzione del pubblico e lo coinvolge con naturalezza, che si esibisce divertito davanti ai fotografi di tutto il mondo.

IL PICCOLO PRINCIPE GEORGE, è il cane più alto del mondo e non solo, intelligentissimo, vivace, protettivo sa esprimere una naturale simpatia e un  atteggiamento da "GIGANTE BUONO" che lo ha reso famoso. Attualmente vive a Tucson in Arizona con il suo padrone David Nasser ed è entrato nel Guinness dei primati misurando da orecchie a coda la bellezza di 220 centimetri.
George è alto 109 centimetri da spalla a zampa: ha strappato il primato al rivale Titan, di Grass Valley in California, di appena un paio di centimetri certificati ufficialmente dai giurati del Guinness.

 
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ATTUALITA', ANTICIPAZIONE, "BARA DELLA SICUREZZA", FIERA DEL LUSSO, VERONA, CURIOSITA'

Post n°3768 pubblicato il 23 Febbraio 2010 da psicologiaforense

Fiera del lusso: c'è anche la bara col telefono per comunicare con i tuoi cari.....

Punto primo: costa 280mila euro. Punto secondo: è una bara. Ma non si tratta di una cassa qualsiasi ma di una bara super accessoriata con tanto di telefono per avvertire i parenti in caso di morte apparente. I produttori garantiscono: funziona anche sotto terra. Alla Fiera del lusso di verona c'è anche questo. Una bara con il telefono perchiedere aiuto in caso di morte apparente: è una delle propostedi Luxury & Yatch, il salone del lusso in programma a Verona Fiere dal 25 febbraio al primo marzo.

E fra i tanti oggetti alla portata dei Paperoni c'è anche la "bara della sicurezza", dotata di un sofisticato sistema di telesoccorso che dà la possibilità di far partire una chiamata ad numero telefonico selezionato dalla famiglia, o in alternativa di lanciare un messaggio di aiuto in 50 lingue. L'impianto funziona tramite una batteria al litio garantita per mesi, la cassa è impreziosita da una lamina in oro 24 carati e interni in seta; il tutto ad un costo di 280mila euro.

 
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LA FOTONOTIZIA DEL GIORNO: ARTE, FOTOGRAFIA, SPENCER TUNICK, NUDO DI MASSA, SYDNEEY, VISIONE DEMOCRATICA DEL NUDO

Post n°3767 pubblicato il 23 Febbraio 2010 da psicologiaforense

Sydney, Spencer Tunick prepara un nuovo nudo di massa

 

Il fotografo american Spencer Tunick - noto per le sue foto di grandi gruppi di persone nude ritratte in luoghi pubblici (vedi foto sotto) - ha posato al fianco di Liliane Star, nuda e coperta di sushi, per promuovere la sua prossima installazione, commissionata dal Mardi Gras di Sydney e in programma per il prossimo primo marzo. Appuntamento sui gradini della Sydney Opera House.

 

 

NOTA INTEGRATIVA:

Spencer Tunick (Middleton, 1º gennaio 1967) è un fotografo statunitense. Ottenuto il Bachelor of Arts nel 1988, Tunick cominciò a fotografare nudi nelle vie di New York nel 1992. Infatti è molto conosciuto per le sue fotografie che ritraggono persone nude, principalmente in contesti urbani; solo in pochi casi si tratta di nudi individuali o di piccoli gruppi inseriti in situazioni insolite. Nel 1994 il fotografo fu arrestato nel Centro Rockfeller di Manhattan (New York), poiché in compagnia di una modella completamente nuda. Dopo aver realizzato alcune foto in altri paesi degli Stati Uniti, nell'ambito di un progetto che prese il nome di 'Nakad States', ha operato a Londra, Lione, Melbourne, Montreal, Caracas, Santiago, Sao Paulo, Buenos Aires, Sydney, Newcastle, Roma e Vienna. Nel giugno del 2003 ben 7000 persone hanno posato per lui a Barcellona. Nel maggio del 2007, a Città del Messico, ha battuto il suo record personale fotografando oltre 18.000 persone nello Zocalo della città. I modelli da lui utilizzati sono dei volontari. Tunick ha spesso suscitato dibattiti e interrogativi per la natura della sua opera, che molti definiscono una semplice 'manifestazione sociale', a sostegno della libertà di espressione. Dalle sue immagini scaturisce una tensione e una riflessione sui concetti di pubblico e privato, individuale e collettivo. L'esperimento visivo di Spencer Tunick compie un'azione livellatrice che permette di comprendere l'omogeneità umana, tramite una visione democratica del nudo, che, totalmente deprivato di umanità e sensualità, ci riporta all'oggetto-merce.

 
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Henrik Stangerup, cultura, giustizia, comprensione, omicida, eutanasia, uxoricidio, seminfermità di mente, caso giudiziario,

Post n°3766 pubblicato il 23 Febbraio 2010 da psicologiaforense

L'EDITORIALE DELLA NOTTE

 

TROPPA "COMPRENSIONE"... UCCIDE LA GIUSTIZIA

 

In un racconto del danese Henrik Stangerup, Torben, scrittore dalla vena inaridita, litiga violentemente con la moglie e la uccide. Accorrono i funzionari e cercano di convincerlo che si è trattato di un deplorevole errore. All'invito, l'omicida cerca invece di spiegare di essere proprio colpevole e che perciò desidera essere arrestato e processato. Ma non c'è nulla da fare. In quel sistema perfettamente organizzato, non c'è posto per un delitto perché non c'è posto per la libertà: si tratta solo di un errore del meccanismo sociale e come tale va trattato.

Qualcosa di simile è accaduto a Monza, dove la Corte d'Assise ha condannato a sei anni e sei mesi di reclusione Ezio Forzatti, docente di elettronica, che nel giugno del '98, come si dice, staccò la spina alla moglie Elena in coma, facendola morire all'istante. Infatti, gli sono state riconosciute non solo le attenuanti generiche, ma anche la seminfermità di mente: altrimenti non sarebbe stato possibile erogare una pena così mite. Ora, la cosa paradossale è che né l'imputato né il suo difensore hanno mai avanzato a difesa l'ipotesi della seminfermità mentale. Eppure, la Corte l'ha concessa senza neppure nominare un consulente tecnico che potesse accertarne l'esistenza. Ora, se si considera che tale prassi è abbastanza inusuale, anche perché mentre l'infermità totale di mente è spesso a tutti evidente, la seminfermità spesso non lo è per nulla, l'impressione è che davanti a un caso di eutanasia, la Corte abbia scelto la strada del compromesso: non potendo evitare di dichiarare la colpevolezza dell'imputato, per pietà l'ha dichiarato infermo a metà allo scopo di diminuire convenientemente la pena. Ma con ciò ha suscitato le proteste del difensore che ha ribadito la piena sanità mentale del suo assistito: come dire, dategli vent'anni, ma non la patente di mezzo pazzo! In casi come questo, serpeggia allora come una oscura paura, come un sentimento della pura negazione, quello di poter essere un giorno, tutti e ciascuno, vittime di un compromesso che per occultare la verità delle cose, nega la nostra stessa identità di uomini, la nostra libertà. Dopo tutto, per giustizia, è forse meglio essere ritenuti colpevoli che pazzi: come Torben.

 
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