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RACCONTI ITALIANI ONLINE - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE E POETA MODERNO

Post n°11 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

"LA CLESSIDRA DI RODI"

Nell'Ade

da ieri

con trasporto

a Rodi

Sogno di Nembo Kid mangiato dai ladroni

carezze e suoni uniti in un tuo schiaffo

Solo

e non soltanto uomo d'oggi

Saffo dai piedi piccoli

di geisha

Le luci le nascondo agli occhi

le lune me le mangio a morsi

principe del cosmo su poltrona

senza più velluto

in punta al mondo

Baciami senza bocca

ti udirò senza orecchie

senza corpo ferire

Guardami dagli occhi

con un sorriso azzurro

Sono del sogno il sogno

la tua clessidra anemica

sabbiando

Da: Il bosco di Velate, Edizioni del Leone, Spinea-Venezia, 1991, pp.15-20, 31-37, 72-73:

"LA PALUDE"

Un bien-être si actif qu'il était presque une joie emplissait le

marcheur...

... Une totale liberté naissait du départ

Marguerite Yourcenar, L'Oeuvre au Noir.

I

Si andava in quattro

o cinque

in fila indiana

l'estate

coi ginocchi già sbucciàti

La strada a un certo punto

a

c

bifor

v

a

non mi ricordo

da che parte andammo

II

Davanti i temerari

dietro gli altri

le scarpe da ginnastica

le biglie

Qualcuno ritornava indietro prima

e sui ginocchi già le cicatrici

III

D'un tratto quel sentiero restringeva

fino ad un ponticello malridotto;

oltre, frasche più fitte

un'ombra

un fosso

il piede cigolava al primo passo

la paura

in quel batticuore

da non dire

da dimenticare

sotto la maglietta

IV

Una palude bianca

in una c a l m a

senza vento

o forse gialla, grigia

mutevole a guardarla

come il tempo

Nessun marziano vi era

o mostro

o tigre del Bengala

né l'uomo nero

(viveva in fondo al sottoscala)

V

Eppure si muoveva

come polenta

chimica laguna

«Non ci andare,

che se ci cadi dentro...»

pareva di sentirsi richiamare

da

g i ù

nel fondo

da una testa bruna

VI

I giochi più incoscienti

a pelo d'acqua

qualcuno già ostentava sigarette

tra tremolanti denti

e latta e muschio

e dio e demonio

in bilico

nel limbo dei litigi

VII

Hai pianto

non so quanto

che le lentiggini

sembravano più scure

della palude stessa

della nube

Sul capo minacciava un temporale

Angera era alle spalle

un minareto

la valle cieca del segreto

principe delle genziane

VIII

Ne ritornammo

forse

che il naso s'era fatto freddo

alle sei le prime gocce addosso

che le sberle comunque

le avremmo prese lo stesso

Tanto valeva bagnarsi

fino al midollo

del segreto

nelle tasche figurine

e una lumaca scura

grossa così

per far paura

alle bambine

 

"IL MAESTRO E UNA MARGHERITA"

a Elisabetta P.

Chi è fondamentalmente un maestro prende ogni cosa sul serio soltanto in relazione ai suoi scolari – perfino se stesso.

Friedrich Nietzsche

Di quale stella è dimmi quel sorriso

che ti attraversa sorridendo il viso?

Quando dal più profondo sento amore

E tu mi chiami ancòra "Professore"

Gli occhi belli di pianto mi hai guardato

Ed ho tremato

Vorrei che fosse vera questa gioia

Per ogni volta che la notte se l'ingoia

Quando ti vedo timida guardarmi

E per difendersi non ci sono armi

Se ti avvicini un poco

mi assorbe il gioco

della tua bocca ciclamino

Avremo un bambino?

Elisabetta abbraccia le compagne

Un cigno viola

nel corridoio della scuola

Soltanto il tempo di spiegarti

senza parole

le carezze verdi

Ti porterei, sole

nei prati

margherita che li hai spettinati

Altéra tra i compagni

a Parigi

quella sera

La luna tra i capelli

e una maglia nera

Se tuo è quel viso che mi percorre il sonno

voglio dormire ancòra

fino a mezzogiorno

Un giorno ci sarà con te l'amore

Lo invidio già nei battiti quel cuore

Come mi pensi,

se mi pensi,

fogliolina?

Un gioco?

Un principe?

Un idiota?

Una storiellina?

Mi porgi le sopracciglia perché le baci

Anche all'aria piaci

 

I PASSI LENTAMENTE DALLA SCALA

I passi lentamente dalla scala

l'odore chiuso della geriatria

La stanza silenziosa

letti paralleli

la flebo in gola

il sole

fuori

ora che non c'è più lotteria

«Ti ha scritto la Alda,

dice che sta bene...»

– e l'infermiera giovane arrossiva

cercando la febbre sotto le lenzuola.

È qui che adesso vivi

se è la vita

dopo quel brusco salto

forse candeggina

e il grido spaventato dei vicini

(Avevo cinque anni

mi guardavi

giocare tra le ombre dei giardini).

Ora c'è solo un rantolo di mani

e occhi chiusi

disperatamente azzurri

Restiamo

luglio conta i tuoi respiri

E più non parli

più non chiami

La morte morirà ma tu rimani.

 
 
 
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