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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA

Post n°23 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

"... l’hai detto.

Già se l’hai pensato,

che non sia stato

non conta più".

 

"Ci stai, allora?

Dai, parliamo male".

"Dobbiamo dire

tutte parolacce".

 

Detti e guardati

sopra il dizionario.

Ammessi, dunque, o

non del tutto ignorati.

E gli altri, sinonimi

più amorfi e grigi,

almeno registrati.

 

"Si mettono così,

l’uno sull’altro".

 

(Sdraiato, a letto,

per l’ennesima prova

generale col cuscino.

Febbrile e ansante

baciandolo, abbracciato.)

 

Contro lo specchio

rispetto a un altro,

piccolo, che scende e

sale, a controllare

qual è l’effetto

di una diversa visuale.

"Non devi stare

con certi mascalzoni".

Che sia davvero

proprio il tranello,

quello per tentarti

per farti cadere

e, preso nella rete,

condannato in eterno

tra urli e grida

nel lago, nella fossa

in mezzo al fuoco.

"Ciò che è confessato

è tolto. E resti libero

una volta assolto".

(Lo tormenta, a un

tratto, l’idea sgomenta

di non rispondere affatto

al modello di purezza

cui l’hanno abituato.)

... che esca fuori

una bestemmia

senza volerlo, che

si formi in testa

per un innesco

incontrollato.

Ma, sì, chi è stato

ai sette primi venerdì

del mese, preghiere

e litanie per ogni sera,

qualunque cosa ha fatto

e che continua a fare

sicuramente è salvo.

"Intanto, dappertutto

Dio ti vede".

(Punta là, senza

saperlo. E’ attratto

per istinto, risucchiata

la sua mano, intanto,

a quel convesso

senza appiglio.)

 

"Lo dico a tua madre

che mi tocchi".

 

... che accada e

non importa come,

che finalmente

sia tolta ogni riserva

e, costi quel che costi,

si abbia il seguito.

Nonostante l’idea

magari di disgusto,

anche nel sangue

nel puzzo e nel sudore.

 

"Piace anche a lei,

non credere".

 

Da consumarsi in fretta

al buio, al chiuso

della stanza,

senza che si veda o

che si senta, di nascosto

di straforo, a danno

di qualcuno, come offesa

rischio e, più, vergogna

violando, meglio che

si possa, la consegna.

 

... ed è, risulta

inconsistente,

quanto più detto

ordinato e richiesto,

contro lo stare

fermo e sordo,

questo sì eccome

imperioso e urgente,

del suo nome.

 

Di nuovo ripetuto

tra sé o a voce alta

riscritto in lunghe

file sui quaderni,

in grande e in piccolo

corsivo o stampatello

in alfabeto greco

con la grafia più antica

disegnato, perfino

cesellato. Sempre quello.

 

"A una cui vuoi bene

non lo fai".

 

Che sia dannata, sì,

e impura e lurida

perduta... ma destinata

a spegnere una sete

appetitosa, proprio

per questa cosa,

dolorosamente desiderata.

 

(Il sogno suo è di

perdersi, di cadere tra

le mani di una donna

senza scrupoli.)

 

"Si fanno fare

quello che ti pare".

 

Da compitare, legato

a un altro, spingendo

sui contorni, a voce quasi

spenta, smozzicata

sotto ai denti come

sotto la sottana,

il soffio disperato

di... puttana vita.

 
 
 
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