Area personale
Cerca in questo Blog
Menu
Ultimi commenti
Chi puņ scrivere sul blog
« RACCONTI ITALIANI ONLINE... | RACCONTI ITALIANI ONLINE... » |
RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO O CONTEMPORANEO
Post n°41 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
1 Io non voglio diventare vecchio perché lo sono già stato mille volte e so già il buio e quella vile tempesta. Ora che piango come vidi pianger mio padre, la stessa ruga e la testa abbattuta, piena di sgomento, imparo che la giovinezza non corre nelle sorprese del sangue ma nello sguardo che un vento strappa da terra per vedere in questo duro paese l'infinita somiglianza tra Dio e il viso di lei tutte le sere, i rami nudi contro il cielo, il vino fermo nel bicchiere...
2 Quante volte, Milano dalla mia terra più dolce sono arrivato davanti al tuo volto piatto, senza respiro.
E' il tempo dell'amore duro, è notte, solo notte, è dignità di sguardi che sanno d'averla perduta, è il viale dove scendo come bestia che è pazza a cercare l'asfalto nero, rapido e luminoso di pioggia come uno stordimento.
Pioggia anche la mattina giù dai vetri larghi al supermarket, acqua sentita per un istante, una stretta nel cuore all'uscita dalle porte a cellula di luce e giù la testa, di corsa fino all'entrata confusa nell'auto tra l'odore dei vestiti bagnati e la carezza gelida del cellophàn.
Devo scordarmi di lei, scesa per le scale del metrò, senza più bellezza per me, devo scordarmi di me, chiuso in auto a guardarla senza più pensiero. Devo scordarmi quel tuo nero, Milano, e il vaniloquio del traffico sotto l'acqua, e il giorno e l'ora, scoprire che non c'era né diritto né speranza, e neanche amore, ma furore, solo dolce e demente furore.
Quante volte dalla mia terra più calma sono venuto al tuo inferno. Mi conoscono i fedeli dei chioschi notturni, illuminati come stelle gelate, le mosche che sembrano i maghrebini, i turchi che stanno intorno a trafficare, ad aver pace. Quante volte sono venuto al tuo inferno, Milano, a inaugurarlo. E se quella notte speravo in una notte più calma e di risentire il mare non era per predare, non era per gettare il capo in un bianco fuoco, ma era per avere quiete, quiete se non amore, quiete un poco... |
Inviato da: chiaracarboni90
il 31/05/2011 alle 11:36