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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO - CONTEMPORANEO
Post n°44 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
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Se tu restassi quisi potrebbe continuare la conversazione,e sulle mani che tieni in gremboriposerei i miei occhi bianchi.Tu saresti la quiete del mondoe quel poco d'argine che soffermala piena...Ma no, dicevi, già via dal tuo stesso pianto e dal mio, che principiava, lasciando me e la mia casa come due inutilità per il tuo cuore da star - - Dio, che ami le star non lasciare che vada in cenere il suo passo e il dolore inchiodamelo dentro come un bene.
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A G.Ungaretti, visto di notte alla televisione leggere "I fiumi"
Non ho fiumi io, non ho mai vissuto sporgendo il volto sull'acqua che quieta o vorticosa taglia la città, nobilita o nel gorgo riporta via tutti i pensieri. Non ho avuto gradoni di pietra su cui disteso perdere sotto il sole il lume della mente, addormentando. Non la loro vita da rubare, da prendere nel sangue quel ritmo, quel fermento. Ho avuto viali, strade larghe, rumorose, il getto alto di tangenziali, braccia aperte di povera madre vene da cui entra in città ogni genere di roba. Ho avuto viali d'alberi o rapide vertigini tra pareti di acciaio e di vetro oscuro. Cento volte risaliti, come vecchie canzoni, cento volte ridiscesi, nessuno più che chiede che davvero lo si guardi. Ho avuto viali che il caos rende identici, che sotto la pioggia sono l'inferno, sono frenetici. Ma alla notte, quando cade la notte si ridisegnano, viali nuovi d'ombra e di solitudine, quando li illumina il lento collo dei lampioni e lo spegnersi delle ultime réclame. Si muovono allora leggermente, ramificano, forse rotea un poco tutta la città; qualcuno finisce in faccia a un castello, a una cattedrale, altri smuoiono sotto i fari arancio di un nodo autostradale - - i viali la notte respirano con le foglie dei platani, larghe, nere, per i buchi oscuri alle finestre, le grate del metrò e l'aria nenia che dorme sui bambini. Tirano il fiato quando va via il passaggero sull'ultimo tram - I viali mi danno una vita speciale, che non è pianto e allegria non è, ma una ventosità, un andare ancora andare che viene da chissà che mari, da quali valli, da grandi fiumi.
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L’angelo delle tangenziali
Stava seduto sul guardrail nella luce spiovente d’arancio d’un grande lampione. La nebbia rancida
La vita, diceva, bestia la vita, mentre lo sfiorava la voluminosa carezza dei tir che vanno come sogni in autostrada. Non mi trovo più addosso un gesto solo che sia vergine
diceva fissandosi le mani,
(Lo incontro mille volte al ritornoda chissà doveo quando i viaggi nel sonno finiscono su mozartiane o vascorossiane tangenziali e poi si disfano in cunicoli, mio povero angelo, il mio e di ostiati come lui - -) o mia vita, ripeto e ripeteva,che non senti l'albanelle ossa e nelle giunture, ma il sale e solo il vento che dirada mai, che si placa mai
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Inviato da: chiaracarboni90
il 31/05/2011 alle 11:36