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Post n°100 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
Da "Donne, ancora" LA DONNA CHIMERICA Dal basso dell’emicrania il suo fascino è prova flagrante che non può più finire, persuade a preferire che rimanga a tarlare all’ipotesi (ragna, incubo, rebus) di muovere domani alla conquista. UN ALTRO SOGNO Nera, ma rada e corta sulle guance lattee, Sonia aveva la barba. Me ne accorgevo solamente dopo averla cinta alle spalle guardando, giù da una balaustra, una partita, credo di pallanuoto. Ma non era, il mio, dentro tutto quel chiaro, un ribrezzo. Piuttosto il cruccio di non potere più stringere come una volta quei suoi seni unici dai capezzoli acini, sgranati, spalmati, anzi, sopra e sotto. E c’era poi la questione più importante: la sua dolcezza. Quella non potevo - e il visetto dolcemente concavo - a nessun costo accettare di perdere. LA TARDA SESSUALITÀ Questa quota di desiderio realizzabile a costo del ridicolo. Ma dove c’è gusto, dicono a Napoli, non c’è perdenza. E, allora, ben venga la finalmente e davvero solidale creatura senza punte, dimentica per una volta di sé e a te solo votata non per soldi: puttana per dolcezza.
DONNA DI MEZZ’ETÀ Persa l’eternità con l’onniscienza, l’ubiquità, la non appartenenza, non più regina di qualcuno, ora persona finalmente democratica. LA MUSA INQUIETANTE Nel sogno Alessia (credo, almeno, lei, talmente dirupati i lineamenti, annacquati, e anche il tondo dell’occhio, come qualcuno avesse urtato al gomito chi, in inchiostro di china, lo formava): "Ma lei è un uomo pericolosissimo" sibilava con odio e paura, stringendo gli occhi e scostandosi. Io trasecolavo. Sapevo di non avere mosso un dito, dopo, per ritrovarla. Ma, allora, che altro? E soprattutto, cosa di così insopportabile le avevo fatto, soltanto col glorificarla? LA CITTÀ SPIETATA La brutta ragazza mostra l’ombelico. È suo diritto. Ma fa peggio, perché subito scatta malevolo lo sguardo al naso da faina, alla bocca da lepre e così cassa la realtà di quel tondo. Così, nella città d’oggi, spietata, vendica la bellezza ogni indebito assalto ai suoi emblemi, preserva a possibilità di pieno anelito. NUDO La diceva d’argento, certo indebitamente (e infatti, subito, di rame) immaginandola. Ma così, rame o argento, i suoi occhi, la pelle, i capelli perfino, e i denti, come alonati dal tutto, solo la presagiva. E, quel colore, uniforme, spruzzato meticolosamente giù giù dal filo della schiena fino sopra i molli risvolti delle dita… Ma poi solo Mantegna può spiegarla, se voluttuosamente (conscia o meno) schiacciata come da una gravità, ma eretta ai gomiti, tutta un’orografia la marca: le natiche dune, elmi esattamente segati uguali alla base; e, appena due centimetri sopra, quella sua ossea svasatura: fiore, foce, area franca indifesa in apparenza e, invece, svincolo, cellula della sua potenza, più struggente quanto più silenziosa lei, o altera. Poi, è ancora l’argento che si fa sogno nella parola, immaginato consenso a me, incredulo che, così inafferrabile, inspiegabile anzi, lei pure abbia le parti molli, e che le esponga, delle dita dei piedi.
Da "La giornata di Sisifo" SISIFO Fossero solo mattine, col filo dell’equilibrista sempre alto e teso nell’azzurro, ancora astratta e non nociva l’idea della resa dei conti, del bacillo pomeridiano solito, al ritorno arido nella cripta… TRANCHE DE VIE Usciva, ritornava e poi di nuovo usciva, a ben dosati intervalli. E ogni volta sulla soglia un attimo esitava in bilico fra quei due vuoti, al trillo immaginario del telefono. A MENO DI NON VIVERE A NEW YORK (a G. un tempo amata, a suo marito e agli altri) Ragioni di misura - dovrai ammetterlo - suggeriscono più prudenti strategie e, prima fra tutte, l’abolizione degli addii. Perché dopo, lo sai, di continuo è un tremore agli angoli di strada delle città-pozzanghere, uno svelto distogliere lo sguardo quanto più insostenibile, con gli anni, l’anacronismo del tuo punto. Eppure, a guardar bene, non sei tu, ma sempre gli altri, gli ormai appagati e quelli che non c’entrano, per malizia o noia a non tenere il patto, a trasformare subdoli in un ridicolo puntiglio da burletta una tragedia giovanile.
Altre poesie MECCANISMI Ma che stretto ventaglio di pensieri, sempre gli stessi ignominiosamente, quasi misura igienica poco prima del sonno. Così, ora, per equanimità, provi: col Nepal, forse, o il Giappone e le sue isole, solo come fiammelle della città di Dite sempre pensate nel punto dell’ammaraggio notturno. Però, vedi, dura un istante l’ampliamento e subito ritorna l’intrico vegetale dei pensieri covati sotto casa. |
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