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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°100 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Da "Donne, ancora"

LA DONNA CHIMERICA

Dal basso dell’emicrania

il suo fascino è prova

flagrante che non può

più finire, persuade a preferire

che rimanga a tarlare

all’ipotesi (ragna, incubo, rebus)

di muovere domani alla conquista.

UN ALTRO SOGNO

Nera, ma rada e corta

sulle guance lattee,

Sonia aveva la barba.

Me ne accorgevo solamente dopo

averla cinta alle spalle guardando,

giù da una balaustra,

una partita, credo di pallanuoto. Ma

non era, il mio, dentro tutto quel chiaro,

un ribrezzo. Piuttosto

il cruccio di non potere più stringere

come una volta quei suoi seni unici

dai capezzoli acini, sgranati,

spalmati, anzi, sopra e sotto. E

c’era poi la questione più importante:

la sua dolcezza. Quella non potevo

- e il visetto dolcemente concavo -

a nessun costo accettare di perdere.

LA TARDA SESSUALITÀ

Questa

quota di desiderio realizzabile

a costo del ridicolo. Ma

dove c’è gusto, dicono

a Napoli, non c’è

perdenza. E, allora, ben venga

la finalmente e

davvero solidale

creatura senza punte,

dimentica per una

volta di sé e a te solo votata

non per soldi: puttana per dolcezza.

 

DONNA DI MEZZ’ETÀ

Persa l’eternità con l’onniscienza,

l’ubiquità, la non appartenenza,

non più regina di qualcuno, ora

persona finalmente democratica.

LA MUSA INQUIETANTE

Nel sogno Alessia (credo, almeno, lei,

talmente dirupati

i lineamenti, annacquati,

e anche il tondo dell’occhio,

come qualcuno avesse urtato al gomito

chi, in inchiostro di china, lo formava): "Ma lei

è un uomo pericolosissimo"

sibilava con odio e paura,

stringendo gli occhi e scostandosi. Io

trasecolavo. Sapevo

di non avere mosso un dito, dopo,

per ritrovarla. Ma, allora, che altro?

E soprattutto, cosa

di così insopportabile le avevo

fatto, soltanto col glorificarla?

LA CITTÀ SPIETATA

La brutta

ragazza mostra l’ombelico. È

suo diritto. Ma fa

peggio, perché subito scatta

malevolo lo sguardo

al naso da faina,

alla bocca da lepre e così cassa

la realtà di quel tondo. Così, nella

città d’oggi, spietata,

vendica la bellezza ogni indebito assalto

ai suoi emblemi, preserva

a possibilità di pieno anelito.

NUDO

La diceva d’argento,

certo indebitamente (e infatti, subito,

di rame) immaginandola. Ma

così, rame o argento, i suoi occhi, la pelle,

i capelli perfino, e i denti,

come alonati dal tutto,

solo la presagiva. E, quel colore,

uniforme, spruzzato

meticolosamente

giù giù dal filo della schiena fino

sopra i molli risvolti

delle dita… Ma poi

solo Mantegna può spiegarla, se

voluttuosamente (conscia o meno)

schiacciata come da una gravità, ma eretta ai gomiti,

tutta un’orografia la marca: le

natiche dune, elmi esattamente

segati uguali alla base; e, appena

due centimetri sopra, quella sua

ossea svasatura: fiore, foce,

area franca indifesa

in apparenza e, invece, svincolo,

cellula della sua potenza, più

struggente quanto più

silenziosa lei, o altera.

Poi, è ancora

l’argento che si fa

sogno nella parola, immaginato

consenso a me, incredulo

che, così inafferrabile,

inspiegabile anzi, lei pure

abbia le parti molli, e che le esponga,

delle dita dei piedi.

 

 

 

Da "La giornata di Sisifo"

SISIFO

Fossero solo mattine,

col filo dell’equilibrista sempre

alto e teso nell’azzurro, ancora

astratta e non nociva l’idea

della resa dei conti, del bacillo

pomeridiano solito, al ritorno

arido nella cripta…

TRANCHE DE VIE

Usciva, ritornava e poi di nuovo

usciva, a ben dosati

intervalli. E ogni volta sulla soglia

un attimo esitava

in bilico fra quei due vuoti,

al trillo immaginario del telefono.

A MENO DI NON VIVERE A NEW YORK

(a G. un tempo amata, a suo marito e agli altri)

Ragioni di misura

- dovrai ammetterlo -

suggeriscono più

prudenti strategie e, prima fra tutte,

l’abolizione degli addii. Perché

dopo, lo sai, di continuo è un tremore

agli angoli di strada

delle città-pozzanghere, uno svelto

distogliere lo sguardo

quanto più insostenibile, con gli anni,

l’anacronismo del tuo punto. Eppure,

a guardar bene, non sei tu, ma sempre

gli altri, gli ormai appagati

e quelli che non c’entrano,

per malizia o noia a non tenere

il patto, a trasformare

subdoli in un ridicolo

puntiglio da burletta

una tragedia giovanile.

 

 

 

 

Altre poesie

MECCANISMI

Ma che stretto ventaglio di pensieri,

sempre gli stessi ignominiosamente,

quasi misura igienica

poco prima del sonno. Così, ora,

per equanimità, provi: col Nepal,

forse, o il Giappone e le sue isole,

solo come fiammelle

della città di Dite

sempre pensate nel punto

dell’ammaraggio notturno. Però,

vedi, dura un istante l’ampliamento

e subito ritorna

l’intrico vegetale

dei pensieri covati sotto casa.

 
 
 
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