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Un blog creato da randagiamente il 22/07/2009

Vento notturno

I veri maestri non lasciano tracce, sono come il vento notturno, che ci sconvolge e ci lascia immutati, trascina con sé ciò che pensavamo di essere e non siamo mai stati e ci rende ciò che siamo sempre stati, fin dall'inizio. ____________________________________________ [blog per la consulenza filosofico-esistenziale]

 
 

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Mistica e filosofia (ovvero: termini apparentemente opposti nascondono spesso aspetti diversi della stessa realtà)

Post n°10 pubblicato il 17 Settembre 2009 da randagiamente

 

 Botticelli, Natività mistica, London National Gallery.

Tra i filosofi che più di altri sono normalmente considerati i più strenui paladini della Ragione come facoltà suprema dell'essere umano, e che per questo vengono semplicisticamente bollati di "razionalismo", un posto d'onore è sicuramente occupato da G. W. F. Hegel.
Hegel è sicuramente uno dei filosofi su cui si è scritto di più. La bibliografia su di lui conta centinaia di volumi, ma ci sembra di poter dire, e sicuramente non siamo i primi a farlo, che la reale comprensione della filosofia hegeliana è sempre stata inversamente proporzionale alla quantità di studi su di essa. Questo è sicuramente dovuto a tutta una serie di fattori, sui quali non ci soffermeremo, ma può anche rappresentare un’altra efficace esemplificazione di come sia difficile, anche per chi si dedica alla materia che più di tutte dovrebbe imporre un’apertura mentale e uno sforzo di “accoglimento” (anziché di immediata critica) del pensiero di altri, abbandonare quelle schematizzazioni, quelle categorie preconfezionate, quelle idee preconcette, di cui ormai ripetutamente abbiamo parlato. La filosofia di Hegel è stata, nel corso degli anni, definita nei modi più disparati, spesso assurdi, talvolta lontanissimi l’uno dall’altro, quando non addirittura antitetici. Tutto ciò deriva direttamente, a nostro modesto parere, dall’incapacità, verrebbe da dire dal rifiuto, di conciliare fra loro termini che nella nostra mente sono sempre stati concepiti come contrapposti, che va a scontrarsi con una filosofia che fa proprio della conciliazione degli opposti il suo cardine e strumento fondamentale. Incapacità, rifiuto, che portano a vedere, ad esempio, il titolo di questo paragrafo ineludibilmente come un ossimoro. Ma, come speriamo di aver sufficientemente illustrato nel paragrafo precedente, se la ragione, utilizzata e concepita nel suo senso più forte, più pregnante, più alto e più nobile, può diventare essa stessa strumento ed atto di fede, facendo assumere a sua volta anche a quest’ultimo termine il proprio senso più alto e nobile, allora possiamo forse comprendere come anche per le antinomie fede-filosofia (come abbiamo già visto), e  mistica-speculazione, o mistica-ragione, debba valere lo stesso principio: non possiamo cioè assolutamente fermarci all’alternativa, ma dobbiamo impegnarci nello sforzo di una sintesi non solo possibile, ma semplicemente doverosa e necessaria, se, ad esempio, pretendiamo di avvicinarci al pensiero di un grande maestro come Hegel. Il quale, peraltro, sarebbe (ed è effettivamente stato) il primo a ribellarsi all’idea, che una mente semplice potrebbe a questo punto concepire, che allora tutto sia lo stesso, tutto sia confuso e non sia più possibile districarsi in questa specie di babelica commistione, in questo enorme panteistico minestrone, in questa “notte in cui tutte le vacche sono nere”. Le menti semplici infatti, continuando inesorabilmente a contrapporre i concetti nel modo più rigido, tendono a sostituire una rigida distinzione con una sbrodolante confusione. Qui si tratta, invece, né più né meno, di imparare un modo nuovo di passare da un concetto all’altro, un modo nuovo di pensare. Che consiste nient’altro che nel metodo dialettico.  Bisogna cioè imparare a comprendere, cioè a prendere insieme concetti apparentemente opposti e ad intuire il modo in cui possono coesistere, senza confondersi l’uno nell’altro, ma al contrario mantenendo ognuno la propria identità e il proprio peculiare significato. La differenza fra Hegel ed altri filosofi cui si è in precedenza accennato, sta nella differenza fra l’intuizione intesa come un qualcosa di già dato, un immediato e spontaneo sorgere del concetto alla coscienza, e l’intuizione di cui parla Hegel, che, come si deduce da quanto finora detto, deriva invece da uno sforzo della volontà e della ragione, dalla “fatica del concetto”.

            La vera mistica, quella che deriva dalla tradizione platonica e neoplatonica, e attraverso i grandi maestri medioevali, Eckhart e Cusano, arriva fino a Giordano Bruno e a Spinoza, per essere poi ripresa dall’idealismo tedesco, si identifica senz’altro con la Filosofia. Il comune modo d’intendere i due termini come antitetici trae le sue origini dalla condanna di questi grandi maestri come atei e panteisti da parte delle religioni ufficiali, e la conseguente attribuzione del carattere di “mistico” solo alle varie manifestazioni “eccezionali”, attinenti al sentimentalismo religioso e a fenomeni visionari o “paranormali” di vario genere, che divenne orientamento generale a partire dalla “sconfitta della mistica” e dalla sua emarginazione dal mondo cattolico, che risale alla fine del Seicento.  In realtà, tra la mistica speculativa e la vera filosofia non c’è alcuna differenza, come ci insegna tutta la meritoria opera di Marco Vannini, il quale, ad esempio, citando un passo dell’Etica di Spinoza, in cui si dice tra l’altro che «l’amore di Dio verso gli uomini e l’amore intellettuale della mente verso Dio sono una sola e medesima cosa», sinteticamente conclude: «Siamo qui, come è evidente, in presenza di un misticismo allo stato puro, che coincide con il perfetto razionalismo».   

 
 
 
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INTENZIONI

Mi piace immaginare questo blog come un luogo di magia.

La magia che si cela in ogni nuovo incontro, in ogni nuovo scambio, in ogni neonato rapporto tra esseri umani.

Vorrei che chi passa di qui lasciasse un semino su questa terra. Io mi impegno a inumidirlo. Fra tanti, magari, qualcuno germoglierà e fiorirà. Ma dev'essere un semino autentico, non riciclato. Una piccolissima parte di voi.

Qui sopra c'è una dicitura pretenziosa: consulenza filosofico-esistenziale. Non sorridete, mettetevi in gioco. Non fate discorsi intelligenti, ma discorsi veri. Raccontate le vostre gioie e le vostre cicatrici, anziché esibirvi in pubbliche  masturbazioni mentali (per quello basto io...). Ci capiremo. E sarà bello, ve lo assicuro.

r.

 

"BUON SENSO..."

"Quando più di due persone si dicono d'accordo con me, comincio a temere di aver detto qualche idiozia..." (O. Wilde)

               

 

AMORE E VOLONTà

"L'anima nobile, l'anima che ama infinitamente, non ha più volontà, è disappropriata di se stessa e del suo volere. Chi vuole non ama. La fine della volontà, che è sempre e comunque egoistica, significa fine dell'amore come desiderio. Ma se questa fine avviene per la traboccante ricchezza dell'amore stesso, l'anima cessa di amare perché diventa essa medesima Amore." (M. Vannini, Il volto del Dio nascosto)

 

AMORE E RAGIONE

 

La ragione discrimina, l’amore assimila.

La ragione separa e distingue, l’amore fonde e confonde.

La ragione difende, l’amore si arrende.

La ragione si arrocca e s’impone, l’amore cede senza condizione.

La ragione definisce e chiarisce, l'amore sfuma contorni e colori

di un mondo sognante.

 

 

AMORE E UMILTà

L’amore nasce solo quando e se l’io fa un passo indietro, passo che consiste nell’anteporre il bene di un altro al nostro. Ma ciò non si verifica se non attraverso l’umiltà. Chi s’impone non ama, questa è una verità semplice ma inconfutabile. Il che non significa doversi porre in una condizione di inferiorità o sudditanza, ma anzi in una posizione molto diversa, che consiste in una capacità di accettazione incondizionata, priva di giudizio e di pregiudizio, atteggiamento concesso esclusivamente alle persone forti, perché, al contrario, non c’è persona più fragile e meschina di chi ha bisogno di imporsi sugli altri per affermare se stesso. Laddove invece l’umiltà, che pur viene spesso scambiata dagli ignoranti per arrendevolezza e passività, è, al contrario, la virtù di chi veramente sa dare e sa darsi.

 

SI AMA ANCHE SENZA CONOSCERE

"Amo una cosa sola, e non so cosa sia:

perché non la conosco, per questo io l’ho scelta."

(A. Silesius, Il pellegrino cherubico)

 

PER TUTTI I SUPERSTIZIOSI CHE SI DICONO CREDENTI

"Non voglio aver nulla a che fare con un amore che sia per Dio o in Dio. Questo è un amore che il puro amore non può tollerare; perché il puro amore è Dio stesso." (S. Caterina da Genova)

 

SENZA PERCHé

Non ha un perché la rosa: fiorisce perché fiorisce, questo è tutto.

Non bada a sé e non chiede se qualcuno la vede.

(A. Silesius, Il pellegrino cherubico)

 
 
 
 

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