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Un blog creato da randagiamente il 22/07/2009

Vento notturno

I veri maestri non lasciano tracce, sono come il vento notturno, che ci sconvolge e ci lascia immutati, trascina con sé ciò che pensavamo di essere e non siamo mai stati e ci rende ciò che siamo sempre stati, fin dall'inizio. ____________________________________________ [blog per la consulenza filosofico-esistenziale]

 
 

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La perversione del filosofo

Post n°3 pubblicato il 23 Luglio 2009 da randagiamente

 

 - Il mito del toro bianco di Pasifae

 

           Ciò che per me è peculiare del filosofo è quella sorta di perversione che gli rende impossibile accontentarsi di ciò che appare, qualsiasi cosa appaia, in qualunque modo appaia. Quel voler guardare sempre “dentro” le cose. Quel non fermarsi mai alla prima evidenza, ma, immediatamente, anche se gli si presentassero innanzi due alternative tra le quali poter tranquillamente scegliere, aggirarsi inquieto alla ricerca di una possibile terza opzione. Insomma quella vocazione a rompere gli schemi (e a volte non solo quelli…), anche se da lui stesso appena creati.  
         
Assumendo questa prospettiva, ciò che viene immediatamente e irrimediabilmente compromesso è proprio quell’esigenza che mi sembra guidare le argomentazioni  di chi si preoccupa di salvare il lato pratico (nel senso kantiano, quindi il lato etico) della filosofia. Per agire, bisogna partire da un dato, qualunque esso sia, e decidere. Anche magari accettando, talvolta, di dare per buone delle premesse per nulla certe o dimostrate. Per agire, bisogna abituarsi all’idea che non potremo mai sapere prima se ciò che faremo risulterà, poi, giusto, adeguato, corretto, o totalmente e irrimediabilmente sbagliato. La pretesa di conoscere in anticipo gli effetti di ogni nostro atto porterebbe alla paralisi. 
          Da queste premesse mi pare emerga che il filosofo, piuttosto, è un essere poco portato all’azione, alla prassi. Il “sapere” più specificamente filosofico non è tanto il sapere pratico (la phrònesis), quanto piuttosto quello che deve fare i conti con la metafisica, qualunque cosa indichi oggi, o abbia indicato ieri, questa parola. In questo senso mi sembra più che corretto il punto di vista di chi afferma che la filosofia non serve a nulla (un po’ come la poesia).
Ma a me piace pensare che l’unico che “non serve” è proprio il padrone, cioè colui che viene servito. Ci pensino dunque le altre scienze a “servire” la (alla) filosofia. 
            La domanda quindi diventa: perché mai dovrei occuparmi sempre e solo di qualcosa che “serve”? Perché ogni mia occupazione deve essere sempre e solo un mezzo per qualcos’altro, e mai un fine in sé? E poi, interpretando la validità di un’azione sempre e solo in base allo scopo cui essa tende, ogni scopo parziale non diventa poi necessariamente un mezzo per uno scopo successivo? E allora, qual è poi, in definitiva, lo scopo ultimo?
            Si dice che Socrate, poco prima di bere la cicuta, si fece dare l’ultima lezione di musica dal suo insegnante di lira. A chi (abbastanza indelicatamente, direi) gli chiedeva a cosa mai potesse servire seguire una lezione poco prima di morire, egli rispose semplicissimamente: “mi piace imparare”.
            Questo è per me il filosofo e la filosofia. Qualcuno e qualcosa di necessariamente legato al fine ultimo, che poi è, molto banalmente, vivere. Vivere una vita degna di un essere umano compiuto significa pensare, porsi domande, mantenersi sempre aperti all’ascolto, perché in ogni momento e da chiunque possiamo imparare qualcosa. E riflettere. E guardarsi intorno con occhi sempre curiosi e capaci di stupore. E rimanere capaci di riempirsi gli occhi e il cuore di bellezza, e di emozionarsi. 
            E scrivere. Per cercare di comunicare a qualche nostro simile tutto questo.

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Commenti al Post:
giusipi2007
giusipi2007 il 23/07/09 alle 19:23 via WEB
Pochi minuti fa ho lasciato un commento in un blog che frequento abitualmente chiedendo al suo autore se, il post relativo al mio commento, fosse stato scritto come esempio di scrittura creativa; mi ha risposto che non vuole insegnare niente a nessuno e io ho replicato che da lui posso comunque imparare...Credo che questo spaccato di vita virtuale sia attinente al contenuto del tuo post...Ciao. G.
 
 
randagiamente
randagiamente il 24/07/09 alle 09:07 via WEB
Benvenuta G.! Per quel che posso intuire da quanto mi dici, credo di poter commentare che in rete, come nel mondo fuori, ci sono persone che parlano (e scrivono) per comunicare, e coscienti che le parole dovrebbero servire innanzitutto a questo, e altre (tante) che parlano (e scrivono, soprattutto se sanno di saperlo fare) solo per mettere in mostra la loro abilità, o la loro erudizione, o altro ancora. Persone quindi che "si parlano addosso". La parola, quindi, come esercizio di narcisismo, di esibizionismo. La parola, la scrittura, come atto onanistico. Ad assistere a tali esibizioni, sinceramente, credo si possa imparare molto poco. Mi auguro che da tale sport, tanto diffuso ovunque, sia esentato almeno questo blog. Mi piacerebbe invece che questo diventasse uno spazio intimo e raccolto, dove poterci confidare, come ad un caro amico o all'amica del cuore, i problemi veri della vita delle persone, che sono soprattutto problemi di relazione, problemi di sentimenti. Per questo ho voluto subito inserire un testo che parla proprio di questo. Grazie del tuo commento, ne attendo altri, se ti farà piacere. Ciao. r.
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

INTENZIONI

Mi piace immaginare questo blog come un luogo di magia.

La magia che si cela in ogni nuovo incontro, in ogni nuovo scambio, in ogni neonato rapporto tra esseri umani.

Vorrei che chi passa di qui lasciasse un semino su questa terra. Io mi impegno a inumidirlo. Fra tanti, magari, qualcuno germoglierà e fiorirà. Ma dev'essere un semino autentico, non riciclato. Una piccolissima parte di voi.

Qui sopra c'è una dicitura pretenziosa: consulenza filosofico-esistenziale. Non sorridete, mettetevi in gioco. Non fate discorsi intelligenti, ma discorsi veri. Raccontate le vostre gioie e le vostre cicatrici, anziché esibirvi in pubbliche  masturbazioni mentali (per quello basto io...). Ci capiremo. E sarà bello, ve lo assicuro.

r.

 

"BUON SENSO..."

"Quando più di due persone si dicono d'accordo con me, comincio a temere di aver detto qualche idiozia..." (O. Wilde)

               

 

AMORE E VOLONTà

"L'anima nobile, l'anima che ama infinitamente, non ha più volontà, è disappropriata di se stessa e del suo volere. Chi vuole non ama. La fine della volontà, che è sempre e comunque egoistica, significa fine dell'amore come desiderio. Ma se questa fine avviene per la traboccante ricchezza dell'amore stesso, l'anima cessa di amare perché diventa essa medesima Amore." (M. Vannini, Il volto del Dio nascosto)

 

AMORE E RAGIONE

 

La ragione discrimina, l’amore assimila.

La ragione separa e distingue, l’amore fonde e confonde.

La ragione difende, l’amore si arrende.

La ragione si arrocca e s’impone, l’amore cede senza condizione.

La ragione definisce e chiarisce, l'amore sfuma contorni e colori

di un mondo sognante.

 

 

AMORE E UMILTà

L’amore nasce solo quando e se l’io fa un passo indietro, passo che consiste nell’anteporre il bene di un altro al nostro. Ma ciò non si verifica se non attraverso l’umiltà. Chi s’impone non ama, questa è una verità semplice ma inconfutabile. Il che non significa doversi porre in una condizione di inferiorità o sudditanza, ma anzi in una posizione molto diversa, che consiste in una capacità di accettazione incondizionata, priva di giudizio e di pregiudizio, atteggiamento concesso esclusivamente alle persone forti, perché, al contrario, non c’è persona più fragile e meschina di chi ha bisogno di imporsi sugli altri per affermare se stesso. Laddove invece l’umiltà, che pur viene spesso scambiata dagli ignoranti per arrendevolezza e passività, è, al contrario, la virtù di chi veramente sa dare e sa darsi.

 

SI AMA ANCHE SENZA CONOSCERE

"Amo una cosa sola, e non so cosa sia:

perché non la conosco, per questo io l’ho scelta."

(A. Silesius, Il pellegrino cherubico)

 

PER TUTTI I SUPERSTIZIOSI CHE SI DICONO CREDENTI

"Non voglio aver nulla a che fare con un amore che sia per Dio o in Dio. Questo è un amore che il puro amore non può tollerare; perché il puro amore è Dio stesso." (S. Caterina da Genova)

 

SENZA PERCHé

Non ha un perché la rosa: fiorisce perché fiorisce, questo è tutto.

Non bada a sé e non chiede se qualcuno la vede.

(A. Silesius, Il pellegrino cherubico)

 
 
 
 

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