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Un blog creato da randagiamente il 22/07/2009

Vento notturno

I veri maestri non lasciano tracce, sono come il vento notturno, che ci sconvolge e ci lascia immutati, trascina con sé ciò che pensavamo di essere e non siamo mai stati e ci rende ciò che siamo sempre stati, fin dall'inizio. ____________________________________________ [blog per la consulenza filosofico-esistenziale]

 
 

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« Il respiro dell'Io

Il linguaggio dell'anima

Post n°18 pubblicato il 22 Novembre 2010 da randagiamente

 

 

 

 

Prima di figliare, il tempo riposava in seno all’Essere, come pura idea. Entrò allora un potere senza pace, l’Anima,  vogliosa di trasferire in un diverso la visione suprema. Essa non era paga che la totalità del mondo ideale le fosse presente in blocco e in eternità, ma voleva poterla vedere a frammenti e a successioni: così ella pose nel tempo se stessa e impose alla creatura del mondo di servire il tempo in cui l’aveva immersa.

(Plotino, Enneadi, III, 7, 11)

 

 

Con l’anima, dunque, cessa l’immobilità dell’essere, per quel divenire temporale che gli atti creativi scandiscono senza calcolo e riflessione alcuna. La creazione, dice Plotino, “non è intelligente”, non conosce nessi logici e con-seguenze “perché è prima di ogni nesso e di ogni conseguenza”, perciò scorre senza fatica e con esuberanza, al di fuori di ogni calcolo, in nulla simile ai geometri che disegnano i loro piani, perché “io non faccio figure di sorta, ma contemplo; e le linee dei corpi si disegnano come se cadessero da me”.

Estranea all’immobilità del concetto, per la quale le cose sono date nel loro significato una volta per sempre, “l’anima non è mai vecchia per le cose, così come le cose non sono mai vecchie per l’anima”. Ma per questo è necessario che le cose trasgrediscano le loro definizioni e si offrano come irradiazioni di immagini rinvianti a quel futuro che non è tanto il tempo che ancora ci attende, quanto quell’ulteriorità di senso che anche le più comuni esperienze non cessano di diffondere; per questo con l’anima “andiamo con stupore di fronte all’inconsueto, senza cessare di stupirci anche delle nostre esperienze già note”.

Le esperienze dell’anima, infatti, sfuggono a qualsiasi tentativo di fissarle e disporle in successione ordinata, perché, al di là di ogni progetto razionale, l’anima sente che la totalità è sfuggente, che il non-senso contamina il senso, che il possibile eccede sul reale, e che ogni progetto che tenta la comprensione e l’abbraccio totale è follia. Nel riconoscimento di questa follia è la libertà dell’anima e la sua possibilità più propria.

Amica del “demone maligno” che insidia il cogito cartesiano, l’anima fa resistenza a ogni razionalizzazione, perciò in Occidente è straniera. Il Dio che essa conosce non è il Dio che è uscito da un cogito a garanzia delle idee della ragione, ma è un Dio che non ci protegge dalla follia, e perciò consente di recuperare la sorgente a partire dalla quale ragione e follia hanno la possibilità di determinarsi e di dirsi. Questa sorgente è il simbolo, che, nel suo sorgere ambi-valente, è linguaggio dell’anima.

 

U. Galimberti, La terra senza il male (adattato).

 

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INTENZIONI

Mi piace immaginare questo blog come un luogo di magia.

La magia che si cela in ogni nuovo incontro, in ogni nuovo scambio, in ogni neonato rapporto tra esseri umani.

Vorrei che chi passa di qui lasciasse un semino su questa terra. Io mi impegno a inumidirlo. Fra tanti, magari, qualcuno germoglierà e fiorirà. Ma dev'essere un semino autentico, non riciclato. Una piccolissima parte di voi.

Qui sopra c'è una dicitura pretenziosa: consulenza filosofico-esistenziale. Non sorridete, mettetevi in gioco. Non fate discorsi intelligenti, ma discorsi veri. Raccontate le vostre gioie e le vostre cicatrici, anziché esibirvi in pubbliche  masturbazioni mentali (per quello basto io...). Ci capiremo. E sarà bello, ve lo assicuro.

r.

 

"BUON SENSO..."

"Quando più di due persone si dicono d'accordo con me, comincio a temere di aver detto qualche idiozia..." (O. Wilde)

               

 

AMORE E VOLONTà

"L'anima nobile, l'anima che ama infinitamente, non ha più volontà, è disappropriata di se stessa e del suo volere. Chi vuole non ama. La fine della volontà, che è sempre e comunque egoistica, significa fine dell'amore come desiderio. Ma se questa fine avviene per la traboccante ricchezza dell'amore stesso, l'anima cessa di amare perché diventa essa medesima Amore." (M. Vannini, Il volto del Dio nascosto)

 

AMORE E RAGIONE

 

La ragione discrimina, l’amore assimila.

La ragione separa e distingue, l’amore fonde e confonde.

La ragione difende, l’amore si arrende.

La ragione si arrocca e s’impone, l’amore cede senza condizione.

La ragione definisce e chiarisce, l'amore sfuma contorni e colori

di un mondo sognante.

 

 

AMORE E UMILTà

L’amore nasce solo quando e se l’io fa un passo indietro, passo che consiste nell’anteporre il bene di un altro al nostro. Ma ciò non si verifica se non attraverso l’umiltà. Chi s’impone non ama, questa è una verità semplice ma inconfutabile. Il che non significa doversi porre in una condizione di inferiorità o sudditanza, ma anzi in una posizione molto diversa, che consiste in una capacità di accettazione incondizionata, priva di giudizio e di pregiudizio, atteggiamento concesso esclusivamente alle persone forti, perché, al contrario, non c’è persona più fragile e meschina di chi ha bisogno di imporsi sugli altri per affermare se stesso. Laddove invece l’umiltà, che pur viene spesso scambiata dagli ignoranti per arrendevolezza e passività, è, al contrario, la virtù di chi veramente sa dare e sa darsi.

 

SI AMA ANCHE SENZA CONOSCERE

"Amo una cosa sola, e non so cosa sia:

perché non la conosco, per questo io l’ho scelta."

(A. Silesius, Il pellegrino cherubico)

 

PER TUTTI I SUPERSTIZIOSI CHE SI DICONO CREDENTI

"Non voglio aver nulla a che fare con un amore che sia per Dio o in Dio. Questo è un amore che il puro amore non può tollerare; perché il puro amore è Dio stesso." (S. Caterina da Genova)

 

SENZA PERCHé

Non ha un perché la rosa: fiorisce perché fiorisce, questo è tutto.

Non bada a sé e non chiede se qualcuno la vede.

(A. Silesius, Il pellegrino cherubico)

 
 
 
 

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