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Ancora multiculturalismo

Post n°5 pubblicato il 19 Febbraio 2011 da provad
 

Dopo Angela Merkel, anche Cameron e Sarkozy hanno rilasciato dichiarazioni contro il multiculturalismo, mettendone in evidenza il fallimento nelle societa’ occidentali. La dichiarazione di Cameron in particolare ha suscitato un forte clamore, in quanto proviene dal leader di un paese che ha fatto della tolleranza verso le altre culture una vera e propria bandiera.

Cameron ha proclamato il fallimento del multiculturalismo in quanto ha generato divisioni all’interno della società, divisioni che hanno portato alla creazione di veri e propri compartimenti stagni con rarissimi o nulli scambi tra di essi. In particolare, come è ovvio, Cameron ha fatto riferimento all’islam, all’esistenza di un islam radicale che non si lascia assorbire né contaminare da influssi esterni, contrapponendolo all’islam moderato, più malleabile ed elastico, e pertanto desiderabile. Inoltre ha criticato coloro che, pur non essendo interpreti di un islam radicale, tacciono e non si oppongono ad esso in modo attivo, sostanzialmente favorendone la diffusione a discapito della moderazione.

Pur apprezzando il coraggio di Cameron nel denunciare il problema, rimangono tuttavia le stesse obiezioni sollevate quando Angela Merkel, per prima, sollevo' il problema. Innanzitutto c'e' il problema lessicale: non sono le differenze di cultura a causare i compartimenti stagni! Cultura e' parola di significati troppo estesi ed universali per poter essere additata in modo negativo seppure nella sua variante neologista "multiculturalismo". Quando si vuole applicare ad un'idea una parola sbagliata possono sorgere fraintendimenti.

Il primo fraintendimento è che una differenza di cultura possa di per sè generare società divise in comportamenti stagni. Non è così. Le culture diverse arricchiscono e sono motivo di interesse e scambio reciproco. Ciò che genera i compartimenti stagni sono i diversi principii su cui diverse fette della società si basano. E' la non comunanza dei principii di fondo che genera le divisioni, non la differenza di cultura.

Dalla mancanza di comprensione di questo aspetto, viene un ulteriore errore. Se non si capisce che è la differenza di principii a generare le divisioni, allora e' chiaro che non si puo' nemmeno capire dove agire per far si' che tale differenza cessi. Chi non capisce la causa dei problemi, come puo' pensare di risolvere i problemi stessi?

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