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TRA KRONOS E KAIROS, LA RELIGIOSITA' DEL BENE Recensione di Kairos di Sebastiano Adernò

Post n°15 pubblicato il 06 Marzo 2012 da elenavarriale1

TRA KRONOS E KAIROS, LA RELIGIOSITA’

DEL BENE

Recensione di Kairos 

di Sebastiano Adernò

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Si apre con tre assunti il bel libro Kairos di Sebastiano Adernò, FaraEditore, Rimini, 2011. Tre “fari” che danno luce ed indicano la strada percorsa dall’autore nei suoi versi. Il primo è il bene perseguito col solo fine di fare il bene: “una buona azione non deve avere intenzione”; il secondo è il tempo e l’impotenza umana innanzi allo scorrere di kronos “discendo da oracoli/ capaci di fermare gli elefanti/ma non il tempo”. Il terzo è la ragione come elemento fondante della conoscenza e della nostra finitezza: “procediamo scalzi, negando che altro esista”.

Il bene, il tempo e la ragione sono dunque il fine, il mezzo e la domanda della ricerca poetica e del talento di Adernò. Sono il suo credo, la sua moralità. E non potrebbe essere altrimenti per chi ha deciso di confrontarsi, misurarsi con il Kairos (καιρός), il tempo di Dio o il "momento giusto o opportuno".  Come spiega l’autore stesso nella sua postfazione “un tempo nel quale le cose accadono” e sono proprio le parole a definirlo questo tempo, a dargli sostanza. Si tratta di un tempo della qualità, della ricerca e del superamento dell’oltre. E’ un tempo oscillante, mutevole, impregnato di consapevolezze e pienezza di sè: “nessun inganno/toccherà l’illusione/in cui giace il mio orgoglio”.

Ma se è vero, come sosteneva San Paolo che “la fede è sostanza di cose sperate e argomento di cose non viste”,  nella ricerca poetica di Adernò si respira un’intima religiosità che non è fedeltà al credo, ma al bisogno di una morale che allontani razionalmente ogni forma di nichilismo e le sue derive negazioniste dell’essere.

Il poeta infatti riconosce l’evidente contraddizione di un “Cristo mai colto” e la forza del suo intuito, “di chi per primo/illuminò il pozzo”. Con le parole scala domande, raggiunge vette, dispiega abissi: “il vuoto cerca continuamente il suo involucro/le nocche bussano/contro gabbie d’ossa”.

Ed è la carne ad aver bisogno di kronos in quanto misura dell’essere, perché genesi e storia della molecola che si è fatta uomo e che inevitabilmente, si farà cenere.

Il poeta allora ripercorre ricordi, il tempo della carne: la nascita, l’infanzia, le ossa fragili della madre, i campi invasi dai corvi, “il profilo del padre nella terra rivoltata dopo la vendemmia.

Radici che alimentano, piuttosto che attutire la damnatio: nell’Infanzia “ La Luna fu spiccioli/la Notte una domanda”, fino all’incontro con l’amore prima ed il dolore poi. Nel Tracciato di Maria “il mio pianto si vestì di madre” scrive con grande intensità espressiva ed empatica Adernò ed il gelo interiore diventa subito corrispondenza con i freddi giorni di novembre: “la sua metafora/ nel mio torace”.

Nella sua ascetica e dialogante prefazione, Massimo Sannelli scrive: “Perché io sia, ci deve essere qualcosa che io non sono. A questo punto, attenzione: o ti riconosci pieno di vuoto, e lo sai, o non vuoi saperlo, e ti disperdi”.

Adernò non si lascia trascinare dalla seduzione del nulla, non si disperde nei vortici dei suoi dubbi e nonostante ammetta che “ogni giorno il verbo si fa carne/macello” sa che solo perseguendo il bene si può vivere al meglio gli attimi di kronos e le illusioni di kairos. Tra kronos e kairos, dunque, la religiosità del bene.

Elena Varriale

 

 L'AUTORE

Sebastiano Adernò è nato in sicilia nel maggio del 1978. si è laureato in Lettere Moderne a Milano.

Nel 2010 ha vinto il "Premio Ossi di seppia" e si è classificato terzo al Premio di poesia "Antonio Fogazzaro". Ha ottenuto il secondo posto all'International Poetry Slam di Trieste.

La sua prima raccolta carminasincronici risale al 2008, pubblicata nell'antologia Storie e versi di Fara Editore. A marzo 2011 è uscita la sua opera prima Per gli anni a venire edita da Lietocolle e da maggio 2011 è presente nella Collana "Nuovi Echi" de La scuola di Pitagora editrice.

Ha prodotto e diffuso il documentario U stissu Sangu

a Bruxelles, New York ed in tour per il Messico e per il quale ha ottenuto un riconoscimento al Premio Giuseppe Fava giovani per l'impegno di denuncia sociale.

 

 

 
 
 
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