"La lettura fa l'uomo completo(...) e lo scrivere fa l'uomo esatto. " (Francesco Bacone)
"Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere." (Gustave Flaubert)
Post n°34 pubblicato il 17 Gennaio 2018 da elenavarriale1
“La tenerezza” ha scritto Roland Barthes“non è solo bisogno di tenerezza, ma anche bisogno di essere tenero con l’altro: noi ci rinchiudiamo in una bontà vicendevole, ci maternizziamo reciprocamente; risaliamo alla radice di ogni relazione, là dove bisogno e desiderio si congiungono.” La tenerezza dunque non è solo ricevere, ma anche e soprattutto saper donare comprensione, saper essere gentili con gli altri.
La tenerezza si fa sinonimo di commozione, d’empatia, di disponibilità. E’ la gentilezza che si fa scelta di vita, come per il poeta CiroTremolaterra che nella sua ultima silloge Amorevolezza, Iod Edizioni, 2017 scrive: “Stamattina/sembri il bello delle cose, la dolcezza/la semplicità.”
Il verso avvolge, carezza il lettore: è discreto, naturale, sa andare al nocciolo delle emozioni perché nasce da un silenzio leggero, ovattato come le nuvole. Un silenzio in cui il poeta sente ilvento che carezza le foglie, l’albero che protegge, l’intesa che non ha bisogno di parole: “e io ricordo un’altra volta,quando/lei mi sorrise mesta e non voleva/che me ne andassi (triste); disse solo: /“Torniamo indietro, al silenzio”/e mi ascoltò di nuovo.”
Il silenzio di Tremolaterra non afferra bui, densità scure o demoni. Il suo è un silenzio senza gravitazione, trasparente e libero. Un silenzio che ispira e infonde poesia, che le dà vita ed energia, significato e forma, senza però mai dimenticare i punti fermi del cuore e della ragione.
Il libro inizia con le poesie: “C’è tanta vita fuori, tanta vita” e “Insegnami”.L’incipit è chiaro, essenziale: è una dichiarazione d’amore per la vita, dono originario, meraviglioso, da non sprecare: cerchiamo di salvarla/come possiamo, con tutto noi stessi. Ma anche la consapevolezza del dubbio, il bisogno viscerale della libertà che si fa inno: “Insegnami a discutere ogni insegnamento”.
Vita e libertà sono quindi la premessa necessaria su cui poter tessere la tela delicata dell’amore, quell’ amorevolezza appunto, che intercetta, proietta e diffonde tenerezze vissute o solo auspicate. Nella chiusa di Incontri il nostro scrive, quasi come se regalasse un fiore: per questo ho cercato ogni volta/di non fare ritardo.” O ancora, nella poesia Cara quando scrive: e poi ci siamo detti tante cose/trovando accordo comprensione spesso/diventando le voci familiari.
Il suo è un amore che non smette mai di essere leggero come un sogno, anche quando si fa attesa rarefatta, incompiuta, quasi in rapida dissolvenza:”Non so cambiare/questo giorno, solo/aspetto il giorno/in cui verrai/il mio tempo sono i versi/e c’è appena una meridiana/stanca,/ confusadal sole./Tu sei un’ora ignota.”
Ma è il distacco dalla madre che pulsa neiversi di questo libro, la sua anima. Honoréde Balzac ha scritto “Il cuore di una madre è un abisso in fondoal quale si trova sempre un perdono.” Una madre è l’abbraccio che accoglie, la carezza che consola, il respiro che dice, il sorriso che perdona. La madre è il ventre che genera, accompagna e lascia. La madre è il nostro inizio, il presagio inevitabile della nostra fine. E qui il figlio e il poeta fanno iconti con la morte, con il dolore che trafigge e ferisce la carne, col silenzio che nulla riempie e con il vuoto impalpabile dell’assenza che soltanto iricordi possono provare a riempire. Nella poesia La meraviglia scrive: “come del vento mi meravigliavo, /bambino, ti chiedevo “spiegazione”,/così del vento e di tutte le cose.” L’assenza punge, graffia, si fa paura. E’ come un porto senza faro, una nave senza bussola, il buio che non conosce l’alba,l’adulto che si fa bambino: “ a proteggermi eri tu/come mi protegge ora/questo cielo nuvoloso,/anche negli ultimi giorni/a proteggermi eri tu.”
Una tenerezza che accompagna tutta la raccolta e le dona freschezza e naturalezza, con versi limpidi, ma di un candore senza ingenuità, come nella sua richiesta d’aiuto agli alberi: “Vicino a voi mi sentorilassato/perché non devo essere per altri.” La sua è una poetica della trasparenza che sa scavare nell’animo umano, senza ferire: la levità del verso è la conseguenza di questa mitezza dello sguardo che osserva e racconta, libero da pregiudizi e da inutili o pesanti orpelli retorici. Nei versi di Tremolaterra, si respira la consapevolezza dello scopo: “qualche volta; vi chiedo aiuto in questo:/continuare con dolcezza a vivere.”
Elena Varriale
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Post n°33 pubblicato il 04 Gennaio 2017 da elenavarriale1
Il dolore della morte scava, svuota, solca la pelle e la mente. L’assenza di chi ami, soprattutto se è la madre si fa seme che moltiplica radici nella carne. E’ l’ineluttabilità del non c’è più a risuonare nel vuoto, l’assenza del corpo amato che preme e si addensa nelle vene, nei pensieri, nel ventre. La morte si fa allora “un baratro lineare/che si percorre ad occhichiusi” precipitando nel distacco, nella mancanza, nell’impalpabile distanza. E’ questo l’humus emotivo e psicologico su cui si dipanano i versi di Ani+ma, la silloge d’esordio di Marco Colonna, segnalata al premio Faraexcelsior e pubblicata daFaraEditore, 2016. “Preme sul costato ilferro dell’addio/e spinge fino a che sia morte viva/e incandescente” scrive l’autore. Il suo è un bisogno di dialogare, al di là della vita e della morte, con colei che “vita mi ha donatopartoriente”. Il dolore conduce per mano nei palpiti sanguigni del cuore che solo la poesia può consolare, dipanare o soltanto attenuare. Quasi fosse un respiro trattenuto troppo a lungo, prende corpo, accanto alla consapevolezza dell’impotenza, il rimorso: “io che nonti ho trattenuto/e non ti ho salvata”. Un grido intimo del figlio alla madre, un tentativo di riannodare il cordone ombelicale tagliato per sempre: “Madre, il letto della dimenticanza/era vuoto delle cose di te. Mi vedi?” La madre, presenza assenza che “non spira mai, ma lascia traccia/liquida di sé, goccia che precede/con l’essenza, sopravvissuta/a infiniti sacrifici e battiti”. Ecco, dunque la privazione, l’assenza farsi essenza che accompagna i gesti ed i pensieri del vivere quotidiano. Quasi una carezza che viene dal profondo e rassicura il disperato mi manchi:“Mi è cara questa quantità/possibile di silenzio/per contenere/della tua presenza il pieno”. “A un cuore in pezzi, hascritto Emily Dickinson, “nessuno s’avvicini/ senza l’alto privilegio/di avere sofferto altrettanto.” Bisognaaver vissuto l’afflizione del distacco dalla persona amata, conoscere la perdita e lo spasmo della mancanza per sentire tutta la contrizione e la disperazione dei versi di Marco Colonna. Perché fare i conti con la morte non è mai facile, ci pone innanzi alla nostra stessa finitezza di esseri viventi sulla terra: “Seminiamo dubbi e speranze in acque fonde/e nulla cresce all’orizzonte mai/che non sia un’alba che non ci compete/ripetuta all’infinito finché il respiro ci sia dato”. Non a caso il viaggio interiore di Marco Colonna continua nella ricerca di radici e disignificati nella Vita, nella Terra, ma soprattutto nell’Amore, lì dove risiede il senso più profondo dell’essere: “il nostro amore mangiato come pane/e mentre il mondo muore,/ancora sconosciuti, abbiamo fame”. Un amore di carne, d’intesa, di desiderio e di anima. Il bisogno del pieno che riducel’impotenza del nulla. Un amore che unisce, che si concede, che dà gioia e riempie di sé il mondo:“Di te” scrive Colonna “mi resta addosso/il sapore deltuo cuore”. Elena Varriale
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Post n°31 pubblicato il 04 Novembre 2015 da elenavarriale1
"Calliope e la Cittadella della Legalità” Istituto Comprensivo F. Baracca Vico Tiratoio 25 (NA).
Calliope ritorna ad ispirare gli alunni del Circolo Baracca, nel cuore dei Quartieri spagnoli.
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Post n°30 pubblicato il 06 Gennaio 2015 da elenavarriale1
I binari della stazione e la folla di pendolari che aspetta il treno mentre la voce dell’ autoparlante annuncia l’ennesimo ritardo. E’ questo l’incipit da cui prendono “corpo” i versi intimi dell’inquieto ed intenso libro Percorsi alternativi (noi in cammino perenne verso il caso) del poeta Giuseppe Vetromile, Marcus Edizioni, Napoli 2013. Ed è proprio sui binari dell’asfissia dell’invariato che il viaggio del poeta si dipana per trovare la strada o tratteggiare le possibili vie di fuga. “La strada” ha scritto Oriana Fallaci “è sempre prateria sconfinata e il treno è una lunga promessa. Ma quando il treno si muove, il vagone diventa una gabbia senz'aria”. Il treno ed il viaggio si fanno così metafora dell’esistenza: “Lacera il cuore il fischio di partenza/so che ora inizia il viaggio e/non c’è niente che mi trattenga su questi binari” scrive Vetromile con l’affanno di chi sa che senza percorsi alternativi, la vita è solo un viaggio dritto verso la morte. Nel poeta c’è tutta la consapevolezza dell’incompiutezza dell’esserci heideggeriano, così come l’esortazione a vivere, a prendersi cura e a credere nella possibilità dell’esserci. La vita, dunque, non è solo inizio verso la fine, perché c’è il sogno che libera e promette. Basta lasciare che i fili dei pensieri si facciano ali per raggiungere altri cieli “:la speranza è che non abbiano mai visibile/il confine tenue e limaccioso/d’una sfericità irraggiungibile”. Immaginare cieli per raggiungere l’oltre si fa aspirazione, ma anche alternativa verticale allo scorrere orizzontale del viaggio: “Almeno salendo su/in verticale/la fine non è mai visibile/né umanamente calcolabile”. Ma l’oltre è anche il limite della conoscenza, il dubbio umano che non ci sia nessuna risposta. Assillato dalle domande il verso del poeta si fa allora preghiera, esortazione, richiesta di un segno: “Mi sento vicino al nulla quanto più vicino al cosmo/sto/pregando Iddio di venirmi incontro/almeno a metà cielo/o a mezza strada dal paradiso”. La consapevolezza di fondo di Vetromile è che non tutte le domande hanno una risposta. E’ il chiedersi, l’interrogarsi che spesso dispiega barlumi di verità perché dischiudendo riferimenti, cause e logiche, ci si riappropria dell’essenza stessa delle questioni poste. In “Percorsi alternativi” non ci sono risposte facili, né certezze sul senso e lo scopo del viaggio umano, il poeta sa solo che nelle vie di fuga ha trovato l’oasi di Tule e la parola che “percorre sentieri inauditi e impercettibili/scava sovrana tesori sepolti/da cui zampilla la fresca cascata/della libera poesia”. Elena Varriale |
Post n°27 pubblicato il 05 Novembre 2014 da elenavarriale1
“Sia leggero il silenzio interiore/come i capelli di una ragazza.” E’questo l’ incipit dell’ ultima silloge “Sorrisi da un piccolo giardino” del poeta Ciro Tremolaterra, edita da Kairòs edizioni, Napoli, 2013. Un silenzio interiore dove il ritmo del cuore, quello della mente e delle parole procedono all’unisono. Un silenzio che sa ascoltare e raccogliere immagini ed attimi, che sa oscillare e farsi quiete quando sfiora i ricordi, o leggero affanno quando affonda nei rimpianti: ”E ciò che non accade non ritorna”scrive Tremolaterra con tutta la consapevolezza e la tenerezza dell’adulto che guarda il ragazzo. Il suo è un silenzio “che ora si espande, ora si contrae. Si disgrega, si fonde, si disintegra nuovamente e svanisce. Poi ritorna.” ha scritto Paola Casulli nella sua intensa prefazione. Un silenzio elastico che confonde, distoglie, condensa, riassume: “Le anime/ sono il mare –pensavi -/ perciò non mi rattrista/il silenzio.” Ma bisogna saper discendere gli abissi del silenzio per sentire la voce che afferra la fluidità dei suoni e delle emozioni, prima di dirci chi siamo: “ogni persona” ha scritto Josè Saramago “ è un silenzio, (...) ciascuna con il proprio silenzio, ciascuna con il silenzio che è.” Un silenzio, dunque, che ha bisogno di parole, di luoghi e di persone. Un silenzio che vuole raccontarsi e quello di Ciro Tremolaterra si arricchisce e si dispiega nel ricordo di un giardino, quello dei nonni. Il giardino dove ha conosciuto la quiete, la pace, il respiro. Il giardino dove il silenzio è abitato da sensazioni più che da rumori, dove si fa tatto e poi carezza del vento, dove la pienezza del sentire è solo fruscio di foglie tra voci argentine di bimbi gioiosi. Immagini, profumi, sorrisi e benessere che il tempo ferma e conserva: “E sono grato quando in un giardino/ diverso giunge, con il vento lieve,/sollievo per il tempo che rimane”. Il ricordo, allora, si fa rifugio: “E’ bello ritornare a questo sole/risparmiare energia con leggerezza” per ritrovare l’armonia di una “natura-anima” amica e consolatrice. Il giardino è l’abbraccio caldo, accogliente della memoria, ma anche la consapevolezza di voler vivere una vita senza “rancori o timori inutili”. Una vita piena di emozioni, magie, incanti. Una vita che non va sprecata: “è così breve questo tempo, così bello!” Elena Varriale L'autore Ciro Tremolaterra è nato e vive a Napoli dove insegna Filosofia e Storia al liceo. Ha pubblicato le raccolte di versi: Poesie del silenzio (libroitaliano ed.) Piccole salvezze (Libroitaliano ed.) Manuale di primo soccorso (Simone ed.) E' autore di rebus per la "Settimana Enigmistica" e il "Blocco enigmistico"
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Post n°26 pubblicato il 31 Ottobre 2014 da elenavarriale1
Non capita spesso di essere invitati ad una mostra di 12 donne tutte over sessanta (anni) che espongono le loro opere nella collettiva "Abstractus" curata dal professore Franco Lista in allestimento dal 25 al 31 ottobre 2014 negli spazi dell'Associazione Aistetika (Via Cimarosa 23) di Sergio Garzia. Arte per amore si legge nel logo dell'Associazione, un fine nobile che non delude le aspettative.
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Post n°25 pubblicato il 12 Marzo 2014 da elenavarriale1
L’intenso libro di Claudio Martelli,“Ricordati di vivere”, ed. Bompiani non è solo il racconto di trent’ anni di storia politica della I Repubblica e del suo disfacimento. Lo scopo ben riuscito è un altro ed è più profondo: raccontare le verità del passato con il giusto ed equilibrato distacco, senza però perdere l’humus di passioni e di emozioni che ogni fatto ricordato e ri-vissuto trascina con sè. La politica per Claudio Martelli è passione, vita, dedizione: “La politica è un’arte così tremendamente difficile e così insidiosa, che, mentre sembra renderti padrone della vita degli altri, si prende per sé la tua”. Dunque, vita e politica, l’una sovrapposta o confusa all’altra. Un’esistenza intera a rincorrere illusioni e la voglia di fare, di agire e di cambiare la realtà. Una passione che si fa amore, anzi che è più forte di qualsiasi altro amore (donne, mogli, figli). Una rinuncia del privato per vivere totalmente la sfera pubblica dell’esistenza. Un “darsi alla politica”, così lontano dal “prendere dalla politica” di oggi. Un “darsi alla politica”che per l’autore, spirito laico e libertario, significa innanzitutto pensare (sono molte le domande che pone all’attenzione del lettore dopo aver spiegato fatti e circostanze), ma soprattutto fare, agire, scegliere con e per uno scopo. Un cammino interiore che conduce alla ricerca e al bisogno dell’altro, di quello “stare insieme per capire le cose del mondo, per vivere una vita vera difendendo quel che merita di essere difeso, cambiando quel che deve essere cambiato nella dimora che abbiamo ricevuto in sorte”. A maggior ragione, quando con la scelta riformista si ha la consapevolezza di essere una minoranza politica, dapprima nel movimento studentesco del 1968: “Era la mia generazione ma io ero riformista non rivoluzionario, politico non agitatore, dilettante non militarizzato e, ormai, più professore che studente”e poi in seguito, nella sua lunga militanza nel PSI, partito schiacciato dalle due “chiese” politiche italiane: la democrazia cristiana e il partito comunista. La sfida è difficile: come rendere maggioranza, un riformismo umano, laico ed equo che non faccia demagogia e non proponga panacee impossibili, ma idee e soluzioni per risolvere i problemi del Paese? E’ questa la domanda che sottintende l’impegno e la passione per la res pubblica di Claudio Martelli. Un libro senza nostalgie che racconta i fatti vissuti con la mente ed il cuore dell’uomo e del politico che nella sua vita si è sentito secondo solo a Bettino Craxi. Lo scrittore e drammaturgo francese Henry de Montherlant ha scritto: “Ci sono quelli a cui perdoniamo e quelli a cui non perdoniamo. Quelli a cui non perdoniamo sono nostri amici”. C’è questa consapevolezza nel racconto dell’amicizia di Martelli con Bettino Craxi. Da una parte, infatti, gli riconosce di essere stato un capo: “di quelli veri, di quelli che sanno leggere la realtà e guidare gli uomini, insegnando, comandando e controllando il lavoro e i risultati di ciascuno”e dall’altra, mette a nudo la malinconia per non essersi capiti nel momento più difficile del loro percorso umano e politico. Uniti da un destino comune: Craxi e Martelli, il binomio vincente degli anni settanta-ottanta che ha condiviso passioni pubbliche e private, vittorie e sconfitte, intese ed incomprensioni. C’è tutto in un’amicizia vera: “Amico, fratello e guida, lui per me; amico e fratello io, emulo che non l’ha mai tradito, nemmeno nella discordia. E pazienza se per un’estate ci siamo lottati. Meglio non fosse successo, naturalmente, ma pazienza.” Amicizia vera, forte, piena di stima e di ammirazione anche quella con Giovanni Falcone che Martelli definisce un vero eroe moderno non solo per la sua battaglia autentica alle mafie riconosciuta in tutto il mondo, ma anche per il rispetto che aveva della legge, delle istituzioni e del suo ruolo. Un impegno condiviso tra il Magistrato ed il Ministro, nel reciproco rispetto ed affetto. Ricordati di vivere è un libro che parla al cuore, oltre che alla mente e così facendo, restituisce onore ed orgoglio ad un’esperienza politica complessa come quella del Partito Socialista Italiano, fatta di ombre e luci come tutte le comunità di uomini e donne, di lungimiranza e di errori, ma che nel suo lessico e nel suo Dna può rivendicare ancora parole e fatti: il merito ed il bisogno, la Grande Riforma Istituzionale, Governare il cambiamento. Tutti temi politici attuali, a distanza di venti anni da quando furono pensati e detti. La storia dunque di un riformismo socialista moderno, anticipatore, visionario: “Noi siamo il partito socialista, un partito libero e aperto, il partito dei moderni, gli eredi di un’antica plebe che ha spezzato tutte le sue catene.” disse Claudio Martelli nel suo discorso più suggestivo (di quelli che restano nella storia), alla Conferenza Programmatica di Rimini del 1982.
Elena Varriale
Opere dell'autore:
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Post n°24 pubblicato il 25 Maggio 2013 da elenavarriale1
IL RESPIRO DEL CREDO NELL’INCANTO DEL CREATO “Frammenti di sale” di Mariangela De Togni Fara Editore, Rimini, 2013
“Come scrivere di te/se sei stelo al cielo/giglio fiorito al dono/di una sillaba/greve di eternità?” Inizia così, con una domanda rivolta a Dio, la bella ed organica silloge “Frammenti di sale” di Mariangela De Togni, edita da Fara Editori (2013). Suora orsolina per vocazione e poeta per dono o per necessità, l’autrice nei suoi versi lascia convivere il sussulto o il respiro del Credo con l’incanto del Creato. Dio è nella mano che agita i rovi, in quella che dipinge i petali dei fiori, nell’aria che ricama e contiene le attese: “volesti Lei, la Madre,/per i tuoi giorni/di carne, così/rimanendo nel grembo/dei nostri respiri”. Ed è nel cielo che gli occhi trovano conforto, orizzonte che indica la strada, ma che dipana e giustifica anche la richiesta, questa sì, tutta umana, di un segno che spieghi o illumini: ”Cercare Dio è trovare la notte/nell’ombra bianca/della sua misericordia” scrive l’autrice. Le parole, allora, si modellano sui battiti del cuore ed il silenzio si fa aritmia del verso, poi insperata o ritrovata quiete: “Non è silenzio d’assenza/quello che scorre/fra le mura del chiostro/illuminato dalla luna/ma solo quiete”. Dio è dunque “l’invisibile evidente” come sosteneva Victor Hugo che non si mostra e non ha forma, è presenza inafferrabile che accompagna e preserva i misteri della vita, che si disvela e “parla chiaro” (...) “nella fragranza/ d’ un crepuscolo/di seta.” Con questa consapevolezza l’autrice instaura un dialogo intimo con l’eterno, un chiedersi d’infinito che sfiora ombre per raggiungere con pensieri leggeri, quasi impalpabili, il senso più profondo della beatitudine: ”Trasfigurami/come lo sfavillio del mare/a primavera./Trasfigurami e saprò la beatitudine.” Elena Varriale L'AUTRICE
Mariangela De Togni è nata a Savona. È suora orsolina. Insegnante, musicista, studiosa di musica antica, membro della Accademia Universale “G. Marconi” di Roma. Ha pubblicato, tra il 1989 e il 2011, undici sillogi poetiche. Tra i titoli (per i dettagli si rimanda al Profilo bio-bibliografico): Non seppellite le mie lacrime, Nostalgia, Una Voce è il mio silenzio, Chiostro dei nostri sospiri, Profumo di cedri, Un saio lungo di sospiri, Nel sussurro del vento, Flauto di canna, Nel silenzio della memoria, Cristalli di mare, Fiori di Magnolia. È presente in vari e accreditati studi critici su antologie e riviste letterarie, anche on-line (bombacarta.com - flannery.it - farapoesia -inpurissimoazzurro.it -blogspot.it- lastanzadinightingale.) Ha ottenuto numerosi premi e segnalazioni di merito in concorsi letterari. Tra i più recenti: “Le Stelle” (Savona), “Abbazia del Cerreto” (Lodi), “Borgo Ligure” (La Spezia), “Premio alla Carriera” (Santuario Madonna di Gaggio), “Val di Magra - Roberto Micheloni” (La Spezia), “Borgo Ligure” (Santa Margherita Ligure), “Città di Salò”, “Portus Lunae” (Sestri Levante), “Satura - Città di Genova”, “Versi di mare” (Roma), “Il Golfo” (La Spezia), “Ibiskos” 2011 per un Racconto breve. Le è stata dedicata la «Lettera in versi» n. 21 a cura di Rosa Elisa Giangoia, gratuitamente scaricabile nel sito: bombacarta.com/le-attivita/lettera-in-versi
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Post n°23 pubblicato il 14 Febbraio 2013 da elenavarriale1
LOVE IS LOVE, l’amore è l’amore fatto di mille emozioni ed infinite parole. Nell’amore, la ricerca si fa passione e la passione spesso sposa la poesia. Perché ha i suoi respiri l’amore, ha le sue paure, i dubbi che assalgono, le assenze che svuotano. In ogni amore c’è incanto, bellezza dell’attimo, il volo tra i sogni e l’inevitabile rimpianto che si fa nastalgia. Amore, dunque, come sound di storie e parole vissute, sognate o perse. BUON SAN VALENTINO A TUTTI!
ALLARGANDO LE BRACCIA (per San Valentino) Chi scrive d’amore dovrebbe provare, prima di sentirsi abilitato, a stendersi bocconi sopra un pavimento, dopo un addio, allargando le braccia, senza lacrime, spegnendo la luce, sperando di cedere calore, sperando che la morte arrivi presto o al minimo che l’abisso ti prenda aiutando la forza che non hai di scomparire. Poi la pazzia interrompe la ragione, sei un freddo dolore che non passa, un corpo a cui sei pronto a dire addio. Un vuoto a perdere che non puoi restituire un’assenza proiettata all’infinito e non c’è luna dove puoi migrare. Se è vero amore, arriverà la morte, sarai vivo e solo. Pronto a parlarne, ma non ne parlerai. Abner Rossi ================================== CONCETTA Concetta è un occhio verde di ramarro su una roccia di alabastro. Concetta è quel braccio monco di scultore di pietra focaia. Concetta è solo una visione nel cobalto dei miei occhi. Concetta è quella donna che di notte sorride a tutti e vola via. Sebastiano Impal@-1982-All rights reserved) ==================================== QUELL'ORA ANCORA Un profilo di fabbrica rossa la strada bianca Ci bastava Sogni che ci fiorivano Promesse impossibili Tanti anni persi poi lungo i sentieri della vita senza smarrire il dolce viso legato al tuo nome Tu non lo sai che ti tengo Quell'ora ancora Vittorio Fioravanti Caracas, agosto 2003 =========================== DIVERGERE Ti lascerò dove ti ho trovata, puro cristallo di fragile salvezza. Noce autentica di gioia e di dolore, frutto amaro di dolcezza infinita. Terrò con me l’armonia della tua voce, piegherò al suo sorriso la fronte superba del mio pensiero, le chiederò di restare signora della mia anima. ========================= A mia moglie: Lorenzo Curti =========== IL MIO GIARDINO (Tema speciale "San Valentino" )
Sei come il sole nella pioggia Vellutate senza estetica Raggi di luce soppiantano Invitanti gote di fuoco Frastornato d’organico profumo ...e allontana dal giardino dei miei riposi Giovanni Chianese |
Post n°21 pubblicato il 13 Febbraio 2013 da elenavarriale1
LOVE IS LOVE, l’amore è l’amore con le sue mille emozioni ed infinite parole. Nell’amore, la ricerca si fa passione e la passione spesso sposa la poesia. Perché ha i suoi respiri l’amore, ha le sue paure, i dubbi che assalgono, le assenze che svuotano. In ogni amore c’è incanto, bellezza dell’attimo, il volo tra i sogni e l’inevitabile rimpianto che si fa nastalgia. Amore, dunque, come sound di storie e parole vissute, sognate o perse...
TRATTIENIMI ================================ SOGLIE ANSIOSE Sarai in me, o caro E vedrò in te la luna Novella Torregiani- Inedita- 2013
Il mio tavolo è vuoto ============================= ASSOLO D’AMORE Fossi di pietra tra i rami non guarderei Roberto Ioannilli -Inedita 2012 ==================================== CONFINI DELL’ANIMA Esiste un confine dove la vita ti risponde un luogo dove i nostri respiri si appartengono un frangente in cui vivi la completezza di un’esistenza. In quell’’ istante in cui la vita urla la sua bellezza lì, in quel punto esatto dove il coraggio oltrepassa la paura la mia anima si tufferà nella tua e in quel preciso momento l’oasi di questa vita apparirà luminosa e vitale colmando ogni mio senso di te. Pasero Monica- Inedita 2013 ============================ Sei la poesia che vive Vorrei che fosse amore, Regina Resta- Inedita 2013 ==================================== VOGLIA DI SCRIVERE D’AMORE Questa malcelata voglia di scrivere d’amore Scioglie agli occhi il pianto di lacrime rapprese Col tempo ho chiuso la partita del dare e avere Franco Pucci -2010 ============================================ GLI AMANTI AMORE Lo senti il sound che batte nel mio cuore il suono acuto, stridente che si fa accento greve mentre sussurro: ti amo. Disarmonica nota che sfugge alle corde del violino gitano, si posa lieve su labbra protese: fa fuoco dei nostri baci. Nel ritmo che incalza il ticchettio di queste ore sulle pareti spoglie, dipingerò l’aurora e il sogno di me bimba cullata dalle braccia dell’ amore.
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Post n°20 pubblicato il 27 Gennaio 2013 da elenavarriale1
Filo spinato Angela Ragusa
Olocausto 2000 Segni statici Sebastiano Impalà
Nel buio, il cuore
Con la manina stesa nel filo spinato e un freddo numero sullo smilzo braccino: carne innocente pronta per il macero così ti hanno ridotto fragile bambino ebreo.
Così han potuto mani avide di sangue che nella razza e non nell’uomo ripongono certezze e false verità sui diritti e sulla vita delle genti e dei popoli.
Con lo sguardo impaurito guardavi l’orizzonte cercavi un perché nella nebbia dei demoni: eri così piccolo e gracile per contenere l’orrore saranno stati i sogni a scaldarti nel buio, il cuore.
Elena Varriale
Uomo che non era
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Post n°19 pubblicato il 27 Gennaio 2013 da elenavarriale1
Non è solo un filo spinato
Regina Resta
Spine della memoria, per non dimenticare
Appese al recinto di filo spinato brandelli di carne salgono al cielo disperdendosi nell’acre odore di fumo da stracci e mucchietti d’ossa rannicchiati tra la polvere Shoah, una spina nella coscienza degli uomini.
Franco Pucci
Orfani senza memoria
Orfani senza memoria senza fratelli, solo figli unici in questo spazio vuoto di noi il passato ha mille date cancellate, mille storie evanescenti, filo spinato a brandelli non serve più alla retorica di un dolore rimosso, ma c'è sempre uno sterminio vivo e una giustificazione finta, una scusa dove la colpa di scelte atroci consumate ogni giorno ricade sempre su mostri diversi da noi. Per chi non ha memoria c'è sempre il presente.
Mariangela Ruggiu
Lasciar dietro le orme Dalla fessura aperta "Arbeit macht frei" così non restò che discendere S'alzava intorno un odore di morte Andare a morire
(Caracas, novembre 2008) Vittorio Fioravanti
Sul filo spinato Novella Torregiani Da ''Oltre orizzonti'' Ed. Aletti Le croci i chiodi
I ricordi spaccano pietre, perverse ideologie d’odio tutte, vorrei frantumarli, frantumarle! Mietere bambini…paura! Un milione, cinquanta milioni, numeri di carne, rifiutali mente! Matematica ch’inorridisce lacrime! Amplessi distrutti, capelli ammucchiati, casse di denti, monti di scarpe, mare di male di corpi, d’orrore/fetore. Razza che s’ammanta di sole, strano cercarlo nelle tombe, di sotto, nel fango d’idee. Poi sarà oblio, ai posteri idee, ma adesso ancora, li sento disperati d’urla e terrore!
Roberto Ioannilli
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Post n°18 pubblicato il 26 Gennaio 2013 da elenavarriale1
L’ultimo Carnevale È Carnevale, tra poco. Togliti la maschera, scendi in piazza. Dai, sali anche tu sul carro della vita protagonista della stucchevole parata. In palio l’icona del Grande Ipocrita, presa diretta Tv, audience garantita. Io non ci sarò. Nell’ultimo Carnevale ha debuttato quest’anima di marionetta senza fili. La maschera che indosso da sempre -calce viva sul mio volto- ha bruciato e vinto tra l’ipocrisia dei comprimari. Il troppo storpia.
Franco Pucci
SOUTH AFRICA
DIASPORA SEMITICA ATTORNO A BARBE E CERVELLI DI CINICI POLITICI A BORDO DI BIANCHE CHEVROLET. MENTRE, FUMO DENSO S'INERPICA DAL SUOLO DENTRO NARICI RAREFATTE DI NUOVI SEGUGI DI DIAMANTI DEL SUDAFRICA. STORIE DI RAZZISMO ATTANAGLIANTI STRAGI DENTRO CAMPI DI BATTAGLIA. FUOCO ED ANCORA MACCHIE DI SANGUE SULLA MAI CANDIDA CARNE DEL RIBELLE IN LOTTA. E NOI, STIAMO A GUARDARE DISTANTI NON CAPENDO LA GUERRA PERCHE' STRANA E' LA SUA LINGUA MA, MORIAMO CON LORO DENTRO AL FUOCO ARTIFICIOSO DELLE NOSTRE STRAVAGANZE FAMILIARI. INTANTO IL SOLE CALDO FA DI UN BIANCO IL NERO SULLA VALLE CHE, SCOTTANDOSI D'URANIO HA ESTIRPATO DALLA ROCCIA UN DIAMANTE DI GIOIA E DI PERDONO. Sebastiano Impalà
Siamo senza Senza gioia... ridicole politiche Senza guida... capi solo di se stessi e hanno d’altri a cui pensare fobie di parole echeggiano da filosofi che gracchiano mentre il reale puzza e il vivere sommerge, e non se ne accorgono! Che siamo senza Dio. Da destra strafottenti Da sinistra onnipotenti. Con la croce al collo Riflessa di potere Per chi vota da vedere. E non vogliono capire! Loro vivere per noi morire, feccia permanente, ridicoli cialtroni che di noi sanno niente Siamo senza...pudore Rubato pure quello! Senza rabbia... Non gliene frega niente. Non gliene importa nulla Non sanno che d’umanità si vive E che di religione economica... Si muore!
Clown
Al trotto di cavalli bianchi i cavalieri della morale ostentarono spade roventi, ma dall’uscio degli inganni vidi uscire solo clown
denudati dal ritegno predatori d’intrallazzi ciarlatani delle promesse maghi del sotterfugio, portatori sani d’odio.
Figlio senza patria divenne l’obbligo del fare e nei lacci dell’imbroglio brandello che essicca al sole la terra mia s’affanna.
Elena Varriale
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Post n°17 pubblicato il 31 Agosto 2012 da elenavarriale1
FRESCO DI STAMPA SCRITTURADEISENSI di ROBERTO IOANNILLI
E' in uscita il bel libro ScritturadeiSensi di Roberto Ioannilli. Ho scritto con molto piacere la prefazione che vi propongo di seguito e consiglio a tutti di leggerlo! Amore, la rinascita che si fa verità “Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio; se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato” ha scritto William Shakespeare. Ed è con questa consapevolezza che Roberto Ioannilli, nei suoi versi, canta l’amore del vivere e del gioioso donarsi. Una ricerca che, come spiega lo stesso autore, è condizionata da un personale alfabeto morale, quasi un prologo al suo poetare che non dispensa però metafisiche, regole o diktat morali, ma piuttosto regala suggestive perle di saggezza: “il giorno è una notte che spera/… di sole”, mentre la notte è: “stessa vita dipinta di nero,/diversa illusione”. Una complementarietà dell’essere e dell’Universo che unisce ed armonicamente convive. L’amore è dunque il passo che accompagna il giorno, il pensiero che culla la notte, la scoperta che non inganna ed il tempo che non ha fine: “Voglio svegliare l’amore,/di lui al centro di lei,/giorni infiniti a guardarsi”. L’amore è linfa vitale di cui nutrirsi e nutrire, il vero imperativo categorico che riempie l’esistenza; è un darsi, un concedersi senza se e senza ma, con l’unico scopo di ritrovarsi uniti nello stesso destino: “Nei tuoi occhi/inseguo sentieri dell'immaginazione, /ed infinitesimali fiocchi di tempo,/ trasportano il tuo te,/nel mio io.” Eco di vita che risuona di sempre, l’amore diventa per Ioannilli certezza, dono che non va sprecato, deluso, offeso. E’ “speranza che t’immerga/per sempre nel mio unico mare.” Con questa suggestione, l’uomo ed il poeta allontana da sé e dal suo vissuto le distanze, le arrese, i possibili vuoti. E’ un sentire pieno del cuore che pulsa e riempie le ore: “non fuggire dai miei sorrisi,/imbrattali di sapori di corpo,/ed esulta all'amore e gioisci/d'immenso nell'immenso vivere.” E solo chi ha scelto di amare e di lasciarsi amare così profondamente può vivere, sentire e cantare il dolore, l’amicizia, le miserie umane e l’eros come volti diversi dello stesso fine universale. Ioannilli, in fondo, ci racconta e celebra una rinascita, così intensa da farsi verità: “non permettete/che la tristezza e la menzogna/o il nulla ,si impossessino di nuovo di me,/perché la vita è un regalo che io voglio festeggiare.” elena varriale
L' AUTORE Roberto Ioannilli nasce a Formello nella provincia romana ma vive e lavora dal 1990 nelle Marche, nello splendido borgo di Montecosaro (MC). Dalle lezioni di figura nelle aule del liceo artistico, ai ritratti per le strade di Rimini, il filo conduttore è sempre la Donna … dentro e fuori … un chiodo fisso che diventa studio. A 18 anni inizia a scrivere per dei giornali locali. Inconsapevolmente artista e preso da mille passioni … sposta il suo interesse/fare, nella ristrutturazione artistica edile e sui mobili in muratura … la manualità è l’asso vincente … le richieste diventano lavoro … ma la vita ha i suoi ritmi e l’essere artista viene sostituito da un sogno più grande, quello di essere marito di una donna speciale e papà a tempo pieno … Convinto da sempre, con certezza assoluta, che i sogni siano delle realtà da cercare … ne va alla ricerca … e come sempre la fortuna paga e alla soglia dei cinquant’anni quei sogni mai sopiti vengono ad accodarsi a quelli realizzati. Narratore per vocazione e poeta per ispirazione, ritorna a scrivere. L’argomento del suo interesse sono sempre le donne “la sua donna”, nel loro essere femmine intelligenti, sensuali e centro di vita unico. Al centro del suo scrivere c’è la famiglia, l’amore, i viaggi e quel sentire al femminile che oramai è divenuto un suo modo di vita, da questa passione e da questa intensa vita sono nati i romanzi:
IN CAMPER CON MARIE, Rupe Mutevole, Parma, 2008 FIGLIA DI UN PADRE MIGLIORE, scritto con Milena Petretta Rupe Mutevole, 2009 MUJER NATURALEZA, scritto con Silvia Denti e Rossella Cea Rupe Mutevole, Parma, 2009 VIBRUS, scritto con Silvia Denti, Maurizio Clicec, Piero Porta e Viviana Ferrari Rupe Mutevole, Parma, 2011 SCRITTURADEISENSI, Narrativa e Poesia, 2012 Nel 2012 è stato inoltre inserito con 4 racconti brevi nelle antologie - SFUMATURE IN JAZZ e POESIA SOTTO LE STELLE 2 - di Tiziana Mignosa e Maria Grazia Vai - Edite da Narrativa e Poesia. |
Post n°16 pubblicato il 02 Luglio 2012 da elenavarriale1
I CINQUE SENSI DI M.I.A Con l’afa che toglie il respiro da giorni, non è facile organizzare e realizzare un happening multisensoriale di arte, poesia, teatro, musica e moda, così fresco e divertente. A vincere la scommessa è stato il M.I.A (Movimento Artisti Indipendenti “St’art over Art”) che lo scorso 29 giugno 2012 nella sua sede, nel centro di Napoli in via Pallonetto a santa Chiara 7, ha presentato "I 5 sensi di FEMINA”. Per pubblicizzare l’evento, l’artista Stefania Colizzi aveva scritto: “solo noi del M.I.A riusciamo a farti sentire in una serata…tua” e la promessa è stata mantenuta non solo con un mix coinvolgente di accoglienza ed interazione con tutti i partecipanti, ma anche con i luoghi: la strada antistante il locale espositivo è infatti diventata location dell’evento con la musica e le proiezioni di Gianmario, Carmine e Damiano V.J. Street e la sfilata dell’abito multiuso (tre pezzi di stoffa che si trasformano in 25 vestiti) di Amelia Forte. Protagonista indiscusso della mostra e della serata è stato l’universo femminile in ciò che appare e in ciò che è. Scandagliato, raccontato ed “esorcizzato” dagli artisti usando almeno tre sensi su cinque. Un percorso di emozioni, di ricordi, di dolore e d’identità ferita nelle belle opere esposte dagli artisti: Azimut, Loretta Bartoli, Giancono Cammarano, Daniela Capuano, Andrea Carlino, Stefania Colizzi, Tonia Erbino, Concetta Marroccoli, Silvia Rea, Vincenza Rotondo, Samandel, Manuela Vaccaro, Anna Verde. La bellezza dell’apparire e dell’essere, gli stereotipi della seduzione e delle forme, e ancora il dolore, la violenza fisica e psicologica, il desiderio, i ricordi, la maternità, l’emarginazione. Un lungo racconto ispirato dai sensi: tra odori annusati e sapori degustati, tra le grida soffuse di sofferenza celate da un burqa o la dolce malinconia di un carillon che snoda ricordi, oltre che la possibilità di guardare e toccare le opere, i materiali, le forme. Un percorso sensoriale di ricerca non solo nelle immagini, ma anche nelle parole con i ritmi incalzanti di essenze femminili proposte dal poeta Ferdinando Tricarico, l’ ironia e la seduzione nella versione napoletana di Adamo ed Eva interpretata da Concetta Morrocoli o la gustosa performance teatrale di Alessandro Sapio. Naturalmente, una serata di così “accaldato benessere” non poteva che concludersi con i massaggi rilassanti della dott.ssa Nicoletta Alessandra Brusciani. Dunque, una serata Femina che la scrittrice Oriana Fallaci avrebbe così commentato: “Essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai”. elena varriale
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Inviato da: wholesale10
il 27/10/2011 alle 08:51
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il 27/10/2011 alle 08:51
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