Creato da elenavarriale1 il 17/09/2011

RECENSIONI ED ALTRO

libri, cultura,idee

 

La mitezza dello sguardo

Post n°34 pubblicato il 17 Gennaio 2018 da elenavarriale1

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“La tenerezza” ha scritto Roland Barthes“non è solo bisogno di tenerezza, ma anche bisogno di essere tenero con l’altro: noi ci rinchiudiamo in una bontà vicendevole, ci maternizziamo reciprocamente; risaliamo alla radice di ogni relazione, là dove bisogno e desiderio si congiungono.” La tenerezza dunque non è solo ricevere, ma anche e soprattutto saper donare comprensione, saper essere gentili con gli altri.

 

La tenerezza si fa sinonimo di commozione, d’empatia, di disponibilità. E’ la gentilezza che si fa scelta di vita, come per il poeta CiroTremolaterra che nella sua ultima silloge Amorevolezza, Iod Edizioni, 2017 scrive: “Stamattina/sembri il bello delle cose, la dolcezza/la semplicità.”

 

Il verso avvolge, carezza il lettore: è discreto, naturale, sa andare al nocciolo delle emozioni perché nasce da un silenzio leggero, ovattato come le nuvole. Un silenzio in cui il poeta sente ilvento che carezza le foglie, l’albero che protegge, l’intesa che non ha bisogno di parole: “e io ricordo un’altra volta,quando/lei mi sorrise mesta e non voleva/che me ne andassi (triste); disse solo: /“Torniamo indietro, al silenzio”/e mi ascoltò di nuovo.”

 

Il silenzio di Tremolaterra non afferra bui, densità scure o demoni. Il suo è un silenzio senza gravitazione, trasparente e libero. Un silenzio che ispira e infonde poesia, che le dà vita ed energia, significato e forma, senza però mai dimenticare i punti fermi del cuore e della ragione. 

 

Il libro inizia con le poesie: “C’è tanta vita fuori, tanta vita” e “Insegnami”.L’incipit è chiaro, essenziale: è una dichiarazione d’amore per la vita, dono  originario, meraviglioso, da non sprecare: cerchiamo di salvarla/come possiamo, con tutto noi stessi.  Ma anche la consapevolezza del dubbio, il bisogno viscerale della libertà che si fa inno: “Insegnami a discutere ogni insegnamento”.

 

Vita e libertà sono quindi la premessa necessaria su cui poter tessere la tela delicata dell’amore, quell’ amorevolezza appunto, che intercetta, proietta e diffonde tenerezze vissute o solo auspicate. Nella chiusa di Incontri il nostro scrive, quasi come se regalasse un fiore: per questo ho cercato ogni volta/di non fare ritardo.”  O ancora, nella poesia Cara quando scrive: e poi ci siamo detti tante cose/trovando accordo comprensione spesso/diventando le voci familiari.

 

Il suo è un amore che non smette mai di essere leggero come un sogno, anche quando si fa attesa rarefatta, incompiuta, quasi in rapida dissolvenza:”Non so cambiare/questo giorno, solo/aspetto il giorno/in cui verrai/il mio tempo sono i versi/e c’è appena una meridiana/stanca,/ confusadal sole./Tu sei un’ora ignota.”

 

Ma è il distacco dalla madre che pulsa neiversi di questo libro, la sua anima.  Honoréde Balzac ha scritto “Il cuore di una madre è un abisso in fondoal quale si trova sempre un perdono.” Una madre è l’abbraccio che accoglie, la carezza che consola, il respiro che dice, il sorriso che perdona. La madre è il ventre che genera, accompagna e lascia. La madre è il nostro inizio, il presagio inevitabile della nostra fine. E qui il figlio e il poeta fanno iconti con la morte, con il dolore che trafigge e ferisce la carne, col silenzio che nulla riempie e con il vuoto impalpabile dell’assenza che soltanto iricordi possono provare a riempire. Nella poesia La meraviglia scrive: “come del vento mi meravigliavo, /bambino, ti chiedevo “spiegazione”,/così del vento e di tutte le cose.”

L’assenza punge, graffia, si fa paura. E’ come un porto senza faro, una nave senza bussola, il buio che non conosce l’alba,l’adulto che si fa bambino: “ a proteggermi eri tu/come mi protegge ora/questo cielo nuvoloso,/anche negli ultimi giorni/a proteggermi eri tu.”

 

Una tenerezza che accompagna tutta la raccolta e le dona freschezza e naturalezza, con versi limpidi, ma di un candore senza ingenuità, come nella sua richiesta d’aiuto agli alberi: “Vicino a voi mi sentorilassato/perché non devo essere per altri.”

La sua è una poetica della trasparenza che sa scavare nell’animo umano, senza ferire: la levità del verso è la conseguenza di questa mitezza dello sguardo che osserva e racconta, libero da pregiudizi e da inutili o pesanti orpelli retorici. Nei versi di Tremolaterra, si respira la consapevolezza dello scopo: “qualche volta; vi chiedo aiuto in questo:/continuare con dolcezza a vivere.”

 

  Elena Varriale

 

 

 

 

 
 
 

Il bisogno del pieno che riduce l’impotenza del nulla

Post n°33 pubblicato il 04 Gennaio 2017 da elenavarriale1

 

Il dolore della morte scava, svuota, solca la pelle e la mente. L’assenza di chi ami, soprattutto se è la madre si fa seme che moltiplica radici nella carne. E’ l’ineluttabilità del non c’è più a risuonare nel vuoto, l’assenza del corpo amato che preme e si addensa nelle vene, nei pensieri, nel ventre. La morte si fa allora “un baratro lineare/che si percorre ad occhichiusi” precipitando nel distacco, nella mancanza, nell’impalpabile distanza.

 

E’ questo l’humus emotivo e psicologico su cui si dipanano i versi di Ani+ma, la silloge d’esordio di Marco Colonna, segnalata al premio Faraexcelsior e pubblicata daFaraEditore, 2016. “Preme sul costato ilferro dell’addio/e spinge fino a che sia morte viva/e incandescente” scrive l’autore. Il suo è un bisogno di dialogare, al di là della vita e della morte, con colei che “vita mi ha donatopartoriente”. Il dolore conduce per mano nei palpiti sanguigni del cuore che solo la poesia può consolare, dipanare o soltanto attenuare.

 

Quasi fosse un respiro trattenuto troppo a lungo, prende corpo, accanto alla consapevolezza dell’impotenza, il rimorso: “io che nonti ho trattenuto/e non ti ho salvata”. Un grido intimo del figlio alla madre, un tentativo di riannodare il cordone ombelicale tagliato per sempre: “Madre, il letto della dimenticanza/era vuoto delle cose di te. Mi vedi?”

 

La madre, presenza assenza che “non spira mai, ma lascia traccia/liquida di sé, goccia che precede/con l’essenza, sopravvissuta/a infiniti sacrifici e battiti”. Ecco, dunque la privazione, l’assenza farsi essenza che accompagna i gesti ed i pensieri del vivere quotidiano. Quasi una carezza che viene dal profondo e rassicura il disperato mi manchi:“Mi è cara questa quantità/possibile di silenzio/per contenere/della tua presenza il pieno”.

 

A un cuore in pezzi, hascritto Emily Dickinson, “nessuno s’avvicini/ senza l’alto privilegio/di avere sofferto altrettanto.” Bisognaaver vissuto l’afflizione del distacco dalla persona amata, conoscere la perdita e lo spasmo della mancanza per sentire tutta la contrizione e la disperazione dei versi di Marco Colonna. Perché fare i conti con la morte non è mai facile, ci pone innanzi alla nostra stessa finitezza di esseri viventi sulla terra: “Seminiamo dubbi e speranze in acque fonde/e nulla cresce all’orizzonte mai/che non sia un’alba che non ci compete/ripetuta all’infinito finché il respiro ci sia dato”. 

 

Non a caso il viaggio interiore di Marco Colonna continua nella ricerca di radici e disignificati nella Vita, nella Terra, ma soprattutto nell’Amore, lì dove risiede il senso più profondo dell’essere: “il nostro amore mangiato come pane/e mentre il mondo muore,/ancora sconosciuti, abbiamo fame”.

 

Un amore di carne, d’intesa, di desiderio e di anima. Il bisogno del pieno che riducel’impotenza del nulla. Un amore che unisce, che si concede, che dà gioia e riempie di sé il mondo:“Di te” scrive Colonna “mi resta addosso/il sapore deltuo cuore”.

 

 

 

Elena Varriale

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Calliope e la cittadella della legalità

Post n°31 pubblicato il 04 Novembre 2015 da elenavarriale1
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"Calliope e la Cittadella della Legalità”
Incontri e giornate di studio per la tutela dell’infanzia, dell’Adolescenza
e dei Cittadini
Presenta
“Calliope e la diversità”
Giovedì 5 novembre 2015, ore 9.30

Istituto Comprensivo F. Baracca

Vico Tiratoio 25 (NA).


Calliope ritorna ad ispirare gli alunni del Circolo Baracca, nel cuore dei Quartieri spagnoli.
Il giorno 5 novembre 2015 presso il Salone dell’Istituto Comprensivo F. M. Baracca, si terrà la presentazione del Progetto Calliope e la Cittadella Della Legalità, nato dalla sinergia tra avvocati (NomoΣ Movimento Forense) e volontari di protezione civile (Centro Studi Acssa) e favorevolmente accolto dalla Preside e dalle insegnanti del Circolo F.M.Baracca, alla sua seconda edizione “Calliope e la Diversità”.
Dopo l’entusiasmante esperienza della prima edizione (anno scolastico 2014-2015) conclusasi con la pubblicazione del libro Paideia Napoletana (Edizioni Nuova Prhomos), - una silloge poetica sui temi della libertà e del rispetto per l’ambiente arricchita dal Codice della Famiglia e dai disegni e dalle illustrazioni ad opera degli alunni grazie al lavoro svolto all’interno dei laboratori creativi sulla legalità -, per quest’anno il progetto “Calliope e la diversità” che coinvolgerà gli alunni delle V (Sez. A - B -C) affronterà l’approfondimento della Carta Costituzionale, dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico e dei principali rapporti civili ed etico sociali che caratterizzano le fondamenta del nostro diritto, e esaminerà quei capisaldi delle moderne democrazie internazionali. Si soffermerà in particolare, sul rispetto, accettazione ed integrazione delle differenze, alla luce degli accadimenti socio economico su scala mondiale degli ultimi tempi.
Come per la prima edizione, è previsto il coinvolgimento di scrittori, poeti e artisti campani. L’inaugurazione sarà affidata alla scrittrice poeta Rita Pacilio che proporrà ai bambini la sua favola “La principessa con i baffi” (Scuderi editrice 2015). Il progetto ha il patrocinio del Comune di Napoli* e del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

L’asfissia dell’invariato si fa viaggio del poeta

Post n°30 pubblicato il 06 Gennaio 2015 da elenavarriale1

 

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I binari della stazione e la folla di pendolari che aspetta il treno mentre la voce dell’ autoparlante annuncia l’ennesimo ritardo. E’ questo l’incipit da cui prendono “corpo” i versi intimi dell’inquieto ed intenso libro Percorsi alternativi (noi in cammino perenne verso il caso) del poeta Giuseppe Vetromile, Marcus Edizioni, Napoli 2013.

Ed è proprio sui binari dell’asfissia dell’invariato che il viaggio del poeta si dipana per trovare la strada o tratteggiare le possibili vie di fuga. “La strada” ha scritto Oriana Fallaciè sempre prateria sconfinata e il treno è una lunga promessa. Ma quando il treno si muove, il vagone diventa una gabbia senz'aria”.

Il treno ed il viaggio si fanno così metafora dell’esistenza: “Lacera il cuore il fischio di partenza/so che ora inizia il viaggio e/non c’è niente che mi trattenga su questi binari” scrive Vetromile con  l’affanno di chi sa che senza percorsi alternativi, la vita è solo un viaggio dritto verso la morte. Nel poeta c’è tutta la consapevolezza dell’incompiutezza dell’esserci heideggeriano, così come l’esortazione a vivere, a prendersi cura e a credere nella possibilità dell’esserci.   

La vita, dunque, non è solo inizio verso la fine, perché c’è il sogno che libera e promette. Basta lasciare che i fili dei pensieri si facciano ali per raggiungere altri cieli “:la speranza è che non abbiano mai visibile/il confine tenue e limaccioso/d’una sfericità irraggiungibile”. Immaginare cieli per raggiungere l’oltre si fa aspirazione, ma anche alternativa verticale allo scorrere orizzontale del viaggio: “Almeno salendo su/in verticale/la fine non è mai visibile/né umanamente calcolabile”.

Ma l’oltre è anche il limite della conoscenza, il dubbio umano che non ci sia nessuna risposta. Assillato dalle domande il verso del poeta si fa allora preghiera, esortazione, richiesta di un segno: “Mi sento vicino al nulla quanto più vicino al cosmo/sto/pregando Iddio di venirmi incontro/almeno a metà cielo/o a mezza strada dal paradiso”.

La consapevolezza di fondo di Vetromile è che non tutte le domande hanno una risposta. E’ il chiedersi, l’interrogarsi che spesso dispiega barlumi di verità perché dischiudendo riferimenti, cause e logiche, ci si riappropria dell’essenza stessa delle questioni poste. In “Percorsi alternativi” non ci sono risposte facili, né certezze sul senso e lo scopo del viaggio umano, il poeta sa solo che nelle vie di fuga ha trovato l’oasi di Tule e la parola che “percorre sentieri inauditi e impercettibili/scava sovrana tesori sepolti/da cui zampilla la fresca cascata/della libera poesia”.

Elena Varriale

 
 
 

L`abbraccio caldo del silenzio e della memoria

Post n°27 pubblicato il 05 Novembre 2014 da elenavarriale1

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“Sia leggero il silenzio interiore/come i capelli di una ragazza.”  E’questo l’ incipit dell’ ultima silloge “Sorrisi da un piccolo giardino” del poeta Ciro Tremolaterra, edita da Kairòs edizioni, Napoli, 2013.

Un silenzio interiore dove il ritmo del cuore, quello della mente e delle parole procedono all’unisono. Un silenzio che sa ascoltare e raccogliere immagini ed attimi, che sa oscillare e farsi quiete quando sfiora i ricordi, o leggero affanno quando affonda nei rimpianti: ”E ciò che non accade non ritorna”scrive Tremolaterra con tutta  la consapevolezza e la tenerezza dell’adulto che guarda il ragazzo.

Il suo è un  silenzio “che ora si espande, ora si contrae. Si disgrega, si fonde, si disintegra nuovamente e svanisce. Poi ritorna.” ha scritto Paola Casulli nella sua intensa prefazione. Un silenzio elastico che confonde, distoglie, condensa, riassume: “Le anime/ sono il mare –pensavi -/ perciò non mi rattrista/il silenzio.”  

Ma bisogna saper discendere gli abissi del silenzio per sentire la voce che afferra la fluidità dei suoni e delle emozioni, prima di dirci chi siamo: “ogni persona” ha scritto Josè Saramagoè un silenzio, (...) ciascuna con il proprio silenzio, ciascuna con il silenzio che è.”  Un silenzio, dunque, che ha bisogno di parole, di luoghi e di persone. Un silenzio che vuole raccontarsi e quello di Ciro Tremolaterra  si arricchisce  e si dispiega nel ricordo di un giardino, quello dei nonni.

Il giardino dove ha conosciuto la quiete, la pace, il respiro.  Il giardino dove il silenzio è abitato da sensazioni più che da rumori, dove si fa tatto e poi carezza del vento, dove la pienezza del sentire è solo fruscio di foglie tra voci argentine di bimbi gioiosi. Immagini, profumi, sorrisi e benessere che il tempo ferma e conserva: “E sono grato quando in un giardino/ diverso giunge, con il vento lieve,/sollievo per il tempo che rimane”.

Il ricordo, allora, si fa rifugio: “E’ bello ritornare a questo sole/risparmiare energia con leggerezza” per ritrovare l’armonia di una “natura-anima” amica e consolatrice.  Il giardino è l’abbraccio caldo, accogliente della memoria, ma anche la consapevolezza di voler vivere una vita senza “rancori o timori inutili”. Una vita piena di emozioni, magie, incanti. Una vita che non va sprecata: “è così breve questo tempo, così bello!”

Elena Varriale

L'autore

Ciro Tremolaterra è nato e vive a Napoli dove insegna Filosofia e Storia al liceo.

Ha pubblicato le raccolte di versi:

Poesie del silenzio (libroitaliano ed.)

Piccole salvezze (Libroitaliano ed.)

Manuale di primo soccorso (Simone ed.)

E' autore di rebus per la "Settimana Enigmistica" e il "Blocco enigmistico"

 

 
 
 

L’ASTRATTO “VISCERALE” CHE COLPISCE E CONVINCE

Post n°26 pubblicato il 31 Ottobre 2014 da elenavarriale1

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Non capita spesso di essere invitati ad una mostra di 12 donne tutte over sessanta (anni) che espongono le loro opere nella collettiva "Abstractus" curata dal professore Franco Lista in allestimento dal 25 al 31 ottobre 2014 negli spazi dell'Associazione Aistetika (Via Cimarosa 23) di Sergio Garzia. Arte per amore si legge nel logo dell'Associazione, un fine nobile che non delude le aspettative.
Le artiste (Anna Cafiero, Bianca Cappello, Carmen Caruso, Anna Maria Casavola, Adriana Coscia, Giuliana Galletta,, Marina Ingraldi, Maria Rosaria Malatesta, Anna Procopio, Elena Saponaro, Anna Maria Solimene, Mirjana Sujica, Maria Pia Ventrella) frequentano l'Humaniter, consolidata realtà umana, culturale ed artistica della città ed in particolare, il corso di pittura tenuto dal professore Franco Lista che è presente alla mostra con una sua opera.
Le artiste sono emozionate come succede la prima volta che metti in gioco il tuo talento, ma anche raggianti come le tele che hanno dipinto. Hanno tutte l'entusiasmo della bambina che scopre e si meraviglia, solo le rughe raccontano le ferite lasciate dalle consapevolezze e dai dolori di una vita vissuta.
Nelle tele esposte c'è il loro viaggio: un sinuoso defluire tra ricordi e voglia di vivere, tra dubbi e speranze, tra attimi ed eternità. E' la realtà interiore che si racconta con le sue visioni fluide, cristalline, immateriali. E' un astratto "viscerale" che colpisce per i colori vivi, puri, per gli spazi allungati o inventati e le luci che da ogni tela, aprono ferite o socchiudono porte. Sono tutte diverse tra loro, eppure in ognuna è possibile sentire l'armonia dell'intento, quel raccontarsi senza infingimenti.
Ma è nei movimenti delle linee o del colore che si apprezza l'originalità della scelta e dello stile. S'intravedono spunti, ma non copie dai modelli, c'è il richiamo del tratto che defluisce nella profondità della tela, c'è l'eco di una forma, ma non la sua emulazione. L'imprevedibile irrompe e cancella stereotipi.
Un mix creativo di sogni e rimpianti, di paure e speranze, di non so e di forse. La vita è bella da vivere sembra sussurrare ogni tela, anche con le sue spine. Uno stile "terza età" che colpisce e convince, un esempio di come la "saggezza" degli anni possa non solo convivere con la creatività, ma produrre arte.


Elena Varriale

 

 
 
 

Ricordati di vivere: la verità, la passione e l’orgoglio del riformismo socialista

Post n°25 pubblicato il 12 Marzo 2014 da elenavarriale1

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L’intenso libro di Claudio Martelli,“Ricordati di vivere”, ed. Bompiani non è solo il racconto di trent’ anni di storia politica della I Repubblica e del suo disfacimento. Lo scopo ben riuscito è un altro ed è più profondo: raccontare le verità del passato con il giusto ed equilibrato distacco, senza però perdere l’humus di passioni e di emozioni che ogni fatto ricordato e ri-vissuto trascina con sè. La politica per Claudio Martelli è passione, vita, dedizione: “La politica è un’arte così tremendamente difficile e così insidiosa, che, mentre sembra renderti padrone della vita degli altri, si prende per sé la tua”. Dunque, vita e politica, l’una sovrapposta o confusa all’altra. Un’esistenza intera a rincorrere illusioni e la voglia di fare, di agire e di cambiare la realtà. Una passione che si fa amore, anzi che è più forte di qualsiasi altro amore (donne, mogli, figli). Una rinuncia del privato per vivere totalmente la sfera pubblica dell’esistenza. Un “darsi alla politica”, così lontano dal “prendere dalla politica” di oggi.

Un “darsi alla politica”che per l’autore, spirito laico e libertario, significa innanzitutto pensare (sono molte le domande che pone all’attenzione del lettore dopo aver spiegato fatti e circostanze), ma soprattutto fare, agire, scegliere con e per uno scopo. Un cammino interiore che conduce alla ricerca e al bisogno dell’altro, di quello “stare insieme per capire le cose del mondo, per vivere una vita vera difendendo quel che merita di essere difeso, cambiando quel che deve essere cambiato nella dimora che abbiamo ricevuto in sorte”.

A maggior ragione, quando con la scelta riformista si ha la consapevolezza di essere una minoranza politica, dapprima nel movimento studentesco del 1968: “Era la mia generazione ma io ero riformista non rivoluzionario, politico non agitatore, dilettante non militarizzato e, ormai, più professore che studente”e poi in seguito, nella sua lunga militanza nel PSI, partito schiacciato dalle due “chiese” politiche italiane: la democrazia cristiana e il partito comunista. La sfida è difficile: come rendere maggioranza, un riformismo umano, laico ed equo che non faccia demagogia e non proponga panacee impossibili, ma idee e soluzioni per risolvere i problemi del Paese? E’ questa la domanda che sottintende l’impegno e la passione per la res pubblica di Claudio Martelli. Un libro senza nostalgie che racconta i fatti vissuti con la mente ed il cuore dell’uomo e del politico che nella sua vita si è sentito secondo solo a Bettino Craxi.

Lo scrittore e drammaturgo francese Henry de Montherlant ha scritto: “Ci sono quelli a cui perdoniamo e quelli a cui non perdoniamo. Quelli a cui non perdoniamo sono nostri amici”. C’è questa consapevolezza nel racconto dell’amicizia di Martelli con Bettino Craxi. Da una parte, infatti, gli riconosce di essere stato un capo: “di quelli veri, di quelli che sanno leggere la realtà e guidare gli uomini, insegnando, comandando e controllando il lavoro e i risultati di ciascuno”e dall’altra, mette a nudo la malinconia per non essersi capiti nel momento più difficile del loro percorso umano e politico. Uniti da un destino comune: Craxi e Martelli, il binomio vincente degli anni settanta-ottanta che ha condiviso passioni pubbliche e private, vittorie e sconfitte, intese ed incomprensioni. C’è tutto in un’amicizia vera: “Amico, fratello e guida, lui per me; amico e fratello io, emulo che non l’ha mai tradito, nemmeno nella discordia. E pazienza se per un’estate ci siamo lottati. Meglio non fosse successo, naturalmente, ma pazienza.

Amicizia vera, forte, piena di stima e di ammirazione anche quella con Giovanni Falcone che Martelli definisce un vero eroe moderno non solo per la sua battaglia autentica alle mafie riconosciuta in tutto il mondo, ma anche per il rispetto che aveva della legge, delle istituzioni e del suo ruolo. Un impegno condiviso tra il Magistrato ed il Ministro, nel reciproco rispetto ed affetto.

Ricordati di vivere è un libro che parla al cuore, oltre che alla mente e così facendo, restituisce onore ed orgoglio ad un’esperienza politica complessa come quella del Partito Socialista Italiano, fatta di ombre e luci come tutte le comunità di uomini e donne, di lungimiranza e di errori, ma che nel suo lessico e nel suo Dna può rivendicare ancora parole e fatti: il merito ed il bisogno, la Grande Riforma Istituzionale, Governare il cambiamento. Tutti temi politici attuali, a distanza di venti anni da quando furono pensati e detti. La storia dunque di un riformismo socialista moderno, anticipatore, visionario: “Noi siamo il partito socialista, un partito libero e aperto, il partito dei moderni, gli eredi di un’antica plebe che ha spezzato tutte le sue catene.” disse Claudio Martelli nel suo discorso più suggestivo (di quelli che restano nella storia), alla Conferenza Programmatica di Rimini del 1982.

 

Elena Varriale

 

 Opere dell'autore:

 

  • Socialisti a confronto. Saggio sul 40º Congresso del PSI. Con una sintesi degli interventi principali, Milano, SugarCo, 1976.
  • Progetto spettacolo. Le proposte di riforma del PSI per cinema, musica e teatro, a cura di, Venezia, Marsilio, 1979.
  • Il rinnovamento socialista, Milano, Biblioteca rossa, 1979.
  • Musica e industria in Italia, a cura di e con CarloFontana Milano, Edizioni di Musica Viva, 1981.
  • Progetto arti visive. Arti visive ed enti locali: le proposte del PSI, a cura di, Venezia, Marsilio, 1981.
  • Quella parte di cinema chiamata televisione. Verso l'integrazione del sistema audiovisivo, a cura di, Milano, Guanda, 1981.
  • Per una alleanza riformatrice tra il merito e il bisogno, Roma, PSI, 1982.
  • Il merito e il bisogno, Milano, SugarCo, 1987.
  • Ricordati di vivere, Milano, Bompiani, 2013

  

 
 
 

ILRESPIRO DEL CREDO NELL'INCANTO DEL CREATO

Post n°24 pubblicato il 25 Maggio 2013 da elenavarriale1

 

 

IL RESPIRO DEL CREDO NELL’INCANTO DEL CREATO

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“Frammenti di sale”

di

Mariangela De Togni

Fara Editore, Rimini, 2013

 

“Come scrivere di te/se sei stelo al cielo/giglio fiorito al dono/di una sillaba/greve di eternità?” Inizia così, con una domanda rivolta a Dio, la bella ed organica silloge “Frammenti di sale” di Mariangela De Togni, edita da Fara Editori (2013).

Suora orsolina per vocazione e poeta per dono o per necessità, l’autrice nei suoi versi lascia convivere il sussulto o il respiro del Credo con l’incanto del Creato. Dio è nella mano che agita i rovi, in quella che dipinge i petali dei fiori, nell’aria che ricama e contiene le attese: “volesti Lei, la Madre,/per i tuoi giorni/di carne, così/rimanendo nel grembo/dei nostri respiri”.

Ed è nel cielo che gli occhi trovano conforto, orizzonte che indica la strada, ma che dipana e giustifica anche la richiesta, questa sì, tutta umana, di un segno che spieghi o illumini: ”Cercare Dio è trovare la notte/nell’ombra bianca/della sua misericordia” scrive l’autrice.

Le parole, allora, si modellano sui battiti del cuore ed il silenzio si fa aritmia del verso, poi insperata o ritrovata quiete: “Non è silenzio d’assenza/quello che scorre/fra le mura del chiostro/illuminato dalla luna/ma solo quiete”.

Dio è dunque “l’invisibile evidente” come sosteneva Victor Hugo che non si mostra e non ha forma, è presenza inafferrabile che accompagna e preserva i misteri della vita, che si disvela e “parla chiaro” (...) “nella fragranza/ d’ un crepuscolo/di seta.”

Con questa consapevolezza l’autrice instaura un dialogo intimo con l’eterno, un chiedersi d’infinito che sfiora ombre per raggiungere con pensieri leggeri, quasi impalpabili, il senso più profondo della beatitudine: ”Trasfigurami/come lo sfavillio del mare/a primavera./Trasfigurami e saprò la beatitudine.”

Elena Varriale

L'AUTRICE

 

Mariangela De Togni è nata a Savona. È suora orsolina. Insegnante, musicista, studiosa di musica antica, membro della Accademia Universale “G. Marconi” di Roma. Ha pubblicato, tra il 1989 e il 2011, undici sillogi poetiche. Tra i titoli (per i dettagli si rimanda al Profilo bio-bibliografico): Non seppellite le mie lacrime, Nostalgia, Una Voce è il mio silenzio, Chiostro dei nostri sospiri, Profumo di cedri, Un saio lungo di sospiri, Nel sussurro del vento, Flauto di canna, Nel silenzio della memoria, Cristalli di mare, Fiori di Magnolia.

È presente in vari e accreditati studi critici su antologie e riviste letterarie, anche on-line (bombacarta.com - flannery.it - farapoesia -inpurissimoazzurro.it -blogspot.it- lastanzadinightingale.)

Ha ottenuto numerosi premi e segnalazioni di merito in concorsi letterari. Tra i più recenti: “Le Stelle” (Savona), “Abbazia del Cerreto” (Lodi), “Borgo Ligure” (La Spezia), “Premio alla Carriera” (Santuario Madonna di Gaggio), “Val di Magra - Roberto Micheloni” (La Spezia), “Borgo Ligure” (Santa Margherita Ligure), “Città di Salò”, “Portus Lunae” (Sestri Levante), “Satura - Città di Genova”, “Versi di mare” (Roma), “Il Golfo” (La Spezia), “Ibiskos” 2011 per un Racconto breve.

Le è stata dedicata la «Lettera in versi» n. 21 a cura di Rosa Elisa Giangoia, gratuitamente scaricabile nel sito:

bombacarta.com/le-attivita/lettera-in-versi
Federica Galletto le ha dedicato il blog La mia contemplazione all’indirizzo www.mariangelade. blogspot.it

 

 
 
 

LOVE IS LOVE 2: SETTE POETI RACCONTANO L'AMORE!

Post n°23 pubblicato il 14 Febbraio 2013 da elenavarriale1

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LOVE IS LOVE, l’amore è l’amore fatto di mille emozioni ed infinite parole. Nell’amore, la ricerca si fa passione e la passione spesso sposa la poesia. Perché ha i suoi respiri l’amore, ha le sue paure, i dubbi che assalgono, le assenze che svuotano. In ogni amore c’è incanto, bellezza dell’attimo, il volo tra i sogni e l’inevitabile rimpianto che si fa nastalgia. Amore, dunque, come sound di storie e parole vissute, sognate o perse. BUON SAN VALENTINO A TUTTI!

 

ALLARGANDO LE BRACCIA

(per San Valentino)

 

Chi scrive d’amore dovrebbe provare,

prima di sentirsi abilitato,

a stendersi bocconi sopra un pavimento,

dopo un addio, allargando le braccia,

senza lacrime, spegnendo la luce,

sperando di cedere calore,

sperando che la morte arrivi presto

o al minimo che l’abisso ti prenda

aiutando la forza che non hai

di scomparire.

 

Poi la pazzia interrompe la ragione,

sei un freddo dolore che non passa,

un corpo a cui sei pronto a dire addio.

 

Un vuoto a perdere

che non puoi restituire

un’assenza proiettata all’infinito

e non c’è luna dove puoi migrare.

 

Se è vero amore,

arriverà la morte, sarai vivo e solo.

 

Pronto a parlarne, ma non ne parlerai.

 

Abner Rossi

 

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CONCETTA

 

Concetta

è un occhio verde

di ramarro

su una roccia di alabastro.

Concetta è

quel braccio monco

di scultore

di pietra focaia.

Concetta

è solo una visione

nel cobalto dei miei occhi.

Concetta

è quella donna

che

di notte

sorride a tutti

e vola via.

Sebastiano Impal@-1982-All rights reserved)

 

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QUELL'ORA ANCORA

Un profilo

di fabbrica rossa

la strada bianca
con un autocarro
e contro il muro
la tua bicicletta
con la mia moto
posata accanto

Ci bastava
restar soli un'ora la sera
per dare un senso
alla nostra giornata

Sogni che ci fiorivano
tra un bacio ed un sorriso
parole sussurate fra i capelli
gioielli facili tra le labbra
favole coinvolgenti
castelli galleggianti
sugli orizzonti lontani
di domani irraggiungibili

Promesse impossibili

Tanti anni persi poi

lungo i sentieri della vita

senza smarrire il dolce viso

legato al tuo nome

Tu non lo sai che ti tengo
stretta stasera
come allora in piedi
contro lo stesso muro
soffice come un cuscino
prigioniera ignara
d'una reminescenza
affioratami viva

Quell'ora ancora
in questa mia sera di pioggia
a dare corpo ai ricordi

 Vittorio Fioravanti Caracas, agosto 2003

 

 ===========================

 

DIVERGERE

Ti lascerò dove ti ho trovata, puro cristallo di fragile salvezza. Noce autentica di gioia e di dolore, frutto amaro di dolcezza infinita. Terrò con me l’armonia della tua voce, piegherò al suo sorriso la fronte superba del mio pensiero, le chiederò di restare signora della mia anima.
Ruvida pietra senza colore, orfana d’amore e schiava d’orgoglio, resterò assiso nell’ombra del tuo rifl...esso. A dipingere il tuo volto, nei frammenti di luna che tagliano l’onda malinconica del mio sogno. A cercare i tuoi occhi, nei vividi raggi di sole che sferzano la solitudine ribelle del mio piccolo giorno.

Un suono, una nota, una melodia, canto sublime di un mare lontano, di un mare vicino. Di un mare che resta con me……
 
Gregorio Servello  inedita – 11 febbraio 2013
 

=========================

 

A mia moglie:

"Sei
vortice
e grumo di felicità quieta,
piccola particella
di fronte
all’ infinità disarmante
del Nulla.

Nel vuoto
sei
Il pieno che mi abita
e non pesa."

 

Lorenzo Curti

===========  

IL MIO GIARDINO (Tema speciale "San Valentino" )

 

Sei come il sole nella pioggia
Arcobaleno della mia tempesta
allontana il buio pesto
da quest’astrale atmosfera

Vellutate senza estetica
labbra di fuoco con divine parole
m’illuminano di carnosa dolcezza

Raggi di luce soppiantano
l’irascibile mio stato d’uomo
si veste di serenità la sera
nell’apparirmi tu sull’uscio

Invitanti gote di fuoco
d’inconfondibile sorriso
scacciano l’inquietudine
col benvenuto dell’amore

Frastornato d’organico profumo
le mie guance poggiano
fra suadenti tuoi capelli
pagliaio dei miei sollievi ridenti

...e allontana dal giardino dei miei riposi
deriva d’estenuanti fatiche
la giostra d’inscindibili innamorati

Giovanni Chianese 
  

 
 
 
 

LOVE IS LOVE: NOVE POETI RACCONTANO L'AMORE!

Post n°21 pubblicato il 13 Febbraio 2013 da elenavarriale1

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LOVE IS LOVE, l’amore è l’amore con le sue mille emozioni ed infinite parole.

Nell’amore, la ricerca si fa passione e la passione spesso sposa la poesia. Perché ha i suoi respiri l’amore, ha le sue paure, i dubbi che assalgono, le assenze che svuotano. In ogni amore c’è incanto, bellezza dell’attimo, il volo tra i sogni e l’inevitabile rimpianto che si fa nastalgia. Amore, dunque, come sound di storie e parole vissute, sognate o perse...

 

 

TRATTIENIMI

Trattienimi il respiro
immergiti nel mio mare
incidimi parole sulla roccia
sprofondami nel sogno all’alba
sfiorami ogni silenzio con le labbra
osserva la mia solitudine perfetta.

Non avere fretta di amarmi
il tempo è una invenzione inutile
e non ha senso svuotare consuetudini
-in effetti niente serve a chi si ama-
le abitudini si dilatano in specchi fragili
in attimi che si annullano a vicenda
a consumarsi in sguardi colmi
dello stesso incolmabile desiderio.

Trattienimi nel tuo calore
respirami ogni goccia che si scioglie
tracciami i tuoi bisogni sulla pelle
lasciami il segno di ogni tuo passaggio
insegnami il raggio che indica l’infinito
nel solo punto dove si ferma il cuore

e amami adesso perché adesso è amore.

Italo Zingoni – 2013 – Inedito –

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SOGLIE ANSIOSE

Sarai in me, o caro
finché lo vorrai:
il tuo amore
vedrò salire
da colline lontane
e come canto
giungere
alle soglie ansiose
delle mie radici.

E vedrò in te
ogni cosa che nasce:

la luna
dal suo orizzonte
il sole
sulla distesa marina
tronco e piante rampicanti protese
verso richiami lunghi
di millenni.

Novella Torregiani- Inedita- 2013

================================

 

Il mio tavolo è vuoto
mi ci siedo solo io svolgo
il tovagliolo sorrido al cameriere
che mi versa un pastoso vino
sorseggio sei là che mi guardi
col desiderio appannato negli occhi
un marocchino porge le rose
la più bella per la signora
... e poi sono sola non c'è più la rosa.


Paola Commissati BellottiInedita-2013

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ASSOLO D’AMORE

Fossi di pietra tra i rami non guarderei
Ma d’umano i miei sguardi rubano i tuoi!
Pelle di sole, ombre di curve,
mio desiderio di luce donna
solo le foglie sanno i sospiri!
scavalcherei per venirti vicino
fissare il tuo volto
e sentire odore di pelle oleata
bruciata,
inutile dire … sei bella!
Inutili schiamazzi di sensi,
sei tua, regalo di un dio,
sei sole
ed io solo una notte
in cerca d’amore.

Roberto Ioannilli -Inedita 2012

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CONFINI DELL’ANIMA

Esiste un confine

dove la vita ti risponde

un luogo

dove i nostri respiri si appartengono

un frangente in cui vivi la completezza

di un’esistenza.

In quell’’ istante

in cui la vita urla la sua bellezza

lì, in quel punto esatto

dove il coraggio oltrepassa la paura

la mia anima si tufferà nella tua

e in quel preciso momento

l’oasi di questa vita apparirà

luminosa e vitale

colmando ogni mio senso

di te.

Pasero Monica- Inedita 2013

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Sei la poesia che vive
nella bruma di un sogno.

Vorrei che fosse amore,
acceso dalla gioia che mi vive dentro.
Riscalda il cuore
e porta il mio sorriso come luci di lanterna
per sfiorarti con una carezza
e farti sognare
di camminare su un prato ricoperto di fiori
senza essere soppresso dal tempo
senza lacci al cuore
per consentirci di amare
in un silenzioso tepore di abbracci teneri
in questo tempo che possediamo dentro
a dare un senso alla vita
sperando di librarsi nel cielo e volare con gli aquiloni,
urlare fino a squarciare il cielo e arrivare
nel mio mondo fatto di solo amore.

Regina Resta- Inedita 2013

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VOGLIA DI SCRIVERE D’AMORE

Questa malcelata voglia di scrivere d’amore
non cala al tramonto quando scende la neve
alza un soffio di vento che accarezza il cuore
e tinge i pensieri come farfalle dal volo lieve.

Scioglie agli occhi il pianto di lacrime rapprese
sorride alla canzone baciando labbra stanche
per chi ha nel cuor la noia delle lunghe attese
scompiglia le emozioni colorando notti bianche.

Col tempo ho chiuso la partita del dare e avere
i conti con me stesso li ho fatti, ma ho sbagliato
se per scrivere d’amore ho aspettato primavere
giocando con la poesia di un cuore innamorato.

 Franco Pucci -2010

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GLI AMANTI  
Quando entravo io uscivi tu
quando uscivo io entravi tu.
Sottile pensiero nascosto
il nostro,
... fragile nella forza di un bacio
dato e ridato più volte
in momenti rubati.
Tu incantevole tenerezza
io struggente follia;
io giocosa speranza
tu silenzioso mare.
Inconfondibili i nostri sguardi
profonde le nostre anime,
respiri confusi
di un dubbio vivere.

Anna Maria Benone da “Il Suono del Testo”, Ed. REI-
=============================

AMORE

Lo senti il sound che batte nel mio cuore

il suono acuto, stridente che si fa accento

greve mentre sussurro: ti amo.

Disarmonica nota che sfugge alle corde

del violino gitano, si posa lieve su labbra

protese: fa fuoco dei nostri baci.

Nel ritmo che incalza il ticchettio di queste ore

sulle pareti spoglie, dipingerò l’aurora e il sogno

di me bimba cullata dalle braccia dell’ amore.


Elena Varriale Inedita 2013

 

 

 
 
 

PER NON DIMENTICARE...VOCI DI POETI 2

Post n°20 pubblicato il 27 Gennaio 2013 da elenavarriale1

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Filo spinato

Alla mente i ricordi, sulla pelle il destino
tatuaggio indelebile, inflitto ed inciso.
...Pochi i miei anni di contro a paura
agli occhi afferrata e lì impressionata.

Ai miei giochi vietati lasciavo la polvere
e strano l' odore di un fumo nebbioso
che fitto esalava al gelo dei cuori,
poggiato a quel filo, la spina pungeva.

E lo sguardo al di là oltrepassava
la morte se forte, fame spingeva.
Senza capelli e vuoto lo stomaco
io non capivo il perché.
 

Angela Ragusa

 

 

Olocausto 2000

Segni statici
nel vento
sporgono le mani
dai finestrini dell'assurdo.
Nelle praterie celesti
seguo la rotta
di un incantesimo galattico,
percorro le strade
della coscienza
con aerei di linea
di frontiera.
E' il mio aeroporto
di ancoraggio
dove cadono
le bombe quotidiane
dei litigi inesistenti
delle coppie del duemila.
Solo caffè
e fumo denso
nella retina opaca della piazza,
scelta dalle menti supreme
per issare
un nuovo olocausto
bramoso di giovane sangue.
L'innocenza
è la sciagura
di non esser nati
sulla via del Calvario!

Sebastiano Impalà

 

 

Nel buio, il cuore

 

Con la manina stesa nel filo spinato e

un freddo numero sullo smilzo braccino:

carne innocente pronta per il macero

così ti hanno ridotto fragile bambino ebreo.

 

Così han potuto mani avide di sangue

che nella razza e non nell’uomo

ripongono certezze e false verità

sui diritti e sulla vita delle genti e dei popoli.

 

Con lo sguardo impaurito guardavi l’orizzonte 

cercavi un perché nella nebbia dei demoni:

eri così piccolo e gracile per contenere l’orrore

saranno stati i sogni a scaldarti nel buio, il cuore.

 

Elena Varriale

 

Uomo che non era

Occhi spenti
senza paura
... Nulla è più dolce adesso
della morte stessa.
In questo inferno terreno,
corpi
sfiniti
sconfitti
cadaveri ancor pensanti
attendono la loro fine
per mano
della crudeltà
del vivente
dell’ignoranza
del potere.
Anime già in volo
verso la pace eterna
attendono
la loro carne
ora cenere per fine
dell’ uomo
che uomo non era

Monica Pasero

 

 

 

 

 
 
 

PER NON DIMENTICARE: VOCI DI POETI!

Post n°19 pubblicato il 27 Gennaio 2013 da elenavarriale1

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Non è solo un filo spinato
(giorno della memoria)
Non è solo un filo spinato
il fantasma di vite
tradite dal destino
che perseguita la memoria.

Come un demone furioso
più cerca di fuggire più ci intrappola
tra i muri dell’ineluttabilità
dove aghi appuntiti trafiggono la carne
togliendoci voce e respiro.

Che cosa vi hanno fatto?

In una prigione di vetro
a lottare senza più forze
con il tormento di catene, lacci e spine.

Tappo le orecchie per non sentire
i lamenti di anime indifese
perse nel nulla
ma la vostra dignità di uomini e donne
nessuno può cancellarla perché
la libertà è un volo di rondini
la libertà è ali di farfalla
su corolle variopinte
la libertà è uno scrigno di pensieri
che nessuno può calpestare.

 

Regina Resta 

 

Spine della memoria, per non dimenticare

 

Appese al recinto di filo spinato brandelli di carne
come ombre dimenticate da Dio reclamano un perché
nel campo carri bestiame vomitano nella polvere
nuove vittime sacrificali da incenerire sull’ara dell’odio

salgono al cielo disperdendosi nell’acre odore di fumo
urla e simulacri di parole come bestemmie di dolore
canti di bimbi che perforano le coscienze dei giusti
e sguardi spenti di vecchi che recitano rassegnazione

da stracci e mucchietti d’ossa rannicchiati tra la polvere
s’alzano nenie alienanti di madri dai seni rinsecchiti
mentre allattano straziate un fiore nato già morto
con lacrime di un sangue odiato come la corona di Cristo

Shoah, una spina nella coscienza degli uomini.

 

Franco Pucci

 

Orfani senza memoria

 

Orfani senza memoria

senza fratelli, solo figli unici

in questo spazio vuoto di noi

il passato ha mille date cancellate,

mille storie evanescenti,

filo spinato a brandelli

non serve più alla retorica

di un dolore rimosso,

ma c'è sempre uno sterminio vivo

e una giustificazione finta,

una scusa dove la colpa di scelte atroci

consumate ogni giorno

ricade sempre su mostri diversi da noi.

Per chi non ha memoria

c'è sempre il presente.

 

Mariangela Ruggiu

 

Lasciar dietro le orme
Il dolore
 

Dalla fessura aperta
lui distingueva profili
di ponti e case
tra campi innevati
un albero spoglio e vapore
orti ormai abbandonati
e dove eran volate farfalle
scheletrici arbusti

"Arbeit macht frei"
passò sopra il tetro convoglio
Il carro bestiame
seguì il moto impostogli
fin sul binario morto
dove frenò la sua corsa

così non restò che discendere
e andare a cercarsi il destino
mischiato agli altri
le bocche chiuse
occhi a sfuggirsi in silenzio
tremanti nocche

S'alzava intorno

un odore di morte
le ciminiere eran nere
di fumo denso e d'orrore
forni ricolmi d'ossa
lunghe file di fame e miseria

Andare a morire
era tacito rito di liberazione
si lasciavan dietro l'orme
di piedi nudi strisciati
muto dolore e un quieto fiume
di disperazione

 

(Caracas, novembre 2008)

Vittorio Fioravanti

 

Sul filo spinato

Tu  certo
non scorderai:
tu non sai
di sofferenze senza nome
non sai d'atroci prigioni
ove il respiro
tra i denti
è brama di vita
e la fede dei popoli
speranza.
Tu non sai
che oltre il filo spinato
ove ora ti posi
era un mondo perduto
ove giacevano sepolti
nella memoria
gli affetti più cari
o il nulla.
Tu  certo
non scorderai
la ferocia lucida dei popoli
che impazziscono    a volte
e  sicuri di giuste ragioni
sono mostri senza nome:
tu non sai  timido uccello
di noi
viventi in questo mondo
e quanto bieco sia  spesso 
l'uomo.
Io so: per non dimenticare.
 

Novella Torregiani

Da ''Oltre orizzonti'' Ed. Aletti

Le croci i chiodi

 

I ricordi spaccano pietre,

perverse ideologie d’odio tutte,

vorrei frantumarli, frantumarle!

Mietere bambini…paura!

Un milione, cinquanta milioni,

numeri di carne,

rifiutali mente!

Matematica ch’inorridisce lacrime!

Amplessi distrutti, capelli ammucchiati,

casse di denti, monti di scarpe,

mare di male di corpi, d’orrore/fetore.

Razza che s’ammanta di sole,

strano cercarlo nelle tombe,

di sotto, nel fango d’idee.

Poi sarà oblio,

ai posteri idee,

ma adesso ancora,

li sento

disperati d’urla

e terrore!

 

Roberto Ioannilli   

 

 
 
 

PROTESTA DI PENNA...PROTESTA DELL'ANIMA!!

Post n°18 pubblicato il 26 Gennaio 2013 da elenavarriale1

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L’ultimo Carnevale

È Carnevale, tra poco.

Togliti la maschera, scendi in piazza.

Dai, sali anche tu sul carro della vita

protagonista della stucchevole parata.

In palio l’icona del Grande Ipocrita,

presa diretta Tv, audience garantita.

Io non ci sarò.

Nell’ultimo Carnevale ha debuttato

quest’anima di marionetta senza fili.

La maschera che indosso da sempre

-calce viva sul mio volto- ha bruciato

e vinto tra l’ipocrisia dei comprimari.

Il troppo storpia.

 

Franco Pucci

 

SOUTH AFRICA

 

DIASPORA SEMITICA

ATTORNO

A BARBE E CERVELLI

DI CINICI POLITICI

A BORDO

DI BIANCHE CHEVROLET.

MENTRE,

FUMO DENSO

S'INERPICA DAL SUOLO

DENTRO NARICI RAREFATTE

DI NUOVI SEGUGI DI DIAMANTI

DEL SUDAFRICA.

STORIE DI RAZZISMO

ATTANAGLIANTI STRAGI

DENTRO CAMPI DI BATTAGLIA.

FUOCO ED ANCORA

MACCHIE DI SANGUE

SULLA MAI CANDIDA CARNE

DEL RIBELLE IN LOTTA.

E NOI,

STIAMO A GUARDARE DISTANTI

NON CAPENDO LA GUERRA

PERCHE' STRANA E' LA SUA LINGUA

MA,

MORIAMO CON LORO

DENTRO AL FUOCO ARTIFICIOSO

DELLE NOSTRE STRAVAGANZE FAMILIARI.

INTANTO

IL SOLE CALDO

FA DI UN BIANCO

IL NERO SULLA VALLE CHE,

SCOTTANDOSI D'URANIO

HA ESTIRPATO DALLA ROCCIA

UN DIAMANTE DI GIOIA E DI PERDONO.

Sebastiano Impalà

 

Siamo senza

Senza gioia...

ridicole politiche

Senza guida...

capi solo di se stessi

e hanno d’altri a cui pensare

fobie di parole echeggiano

da filosofi che gracchiano

mentre il reale puzza e il vivere sommerge,

e non se ne accorgono!

Che siamo senza Dio.

Da destra strafottenti

Da sinistra onnipotenti.

Con la croce al collo

Riflessa di potere

Per chi vota da vedere.

E non vogliono capire!

Loro vivere per noi morire,

feccia permanente,

ridicoli cialtroni

che di noi sanno niente

Siamo senza...pudore

Rubato pure quello!

Senza rabbia...

Non gliene frega niente.

Non gliene importa nulla

Non sanno che d’umanità si vive

E che di religione economica...

Si muore!

 

 

Roberto Ioannilli 

 

Clown

 

Al trotto di cavalli bianchi

i cavalieri della morale

ostentarono spade roventi,

ma dall’uscio degli inganni

vidi uscire solo clown

 

denudati dal ritegno

predatori d’intrallazzi

ciarlatani delle promesse

maghi del sotterfugio,

portatori sani d’odio.

 

Figlio senza patria

divenne l’obbligo del fare

e nei lacci dell’imbroglio

brandello che essicca al sole

la terra mia s’affanna.

 

Elena Varriale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

FRESCO DI STAMPA: SCRITTURADEISENSI di ROBERTO IOANNILLI

Post n°17 pubblicato il 31 Agosto 2012 da elenavarriale1

FRESCO DI STAMPA

        SCRITTURADEISENSI

                     di

      ROBERTO IOANNILLI

 

 

 

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E' in uscita il bel libro ScritturadeiSensi di Roberto Ioannilli. Ho scritto con molto piacere la prefazione che vi propongo di seguito e consiglio a tutti di leggerlo! 

Amore, la rinascita che si fa verità

Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio; se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato” ha scritto William Shakespeare. Ed è con questa consapevolezza che Roberto Ioannilli, nei suoi versi, canta l’amore del vivere e del gioioso donarsi.

Una ricerca che, come spiega lo stesso autore, è condizionata da un personale alfabeto morale, quasi un prologo al suo poetare che non dispensa però metafisiche, regole o diktat morali, ma piuttosto regala suggestive perle di saggezza: “il giorno è una notte che spera/… di sole”, mentre la notte è: “stessa vita dipinta di nero,/diversa illusione”. Una complementarietà dell’essere e dell’Universo che unisce ed armonicamente convive.

L’amore è dunque il passo che accompagna il giorno, il pensiero che culla la notte, la scoperta che non inganna ed il tempo che non ha fine: “Voglio svegliare l’amore,/di lui al centro di lei,/giorni infiniti a guardarsi”.

L’amore è linfa vitale di cui nutrirsi e nutrire, il vero imperativo categorico che riempie l’esistenza; è un darsi, un concedersi senza se e senza ma, con l’unico scopo di ritrovarsi uniti nello stesso destino: “Nei tuoi occhi/inseguo sentieri dell'immaginazione, /ed infinitesimali fiocchi di tempo,/ trasportano il tuo te,/nel mio io.”

Eco di vita che risuona di sempre, l’amore diventa per Ioannilli certezza, dono che non va sprecato, deluso, offeso. E’ “speranza che t’immerga/per sempre nel mio unico mare.”  

Con questa suggestione, l’uomo ed il poeta allontana da sé e dal suo vissuto le distanze, le arrese, i possibili vuoti. E’ un sentire pieno del cuore che pulsa e riempie le ore: “non fuggire dai miei sorrisi,/imbrattali di sapori di corpo,/ed esulta all'amore e gioisci/d'immenso nell'immenso vivere.”

E solo chi ha scelto di amare e di lasciarsi amare così profondamente può vivere, sentire e cantare il dolore, l’amicizia, le miserie umane e l’eros come volti diversi dello stesso fine universale. Ioannilli, in fondo, ci racconta e celebra una rinascita, così intensa da farsi verità: non permettete/che la tristezza e la menzogna/o il nulla ,si impossessino di nuovo di me,/perché la vita è un regalo che io voglio festeggiare.”

                        elena varriale

 

L' AUTORE

 

Roberto Ioannilli nasce a Formello nella provincia romana ma vive e lavora dal 1990 nelle Marche, nello splendido borgo di Montecosaro (MC). Dalle lezioni di figura nelle aule del liceo artistico, ai ritratti per le strade di Rimini, il filo conduttore è sempre la Donna … dentro e fuori … un chiodo fisso che diventa studio. A 18 anni inizia a scrivere per dei giornali locali. Inconsapevolmente artista e preso da mille passioni … sposta il suo interesse/fare, nella ristrutturazione artistica edile e sui mobili in muratura … la manualità è l’asso vincente … le richieste diventano lavoro … ma la vita ha i suoi ritmi e l’essere artista viene sostituito da un sogno più grande, quello di essere marito di una donna speciale e papà a tempo pieno … Convinto da sempre, con certezza assoluta, che i sogni siano delle realtà da cercare … ne va alla ricerca … e come sempre la fortuna paga e alla soglia dei cinquant’anni quei sogni mai sopiti vengono ad accodarsi a quelli realizzati.

Narratore per vocazione e poeta per ispirazione, ritorna a scrivere. L’argomento del suo interesse sono sempre le donne “la sua donna”, nel loro essere femmine intelligenti, sensuali e centro di vita unico. Al centro del suo scrivere c’è la famiglia, l’amore, i viaggi e quel sentire al femminile che oramai è divenuto un suo modo di vita, da questa passione e da questa intensa vita sono nati i romanzi:

 

 

 

 

IN CAMPER CON MARIE, Rupe Mutevole, Parma, 2008

FIGLIA DI UN PADRE MIGLIORE, scritto con Milena Petretta Rupe Mutevole, 2009

MUJER NATURALEZA, scritto con Silvia Denti e Rossella Cea Rupe Mutevole, Parma, 2009

VIBRUS, scritto con Silvia Denti, Maurizio Clicec, Piero Porta e Viviana Ferrari Rupe Mutevole, Parma, 2011

SCRITTURADEISENSI, Narrativa e Poesia, 2012

Nel 2012 è stato inoltre inserito con 4 racconti brevi nelle antologie - SFUMATURE IN JAZZ e POESIA SOTTO LE STELLE 2 - di Tiziana Mignosa e Maria Grazia Vai - Edite da Narrativa e Poesia.

 

 

 
 
 

I CINQUE SENSI DI M.I.A

Post n°16 pubblicato il 02 Luglio 2012 da elenavarriale1

Image and video hosting by TinyPic Opera di Loretta Bartoli

I CINQUE SENSI DI M.I.A

Con l’afa che toglie il respiro da giorni, non è facile organizzare e realizzare un happening multisensoriale di arte, poesia, teatro, musica e moda, così fresco e divertente. A vincere la scommessa è stato il M.I.A (Movimento Artisti Indipendenti “St’art over Art”) che lo scorso 29 giugno 2012 nella sua sede, nel centro di Napoli in via  Pallonetto a santa Chiara 7, ha presentato "I 5 sensi di FEMINA”.

Per pubblicizzare l’evento, l’artista Stefania Colizzi aveva scritto: “solo noi del M.I.A riusciamo a farti sentire in una serata…tua” e la promessa è stata mantenuta non solo con un mix coinvolgente di accoglienza ed interazione con tutti i partecipanti, ma anche con i luoghi: la strada antistante il locale espositivo è infatti diventata location dell’evento con la musica e le proiezioni di Gianmario, Carmine e Damiano V.J. Street e la sfilata dell’abito multiuso (tre pezzi di stoffa che si trasformano in 25 vestiti) di Amelia Forte.

Protagonista indiscusso della mostra e della serata è stato l’universo femminile in ciò che appare e in ciò che è. Scandagliato, raccontato ed “esorcizzato” dagli artisti usando almeno tre sensi su cinque.  Un percorso di emozioni, di ricordi, di dolore e d’identità ferita nelle belle opere esposte dagli artisti: Azimut, Loretta Bartoli, Giancono Cammarano, Daniela Capuano, Andrea Carlino, Stefania Colizzi, Tonia Erbino, Concetta Marroccoli, Silvia Rea, Vincenza Rotondo, Samandel, Manuela Vaccaro, Anna Verde.

La bellezza dell’apparire e dell’essere, gli stereotipi della seduzione e delle forme, e ancora il dolore, la violenza fisica e psicologica, il desiderio, i ricordi, la maternità, l’emarginazione. Un lungo racconto ispirato dai sensi: tra odori annusati e sapori degustati, tra le grida soffuse di sofferenza celate da un burqa o la dolce malinconia di un carillon che snoda ricordi, oltre che la possibilità di guardare e toccare le opere, i materiali, le forme.

Un percorso sensoriale di ricerca non solo nelle immagini, ma anche nelle parole con i ritmi incalzanti di essenze femminili  proposte dal poeta Ferdinando Tricarico, l’ ironia e la seduzione nella versione napoletana di Adamo ed Eva interpretata da Concetta Morrocoli o la gustosa performance teatrale di Alessandro Sapio.

Naturalmente, una serata di così “accaldato benessere” non poteva che concludersi con i massaggi rilassanti della dott.ssa Nicoletta Alessandra Brusciani. Dunque, una serata Femina  che la scrittrice  Oriana Fallaci avrebbe così commentato: “Essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai”.

       elena varriale

 

 


 

 
 
 
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