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L’ambientalismo del fare … per fare quel che gli pare.

Post n°3276 pubblicato il 10 Luglio 2009 da rigitans
 

tratto da www.fareverde.it

Ambientalismodel fare”.L’espressione è di piena attualità. La invoca ilmondo industriale e finanziario, ma soprattutto i politici, nazionalie locali. E’ nel programma elettorale del PD di Veltroni, ma loinvocano anche tutti gli altri concorrenti. Sembra essere la forma diambientalismo più gradita agli amministratori, di destra,centro e sinistra, che la richiamano per convincere sulla bontàdelle loro scelte. Ed anche qualche associazione ecologista intendeaccreditarsi per un ambientalismo del fare, in virtuosacontrapposizione a “chi sa dire solo No”.

L’espressione,in sé, ci troverebbe concordi. Il farelo abbiamo nelnostro DNA, e siamo da sempre consapevoli che l’ecologismo non puòridursi a sterili enunciazioni teoriche. L’ambiente ha bisogno disoluzioni reali, di scelte spesso coraggiose e tutt’altro cheindolori. Il non fare non aiuta, anzi aggrava la situazione(emergenza rifiuti in Campania docet). E di fronte ad un problema,piuttosto che abbracciare pregiudizialmente la via del NO, cichiediamo realisticamente quale sia la soluzione da adottare, il fareda seguire.

Già,ma fare cosa?E’ qui che le strade si dividono. Gli “ambientalisti del fare”sembra non abbiano dubbi in proposito: per la salute dell’ambiente,servono interventi strutturali e grandi opere: termovalorizzatori,rigassificatori, Alta Velocità, autostrade ed aeroporti, nuovecentrali e, perché no? per qualcuno anche il nucleare, ormaiindispensabile per ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. Tutto –assicurano - in nome dell’ambiente. Contrapponendosi a chi sa diresolo NO, gli “ambientalisti del fare” sanno dire tanti SI.

Mache tali sì facciano tutti bene all’ambiente ètutt’altro che vero. Fanno bene al modello di sviluppo, agliindicatori del PIL, alla società dei consumi, ma nonall’ambiente. Anzi, spesso sono dannosi per l’ambiente, in quantoperpetuano il consumo e lo spreco di materie prime ed energia, leemissioni inquinanti, l’aumento dei rifiuti, la produzione discorie ingestibili.

Sipensi ai “termovalorizzatori” (a proposito, nel programmaelettorale del PD c’è scritto di chiamare le cose con ilproprio nome. Bene, allora ricordiamoci che solo in Italia si èpensato di renderli più presentabili chiamandolitermovalorizzatori, mentre nell’Unione Europea si chiamanoufficialmente inceneritori!).Bruciare i rifiuti, certo, ripulisce le strade (e ciò puòsoddisfare i più miopi), ma inquina l’aria, distrugge tantamateria prima, produce meno energia di quanta ne è servita perprodurre i materiali inceneriti, scoraggia le politiche di riduzionedei rifiuti, in quanto gli inceneritori, una volta costruiti,vogliono essere alimentati, altrimenti diventano antieconomici ….perché un ambientalista dovrebbe volerli?

Elo stesso vale per tante altre grandi opere, che non sono pensate perridurre globalmente il nostro impatto sull’ambiente, ma solo perassecondare le esigenze di un sistema produttivo che crede di poterdivorare in eterno le limitate risorse del pianeta.

Gratta,gratta, esce fuori che l’ambientalismo del fare, il piùdelle volte, è un ambientalismo del permettere. E’ unambientalismo compiacente, che deve comprendere che “l’ambientesì va protetto, ma…”, e, in nome di questo ma,non disturbare ladirezione di marcia. Che resta, indiscussa, quella dello sviluppoeconomico, dellacrescita materiale, dell’inseguimento del PIL. L’ambientalismo –ci dicono apertamente – deve essere in sintonia con lo sviluppo.Con il radicato sottinteso che, laddove la sintonia non siapossibile, è l’ambiente che deve mettersi da parte.

Allafine, si rivela che il suo obiettivo non è la soluzione deiproblemi ambientali, ma, com’è accaduto per la formula dellosvilupposostenibile,un’impossibile quadratura del cerchio, che dovrebbe garantire lacontinuità del modello di sviluppo (che è la causaprimaria della distruzione ambientale) con pratiche piùrispettose dell’ambiente.

Ilpunto è che ogni faredeve avere chiare le finalitàcui intende giungere. E finché la finalità prioritariaresta quella di perpetuare l’attuale modello di sviluppo, fondatosulla crescita economica e l’aumento incessante della produzione dimerci e consumi, l’ambiente non può trarne giovamento,perché quel modello è la causa delle sua distruzione.

Ciòche serve non è rallentare la folle corsa di questa nave versogli scogli, ma invertire decisamente la rotta. Guardare alladecrescita anziché all’assillo dello sviluppo.

E’il fareche va in questa direzione che ci interessa. Piccoli e grandiinterventi che, anziché ingrassare il PIL, si muovono nelsolco della consapevolezza dei limiti della nostra terra:l’efficienza energetica, le rinnovabili vere, i trasporti pubblici,la raccolta differenziata spinta e politiche di zero-rifiuti, ilcompostaggio, la produzione locale, l’autoproduzione, …

Aipolitici che sbandierano il loro “ambientalismo del fare” per fardigerire i loro insostenibili progetti, preferiamo contrapporre lepratiche sostenibili già avviate da molte amministrazioni:Torraca (SA), che risparmia energia e soldi con la sua illuminazionealed,Dobbiaco e gli oltre 170 comuni italiani interamente alimentati console fonti rinnovabili, i vari comuni “ricicloni”, che raccolgonoin misura differenziata oltre il 70% dei loro rifiuti … tuttiesempi concreti di un fareper l’ambienteche sa andare nella direzione giusta … altro chetermovalorizzatori, rigassificatori o TAV in nome dell’ambiente!

L’alternativavera non è tra un ambientalismo del SI ed uno del NO, ma trachi ha compreso davvero la gravità dei problemi ambientali epunta a risolverli risalendo alla loro radice e chi è dispostosolo a correttivi che non intaccano le cause del disastro. Tra chivuol fare perl’ambiente e chivuol continuare a fare per produrre e consumare di più. Trachi, con il suo fare,ci indica come ridurremo il nostro insostenibile impattosull’ambiente, e chi intende solo tranquillizzarci che il nostroPIL crescerà.

Ma,delle due opzioni, solo la prima può definirsi onestamenteambientalismo.

                                                                                                                Giancarlo Terzano

Allegato: fotogallery, i Australia dicono addio all'acqua in bottiglia.

 
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PELUSCIONE
PELUSCIONE il 21/07/09 alle 16:29 via WEB
, in palese violazione delle leggi vigenti. Apertura di uffici periferici a Roma e a New York. Falsi in Bilancio, debiti miliardari, Pratesi e Tassi, avrebbero violato 12 articoli di legge in materia di spese. Nella compilazione dei bilanci sarebbero stati violati i principi di: veridicità, correttezza, attendibilità, chiarezza e competenza finanziaria. Lo stesso verbale evidenzia che al 30 giugno del 2001 risulta un rosso in cassa di 5 miliardi e 300 milioni di lire; lo scoperto di conto corrente bancario è di 3 miliardi e 563 milioni. Più di 400 milioni di spese legali, quando c'è un'intesa con l'Avvocatura generale dello Stato a cui gli Enti possono rivolgersi in caso di necessità. Gestione privata dei fondi in dotazione al Parco. “Sconcerto e preoccupazione ha destato il tentativo di Tassi di costituirsi una sorta di "esercito privato" alle dipendenze del Parco e che la Prefettura rilasciasse direttamente il porto d'armi a dipendenti del Parco”. Ma la relazione sulla gestione del Parco d’Abruzzo stilata nel 1998 dalla Corte dei Conti denunciava già una “situazione di diffusa illegittimità”. Insomma il vaso di Pandora è stato scoperchiato, forse Pratesi ed il WWF stanno cercando di chiuderlo in fretta.” Ma sembra che ancora non ci sia pace! Alcune frasi prese da un articolo dal titolo chiaro. Pnalm : " doppio carpiato all'indietro" Di Admin (del 21/01/2008 ) “Una capriola all'indietro quella che sta compiendo il Parco, un ritorno delle ataviche maniere tanto contestate all'ex direttore Franco Tassi.” Giuseppe Rossi, attuale presidente del Parco d'Abruzzo, è stato direttore fino al 2007….Intanto, da indiscrezioni, è trapelato che il Responsabile del servizio sorveglianza del Pnalm ha fatto una disposizione stando alla quale gli addetti sotto la sua supervisione, devono astenersi dal dare notizie o commentare fatti interni all'Amministrazione. Con il futuro siamo a zero, con l'avvicinamento alle popolazioni locali a -1. Intanto qualcuno comincia a dire che le cose andavano meglio quando c'era il Commissario del Ministero dell'Ambiente, dott. Domenico Lupoi. Quindi, stando al pensiero della gente, tutte quelle poltrone da scaldare in Consiglio, Dirigenza e Presidenza, non servono proprio. Simpatico l’impianto per l’idrogeno in aspromonte! 650 mila euro spesi nel “Villaggio De Leo” MAI REALIZZATO ? Attonito, a fronte di quanto state leggendo, vedo nella prima pagina del sito della Presidenza della Repubblica: Il Presidente Giorgio Napolitano al termine della cerimonia pone la firma sul Panda del Wwf Il Presidente Giorgio Napolitano con Fulco Pratesi, Presidente Onorario del Wwf Italia La Tenuta di Castelporziano è stata “oasi per un giorno”, aperta al pubblico che ha partecipato numeroso, nonostante la pioggia, all’iniziativa della Presidenza della Repubblica. La XIX Giornata delle Oasi si è conclusa nel Museo Naturalistico di Castelporziano, con la cerimonia di consegna dei premi del Wwf al volontariato, all’educazione ambientale e alla ricerca scientifica. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rispondendo ad una domanda di Mario Tozzi (che ha condotto l’iniziativa), ha fatto riferimento alla “grande novità” dell’impegno del Presidente Obama per la tutela del clima: “Sappiamo che senza il contributo degli Stati Uniti – e domani, ci auguriamo, di Cina e di India – è difficile vincere questa battaglia”. Roma, 19-04-2009 Leggo anche l’articolo “parco nazionale degli sprechi”, ovviamente il titolo basta a comprendere di cosa si parla. Ma importante è l'accusa di lottizzazione per le designazioni di Gaetano Benedetto (Circeo) Che leggo da “L’ESPRESSO 3 FEBBRAIO 2008” “Parco nazionale degli sprechi” di Primo Di Nicola Il parco del Pollino Gli orsi muoiono ma gli organici si gonfiano. Capita in Abruzzo, fiore all'occhiello dei parchi nazionali: 22 enti che dovrebbero tutelare il tesoro verde nazionale, ma che sembrano ormai diventati carrozzoni mangiasoldi attenti più alle esigenze dei politici che alla conservazione della natura... Una circostanza che ha suscitato il disappunto della Corte dei conti, secondo la quale il parco spende troppo per il personale mentre non fa più nulla per sfamare gli animali. E l'Abruzzo non è un episodio isolato di mala amministrazione. Un caso da manuale viene dal parco del Gargano, dove i dirigenti continuano a protestare per la carenza di fondi. Il parco pugliese ogni anno viene divorato dalle fiamme. Ci vorrebbe una sorveglianza più efficiente. Cosa si aspetta a realizzarla? "Non abbiamo soldi", sostiene il presidente Giandiego Gatta. Peccato però che Gatta le risorse le trovi per allietare i turisti: ha finanziato i concerti di Nicola Piovani e Renzo Arbore e lo spettacolo di Enrico Brignano, quest'ultimo a Manfredonia dove Gatta, esponente di An, ha il suo feudo elettorale e si è appena candidato a sindaco. Ma c'è un altro capitolo, forse ancora più scandaloso: quello dei parchi impegnati a bruciare risorse per fornire ai comuni finanziamenti a pioggia per opere che servono solo a racimolare consenso elettorale. Dallo Stelvio al Pollino è tutto un fiorire di interventi: si va dagli impianti per la distribuzione del metano ai cinema, dalla ristrutturazione di chiese a musei chiusi per gran parte dell'anno. Una sagra dello spreco: "Bisogna ripensare il ruolo dei parchi", dice Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf: "Ormai sono visti da politici e amministratori soprattutto come un'opportunità da sfruttare per l'occupazione e lo sviluppo locale". Stessa riflessione del ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che dopo essersi battuto per aumentare le risorse delle aree protette ha preteso un giro di vite: "Ho avviato un'indagine sull'utilizzo dei finanziamenti pubblici", annuncia il ministro, "ci vuole un drastico cambio di indirizzo". Non sarà facile. La mala gestione dei parchi viene da lontano. E in un concerto di inadempienze tira in ballo tutte le istituzioni chiamate a dire la loro sulla vita delle aree protette. Per potere operare correttamente i parchi devono dotarsi per esempio di strumenti di programmazione come il piano, il regolamento e il progetto pluriennale di sviluppo economico. La legge di riforma del 1991 detta vincoli precisi per la loro adozione ma, dopo 17 anni, per quanto riguarda i piani parco sono in vigore solo in quello delle Dolomiti Bellunesi e in quello dell'Aspromonte; soltanto Dolomiti Bellunesi e Cilento sono riuscite a varare i piani di sviluppo economico, mentre nessuna area protetta ha ancora il regolamento. Un caos, insomma, moltiplicato dall'instabilità dei vertici (presidenti e direttori) di nomina ministeriale e dal balletto dei commissariamenti: nel 2006, alla fine del governo Berlusconi, erano ben 8 i parchi commissariati. Oggi i commissariamenti sono tre, Gran Sasso, Sila e Gargano, di cui gli ultimi due decretati il 26 febbraio per gravi irregolarità amministrative. Un passo avanti, conseguenza della decina di nomine di nuovi presidenti scelti da Pecoraro Scanio. Il ministro ha così fatto uscire gli enti dall'emergenza ma si è attirato anche l'accusa di lottizzazione per le designazioni di Gaetano Benedetto (Circeo), Leo Autelitano (Aspromonte) e Massimo Marcaccio (Sibillini), il primo suo vicecapo di gabinetto all'Ambiente, gli altri due in passato presidente dei Verdi calabresi e assessore alla provincia di Ascoli per lo stesso partito. Una pista di fondo dello Stelvio È in questo tourbillon di dirigenti che i parchi danno fondo alle risorse pubbliche per mantenere anzitutto i loro apparati. Sfogliando i bilanci si scopre che tutti bruciano in spese fisse la gran parte degli stanziamenti statali: 50 milioni nel 2006, oltre 63 nel 2007. Qualche esempio: il parco d'Abruzzo nel 2007 dei circa 3 milioni di contributo ne ha utilizzati in spese fisse 2 milioni 200mila, pari a oltre il 70 per cento; il Gran Paradiso 3 milioni 400mila su 4 milioni 400 mila; il Gran Sasso 2 milioni e mezzo su 4. Chiaro che alla fine di questo salasso per le attività istituzionali, dall'affitto dei boschi al foraggio, resta pochissimo: l'Abruzzo si è ridotto al 5 per cento del suo budget, il Gran Sasso al 10 per cento. La voce più pesante di queste spese fisse è quella per il personale, oltre 500 dipendenti sparsi per l'Italia. Ci sono poi un centinaio di collaboratori, generalmente contabili, biologi, veterinari (ma non mancano le eccezioni negative come quella di Mario Scaramella, il consulente della Mitrokhin ingaggiato dal parco del Vesuvio) indispensabili per svolgere le attività più importanti (bilanci, controlli sugli animali) e dei quali, nonostante le infornate di personale, i parchi sono sprovvisti. Come mai? Gli enti sostengono di non aver mai potuto assumere per concorso. La verità è che hanno preferito gonfiare gli organici reclutando personale non qualificato caldeggiato dai politici, a cominciare dai sindaci che, grazie alla presenza negli organi di gestione (comunità del parco, consiglio direttivo, giunta esecutiva) influiscono nelle assunzioni. È quello che è capitato nel parco d'Abruzzo, costretto dopo una lunga vertenza a stabilizzare i suoi 74 precari, in gran parte senza specializzazione, in passato ingaggiati con contratti a tempo determinato e borse di studio che Aldo Di Benedetto, direttore uscente, definisce "di stampo clientelare, frutto delle relazioni perverse con gli enti territoriali, dove i sindaci segnalano e il parco assume". Che almeno l'infornata abbia risolto tutti i problemi? "No", aggiunge Di Benedetto: "Continua a mancarci un esperto di urbanistica, magari un architetto, per il controllo del territorio". Sempre in tema di personale, c'è poi il capitolo dei lavoratori socialmente utili (Lsu) che molti parchi sono chiamati a utilizzare come fossero degli ammortizzatori sociali. Si tratta di manodopera generica (circa 250 in tutto) utilizzata nel Cilento, Gargano, Gran Sasso, Pollino e Vesuvio. Gente che i dirigenti dei parchi definiscono utili ma solo per evitare di inimicarsi sindaci e sindacati. Domenico Pappaterra, presidente del Pollino, di Lsu ne ha in carico 64. Si tratta perlopiù di operai che da un decennio il parco utilizza con contratti idraulico-forestali. Pur di tenerli occupati, le Regioni Calabria e Basilicata pagano i loro stipendi, il parco versa i contributi (150 mila euro). Ma siamo al puro assistenzialismo: vero che questi Lsu qualche lavoro lo fanno, ma Pappaterra (che segnala la carenza di di dottori forestali e veterinari) confessa che impiegherebbe volentieri quelle risorse per migliorare i servizi di sicurezza, i soli in grado di debellare gli incendi. Identica musica al Gran Sasso dove gli Lsu sono 31. Molti sono operai in passato impiegati nella costruzione del traforo autostradale Roma-Teramo. Dopo tante peripezie 18 di loro sono in via di stabilizzazione: una buona notizia per gli interessati, ma che non risolve le esigenze del parco ancora sprovvisto di un veterinario. Emblematica poi la vicenda dei 91 lavoratori socialmente utili del Vesuvio, una storia iniziata nel 1996. Racconta Ciro Seraponte: "Chi era metalmeccanico, chi ceramista. Insomma, non eravamo idonei per il parco. Facemmo un corso di formazione, ma non servì a nulla. Si andava in aula, un professore ci parlava un po' di Dante e un po' della storia del Vesuvio, a mezzogiorno mangiavamo il panino e andavamo via". Con questo background gli Lsu sono stati impiegati nell'area protetta. Ma a gennaio rischiavano di rimanere a spasso. Come hanno reagito? Occupando il parco e bloccando le loro attività. Alla fine hanno avuto quello che volevano: stipendio garantito (circa1.200 euro al mese) grazie a un intervento della Regione, ma l'ente di tutela, che dovrà impiegarli per altri sei mesi, spenderà per loro altri 300 mila euro. Infine, il capitolo più dispendioso della mala gestione dei parchi: quello delle opere finanziate ai comuni. Franca Penasa, presidente del comitato trentino dello Stelvio, si è data molto da fare per dare fondi al comune di Rabbi: 183 mila euro per un campeggio, 250 mila per una pista da fondo. Piccolo dettaglio: la Penasa con una mano dava e con l'altra prendeva, visto che di Rabbi è sindaco in carica. Come Wolfgang Platter, primo cittadino di Lasa: anche lui, come presidente del comitato altoatesino del parco, è riuscito a finanziare il suo comune per la ristrutturazione della chiesa di San Marco (206 mila euro). Sovvenzioni a pioggia anche al Gran Sasso dove sono state ristrutturate chiese (Castel del Monte), realizzati impianti per la distribuzione del gas (Pietracamela) e persino l'illuminazione stradale (Pescosansonesco), mentre nel parco dell'Aspromonte restano negli annali i 650 mila euro spesi per un impianto per la produzione di idrogeno nel Villaggio De Leo mai realizzato. Come accade per tante opere foraggiate dal Pollino ('Un intervento in ogni comune', il suo slogan). Questo parco si distingue per i finanziamenti per i cinema (Castrovillari), i centri informativi in scuole abbandonate (San Lorenzo Bellizzi), ma soprattutto per le opere avviate e mai terminate, come la struttura polifunzionale di Aieta; il rifugio di Castronovo Sant'Andrea; il museo del costume Arberesh a Frascineto dove, con 150 mila euro, è stato ristrutturato un edificio ma del museo non c'è ancora traccia. E intanto i parchi calabresi rischiano un'altra estate di fuoco. hanno collaborato Fabrizio Geremicca e Paolo Tessadri (03 febbraio 2008) QUESTO LEGGO : 650 mila euro per la produzione di idrogeno? Al parco dell’Aspromonte e neanche funziona? COPIO E INCOLLO ! SPEDISCO ! A TUTTI ! Spero di questo articolo non vi sia sfuggita una dichiarazione di Pratesi: “I parchi sono visti da politici e amministratori soprattutto come un'opportunità da sfruttare.” Questa dichiarazione del 03/02/2008 è forse da considerare un “ravvedimento morale”a quanto leggo il 24/02/2004: uffici periferici a Roma e a New York.Falsi in Bilancio,debiti miliardari, Pratesi e Tassi, avrebbero violato 12 articoli di legge in materia di spese. Ora Pratesi (Leggo dal Corriere della sera 20 gennaio 2009.) si batte per salvaguardare l’agro romano dal cemento? E noi mi chiedo come ci salviamo ? PARLANDONE! Riguardo a : “Ho avviato un'indagine sull'utilizzo dei finanziamenti pubblici” di Pecoraro Scanio Preferisco stendere un velo pietoso, pensando: DA QUALE PULPITO VIENE LA PREDICA? L’articolo precedente parlava delle polemiche di lottizzazione riguardo le nomine di Pecoraro Scanio. GAETANO BENEDETTO al Parco del Circeo, e fedele alla Politica di Pecoraro, ancora oggi mi sembra affossare qualsiasi opportunità di sviluppo, costringendo a chiudere numerose attività nel “SUO PARCO”. Sono credo sufficienti i titoli degli articoli che trovo fin da parecchi anni fà che chiariscono la sua “POLITICA DI SVILUPPO” e la “ideologia” folle perseguita. Ideologia del “NO” sempre a tutto, Vice Segretario Generale del WWF Italia, presidente della LIPU, propone di interrare gli elettrodotti, e di creare postazioni di BIRDWATCHING. Il resto basta abbatterlo! CORRIERE DELLA SERA (6 giugno 2003) -Ville o piccoli abusi? Scontro sul Parco del Circeo Il commissario Bellassai: esistevano ottocento domande di sanatoria, alcune addirittura dal 1985. Ora la valutazione è affidata ad esperti DEL 28 GIUGNO 2003 è l’articolo: Le menzogne ecologiste “Bjo⁄rn Lomborg. Ex ambientalista duro e puro di sinistra, ex dirigente di Greenpeace, docente di Statistica all’università di Aarhusin Danimarca, Lomborg non risparmia le bibbie di quella che lui definisce la “litania” ambientalista: per esempio l’annuario State of the World, il Worldwatch Institute, il Wwf. Anzi, pezzo per pezzo, statistica dopo statistica, smantella il terrorismo psicologico verde che ha dominato la politica di questi anni. Con questo non si vuole dire che tutto vada bene. Solo che la via politica ambientalista, no global, fricchettona, movimentista paga pegno all’ideologia su cui si fonda. L’ambiente e, soprattutto il paesaggio vanno preservati dagli scempi e dai verdi, ma a partire da altre motivazioni, con altre aspirazioni, evitando i soliti luoghi comuni.” Ora che la crisi del 2009 si avvicina come spiegarlo ai pensionati che rovistano nei cassonetti? PROTEGGIAMO ANCHE LORO CON I COLLARI SATELLITARI DEGLI ORSI ? SI MANGIANO I FELIDI ARROSTO DI SAMMURI? LI ACCOGLIAMO NEGLI ECOALBERGI NEL PARCO DELL’APPIA ANTICA? O LI POSIZIONIAMO SULLE BOE DELL’ARCIPELAGO TOSCANO A 666'000 EURO ? Tutti in battello! Vi porto al Parco regionale Nazzano-Tevere-Farfa Tutti alle fattorie didattiche! Al Parco Nazzano troverete oltre i battelli, due musei! "Museo del Fiume " e il "Museo della Notte" Potremmo andare tutti in Aspromonte a fare il pieno di idrogeno? Ricordate l’impianto per l’idrogeno in Aspromonte MAI REALIZZATO nel “Villaggio De Leo”? Erano VOSTRI i 650 mila euro spesi per il NULLA! PERCHE’? L’IDROGENO è VOLATILE! Come il fumo si disperde! Come i nostri soldi “DISPERSI”! “Ecoimperialisti e profeti di sventura”.Un lungo articolo da cui estraggo alcune considerazioni. Come ha sottolineato Maria Teresa Cometto in un articolo pubblicato su Corriere Economia (2 febbraio 2004), il Ddt è però "ostracizzato dai gruppi ecologisti occidentali, Greenpeace e Wwf in testa, e dal Pesticide Action network, secondo cui il Ddt è dannoso per la salute umana e soprattutto per l'ambiente". Secondo gli organizzatori del convegno questo tipo di battaglia delle associazioni ambientaliste è un esempio drammatico degli estremi a cui può arrivare l'ecoimperialismo, "un movimento ideologico animato essenzialmente da benestanti, che vuol imporre il suo punto di vista a milioni di poveri, disperati, africani, asiatici e latino-americani, incurante del loro diritto a una vita migliore". Roger Bate dell'American Enterprise Institute ha spiegato che il bando del Ddt è costato 10 milioni di vite negli ultimi decenni. "Nel 1996 il Sudafrica ha voluto entrare nel club occidentale che non usava il Ddt - ha dichiarato Bate - ed in una stagione i casi di malaria sono passati da poche migliaia a 65 mila. La reintroduzione del Ddt nel 2000 ha diminuito i casi di malaria dell'80 per cento in 18 mesi. La malaria porta via 1 milione di africani all'anno, soprattutto giovani". Gar Smith, del Earth Island Institute, considera assurdo che 2 miliardi di persone nel mondo vivano senza elettricità, e poi le associazioni ambientaliste si oppongono alla costruzione di dighe ed impianti idroelettrici. "Essi, oltre a fornire energia, potrebbero contribuire all'erogazione di acqua pulita, a fronte di 6 milioni di vittime all'anno per infezioni intestinali". Patrick Moore, già co-fondatore di Greenpeace, ha ammesso: "I movimenti ambientalisti hanno perso la loro obiettività, moralità ed umanità". Nel suo intervento al convegno del Core ha concluso: "Il dolore e la sofferenza che (il movimento ambientalista - ndr) infligge alle famiglie dei Paesi in via di sviluppo non può più essere tollerato". Michael Crichton, nell'appendice del suo ultimo libro Stato di Paura, scrive di un filo diretto che lega le teorie eugenetiche degli anni '20 e '30 con la teoria del "riscaldamento globale" dei nostri giorni. "Entrambe razziste, avversano lo sviluppo e il progresso delle popolazioni povere". Ma ovviamente i vertici non disprezzano di arricchirsi! Come leggo da: Greenpeace fra terrorismo ecologista e affari Tuttavia, nonostante la crisi, le casse della multinazionale verde sembrano mantenere una certa consistenza, specie stando a un’inchiesta giornalistica condotta in Francia, che calcola in 73,9 milioni di dollari i "fondi neri" di Greenpeace, riserve strategiche a cui soltanto tre persone avrebbero accesso, tramite una rete inestricabile di fondazioni e di associazioni depositarie di conti in Svizzera e praticamente impossibili da identificare. Un documentario "proibito" Informazioni ancora più dettagliate iniziano ad affiorare il 14 novembre 1993, quando, nonostante i tentativi di Greenpeace di bloccarne la messa in onda, TV2 Denmark, emittente televisiva statale danese, trasmette The Man in the Rainbow, un filmato che, a tutt’oggi, nessun’altra emittente televisiva risulta che abbia potuto riprendere sui propri palinsesti. Anche in Italia, nulla da fare. Una videocassetta contenente una copia del documentario, consegnata a eminenti direttori di testate giornalistiche televisive, sia pubbliche che private, non è riuscita a ottenere l’approvazione per la messa in onda. Questo, se da un lato conferma che si tratta di un argomento scottante, testimonia anche del terrore che l’apparentemente ingenua organizzazione "verde" incute ai responsabili dei mezzi d’informazione. Il contenuto, confrontato con le notizie riportate a proposito della multinazionale ecologista, getta effettivamente una luce inquietante sull’ideologia, sulla natura e sugli scopi di Greenpeace, oltre che sui mezzi illeciti per conseguire gli scopi stessi. La vicenda è raccontata da testimoni che potremmo definire "pentiti verdi", che cioè non rinnegano il proprio impegno ambientalista, non si schierano a favore dei test nucleari e non fanno concorrenza a Greenpeace. Sono semplicemente suoi ex aderenti che denunciano una situazione sulla quale dovrebbe forse fare chiarezza la magistratura di quei paesi, come l’Italia, dove Greenpeace opera. Interviene con una testimonianza anche Ron Arnold, scrittore ed editore statunitense, studioso dei movimenti ecologisti, che spiega le motivazioni di fondo dell’ideologia verde definendola "catastrofista" poiché è basata sulla convinzione che ogni intervento umano provochi una catastrofe ambientale. L’estrema conseguenza di queste premesse, secondo Ron Arnold, conduce a "fermare gli umani". Stando a questo documentario, i leader di Greenpeace hanno trasferito decine di migliaia di dollari, donati dai loro benefattori, in conti bancari privati. Lo afferma Frans Kotte, ex economo di Greenpeace in Olanda. Dalla sua base di Amsterdam, Frans Kotte lavorava un tempo a stretto contatto con gli uffici contabili di Greenpeace International ed era in grado di controllare i flussi finanziari attivati dal movimento in diverse nazioni. Frans Kotte testimonia dell’esistenza di conti bancari privati per decine di milioni di dollari, costituiti dalle offerte date alle campagne di Greenpeace. I conti bancari servivano per costituire holding accessibili esclusivamente ai vertici dell’organizzazione, compreso l’ex presidente David McTaggart, presidente onorario di Greenpeace International dal 1991. Secondo il documentario, il denaro è stato raccolto con i contributi di diverse campagne, come Salviamo le balene, Salviamo le foreste pluviali e Salviamo la fascia di ozono. Inoltre, il servizio televisivo fa emergere le complicità di Greenpeace con organizzazioni terroristiche internazionali, in particolare con Earth First!. I documenti mostrati nel filmato fanno stato di un imponente flusso finanziario che va da Greenpeace a Earth First!, "Prima la Terra!", un gruppo specializzato in "ecotaggio", vale a dire in atti di sabotaggio a difesa della "Madre Terra". NON SE NE PUO’ PIU” DI QUESTE TARANTELLE! Siete riusciti da soli a rompere il giocattolo? I MILIONI DI EURO ? LE FOLLIE Il titolo di un articolo da me prima citato chiarisce il concetto “PORCA MISERIA! Si è rotto IL GIOCHERELLO!” Al parco dell’Appia a Roma i grandi “tutela tori” stanziano fondi per il programma degli eco alberghi, chiedendo al contempo il ritiro di tutte le licenze commerciali. Al parco dell’Appia si chiede di eliminare i vivai privati e trovo in bilancio 413'000 euro PER UN VIVAIO? Per le specie “autoctone”? Al parco dell’ Appia ho un pezzetto di terra e una denuncia penale, palesemente falsa, per abuso edilizio, e ripetute minaccie di sequestro della proprietà perché ho appoggiato (senza cemento ) alcuni tufi in terra per non stare nel fango, precedentemente avevo trovato un bigliettino scritto a penna con un cellulare da chiamare. Non ho chiamato, poco dopo la denuncia penale. Ma al parco dell’Appia ci sono depositi industriali, ci sono capannoni affittati come dormitori per extracomunitari, ci sono sfasci auto di cui uno di oltre mille macchine recentemente in fiamme, come avrete letto dai giornali. Al parco dell’Appia il Presidente è Adriano La Regina. “Troppi incarichi a Zètema, la società dei musei” (6 aprile 2006) - Corriere della Sera ZETEMA che attraverso la sovrintendenza comunale il Comune gestisce anche un' ingente quantità di appalti, uno dei tanti recenti contestati di SOLO 32 MILIONI DI EURO. E STRANAMENTE leggo riguardo a ZETEMA di : “Esistenza di un disagio degli operatori di fronte ai pasticci di cui si son resi responsabili Walter Veltroni e Adriano La Regina” Leggo che: “Zètema è stata utilizzata per sottrarre quote di mercato ai professionisti del restauro, utilizzando lo strumento dell' affidamento in house in maniera a dir poco avventurosa..” Punto-chiave del contenzioso la compromissione del «corretto svolgimento della dialettica concorrenziale» “TRAMITE AFFIDAMENTO DIRETTO DEI LAVORI E APPALTI”. Ma questo “AFFIDAMENTO DIRETTO DEGLI APPALTI”, sembra per LA REGINA con gli anni una prassi ormai consolidata! Quando ancora era alla Soprintendenza addirittura LA REGINA INDICEVA UNA GARA D’APPALTO, disponendo che le varie ditte possano visitare nei giorni seguenti il il posto.. E LA RITA PARIS, del suo stesso ufficio, NELLA STESSA GIORNATA DICHIARA LA STESSA GARA VINTA! Basta leggersi una interrogazione parlamentare del Senatore Vallone. SPETTACOLO! CULTURA! SOPRINTENDENZA! ZETEMA! MILIONI DI EURO AFFIDATI SENZA REGOLARI GARE DI APPALTO? MILIONI DI EURO SPARITI? Potrei continuare per ulteriori 274 pagine, elencando minuziosamente, i bilanci, le nefandezze, i deliranti discorsi, citando nomi cognomi date e articoli. Ma sarei “prolisso”, se continuassi, e sarei un “FASCISTA pretestuoso” se non avessi argomentato. Pertanto non vi chiedo di credere, vi chiedo di verificare almeno una delle notizie da me riportate e eventualmente criticarmi con motivazioni plausibili. Qualora aveste difficoltà e reperire informazioni, contattatemi, e sarà mia cura fornirvele. Chi denuncia e ferma una opera di pubblica utilità da ora in poi, dovrà valutare le conseguenze penali se si dimostrerà pretestuosa la sua azione. Non mi sembra poi tanto male questa legge, soprattutto alla luce di quanto avete letto. Ultimamente “qualcuno” ha “smarrito” un “PROIETTILE”, io l’ho trovato nella mia cassetta postale. Chi lo avesse “smarrito” lo può ritirare alla Caserma dei Carabinieri di Quarto Miglio. ADRIANO LA REGINA acclamato capolista dei “DS”, a suo tempo non eletto, Docente di Etruscologia, Esperto dei Sanniti e Presidente del Parco dell’Appia abita senza titolo da 4 anni nel museo Palatino, pagando 500 euro al mese per 130 metri quadri. Argomenta il suo rinviato trasloco con “LAVORI” in “ECONOMIA” di “FALEGNAMERIA”. Francesco Giro parla di “DANNO ERARIALE” voi cosa ne pensate? PIERO IANNELLI pierorm64@libero.it
 
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