Creato da: riministoria il 27/08/2005
Storia e cultura a cura di Antonio Montanari Nozzoli

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Ultime visite al Blog

riministoriasolnelblu1prefazione09m12ps12lightdewamorino11mag.maticacassetta2iltuocognatino1angels1952t.v.b.90navighetortempoacer.250tempestadamore_1967marabertow
 

Ultimi commenti

Ero in albergo a Conegliano. Al mio arrivo un tizio al...
Inviato da: cassetta2
il 01/05/2019 alle 11:27
 
Bel blog!
Inviato da: MANUGIA95
il 06/12/2013 alle 21:35
 
Felice di leggerti, ti auguro un felice natale e un sereno...
Inviato da: MANUGIA95
il 24/12/2008 alle 23:09
 
Comlimenti, apprezzo molto il suo blog, l'ho già...
Inviato da: MANUGIA95
il 18/02/2008 alle 21:35
 
Sono di rimini e ritengo questo blog molto interessante....
Inviato da: MANUGIA95
il 09/02/2008 alle 23:28
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« Ricordi di scuola, altruiPerlasca di Romagna »

Il saio di Galeotto Roberto Malatesti

Post n°43 pubblicato il 13 Dicembre 2006 da riministoria
 

La recente notizia del ritrovamento casuale del saio francescano di Galeotto Roberto Malatesti (resa pubblica in un convegno all’Ucla di Los Angeles), permette di risalire alle fonti storiche che ne parlano ad esaltazione dell’esperienza penitenziale e mistica del signore di Rimini, che gli procurò la fama popolare di «beato» mai riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa.
Nel 1610 il Verucchino pubblica la versione italiana della Leggenda del Beato Galeotto Roberto (Rimini, Simbeni). Vi si legge che il Nostro «dormiva sempre vestito, avendo in dosso una camicia di lana assai ben grossa» (L. Tonini, Storia di Rimini, V, I, p. 681).
Il passo sembra rimandare proprio al saio ritrovato a Bologna nel convento delle Clarisse, portatovi da una celebre suora, santa Caterina Vigri (v. scheda). A lei era stato donato dalla vedova di Galeotto Roberto, Margherita d’Este, sua amica.
Margherita e Galeotto Roberto s’erano sposati nel 1427, a soli sedici anni, essendo entrambi nati nel 1411.
Il padre di Margherita, Niccolò III, ritrasse la situazione coniugale della figlia dicendo che non aveva creduto di averla data in moglie ad un romito.
Galeotto Roberto era stato educato alla pietà cristiana ed alla mortificazione della carne dalla zia Elisabetta Gonzaga, moglie di Carlo Malatesti.
Nel 1429, il 14 settembre Carlo muore lasciando il governo di Rimini ai tre nipoti fratellastri tra loro, Galeotto Roberto, Sigismondo Pandolfo e Domenico (Malatesta Novello), fatti legittimare per garantire loro la successione.
Il 4 ottobre 1431, festa del santo d’Assisi, Galeotto Roberto prende l’abito del Terzo ordine francescano. Nel luglio 1432 rinuncia alla propria funzione politica nel governo di Rimini, poco prima di morire il 10 ottobre, a ventuno anni ed otto mesi d’età.
Margherita gli sopravvive per quarantaquattro anni sino al 12 agosto 1476 quando scompare nel monastero del Corpus Domini di Ferrara dove è stata conosciuta la notizia del saio conservato a Bologna nel convento omonimo delle Clarisse.
Margherita visse la lunga vedovanza peregrinando per i monasteri di Ferrara.
Margherita non donò soltanto la reliquia del saio del marito, ma pure l’aspro cilicio di setole di cavallo intrise di sangue, di cui parla la Leggenda, ad un frate ferrarese, Onofrio Castrodurante. Il cilicio poi pervenne ai Romiti riminesi di Scolca.

********************
Scheda su Caterina Vigri, dal DBI, XXII, Roma 1979, pp. 381-383: «Figlia di Giovanni (secondo alcuni Bartolomeo) gentiluomo ferrarese al servizio dei marchesi d’Este, e di Benvenuta Mammolini, nobildonna bolognese, nacque nel capoluogo emiliano l’8 settembre 1413. Trascorse a Bologna i primi anni della sua vita; tra il 1420 e il 1423 si trasferì con la madre a Ferrara. Dopo qualche tempo -le date proposte dagli studiosi oscillano tra il 1422 e il 1424- lasciò la casa paterna per andare a vivere a corte quale compagna della figlia di Niccolò III, Margherita. Il periodo trascorso alla corte estense, allora uno dei più vivaci centri di cultura umanistica, fu decisivo per la formazione di Caterina. Essa vi acquisì una buona conoscenza del latino; imparò inoltre a scrivere in bella grafia umanistica, a dipingere, a miniare i codici, a suonare la viola. Intorno al 1426, in concomitanza con le nozze di Margherita d’Este, lasciò la corte per unirsi ad un gruppo di pie donne costituitosi in Ferrara nel 1406 per iniziativa di Bernardina Sedazzari e diretto allora da Lucia Mascheroni.»


 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963