Creato da naticek il 28/11/2005
O tosco che per la città del foco vivo t'en vai così parlando onesto, piacciati di restare in esto loco. La tua loquela ti fa manifesto di quella nobil patria cui forse io fui troppo molesto. (dante , inferno , canto decimo)-Uomini siate non pecore matte, sì che il giudeo di voi tra voi non rida, non fate come agnel che lascia il latte della madre sua e seco medesmo a suo piacer combatte.(Dante, paradiso, canto quinto) COLORO CHE SONO USI OFFENDERE , IRRIDERE, E MANCARE DI RISPETTO, COLORO CHE NON SANNO ACCETTARE CHE ESISTONO PERSONE CHE LA PENSANO DIVERSAMENTE DA LORO, SONO VIVAMENTE PREGATI DI GIRARE AL LARGO!

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« ...........................RISORGIMENTO SECONDA PARTE »

RIUNISCO QUANTO HO SCRITTO FINO AD OGGI SUL PRIMO RISORGIMENTO E LA MIA FAMIGLIA, DEVO COMPLETARE

Post n°753 pubblicato il 15 Marzo 2010 da naticek

 

Premessa:

La mia famiglia ha origini che si perdono nella storia medioevale intorno al 1000. La zona, dove si trovano tanti cognomi simili al mio, è quella del Lago di Garda,nel Bresciano, a Castiglione delle Stiviere, per la mia famiglia.lago di Garda. Si narra, in casa mia, che sia andato perduto il titolo del principato della zona, per la legge Salica di Clodoveo, ( 481-511) re dei Franchi Salii che abitavano la zona del fiume Sala, oggi Olanda, fiume Ussel,  legge poi  abolita  in epoca Carolingia, per la quale, in mancanza di erede maschio  il titolo andava perduto). Della suddetta legge ve ne furono varie versioni di comodo, specialmente in periodo medioevale, a causa di questo ebbero origine i,Vescovi Conti, Cavalieri e via dicendo, perché,, ereditando solo il primogenito maschio, gli altri divennero cavalieri ecclesiasti etc etc in quanto privi di titoli, onori e soprattutto soldi. Per quanto mi riguarda sembra, perché per quel periodo è più opportuno usare questo verbo, che successivamente, nel 1497, Giovanni Battista, altro Capostipite,( Gran Magistero Roma, Alberi Genealogici, n° 97 ed Incarto 56 del Priorato di Napoli,  nello stesso Archivio del Gran Magistero).  Ebbe il di Mangano, nel Molise (altri parlano di Torre del Mangano, nell’astigiano,e mi sembra più plausibile,) su la quale terra Scipione ottenne il Titolo di Marchese, l’08 febbraio 1625. L’ultima intestazione sul Cedolario, della suddetta torre col titolo di Marchese è dal 10 marzo 1756, a  Giuseppe, per successione di Giuseppe Seniore suo avo.

Quindi la mia famiglia, calca il suolo Italiano, più o meno, da ben mille anni, ed è per questo motivo che per noi la parola Italia è motivo di orgoglio e commozione. Questo territorio questo popolo, di scienziati, artisti, grandi commercianti ( I Medici si permisero di finanziare il re francese le cui casse erano state svuotate dalla Guerra dei Cent’anni ), navigatori, scopritori e chi ne ha più ne metta, che dai romani, giunse alle invasioni  barbariche proprio per la sua ricchezza non tanto pecuniaria quanto di intelletto,. questo popolo, cominciò a risentire del bisogno di una sua identità precisa, e fu con la Repubblica Cisalpina di Napoleone che  si ebbe il là per quello che poi divenne il primo Risorgimento Italiano.

Molti tendono a sminuire questo movimento, dicendo che è stato un movimento di pochi e di elite, ma, documenti alla mano, posso smentire questo disfattismo. A partire dagli studenti pisani che con il cappello con la punta mozzata per poter sparare combatterono  a San Martino e Solferino, ai lombardo-veneti ,ai  toscani per poi giungere fino ai picciotti del Regno delle due Sicilie, tutti sentirono il bisogno di ritrovare la loro identità di popolo ormai persa da secoli. Il primo risorgimento si sarebbe concluso poi con l’Irridentismo di Trento e Trieste, per la definitiva riunione italica. A chi si chiede se ne fosse valsa la pena, rispondo: la storia va giudicata con gli occhi ed il sentimento sentito momento, quell sentimento nazionalista che animava gli italiani dell’ottocento, quei poveri oppressi per anni dall’Imperialismo Asburgico, quei poveri derisi, umiliati ed affamati da quegli austriaci che non vedevano, negli Italiani,i altro che i loro servi  della gleba, mentre un’ondata di liberismo andava prendendo piede in Europa. Il asburgico aveva ragione delle popolazioni, Croate e Boeme messe qui, in Italia a far da pali, come dice il Giusti in Sant’ Ambrogio. Tutto questo, mentre un sentimento di Libertà e Nazionalismo, spingeva tutti gli italiani, chi prima, chi poi a desiderare quella libertà da tempo sopita.  Tra questi Italiani c’erano la mia famiglia e la famiglia Bargoni, cui appartenne mia nonna, leggendo solo in parte quanto sta scritto qui capirete quali fossero i sentimenti che spinsero gli Italiani a fare quanto hanno fatto, a morire per quell’ideale di Patria, di Popolo e di Nazione che fortunatamente il nostro buon livornese, Presidente Azelio Ciampi, ha fatto risorgere nei nostri animi. Oggi si ricanta l’inno nazionale anche negli stadi, ed una lacrima , scende sempre dai miei occhi ed i versi si strozzano in gola, in quei momenti.

Qui di seguito, intervallati da:  ………omissis………molti episodi ed aneddoti  che evidenziano come le due Famiglie Vedovi e Bargoni furono Attrici del primo Risorgimento Italiano.

 

Angelo Bargoni, nonno di mia nonna, nacque a Cremona nel 1829, lo spirito patriottico, lo pervase fin da subito, partecipò vari moti ed a 19 anni:……  e quindi clandestini. Mentre su una diligenza si caricava questa cassa sopraggiunsero due guardie austriache. Il Vedovi, che conosceva il tedesco, non si perdette d’animo e fattosi loro incontro li pregò di aiuto dicendo che era la lapide con epigrafe per una sua bimba morta (il Vedovi era allora scapolo) perchè quei cani di facchini italiani non volevano lavorare……e così colla protezione della I.R. Polizia quella tipografia potè giungere incolme a destino>. I moti del 1848 lo videro protagonista nel settentrione.

Scrisse un inno a Carlo Alberto e Pio IX che ebbe un immediato successo, fu musicato da Ruggero Manna, insigne maestro dell’epoca. Inno che venne pubblicato in Cremona il 29 aprile 1848 sul foglio ufficiale”L’indipemdente dell’Alto Po; ove appena 19enne, ebbe a scrivere altre volte.

………omissis……….nel 1949 fu in Roma. Caduta la Repubblica Romana per le Marche, le  Romane, l’Umbria, l’Emilia,rientrava in Lombardia nella nativa Cremona, beneficiando dell’amnistia concessa dall’Austria. A Cremona riprese gli studi e si laureò in giurisprudenza, dissertando”Dell’educazione del popolo” all’età di anni 21e otto mesi. L’Emancipazione della donna fù sempre il suo più profondo convincimento, dalla giovane età a quella matura del periodo parlamentare.   è cittadina. E allora soltanto sarà degnamente intesa la famiglia, però che la famiglia sia la base della società>.

La campagna 1848/49 gli aveva dato modo di stringere amicizia con parecchi giovani animati tutti dall’idealità di una patria………omissis……….Angelo Bargoni capiì difatto subitamente che la polizia era sulle tracce dei capi, così che bruciate tutte le carte che teneva in casa, e abbracciati i suoi, più meravigliati che sgomenti, scappò di casa appunto un’ora prima che la  polizia si presentasse con mandato di arresto e di perquisizione.

In una lettera conservata al  Museo del Risorgimento di Milano scrive”…..sono intimato a comparire entro 90 giorni innanzi  alla Commissione militare di Mantova, come legalmente indiziato di delitto di alto tradimento……..”  Superato il confine, Genova, la città ove in quei tempi accorrevano la massima parte dei profughi, ove la vita degli emigrati ebbe ore di emozioni incancellabili, Genova ,ospitale lo accolse dal 1854 al  1858.

A Genova Bargoni strinse presto relazioni ed amicizie con altri emigrati, amicizie che divennero fraterne con Antonio Mordini, Rosolino Pilo, Vincenzo Vedovi (mio avo diretto), Vincenzo Ciancialo, Salvatore Calvino………omissis……….al signor Bargoni ,(Giuseppe Garibaldi scrisse la prima di tante lettere)  segretario delle Commissione dell’ Emigrazione Italiana: sono dolente di non poter accettare il vostro invito di presentarmi domenica all’associazione, perché affari miei m’impongono imperiosamente d’assentarmi da questa città pria di quel giorno. Vogliate scusarmi presso la stessa e comandatemi in qualunque altra circostanza. Giuseppe Garibaldiomissis.…fondò con Vedovi e Piolti de’ Bianchi, un ufficio di istituzione di Tutela legale fondando poi un settimanale culturale ”La Donna” che dopo di lui fu diretto da Luigi Mercantini………… omissis …..-che Bargoni fosse conscio della fatale spedizione di Sapri lo dimostrò anche il fatto che presso di se conservava i documenti che poi Giuseppe Zanardelli gli richiese, quando Giovanni Nicotra intentò il noto processo per diffamazione contro il giornale Gazzetta d’Italia di Firenze.

 

Passi presi qua e là, ora ci si addentra in quella che fu la spedizione delle due Sicilie, di cui lui fu un organizzatore di spicco. Non a caso la spedizione partì da Quarto a Genova, dato che la villa della famigliaBargoni, che era proprio lì.

 

omissis … in fatto di uomini, oltre alle adesioni di tutti siciliani,  si hanno quelle di Medici, Pasi Quintini e Salvi………e con un po’ di buona fede in S.E. il conte Camillo (Benso di Cavour)  si sarebbe potuta  ottenere una finta vendita di un altro migliore piroscafo……….

 

Fu durante la spedizione dei Mille  che divenne amicissimo di Garibaldi , Bixio, Depretis  ed altri di cui racconterò, in Sicilia divenne il segretario del pro dittatore,Mordini, del regno delle due Sicilie.

 

Racconterò altro sempre che interessi, ho  molto materiale , da cui si scopre che a scuola ci hanno insegnato solo quello che loro è parso comodo farci sapere. Il mio avo Angelo Bargoni, senatore e ministro, faceva parte del partito legato a Giuseppe Garibaldi  che tutti oggi spacciano per uomo di sinistra,  oddio era di sinistra, ma di quella sinistra della fine ottocento, in cui il PCI,  fondato a Livorno nel 1922, non aveva ancora cambiato lo scenario politico italiano, stravolgendo quello che erano desra e sinistra prima del  1900.

 Altri aneddoti ed appunti significativi delle varie amicizie contratte.

 

La sera del 23 vi fu in una campagna del confine un ritrovo fra alcuni di Milano e Pippo ( Pippo era il soprannome universale per indicare Giuseppe Mazzini)………….

……….1859. Salvatore Calvino , amicissimo di Bargoni, tanto che parecchie sue lettere sono firmate” tuo fratello salvatore”………

………A Calvino: Torino 19 aprile 1860…..il moto è tutta una cosa ispirata da Londra, diretta sul posto da Pippo (Mazzini) che vi è già da un mese, aiutato con armi e denaro da qui,organizzata pare, con senno superiore a quello che guidò le prove passate, sicura , sperasi, del trionfo finale. Bixio è andato di certo, Rosolino (Pilo) dev’ esservi da prima che scoppiasse l’insurrezione……..Garibaldi doveva partire, ma se ne parlò troppo, e si sarebbe esposto ad una caccia da cui non sarebbe potuto sfuggire; perciò è ancora a Genova. Angelo.

……Le lettere che seguono dimostrano come  Bargoni aiutasse per l’organizzazione e la spedizione di uomini e denari e quale parte anche assunse nelle trattative con Cavour

……Se viene subito profittate di Vedovi. Ne ho bisogno…….Dì a Vedovi  che ricevei per prima e la terza lettera e non la seconda, che non ho ancora trovato Chiodini per dargli…….

……Consenziente Garibaldi, fu Bargoni a chiamare Depretis col mezzo di Mordini che in data 25 luglio 1860 gli scrisse…

……Allora credo che le cose cambieranno aspetto. Per adesso tutte le sollecitazioni che si facessero e che a Vincenzo (Vedovi)si fanno, restano per forza senza effetto.

…….Lo sbarco in Aspromonte fu comunicato al ”Diritto” giornale diretto da Dragoni , prima ancora che ne giungesse notizia al governo Rattazzi. Questi credette in una fuga di notizie invece……:per intese precedenti fu dato all’amico e patriota Vincenzo Vedovi un telegramma diretto alla moglie del Bargoni nel quale si annunciava la spedizione di una cassetta di agrumi.

…….Lettera del Generale Garibaldi a Bargoni- Pisa 19 dicembre 1862.

Mio caro Bargoni, mi sono grati i vostri auguri. Io li so sinceri poiché partono da un uomo cresciuto nell’amore della patria e della libertà, da un uomo che così nobilmente propugna quei principi del vero e del giusto che soli possono fare grandi e libere le Nazioni.

Io seguo con piacere le diverse fasi della lotta che il vostro giornale sostiene con tanto coraggio in favore della nostra santissima causa. Vostro G. Garibaldi.

….L’opera attivissima dal Bargoni spiegata mentre era Segretario Generale della Prodittatura Mordini e la continua battaglia…….-La prodittatura Mordini era il comando del Regno delle due Sicilie dopo la conquista dei Mille.

 

Il rapporto con la casa Savoia.

Godeva la fiducia del Gran Re che nel dicembre del 1869 lo aveva indicato a Lanza come collaboratore del suo ministero. Di questa fiducia si valse Egli, prefetto di Torino, per cooperare ad ottenere il ravvicinamento tra Vittorio Emanuele ed il figlio Umberto e la venuta di questi con la principessa ed il principino a Torino, ove da tempo non venivano più, fu il coronamento della sua opera.

E di questo riavvicinamento che giunse opportuno per la quasi improvvisa  morte del Gran re avvenuta poco dopo, Re Umberto gli fu sempre grato.

Sul finire del ’77 il Depretis lo volle nel Ministero il portafoglio del Tesoro(ministero di nuova formazione ( prima  conglobato nel ministero agricoltura ed industria). Bargoni fu il primo ministro del tesoro della storia del Parlamento Italiano. Egli non desiderava lasciare la prefettura di Torino,, ma un  Alto intervento (Vittorio Emanuele II°) lo decise, e così ebbe l’onore di accompagnare S.M. il Re Vittorio Emanuele II che da Torino rientrava a Roma. Ultimo viaggio del Gran re.

Al Passaggio della corona dettò il proclama di Umberto I° agli italiani, proclama che venne approvato dal Re tranne in una frase, anzi in un tempo di un  verbo, che Umberto corresse di suo pugno: laddove  diceva…….Il Suo successore vi deve provare che le istituzioni non muoiono, il re corresse….vi proverà, fissando così quella sua linea di condotta  a cui mai venne meno.

La Gazzetta Piemontese salutava la sua partenza con queste lusinghiere parole> auguriamo all’illustre Commendator Bargoni  di attirare a tutti i suoi futuri colleghi del nuovo Gabinetto, quella stima e quella approvazione generale ch’egli si era guadagnata nel pur troppo breve tempo che fu prefetto della nostra città<.

Quando era a Venezia, un giorno alla stazione cadendo si procurò una lussazione ad una caviglia….era un fatto doloroso ma privato, pure un giornale lo accennò in cronaca. Fu riportato. E fu allora una vera compiacenza per lui vedere quante e quali persone si affrettarono a chiedere sue notizie. Lo stesso Re Umberto gli faceva indirizzare la seguente:

 

Monza 2 agosto 1888

Sua Maestà apprese dai giornali la disgrazia accaduta a V.S. onorevolissima ed il pericolo da Lei corso.

L’Augusto sovrano che ha per Lei una  singolare benevolenza, provò il più vivo rincrescimento per la suddetta notizia ed ha  veduto nello stesso tempo con soddisfazione che il fatto non abbia più penose conseguenze.

Il Re vuole che io Le esprima questi Suoi sentimenti, accompagnati dal desiderio di saperLa presto perfettamente guarito.

Nell’obbedire ai graziosi voleri Sovrani, La prego di accogliere, Illustrissimo signor Senatore, gli atti di mia distintissima osservanza.

 

                                                                                      Pel Ministro

                                                                                     U.RATTAZZI

 

 

 

 
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