Creato da naticek il 28/11/2005
O tosco che per la città del foco vivo t'en vai così parlando onesto, piacciati di restare in esto loco. La tua loquela ti fa manifesto di quella nobil patria cui forse io fui troppo molesto. (dante , inferno , canto decimo)-Uomini siate non pecore matte, sì che il giudeo di voi tra voi non rida, non fate come agnel che lascia il latte della madre sua e seco medesmo a suo piacer combatte.(Dante, paradiso, canto quinto) COLORO CHE SONO USI OFFENDERE , IRRIDERE, E MANCARE DI RISPETTO, COLORO CHE NON SANNO ACCETTARE CHE ESISTONO PERSONE CHE LA PENSANO DIVERSAMENTE DA LORO, SONO VIVAMENTE PREGATI DI GIRARE AL LARGO!

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RISORGIMENTO SECONDA PARTE

Post n°754 pubblicato il 15 Marzo 2010 da naticek

Da Aurelio Saffi:

                                                                       Forlì 18 agosto 1862

 

Caro signor Bargoni,

Le sarò grato se vorrà inviarmi copia del “Diritto”  dirigendola al Deputato Saffi Forlì ( Romagna). Qui, in brevi parole la situazione è questa: operai. Gioventù patriottica di tutte le classi, meno pochi dottrinari per natura, invecchiati a 20 anni stanno per l’iniziativa di Garibaldi, e sono pronti ad agire…..omissis……….

 

 

A seguito all’ interpellanza D’Ondes Reggio e sua proposta d'inchiesta parlamentare…omissis…..parecchi deputati si dimisero tra cui Nicotera, Bertani, Campanella, Guerrazzi, e nella tornata del 7 gennaio 1864 presentarono le dimissioni Garibaldi, Laurenti, Capitoli e Saffi. Sulle dimissioni del generale Garibaldi, Bargoni chiese la parola e pronunciò il seguente discorso:…………….omissis……………La dimissione di garibaldi non ci si presenta, come un fatto isolato, essa  fu preceduta, voi lo sapete, da parecchie altre; oggi pare che venga da altre accompagnata.  …..Omissis……..

L’amicizia della mia famiglia con membri di casa Savoia si conclude con mio zio Aurelio ed il duca Amedeo d’ Aosta, si conoscevano in quanto ambedue piloti. Conservo una foto del Duca Amedeo di Savoia, con dedica: al pilota A.A. Aurelio vedovi , il suo Amedeo di Savoia.

Alla Camera godeva anche la stima anche degli avversari politici……..omissis ……P.S. Mancini, Presidente della giunta delle elezioni gli scriveva: - Ho pregato altresì il relatore De Filippo a voler riferire questa stessa mattina alla Camera, e spero di potervi  vedere prender parte ai nostri lavori con quel cuore e ingegno che in voi pregio e stimo- E Q. Sella più tardi gli scriveva:-………..permettetemi che io faccia i miei complimenti a voi ed ai vostri amici per la larghezza di vedute, con cui vi vedo procedere nella cosa pubblica……..-

 

Egli sentiva molto la dignità del Parlamento e diceva sempre che bisognava sempre, finchè vi era la discussione combattere e sostenere le proprie convinzioni, ma una volta pronunciato il voto bisognava a questo inchinarsi ed in piena  Camera l’8 marzo ’66 ebbe a dire:-……….quando un voto è stato pronunciato non è più il voto di coloro che hanno costituito la maggioranza, è il voto della Camera.  ………..  –

 

Garibaldi tornato a Brescia dopo il famoso “obbedisco”, chiamò a se il Bargoni, per dare ordine nelle sue carte, dicendogli che di lui solo si fidava. Dall’accoglienza che ebbe dal Generale nei due giorni che rimase con lui scrisse a Mordini: - Egli mi fece un’accoglienza della quale non sarei stato menomamente capace di avere presentimento. Ne rimasi proprio letteralmente confuso.- Ed a Vincenzo Vedovi di ritorno a Cremona il 7 settembre 1866 scriveva: Sono stato due giorni a Brescia; ed ho ricevuto da Garibaldi un’accoglienza così cara ed affettuosa che dovrò ricordarmela per tutta la vita-

A Bargoni rivolgevasi anche Giuseppe Zanardelli in data 9 settembre 1866 da Belluno desiderando la sua opinione circa il restare o l’andarsene dal posto do commissario del Re…omissis.

 

Da una lettera di Enrico Cialdini ad Antonio Mordini:- Caro Antonio,Il signor Bargoni ti reca l’offerta od anzi la preghiera di accettare insieme a lui un portafoglio del Ministero che il Re mi commise di fare….omissis…i colleghi che ti darei sono degni di te.  Il tuo Cialdini.

 

Nel maggio 1869, con Mordini ne Cadolini entrò nella combinazione Menabrea e fu nominato Ministro della pubblica istruzione.

 

…..a  lui devesi la traslazione dei resti mortali do Ugo Foscolo in Santa croce di Firenze. (ma di questo parlerò più avanti).

Fondò L’Istituto di Antropologia di Firenze chiamandovi a Direttore l’illustre prof. Senatore Mantegazza. Aprì al pubblico il Chiostro di San Marco in Firenze, reso celebre dal Savonarola.

Istitui la tassa d’ingresso ai musei ed alle gallerie per devolverne il ricavato a vantaggio delle stesse.

Riordinò le Biblioteche del Regno, facendo obbligo agli Editori dell’invio di una copia di tutto quanto avrebbero pubblicato alla Biblioteca Nazionale di Firenze. Nacque così la Biblioteca Nazionale Italiana, quella salvata dagli angeli del fango all’alluvione del 04 novembre 1966.

S.E. il principe Deminoff voleva donare alla città un’apposita casa e relativi fondi per l’istituzione di una Scuola, ma trovava delle difficoltà burocratiche nel Ministero dell’Istruzione. Saputolo, il Bargoni troncò  tutte le difficoltà e la Scuola Deminoff  fu un fatto compiuto. Il principe Deminoff fu così lieto di tale sollecita risposta che offerse al Bargoni, perché lo destinasse come meglio credeva, un museo mineralogico di pezzi di malachite, …..omissis……Tale museo venne dal Bargoni offerto alla città di Firenze, che lo conserva nel R. Museo di Fisica e  Storia Naturale.

 

UNA STORIA CHE NESSUNO CONOSCE

 

Abbiamo studiato a scuola che i martiri di Belfiore furono impiccati dagli austriaci (Testualmente): Vennero arrestati: Carlo Poma, Tito Speri, Carlo Montanari e altri iscritti di Mantova, di Verona, di Brescia, di Venezia. A quel tempo Mantova era dotata di varie strutture carcerarie : il carcere della Mainolda, luogo dalle condizioni igienico sanitarie veramente disumane, il Convento di S. Domenico e il Castello di San Giorgio ove vennero ospitati i cospiratori. I "Martiri di Belfiore" furono trasferiti al Confortatorio di Santa Teresa, ove trascorsero le ultime ore prima dell’ esecuzione. La regia del processo fu affidata ad un giovane ufficiale boemo, l’ auditore Kraus, che usò negli interrogatori l’intimidazione, lo scherno, la fame, i ferri e, se necessario, anche il bastone.     

Tra gli arrestati vi era anche Tito Vedovi, mio  antenato, che durante il processo subì come gli altri quello che il tenente Kraus fece subire a tutti, ma Tito si salvò, sapete come? Ormai sapevano che nessuno di loro si sarebbe salvato, Tito Speri aveva cercato di attirare su di se tutte le colpe scagionando gli altri, dicendo che erano solo manovalanza, Il mio antenato prese questa palla al balzo, e si finse pazzo, subì torture indicibili sempre ridendo come un matto e chiedendone ancora, addirittura gli conficcarono chiodi nelle gambe, alcuni anche incandescenti, e lui ebbe sempre la forza (della disperazione dico io)  di ridere sempre. Questo atteggiamento portò gli austriaci a credere davvero nella sua pazzia, gli fecero fare quattro anni di carcere, lo curarono (a modo loro) e lo lasciarono libero. Altrimenti tra gli impiccati ci sarebbe stato anche lui che era uno dei più importanti cospiratori.

……..omissis…….Si era detto che Scotti fosse stato avvelenato perché non  rivelasse ciò che aveva visto.

Egli diede querela accordando la più ampia facoltà di prove. Presentando anche proprie dimissioni da Ministro, ma i suoi ncolleghi non vollero accettarle.

I suoi difensori furono Giuseppe Zanardelli,  di sinistra,e l’onorevole Piccioni di destra, Gherardo Cazzaniga e Bonifacio Martinelli, cremonesi, il primo appartenente al partito liberale ed il secondo al clericale.

La composizione di questo collegio di difesa di un  processo essenzialmente politico,di mostra la stima che godeva in tutti i partiti.

Gli avversari, che erano ricorsi  persino a Garibaldi, ottenendo come risposta”non toccatemi Bargoni”, ebbero per avvocati l’on. Billia e l’avv. Giocosa…….omissis…..

 

All’amico Vincenzo Vedovi:

18 giugno 1869

Mio carissimo,

Ha ragione il movimento:”Ille fecit cui prodest” ma siccome non vi è alcuno di seriamente copromessso dai famosi pieghi suggellati, né può esservi, così’ “ Ille cui prodest” bisognava cercarlo fuori dei banchieri e degli amici del governo.” Ille cui prodest” è chi naturalmente sapendo che  che nulla si scopriva perché nulla vi era, aveva bisogno di far credere che la Lobbia portasse nella tomba una grande verità.

Il quarto d’ora è cattivo, è vero. Ma ormai si tratta di lotta non politica , ma morale. E perdio la vedremo.

Addio di cuore                                    Angelo.

 

All’amico Vincenzo Vedovi

                              Firenze, 24 dicembre 1869.

 A te amico, dirò ch’ebbi in questi giorni infinite soddisfazioni d’amor proprio e liete compiacenze, quali difficilmente capitano a ministri caduti.

 

Crediamo bene di chiudere questo capitolo della attività del Bargoni come Ministro della Pubblica Istruzione, riportando la seguente circolare tuttora in vigore (Anno 1911)  e che è conosciuta e citata come

                             Firenze, 9 luglio 1869.

Nel por mente ai vari bisogni dell’istruzione, che più sollecitamente richiamano le cure del Governo, uno principalmente ha dovuto attirare l’attenzione del sottoscritto.

E’ fuori dubbio che le scuole femminili non hanno avuto in Italia quello svolgimento che in altri paesi hanno raggiunto e che sarebbe richiesto dall’incremento generale dell’istruzione. Il pensiero del legislatore fi particolarmente rivolto all’estendere  l’istruzione per i maschi, preparando un doppio ordine di scuole secondarie adatte a condurre all’esercizio delle professioni, e ad elevare il livello della cultura comune; ma perla donna non è andato più in là dell’insegnamento elementare. Se si eccettuino i pochi convitti, nei quali è istituito un corso percettivo,e le scuole normali dove le maestre ottengono un’istruzione  un poco più elevata, non vi è nel nostro ordinamento scolastico nulla che vada oltre le esigenze di una volgare educazione………..(Bargoni parla ora della differenza anche nell’istruzione maschile dicendo che mentre qui è variegata a seconda del livello sociale nelle donne……..aggiunge:) Sono le madri che formano una famiglia e la Società, ed il sollevare lo spirito della donna è il mezzo più efficace per nobilitare quello dell’uomo. Soltanto colà ove l’educazione della donna è curata e tenuta in pregio, è dato di raggiungere quella gentilezza di costumi e quella dignità  di vita che sonole precipue doti dei popoli civili.   …………omissis ……….Già nel 1869 si preoccupava di quella che poi sarà una delle pietre miliari dell’educazione della donna, un bel precursore!

 

Quintino Sella a Bargoni:

Caro Bargoni, ricordatevi che vi attornio con le mie spire e che spero di non lasciarvi sfuggire…….omissis….Vostro affezionatissimo Q. Sella.

Nel 1871, discutendosi alla Camera la Legge sulle Guarentigie, Bargoni fu tra quelli che votarono contro l’articolo 7 che concedeva ai palazzi apostolici il diritto di asilo. All’articolo 18 della stessa legge assieme ad altri, presentò un’aggiunta  colla quale: considerando i mali che cagiona alla società ed alla chiesa il sodalizio politico religioso denominato ; considerando che la rivoluzione italiana fu sempre per irresistibile necessità politica e morale accompagnata dalla espulsione dei Gesuiti nelle province in cui si trovavano; richiamato il tenore dei principali articoli del decreto legge datato da Torino il 25 aprile 1848,

                Si decreta l’abolizione dell’ordine dei gesuiti colla espulsione dei non regnicoli e l’obbligo ai regnicoli della dichiarazione dinnanzi all’autorità di P.S. della dimora di residenza.

In casa attaccata alla parete, ho una sciarpa tricolore con scritto in ogni riquadro : Libertà e poi IX, appartenete ai rivoltosi delle cinque giornate di Milano.

Accanto, un biglietto, datato Padova 10 maggio 1859, indirizzato al dottor Luigi Vedovi, in cui sta scritto: Scappa senza indugio, vi è l'ordine di arrestarvi, un amico.

In un post precedente ho parlato di Tito Vedovi e dei martiri di Belfiore, Beh Tito Vedovi era un segretario di Giuseppe Mazzini.

Accanto  al biglietto di avvertimento per Luigi Vedovi ve ne è un altro datato 16 aprile 1870, ed è una dedica personale di Giuseppe Mazzini a Leonida Vedovi Primo ufficiale sulla corrazzata Pastrengo che portò in esilio Mazzini: Sul Biglietto sta scritto: A Leonida Vedovi con affetto fraterno Giuseppe Mazzini, ed vi è una dedica che i nostri politici dovrebbero infiggersi bene nella testa:

Non v'è che una legge: il lavoro per il bene dei più.

Non v'è che un dovere: il sacrificio per quello.

Non v'è che una norma: la voce della coscienza.

Di Leonida ho anche il binocolo e la pistola che aveva in dotazione durante la battaglia di Lissa nella terza guerra d'indipendenza.

A proposito, per i curiosi e gli increduli, di cui è piena questa community, sotto il porticato del comune di Cremona, in piazza del duomo, vi è un busto in bronzo con lapide dedicato ad Angelo Bargoni.

 

 

 
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