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òA LEGGENDA DI COME NUMA placò Giove tonante con un pesce ....

Post n°172 pubblicato il 29 Giugno 2015 da frankcontinel

LA LEGGENDA DI COME NUMA PLACò GIOVE TONANTE CON UN PESCE


In quella lontanissima epoca delle origini di Roma più leggendarie che storiche ,  presso porta Capena dove oggi si trova piazzale Numa Pompilio scorreva un piccolo ruscello alimentato dalla ninfa Egeria dea cara alle muse e contemporaneamente amante consigliera e infine moglie dell’secondo re di Roma.  Un giorno e accadde che Giove tonante scatenò un temporale talmente violento con tanti fulmini e tuoni che durava da giorni spaventato Numa corse a chiedere consiglio alla ninfa questa emise il suo verdetto “ anche se irato il grande  Giove si può placare , ma solo gli dei del suolo romano pico e fauno ti potranno insegnare come , tu devi catturarli , io ti dirò come “ Ai piedi dell’Aventino c’era un bosco di lecci al centro  uno spiazzo da una roccia venata dal muschio  sgorgava una sorgente di acqua pura  , qui erano soliti sostare , i due di Numa sacrificò un’agnella pose delle coppe di vino lì vicino e si nascose in attesa , alfine giunsero le divinità e come prima cosa bevvero il vino subito si addormentarono di un sonno profondo , Numa li lego con una robusta corda quindi lì destò e scusandosi disse “ numi dei boschi  perdonate il mio gesto è ben lontano da me il pensiero del sacrilegio , ma voi che tutto sapete come il tuono posso placare?” fauno gli rispose “ noi siamo divinità dei boschi non abbiamo il potere del tuono  , ma possiamo evocare Giove se ci slegherai lo faremo venire qua “ sciolti dalle corde cominciarono a cantinerale  delle formule segrete dopo un certo tempo tremo la vetta del colle Aventino  Giove in persona era arrivato .A Numa batteva fortissimo il cuore , gli si rizzarono i capelli in testa , ma si fece forza per il bene di Roma  e con voce bassa ma ferma pregò “ Se l’altare toccai con mani pure , se con rispetto sempre ti onorai dimmi o signore e padre degli dei come il fulmine posso placare “
“ taglia una testa” fu la secca e tuonante risposta
il povero Numa impallidì lui che aveva in odio la violenza e la morte tanto teneva in conto la vita altrui
provò così “ t’ubbidirò “ taglierò una testa di cipolla del mio orto “
Giove soggiunse “ d’uomo”
“sì la cima dei capelli “
“ un’anima domando ….”
“ di pesce “ provò con un filo di voce Numa cercando di salvare il salvabile
A Giove piacque l’arguzia pur rispettosa del re di  Roma e gli rispose ridendo
“ Oh saggio re tu sei degno di conversare con gli dei , domani a mezzogiorno ti fornirò prova del mio favore “
Numa s’affrettò a tornare a Roma per eseguire il sacrificio richiesto
l’indomani  una folla dubbiosa si ammassò intorno all’atono del re
ed ecco che a mezzogiorno per tre volte risuonò il tuono benché
il cielo fosse sgombro di nubi la tempesta infatti si era placata
dal ‘cielo leggero scese  uno scodo fatto di bronzo immortale
subito copiato e messo insieme con altri 11 perché non fosse rubato
il compito di custodire la preziosa reliquia fu affidato ai sacerdoti salii
devoti a Marte e Giove


a ricordo di questa leggenda fino al terzo secolo dopo cristo furono sacrificate dei piccoli pesci d’acqua dolce all’tempio di vulcano nell’foro uno dei più antichi la vicino si trovavano la colonna coi rostri che commemorava  la vittoria sui cartaginesi a Milazzo li vicino in seguito fu aggiunta la colonna millarium aurea la colonna marmorea dove a caratteri d’oro erano incise le distanze dalle principali città dell’impero
una delle tante meraviglie di Roma antica.
forse niente di questa storia è veritiero ma l’arguzia e la delicata comicità
della situazione meritavano di essere fatte conoscere
spero abbiate gradito
un saluto affettuoso a tutti ciao
da Francesco .

 
 
 
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Er trucco pe’ ‘n’saporì li bucatini alla matriciana è sapesse gestì co’ sapienza ‘n ber pezzetto de guanciale accompagnado co’ li cubetti de pancetta che s’emmischieno drento ar pommidoro. E si sei riuscido a sceje l’intingoli giusti te viè’ fora n’piatto gajardo tipico de Roma verace che nun cià eguali pe’ quant’è bbono Sguizzeno ‘n’bocca li bucatini viscidi ner sapore che nun se po’ imità e si ce accosti ‘n’cicchetto de vino rosso nun poi fa’ a meno de leccatte li baffi che so’ diventati ricci pe’ ‘na goduria difficile da riccontà…

 

FOTO DI TRASTEVERE1956

 

GRAZIE A TRASTEVERE1956

LA VITA

 La vita e’ quella cosa che e’ creata,

da na coppia felice e ‘nammorata.

Comincia tutto pe’ amore e pe’ diletto,

 abbracci e baci e se conclude a letto!

In breve tempo er nostro facioleto,

 se trova a naviga’drento a un laghetto..

 Er tempo passa, lo spazio s’e’ ristretto

 e ‘ncentra piu’, mannaggia, Er poveretto!

ma pe’ fortuna c’e’ sta na via d’uscita,

quattro strilletti e tutto il resto e’.. Vita!!

 
 
 

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