Presenza inquietante
Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * che il denaro non può comprare.......« post n.71 | Serendipità » |
post n.72
Silvia, ricordi ancora quel tempo della tua breve vita mortale
quando nei tuoi occhi ridenti e timidi splendeva la bellezza,
e tu, felice e pensierosa, ti avvicinavi al fiorire della giovinezza?
Il tuo canto perpetuo risuonava nel silenzio delle stanze,
e nelle vie attorno, quando sedevi presa dai lavori femminili,
felice di quel futuro misterioso che provavi a immaginarti.
Era il maggio profumato: e tu passavi così ogni tua giornata.
Io, di tanto in tanto,
trascurando gli studi amati e le pagine su cui mi affaticavo,
dove la mia giovinezza e il mio corpo andavano consumandosi,
dai balconi della casa paterna mi mettevo ad ascoltare il suono della tua voce,
e il ritmo rapido delle tue mani affaticate nel tessere la tela.
Guardavo il cielo sereno, le vie color dell’oro, le campagne,
e da un lato il mare, dall’altro le montagne.
Non esistono parole umane per descrivere ciò che provavo in quei momenti…
Che pensieri soavi, che speranze, che emozioni avevamo, mia cara Silvia!
Come ci sembrava la vita umana e il destino!
Quando ripenso a speranze così grandi,
un dolore disperato mi strugge il cuore,
e torno a dispiacermi della mia sventura.
O natura, natura, perché non restituisci mai quello che hai promesso?
Perché inganni così tanto le tue creature?
Tu, prima che l’inverno inaridisse l’erba,
Silvia, piccola mia, sfinita e vinta da una malattia occulta, morivi.
E non vedevi il fiore dei tuoi anni,
e non ti accarezzava il cuore la lusinga per i tuoi capelli nerissimi,
e per il tuo sguardo vergine che fa innamorare;
né le tue amiche, nei giorni di festa, chiacchieravano d’amore con te.
Dopo non molto, morì pure la mia speranza:
anche a me il destino ha negato gli anni della giovinezza.
Ahimè, come, come te ne sei andata, cara compagna della mia gioventù,
mia speranza rimpianta.
Sarebbe questo quel mondo?
Questi i piaceri, l’amore, le azioni, gli eventi su cui tanto abbiamo fantasticato?
È davvero questa la sorte del genere umano?
All’apparire della verità tu, misera, sei caduta:
e da lontano con la mano mi indicavi una tomba spoglia e la fredda morte.
Ovviamente lui è Giacomo Leopardi e lei Teresa Fattorini
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Inviato da: cassetta2
il 06/01/2024 alle 07:25
Inviato da: lunetta_08
il 01/12/2023 alle 09:09
Inviato da: sarawest
il 25/10/2023 alle 01:23
Inviato da: sarawest
il 21/10/2023 alle 21:43
Inviato da: alexxia_74
il 20/08/2023 alle 16:29