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La guerra del rifiuto

Post n°219 pubblicato il 13 Gennaio 2008 da santaguero
 

Venne il giorno che pioveva monnezza dal cielo. Sacchetti neri slabbrati che cadevano pesantemente a terra e che si accumulavano lungo le strade, i marciapiedi, le piazze. Ma quella strana ed imprevedibile pioggia era comunque intelligente.
I rifiuti non atterravano per nulla nelle discariche che restavano intonse perchè chiuse da anni  a causa della passata pestilenza o praticamente invisibili. Al loro posto i commissari del paese avevano costruito degli strani apparecchi che avevano il compito di trasformare la monnezza in combustibile prima ed in energia dopo. Ma la cosa non funzionò mai.
Il combustibile non fu mai prodotto e la monnezza restò solo impacchettata e conservata a futura memoria nei cimiteri, soprannominati dalla gente, delle balle.
Il più grande inceproduttore di energia elettrica da monnezza divenne col tempo un fantasma bianco circondato dall'affetto di tante parole buone da parte di chi non conosceva la sua mortale inutilità.  
Piovve per anni: 14 anni, sei mesi e 19 giorni senza che nessuno di chi poteva porvi rimedio facesse davvero qualcosa di utile. Fiumi di monnezza, mari di percolato contro cui fu mandato a combattere il più forte esercito del paese. Ma generali, questori e supercommissari nulla poterono contro quella pioggia che in tanti avevano annunciato senza mai essere ascoltati.
I comandanti preferirono duellare contro la gente che moriva già di per sè più che altrove. Fu facile e senza dubbio risolse alla radice il problema.
Quando non restò più nessuno vivo a protestare, improvvisamente la pioggia di sacchetti neri cessò.
A sorvegliare che tutto andasse per il meglio rimasero per altri cento anni militari e poliziotti. La popolazione, prima di estinguersi, si impegnò solennemente a non rinascere più per non creare problemi ai suoi inutili governatori. E fu così che la pioggia di monnezza divenne un lontano incubo e che i militari festeggiarono  felici la prima vittoria dopo circa 100 anni di amarezze. 

 
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