A volte riprovo a contare mettendo la punta delle dita in bocca che sono difficili da far diventare memoria, calcolo e sottraggo visi
non è l'unico spettatore, ma è l'unico invisibile per questo così reale
è lì |
Posso stare attaccata alla tua ombra senza la fatica di correre Sono i miei respiri credimi non la tua stanchezza Nelle tue dita si ascolta la mia notte che si alza all’alba di un sole che trucca le nuvole |
dove sono io ? sul rintocco del pomeriggio che stanco di essere pigro dove sono io? conosco i luoghi del battito so nascondermi dall’incertezza dall’attesa so difendermi dove sono io |
Post n°289 pubblicato il 07 Ottobre 2009 da specchio5
Vengo sempre a trovarti
Vengo sempre a trovarti
sto senza calcolo senza moderazione senza etichetta sopra esposta alla rinfusa le mie parole non dette
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Potrei non volere più nulla
vorrei chiedere ma
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dove sono non lo so forse dovrei andare cioè partire pesciolin pesciolino canto quando non so più che fare, così almeno le note mi sorreggono per i capelli ombra di olmo di platano di pesco piano piano ho fatto un nido con finestre aperte sulla poesia
mi siedo scrivo sempre più molliche di pensiero alcuni giorni sono alla fermata dell'ultimo bus prima di sera potrei perdermi nelle favole la senti la chitarra? suona sempre un pò per me per me solo un suono? carezze di marzo dolcezze mancate in mesi indietro sorrido |
ticchetta sotto le palme dei piedi io ballo da sola io ballo da sola batto nel sangue i ritmi in stanze- spazi
io ballo sola sola ballo sola |
Quatta quatta non incespico Sul palco del mio legno preferito Al di là del proscenio
Prendi questo mio ricordo e soffiamelo nell’anima Mi manca
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Lunedì piume dimenticate sugli alberi
Martedi per possibili balzelli dal bianco al blu dal bianco al blu dal bianco al blu
Mercoledì sino al primo accenno di crepuscolo
Giovedì aspettano i rossi arancio per truccarsi prima della notte
Venerdì cala la visiera
Sabato lassù
avvicinati
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e cammina cammina ti ritrovai là dove sole tira su la sua copertina... ho fatto un sogno di apparire verso le onde in riflessione c’è sempre un onda stanca che non sa se mettere parte di sè sul bagnasciuga poso il mio piede mi fermo quando le ascolti pensandole un orologio che ticchetta il flush riflush imprimo la tua ombra dell'alba e del primo pomeriggio per non disturbare il tuo passeggiare girati
piano mescolare il canto nella risacca
vivere ticchettando come pioggia le parole |
sai oggi mi sono fermata una nebbia in cauta sospensione tra terra e la punta di un qualsiasi filo di erba, una civetta ferma sul filo della luce scorreva la velocità della mia auto dove vai gipsy con il cappello ben infilato in testa? sai che non c'è vento ? sai ieri e un po' dell'altro ieri
sai lo dico a loro che tutto può essere non un vuoto a perdere ma un due tre stella
o i pensieri vanno in pappa ci sarà forse un "meglio" domani
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Dicono che bisogna uscire per conoscere il mondo, sedersi senza alzare la sciarpa per nascondere la bocca, avere amici evitando d' inciampare sull' orlo del marciapiede, andare al cinema avere appuntamenti con le immagini, riempire le domeniche di movimenti tellurici o andanti mossi con brio. Dicono che bisogna farsi di gruppi di piazze di eventi di qualcosa che abbia striscioni .
io rallento il mio spazio nei bambini che hanno storie di guerre di battaglie micro invisibili vicende belliche che non hanno titoli in prima pagina nè didascalie. Sono storie a volte vorrei solo fossero leggende , forse è per questo mio toccare ascoltare e vivere in questo mondo che il mio spazio diventa silente in favole in strocche parole. Ma esiste un luogo dove il mio orecchio si tende apprende si ferma è un piccola caffetteria in fondo alla strada dopo la nebbia e l'alta marea dopo il tramonto che in punta d'arancio lascia il crepuscolo è lì che tutto il mondo ora gira senza lontane distanze.
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dormivo a volte dentro un' auto è lì che ho scoperto di cosa è fatto un sogno, credimi tu non sai come si sta bene mentre aspetti di dormire avvoltolata nella maglia di lana azzurra azzurra profumata profumata il corpo cade come acqua cade, si affloscia, si ammolla nel buio e tutti i suoni si infilano nell'ovatta nascosta dei sedili . Appaiono poi le luci dei fari che fischiano come le gomme, illuminando gli occhi chiusi la bocca aspetta di baciarti fuori dal sonno per 'contarti quante stelle di polvere ho respirato mentre tutto era tra il primo minuto socchiuso e il breve tempo assonato.
vieni dammi i tuoi occhi che ancora prendono luce dal buio ed io aprivo il mio finestrino |
Ritagliata mia e se non mia Ora ritaglio nei muri piccoli silenzi bianchi |
Cosa ho nel cappello quello rosso con la veletta? Credimi non un fiocco o capelli pettinati in fretta forse una spilla di lana cotta che stringe quella ciocca un po’ sciocca
Dai su prova a pensare cosa celo nel mio berretto preferito un uvetta , una piuma un candito? oppure un elastico dimenticato mentre in fretta sognavo il passato
Credimi sotto il mio cappello rosso scarlatto che ogni anno tiro fuori con uno scatto ho una retina di pensieri quelli di oggi di un tempo e di ieri Sono per chi non paura di bagnarsi le scarpe sfonde quando il mare gonfia le sue onde e per quelli che provano caldo in mezzo al petto se qualcuno sussura parole educate e di rispetto.
Ecco io vorrei alzare il mio cappello di panno e darti come un nastro solo i pensieri che non fan danno
Tu che leggi questo ritmo di parole cogli quelle che non son sole prendi quelle che fan sorriso ed immagina sempre con chi nella tua vita lo hai condiviso
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Lei favolina piccolina digitata sopra un foglio, |
scrivo poco, mi addormento spesso, lievito il pane di sabato, preparo biscotti di mandorle e uva passa la domenica, verso sulla tazza di the pensieri, conquisto i giorni . Passano ormai i mesi senza avere nulla da mettere sul bianco, cerco la musica fuori, a volte mi prendo lo spazio vuoto delle stelle che dal balcone non riesco bene a vedere. Finalmente è freddo e posso coprirmi far scivolar le mie sciarpe sul filo della strada. Provo a inventare storie come sempre torno indietro nel tempo non lo decido io come sempre capita mentre mi faccio venire voglia di spolverare le maschere appese alla parete.
Scorro ecco sì scorro ammucchio musica e libri sulla scrivania tento il "da fare" con caffè macchiati e oggi ,con un pò di ieri, non ho voglia di far poesia .
destino? scelta? non ho risposta e poi chi ce l'ha? sapevo già allora che non c'era, uscivo dalle riunioni di qualsiasi collettivo o partito tutto era stretto rigoroso anche se si parlava di rivoluzione o lotta. Le mie scarpe i miei capelli le mie dita hanno continuato a scrivere, cercano sempre la stessa identica cosa guardarti
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io non ho mai volato con il viso che taglia il blu svolazzo in altri modi è allora che immagino il tutto come è o potrebbe essere
"tiriamo una riga e giochiamo ad un gioco mi sei amico no?"
quello che la pioggia fa alle teste semi rasate delle montagne poi tutto quel blu verde in cui ritrovo ogni particella d'acqua dell' infanzia di ieri ed oggi.
e quel bacio con i miei occhiali tenuti in mano perchè gi occhi vanno chiusi ben bene per immaginare .
ma sono minuscole, briciole pezzetti di cartoncino incollati alle parole a volte al desiderio. |
i giorni girano volenti le ore le guardo sull'orologio stanotte lo faccio come le lancette che scattano sui minuti li accanto alla porta nel corridoio c'è sempre il mio ombrellino da equilibrista lì respiro le onde del mattino son pensieri così faccio poche cose il lavoro arriva a correnti alternate tutto fa cucù da dietro le tende da sotto il letto tengo la mano stretta ad un'immagine un uomo che nuota con il naso all'insù |
ho copiato, ricalcato un fiore di panno rosso e blu, l'ho ritagliato e appuntato alla giacchetta arancione preso un pugno di musica e son salita sulla bicicletta vola stringi evita devia ti chiamerò fra un pò o forse lo farai tu mentre dividi il tempo tra la prima sigaretta davanti al caffè e l'ultima con i piedi sullo zerbino vieni dai ho calzato il cappello e preso la strada di una qualsiasi città quella dove non ho radici dove possiamo stare con le gambe all'insù dove ti posso baciare nei primi tre gradini vieni portami alla bocca ti farò vedere come gioco a settimana, a strega in alto, ai quattro cantoni come m'inchino la mattina verso il sole senza versare il caffè dalla tazza vieni salta la soglia |