Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
MIO FIGLIO MI HA AGGIUNTO SU FACEBOOK - ROMANZO
LA SCOMPARSA DI ISRAELE - ROMANZO
LINK DOVE VIVO
- Fahrenheit
- Il Tizio della Sera
- romanzo LO ZIO COSO
- La Scomparsa di Israele
- Corriere della Sera
- Critica letteraria
- libri su libri
- i suoni della memoria
- IBS
- settimanale L'AZIONE p. 7
- Il Piccolo - recensione teatrale "Alla ricerca dello zio Coso"
- Il Messaggero Veneto - Giornata della Memoria Intervista ad Alessandro Schwed
- anobii
- libero di leggere
- articolo sul Foglio
- roma
- IL MALE
- il Male su facebook
AREA PERSONALE
TAG
MENU
I MIEI BLOG AMICI
« IL CORPO STANCO DEL ROCKER | LE DEMORALIZZANTI AVVEN... » |
Post n°31 pubblicato il 20 Marzo 2012 da Jiga0
La corte internazionale ha deciso: la Germania non paga i danni per le stragi naziste in Italia L'Aia ha deciso: non saranno pagati i danni per l'eccidio nazista dei 203 italiani uccisi a Civitella, Cornia e San Pancrazio. La sentenza scaturisce da una cultura giuridica per la quale ora c'è la pace con la Germania e per i discendenti il danno maggiore è di acquistare dei wurstel tedeschi fabbricati in Cina. L'assunto è che la guerra c'era quando c'era la guerra, ora c'è la pace e il diritto internazionale ha perdonato la Germania. Ormai le sofferenze sono finite: prevale l'idea che non si possa far causa a uno stato come se fosse una persona. Io posso fare causa al signore che abita al piano di sopra perché alle tre di notte si mette a camminare sulla mia testa, ma uno stato mica può mettersi a camminare sulla mia testa. Sarebbe l'apocalisse internazionale del disturbo notturno. A parte che una persona non è uno stato. Si è mai sentito che uno finisce le uova, va sul pianerottolo e le chiede alla Germania? Il secondo assunto che si aggira nelle stanze dell'alta corte è che ci sono 400 casi italiani di eccidi delle SS: vogliamo istruire 400 cause e scoprire che la strage è una condizione di vita normale quando c'è la guerra? In altre parole, ora che c'è la pace è un reato avere ragione e farlo presente alla Germania. Infine, anche volendo, i riscontri non sono possibili perché i testimoni principali sono morti subito. A quanto pare, chi fosse in lite con la Germania per fatti negativi avvenuti in Italia tra il '42 e il '45, deve rivolgersi ad Adolf Hitler. Era lui il titolare. Non dovrebbe essere difficile rintracciarlo: dall'Aprile del '45 non ha più lasciato Berlino. Se proprio non fosse possibile controinterrogarlo, le pretese cadono automaticamente: la legge dell'Aia mica è una ciofeca. Del resto, le richieste italiane sono valutate come derivazione di una cultura popolana: chiacchiere, pettegolezzi di taglialegna, segatura. "Mi ricordo, mi ricordo...". Eh no: tante cose si ricordano, e poi in via dei Ricordi non abita mai nessuno. Cosa c'è agli atti? Scaffali con fotografie, lettere di innamorati, voci che rimbombano nella testa. Niente di concreto. Erano in battaglia? No, erano in chiesa e i soldati si misero i grembiali mimetici. E in questo bisogna riconoscere che dopo la fucilazione i tedeschi erano pulitissimi e gli italiani erano sudici come al solito. Dice: ma non è giusto, ci sono pacchi di testimonianze. E allora? All'Aia coi dattiloscritti ammazzano le mosche e con la varechina del diritto internazionale sterilizzano la Storia. Bisognerà pur arrendersi: di fronte alla nebbia dei ricordi, ora c'è la pace e il nazismo va in prescrizione. La Seconda guerra mondiale diventa un gigantesco "si dice". La guerra c'era prima, se c'era. Ora c'è la pace. Dicono: "Le vite delle nostre famiglie sono rovinate: la notte sogniamo le SS che portano via mio padre". "Su, sentiamo: chi sogna queste SS, lei o questo suo padre?". "Io. Mio padre l'hanno ammazzato le SS". "Allora non millanti, non spagnoleggi, non suborni: torni con una delega di suo padre con la richiesta di rimborso per essere stato ammazzato". "Ma vostro onore!...". "Senta, intanto si soffi il naso che mi sporca lo scranno. E ragioni! Se suo padre viene tamponato da un camion, l'assicurazione chi rifonde lei o suo padre?". "Mio padre". "Visto! Lei che c'entra?". "Ma qui c'è una famiglia devastata, mia madre vedova, nessuno che lavorava...ci hanno portato via la casa". "Lo vede: si riduce tutto a una questione di soldi. Avido, si vergogni: un po' di rispetto per suo padre. Avanti il prossimo...". "Eccomi, vostro onore. In famiglia, soffriamo tutti di depressione". "Bene. Siete pazzi. Poi?". "Sono entrati in casa, hanno preso il mio fratellino di tre mesi, l'hanno tirato in aria e gli hanno sparato come a un piccione". "Eh, per un piccione". "...Io non ho detto piccione, ho detto 'come a un piccione". "Senti, matusalemme, tra dieci minuti ho l'autobus. Non rompermi le palle: siamo all'Aia, mica a casa di Mao". E' questa la pace. Non possiamo rovinare la pace ai tedeschi, sono appena riusciti a far dimenticare la guerra alla corte dell'Aia. Le cose andrebbero riconsiderate a mente fredda, davanti a una botte di gin. 203 italiani vengono accompagnati in una chiesa e mitragliati finché non ce n'è più bisogno. E' così che va la guerra quando si invade un paese estero: bisogna farsi rispettare perché c'è la guerra. E' durante la pace che è sufficiente farsi rispettare in Borsa. Comunque, i tedeschi sono puliti: si misero dei grembiali. Jiga Melik |
https://blog.libero.it/schwedracconta/trackback.php?msg=11167281
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
CAN EXPRESS - VOLUME SCANDALISTICO PER CANI
CERCA IN QUESTO BLOG
IL FRIGO GIA' PIENO
CHI PUņ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
I FUNERALI DOPO LUCIO DALLA
BUCCIA D' ARANCIA AL SENO
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: Jiga0
il 20/03/2012 alle 21:32
Inviato da: Jiga0
il 20/03/2012 alle 21:26
Inviato da: Jiga0
il 20/03/2012 alle 21:17
Inviato da: Jiga0
il 08/07/2011 alle 13:51
Inviato da: sergio
il 07/07/2011 alle 14:20