Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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Post n°46 pubblicato il 29 Maggio 2012 da Jiga0
La destra di Sarkozy e Berlusconi si inabissa. Dove c’erano loro, ora c’è un invitante buco nero. Da quell’antimateria erompono Marine Le Pen e il nazismo greco. Adesso anche in Italia sta maturando qualcosa. Tutto è iniziato sere fa, quando un grido terribile ha squarciato la via Nomentana: “A li mortacci!...Ve possino caricavve! …Mo ve fo vedé io, ve fo!...”. Al sentire quelle grida bestiali, la gente si è emozionata: è corsa in strada, si è affacciata alla finestra, si è tappata in casa. Il pensiero è stato unanime: o stanno girando il seguito del Marchese del Grillo, o stanno pestando i calli di Nanda, la barbona di Porta Pia. Niente di tutto questo. Al balcone, le mani sui fianchi, illuminata dalla luna, è apparsa una donna coperta di farina che gridava come una lupa. Era l’onorevole Alessandra Mussolini. Quel che è successo è semplice, dopo l’exploit elettorale dell’estrema destra di Marine Le Pen e dei nazisti greci, mentre preparava il calzone alla Ciano, Ale ha avuto uno scatto d’orgoglio. E’ corsa al balcone e ha arringato i sette colli: “Ao’!...Aprite bene le recchie! Er vento sta a cambià!...Se vince quella slavata della fija di Le Pen, vuoi che non trionfi la nipote de nonno mio?!...Dico, qui c’è la nipote di Benito Mussolini!...E ho detto Mussolini, mica ho detto cotica!”. Non cadiamo dalle nuvole, dopo il crollo della destra moderata, ce lo dovevamo aspettare. La nipote del Duce è già al lavoro. A una prima occhiata, la sua idea appare drammaticamente vincente. Con un’audace innovazione che ricorda la retromarcia, invece di proporre passi in avanti verso un futuro totalmente buio, lancia Il Programma dei 100.000 Passi Indietro. Che tra l’altro recita: “Insieme! Indietro! Incontro a un passato luminoso!”. Sarà il partito della nostalgia che ti strappa le lacrime dagli occhi, e se non sei d’accordo ti strappa direttamente gli occhi. Ancora non è stato deciso il nome della nuova formazione. Ci sono due ipotesi. Alessandra propone “Alba Patata”. Alba, perché alla Mussolini è venuta l’idea di fare qualcosa che in qualche modo ricordasse vagamente la Grecia; patata perché la patata è stata molto importante nella sua vita. O se no, la base spinge molto per l’enfasi sentimentale di una sigla come CCBNC, “Calci in Culo e Botte Ne li Cojoni”. Ma andiamo a vedere quali sono le idee di fondo. E subito ci viene da piangere. Il punto di forza del programma è senz’altro il ripristino della Tv in bianco e nero e il ritorno a un solo canale, seguito dal comma: “Migliorare la razza, bonificare le racchie”; comunque non è indifferente neanche l’idea di incrementare il consumo del gelato al pistacchio. Un bella botta alla crisi viene dalla proposta di tornare subito alla lira e allo stipendio canterino delle mille lire al mese. Altri punti-chiave sono gli incentivi familiari per l’acquisto della brillantina, in concomitanza all’introduzione della sospirata pena di morte. E poi: l’orologio a cucù, la macchina da scrivere, il ritorno a un numero base di trentacinque milioni di italiani e rendere obbligatorio il casco coloniale. E ancora: che gli uomini facciano gli uomini, le donne le donne, e i recchioni i recchioni. Sabato gnocchi, giovedì trippa e martedì purga. Fin qui, le idee base su cui sta fermentando la nuova destra. Va detto che i punti principali sono emersi a un summit familiare tenuto da Alessandra Mussolini, con la madre Maria e la zia Sofia Scicolone. Le tre donne, riunitesi davanti a una spianatoia, con farina zero zero e matterello, tra la realizzazione di una pizza Napoli e una pastiera, non si sono ancora accordate sulla proposta della signora Loren di rendere obbligatorio in tutta Italia l’uso della maschera di cera. Il Male, 18 maggio 2012 |
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